I SAPERI FONDAMENTALI LA SINTESI LA VITA E LE OPERE Cesare Pavese nasce nel 1908 a Santo Stefano Belbo (Cuneo). Dopo la maturità si iscrive alla facoltà di Lettere, laureandosi nel 1930 con una tesi sul poeta Walt Whitman. Dal 1932 avvia una feconda produzione poetica e narrativa. Nel 1935 viene arrestato per antifascismo e inviato al confine a Brancaleone Calabro, dove resta fino al marzo 1936, anno in cui pubblica il suo primo libro di poesie, Lavorare stanca . Nel 1941 debutta nella narrativa con Paesi tuoi , e l’anno seguente pubblica il romanzo La spiaggia . Nel 1947 dà alle stampe Il compagno , la sua opera più vicina al Neorealismo. Nel 1949 esce Prima che il gallo canti , costituito da due romanzi brevi: Il carcere e La casa in collina . Nel 1949 Pavese pubblica La bella estate , raccolta di tre romanzi brevi; dello stesso anno sono i Dialoghi con Leucò . Nel 1950 esce il romanzo La luna e i falò, sorta di testamento spirituale dello scrittore. Nel 1950 Pavese incontra l’attrice statunitense Constance Dowling, innamorandosene perdutamente, ma la donna riparte per New York; pochi mesi dopo lo scrittore muore suicida a Torino. Tra le opere edite postume, si ricordano la raccolta poetica Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (1951) e il diario Il mestiere di vivere (1952) . Asset ID: 262 ( ) let-audrip-pavese-mv170.mp3 Audiolettura MI PREPARO ALL'ORALE Quando e perché Pavese viene arrestato e mandato al confino? p. 504 ▶ I TEMI In (1936) Pavese compone un ritratto Poesia e racconto di sé Lavorare stanca di sé e delinea temi e figure che poi svilupperà nella produzione narrativa. Il motivo conduttore della raccolta è il desiderio autobiografico del ritorno al mondo rurale, che simboleggia l’innocenza dell’infanzia. La scelta del disimpegno politico è uno dei temi La Resistenza impossibile presenti nella produzione pavesiana. Il protagonista de La casa in collina ( alter ego di Pavese) non è in grado di aderire alle motivazioni che spingono gli altri alla lotta durante la guerra civile tra fascisti e partigiani, perché nessuna ideologia può giustificare la violenza sull’uomo. La collina rappresenta un modo di vivere, simbolo della contemplazione e della riflessione nonché del di fronte all’incapacità di agire. ▶ rimpianto Già nelle poesie di è presente La terra, il mito, il simbolo Lavorare stanca il contrasto tra città e campagna: la prima è il luogo della maturità, della razionalità, della modernità; la seconda è invece il luogo dell’infanzia e dell’irrazionalità. Intorno al 1942 Pavese attua la svolta decisiva verso il mito della : la campagna diviene simbolo di un’esistenza originaria, primordiale. ▶ terra Pavese manifesta inoltre l’interesse per i miti dei popoli della Storia. In il rientro del protagonista al paese si configura come un La luna e i falò tentativo di ritrovare le proprie ; ma il ritorno al passato è impossibile, ▶ radici perché la realtà non corrisponde all’immagine conservata nella memoria. MI PREPARO ALL'ORALE Come si riflette nell’opera di Pavese l’attaccamento ai luoghi d’origine? pp. 511-512 ▶ Perché la scelta di schierarsi politicamente risulta per Pavese «impossibile»? pp. 509-510 ▶ >> pagina 539 LE PAROLE CHIAVE Asset ID: 263 ( ) let-audlet-ces-pavese-pa-chiave160.mp3 Audiolettura Rimpianto La scelta del disimpegno politico è uno dei temi presenti nell’opera di Pavese: è una scelta sofferta, perché imposta dall’indole più irriducibile, e contraria alle spinte della volontà e alle scelte della ragione. Come esemplificato nella figura del protagonista della , dell’autore, l’incapacità di far corrispondere Casa in collina alter ego concrete prese di posizione alle motivazioni che dovrebbero portare all’impegno e alla lotta genera in chi non riesce ad agire un senso di frustrazione e un costante rimpianto. Terra La campagna collinosa delle Langhe rappresenta per Pavese un modo di vivere, è il luogo della contemplazione e della riflessione, caro a chi come lui si riconosce incapace di agire. Se la città corrisponde alla maturità, alla razionalità, alla modernità, la campagna rimanda all’infanzia e all’irrazionalità. La terra diventa il simbolo della vita in sé, di un’esistenza originaria e primordiale, mitica perché, come il mito, «fuori del tempo». Radici La ricerca delle proprie radici ha sempre il carattere dell’impellenza e della necessità perché coincide con la ricerca di sé stessi e del senso della propria esistenza. In Pavese, che si sente dovunque un espatriato, trovare le proprie radici significa tornare, fosse solo con la memoria, al luogo di origine, al mondo rurale dell’infanzia, semplice, incontaminato e protettivo. Ma la disillusione è inevitabile: il ritorno al passato è impossibile, perché la realtà non corrisponde mai all’immagine mitica conservata nel cuore.