T11 Ti libero la fronte dai ghiaccioli Le occasioni Il termine , di ascendenza musicale, sottolinea il carattere breve e sentenzioso  mottetti dei testi che costituiscono la seconda sezione delle . Montale vi raccoglie  Occasioni una ventina di poesie «dedicate, anzi indirizzate per via aerea (ma solo sulle  ali della fantasia) a una Clizia che viveva a circa tremila miglia di distanza». Viene  dunque ripresa, ma in modalità originali, la classica situazione in cui l’io lirico si rivolge  all’amata lontana, coltivandone il ricordo e vagheggiandone la presenza. Qui  il poeta intende liberare la fronte del suo “angelo” dal ghiaccio che si è formato durante  una fantasiosa traversata dell’Atlantico in volo sulle alte nubi: Clizia nel 1938  era rientrata in America e Montale immagina che torni da lui sotto forma di angelo  dopo uno sfibrante volo attraverso i cieli. 2 quartine di endecasillabi con un libero e fitto tessuto di rime e assonanze. METRO La figura assente della donna Ti libero la fronte dai ghiaccioli che raccogliesti traversando l’alte nebulose; hai le penne lacerate dai cicloni, ti desti a soprassalti.       Mezzodì: allunga nel riquadro il nespolo 5 l’ombra nera, s’ostina in cielo un sole freddoloso; e l’altre ombre che scantonano nel vicolo non sanno che sei qui. : gesto affettuoso  1 Ti libero… ghiaccioli del poeta (i sono i cristalli di  ghiaccioli ghiaccio che si sono formati sulla fronte  di Clizia durante il volo). : Clizia è giunta al poeta  2-3 alte nebulose con un volo attraverso gli strati più alti  e gelidi del cielo, che la lascia sfibrata. : delle ali. Si coglie qui  3 penne lacerate il gusto per il particolare concreto, tipico  di Montale. : il tuo sonno è interrotto  4 ti desti a soprassalti da sussulti. : della finestra. 5 nel riquadro : il sole invernale non riscalda.  7 freddoloso se ne vanno, girano l’angolo  scantonano: rapidamente. John William Waterhouse, , 1894. Collezione privata. Ophelia  >> pagina 298  T12 Non recidere, forbice, quel volto Le occasioni 2 quartine di 3 endecasillabi e un settenario, con un libero tessuto di rime e assonanze. In quest’altro il poeta si appella in maniera accorata alle risorse della  mottetto propria memoria affinché possa trattenere nella mente l’immagine del volto della  donna amata, immagine fatalmente insidiata dalla forza erosiva del tempo. METRO La volontà di conservare i ricordi  Asset ID: 222 ( )  let-altvoc-non-recidere-forbice-q190.mp3 Audiolettura Non , forbice, quel volto, ▶  recidere solo nella memoria che si sfolla, non far del grande suo viso in ascolto la mia nebbia di sempre.       Un freddo cala… Duro il colpo svetta. 5 E l’acacia ferita da sé scrolla il guscio di cicala nella prima belletta di Novembre. TRECCANI ▶ Le parole valgono recidere In latino questo stesso verbo significava semplicemente “tagliare”. Nella lingua italiana recidere indica propriamente il “tagliare staccando”, specialmente con un taglio secco e netto. Si può un fiore per coglierlo recidere ma anche, in senso figurato, una relazione sentimentale che si è esaurita. Infatti se riferito a passioni, vizi e simili, vuol dire recidere “liberarsene decisamente”. Sapresti indicare ▶ qualche sinonimo di ? recidere : è simbolo del tempo che cancella  1 forbice i ricordi. della donna amata. quel volto: : rimasto l’unico. si svuota  2 solo si sfolla: (dei ricordi). : il volto della donna proteso  3 viso in ascolto ad ascoltare le parole del poeta. : perduta la sua  4 la mia nebbia di sempre stella polare, il poeta ripiomba nel consueto  disorientamento. : scende il freddo, dell’autunno  5 Un freddo cala e insieme della lama metallica che  recide l’acacia. taglia la cima. svetta: : fa cadere. 