trecci CINEMA in Leopardi in scena e sullo schermo Un poeta amato dal pubblico di oggi L’opera di Leopardi è ricca di suggestioni che hanno affascinato anche il cinema e il teatro. La prima prova per il grande schermo risale al 1954: il regista Ermanno Olmi (n. 1931-2018) realizza un cortometraggio tratto dall’operetta morale . Nel 2011 il regista Mario Martone (n. 1959) allestisce una rappresentazione teatrale di nuovo ispirata alle e pochi anni dopo, nel 2014, dirige anche il film , che si rivela subito un grande successo. Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere Operette morali Il giovane favoloso Un breve dialogo sulla vita nella Milano del secondo dopoguerra Due suonatori ambulanti partono all’alba, dalla campagna, diretti a Milano, la grande città industriale, che accoglie nei giorni della festa natalizia venditori di varie mercanzie e suonatori di zampogne e organetti. È questo il prologo della trasposizione cinematografica del : dieci minuti in bianco e nero, firmati nel 1954 dall’allora giovanissimo regista Ermanno Olmi. Questi, all’epoca impiegato della società elettrica Edison, viene incaricato dall’azienda di collaudare una nuova macchina da presa, girando un breve dialogo. La scelta cade su Leopardi «perché», ricorda il regista, «l’autorevolezza dell’autore giustificava il provino di una macchina così importante. Poi mi interessava l’intreccio di varie nozioni di tempo: quello del calendario, il tempo del pensiero, delle aspirazioni del futuro». Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere Le rivisitate da Mario Martone: il legame tra il poeta e lo spettatore Operette morali Più di mezzo secolo dopo, le tornano a interessare un regista. Mario Martone vuole offrire allo spettatore una “immersione” nei dialoghi «satirici e alla maniera di Luciano», l’autore greco al cui spirito polemico Leopardi si è ispirato. Operette morali Martone traduce in linguaggio teatrale le idee di Leopardi, ne mostra il fascino e la modernità, la sostanza del ragionamento che travalica il tempo per parlare direttamente allo spettatore. Per permettere a quest’ultimo di comprendere appieno la materia delle , organizza l’allestimento scenico in maniera non convenzionale, riservando il palco non solo agli attori, ma anche al pubblico, che si trova letteralmente accanto agli interpreti dello spettacolo e alle installazioni di scena. Operette Lo spazio ha grande rilievo ed è come suddiviso tra quello dell’universo e quello dell’uomo. Citiamo solo qualche esempio: nella rappresentazione dell’operetta , l’Islandese si ritrova disteso su uno spazio sottostante al palcoscenico, fatto di terriccio: sopra si staglia un’imponente statua simile a quelle dell’isola di Pasqua – nel cui ventre si trova una donna accovacciata –, creazione dello scultore Mimmo Paladino, che simboleggia la Natura narrata da Leopardi, potente e indifferente ai destini dell’uomo. Nel il gallo è solo un’immagine che canta, indistinguibile nel buio, mentre le due protagoniste del si parlano divise dal cerchio di uno specchio di luci abbaglianti. Il pensiero del poeta e i suoi personaggi in questo modo diventano reali, si trasformano in concrete presenze davanti agli spettatori, anche quando mostrano caratteristiche di evanescenza, come il gallo sfocato. Dialogo della Natura e di un Islandese Cantico del gallo silvestre Dialogo della Moda e della Morte Una scena della rappresentazione dell’operetta . Dialogo della Natura e di un Islandese : una vicenda profondamente umana e vicina a noi Il giovane favoloso Presentato nel 2014 alla 71 mostra del cinema di Venezia, di Mario Martone è stato un grande successo del cinema italiano. Il film narra la vita del poeta, sin dall’infanzia vissuta nel piccolo mondo di Recanati, con i fratelli Carlo e Paolina. La narrazione prosegue ripercorrendo i luoghi dove il poeta approda – soprattutto Firenze, Roma, Napoli – e attraverso la descrizione degli incontri decisivi nella sua breve esistenza: Pietro Giordani, l’intellettuale che comprende subito il suo grande valore; Antonio Ranieri, il nobile napoletano e suo migliore amico, che gli starà accanto fino alla morte; Fanny Targioni Tozzetti, la giovane e vanesia aristocratica di cui Leopardi si innamora non ricambiato. a Il giovane favoloso La riuscita interpretazione di Elio Germano, che impersona il poeta, mostra un giovane perennemente inappagato, vulnerabile e appassionato, desideroso di affetto, che la madre è stata incapace di donargli. Un efficace contrappunto musicale, che alterna note classiche alla musica elettronica del tedesco Apparat (pseudonimo di Sascha Ring, n. 1978), accompagna le diverse fasi della vita di Giacomo, mai rassegnato al dolente rimpianto, ma capace di confrontarsi con gli intellettuali del suo tempo, di ribadire incompreso la forza delle sue idee a costo di essere emarginato e ignorato dalle convinzioni più comuni e diffuse. Martone (nell’immagine in basso insieme al protagonista Elio Germano) è riuscito dunque a far rivivere Leopardi con intensità, con forza, andando al di là di un mero racconto biografico, permettendo allo spettatore di “sentire” il poeta, vicino, contemporaneo, vivo, a prescindere dai legami con la sua epoca. Due fotogrammi del film (2014) di Mario Martone. Il giovane favoloso Una foto di scena che ritrae il regista Mario Martone (a destra) e l’attore Elio Germano (a sinistra).