6 scrolla : emblema della felicità  7 il guscio di cicala perduta, che neppure la memoria riesce  a trattenere. : fango. Il termine, di ascendenza  8 belletta dantesca, era già stato ripreso da d’Annunzio. DENTRO IL TESTO I contenuti tematici entra nella seconda edizione delle , pubblicata Ti libero la fronte dai ghiaccioli Occasioni nel 1940. Qui per la prima volta Clizia viene trasfigurata in un angelo, che sfida le tempeste della Storia per raggiungere il poeta. Insieme a lei tornano il ghiaccio, il fuoco (elementi già presenti nella Primavera hitleriana e contenuti nel cognome stesso dell’ispiratrice, Irma Brandeis: in tedesco Brand significa incendio ed Eis ghiaccio), il lampo, il sole, la fronte. Sono questi i segnali di Clizia, che puntualmente ne accompagnano la presenza, reale o spirituale: cogliere tale presenza è in ogni caso un privilegio riservato al poeta. Mentre gli altri uomini, ridotti a ombre che scantonano (v. 7), vanno ignari per la loro strada, il poeta vede la propria solitudine illuminata dall’apparizione miracolosa: un dono che non si può comunicare né condividere. Solo nella e altro il ruolo salvifico di Clizia, divenuta icona della poesia e dei valori Bufera umanistici, potrà estendersi a tutti. Il suo profilo assumerà allora tratti alteri e abbaglianti. Per il momento, invece, a visitare il poeta, più che un angelo è un uccellino spossato e ferito. I ruoli dunque sono provvisoriamente ribaltati: è il poeta a prendersi cura del suo angelo, così vulnerabile, così bisognoso della carezza con cui inizia la poesia, annullando le distanze siderali fra i due amanti. La comparsa dell’angelo riporta in primo piano il tema della labilità della memoria.  Non recidere, forbice, quel volto A nulla vale la preghiera iniziale rivolta alla forbice (v. 1): la forza inesorabile del tempo  cancella senza pietà anche i ricordi più preziosi. Perduta la felicità, al poeta non resta  neppure il conforto del pensiero, che non è più in grado di ricondurlo al viso amato, vicino  a scomparire in una (v. 4)  nebbia indistinta. Come l’acacia subisce  il colpo di cesoia del giardiniere,  così l’io non può che assistere impotente  alla propria disfatta. Della  cicala, dopo la sua breve estate, si  perde anche il guscio vuoto, che  affonda nel fango dell’autunno  (vv. 7-8). Ancora una volta Montale  condensa la sua desolazione  in un correlativo oggettivo di sobria  ma notevole efficacia. La forbice del tempo  >> pagina 299  Le scelte stilistiche In entrambi i mottetti il riferimento  al gelo, sottolineato dalle figure  retoriche, ha un ruolo cruciale. Nel primo, i sul volto  ghiaccioli della donna si formano traversando  l’ alte / nebulose (vv. 2-3):  un enjambement replicato nella  seconda quartina, dove il sole /  freddoloso (vv. 6-7) è un ossimoro che rimanda alla duplice natura di Clizia (Brand-Eis),  che scalda il cuore del poeta, ma lascia indifferenti le ombre che scantonano / nel vicolo  (vv. 7-8) senza percepirne la presenza. Il secondo mottetto è giocato sull’implicita contrapposizione fra un’estate ormai trascorsa  e il nebbioso autunno che cala sul poeta, così come il freddo della lama si abbatte  sull’acacia. Il gioco delle corrispondenze è qui complicato dai numerosi rimandi fonici: paronomasie  ( recidere e forbice; acacia e cicala ), rime perfette ( volto : ascolto; sfolla : scrolla ),  imperfette ( sempre : Novembre ), interne ( cala : cicala; svetta : belletta ). La sensazione di freddo , particolare di un affresco della Casa di Fabio Rufo, I secolo. Pompei. Donna alata VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE Riassumi in un brevissimo testo narrativo la vicenda  1 raccontata in . Ti libero la fronte dai ghiaccioli Qual è la richiesta del poeta in 2 Non recidere, forbice,  ? quel volto ANALIZZARE In Montale scrive  3 Ti libero la fronte dai ghiaccioli che gli altri uomini (v. 8). non sanno che sei qui Che cosa intende suggerire il poeta? In Montale parla  4 Non recidere, forbice, quel volto della (v. 4). Chiarisci il significato  mia nebbia di sempre di questa espressione. Individua e spiega il correlativo oggettivo presente  5 in Non recidere, forbice, quel volto. INTERPRETARE In , quale rapporto  6 Ti libero la fronte dai ghiaccioli si instaura tra la coppia poeta/donna amata e  il resto dell’umanità? Esponi le tue considerazioni. Quale valore assume il ricordo in 7 Non recidere,  ? forbice, quel volto SCRIVERE PER... ARGOMENTARE Sulla base dell’approfondimento proposto e delle  8 tue conoscenze personali, non soltanto letterarie  ma anche di film e canzoni ecc., scrivi un  testo argomentativo di circa 30 righe su alcuni  esempi significativi di donne angeliche o, al  contrario, “fatali”, riflettendo sui motivi del loro  fascino. In particolare, ti sembra che questo tipo  di rappresentazione risponda a particolari stereotipi  di genere? Se sì, quali? E con quali deformazioni  nella rappresentazione della donna?