T9 L’infinito , 12 Canti Questa celebre lirica, composta nel 1819, apre la serie dei cinque “piccoli idilli”. Essa non descrive e non racconta situazioni o fatti specifici, ma si presenta piuttosto come la rivelazione di un momento intimo della vita spirituale del poeta, che è indotto dalla presenza di un limite (la siepe che impedisce la visione di ciò che sta al di là) a spaziare senza confini con l’immaginazione, figurandosi cose che non troverebbe nella realtà se la vista potesse estendersi liberamente. Endecasillabi sciolti. METRO L’immaginazione oltre i limiti spazio-temporali  Asset ID: 78 ( )  let-audlet-linfinito-g-leopardi80.mp3 Audiolettura Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell’   orizzonte il guardo esclude. ▶ ultimo Ma sedendo e mirando, interminati       spazi di là da quella, e sovrumani 5 silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello     infinito silenzio a questa voce 10 vo comparando: e mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Così tra questa immensità s’annega il pensier mio:     e il naufragar m’è dolce in questo mare. 15 TRECCANI ▶ Le parole valgono ultimo In origine ultimus era il superlativo di ultra , “oltre”: ultimo è ciò che è in fondo a una sequenza formata da un numero qualsiasi di elementi. Si può essere ultimi in quanto posteriori temporalmente a tutti gli altri («La commedia era alle ultime battute»), perché più recenti nel passato («le ultime novità» o «l’ ultima moda»), perché nella parte marginale di un luogo («gli ultimi territori abitati»), perché più lontani nel tempo futuro («fino alle ultime generazioni») o infine perché, per la scarsa importanza, si è posposti ad altri e trascurati («Lo studio per lui è l’ ultima preoccupazione») e si ha un valore inferiore ad altri («merce di ultima qualità»). ▶ Spiega il significato delle seguenti frasi e locuzioni: « dare l’ ultima mano a un lavoro » ; « le ultime parole famose » ; « in ultima analisi » ; « le ultime volontà » ; « all’ ultim ’ora » ; « l’ ultima ruota del carro » .   : solitario colle. È il monte Tabor, una collina non lontana dalla residenza della famiglia Leopardi, a Recanati. 1 ermo colle   : che impedisce la vista di gran parte dell’estremo orizzonte. 2-3 che da… esclude   : la congiunzione avversativa si contrappone a   del verso precedente: la siepe, cioè, impedisce lo sguardo, non l’immaginazione. 4 Ma esclude   : oltre la siepe. Evocando lo stesso tema dell’idillio, il poeta annota nello  : «L’anima s’immagina quello che non vede, che quell’albero, quella siepe, quella torre gli nasconde, e va errando in uno spazio immaginario, e si figura cose che non potrebbe, se la vista si estendesse da per tutto, perché il reale escluderebbe l’immaginario» (luglio 1820). 5 di là da quella Zibaldone   : nella mente immagino. Il verbo, usato transitivamente (regge i complementi oggetto dei vv. 5-6), va inteso in senso etimologico (dal latino  , cioè “plasmare”). ove: cioè negli  , nei   e nella   (vv. 4-6) di cui si è appena parlato. 7 nel pensier mi fingo fingere interminati spazi sovrumani silenzi profondissima quiete   : il cuore non prova un momento di sgomento. quando, non appena. 8 il cor non si spaura come:   : il frusciare del vento fra le piante. 10 questa voce   : mi viene in mente l’idea dell’eternità. 11 mi sovvien l’eterno   : le epoche passate. 12 le morte stagioni   : in questo modo, in tale meditazione. 13 Così   : come se si smarrisse fino ad annullarsi. 14 s’annega   : l’immagine del naufragio   rende l’idea di un annullamento di sé, però piacevole. 15 naufragar… mare dolce  >> pagina 69  DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Nello spazio di quindici versi, la poesia racchiude un’esperienza del pensiero e una sublime sensazione dell’anima, preannunciandole nel titolo e riaffermandole nel corso dello svolgimento ( infinito silenzio , v. 10; l’eterno , v. 11; immensità , v. 14). Al poeta, solo sul monte Tabor a Recanati, una collina dove pare si recasse spesso a meditare, una siepe impedisce la vista di buona parte dell’orizzonte: è proprio questo ostacolo tuttavia a suscitare in lui l’immaginazione di ciò che sta al di là e, al contempo, la riflessione, tipica della filosofia sensistica, sull’ebbrezza dello smarrirsi in un’immensità che si può percepire senza poterla abbracciare. Leopardi esprime all’inizio il passaggio dallo spazio circoscritto allo spazio indefinito ( , vv. 4-5): la siepe infatti gli limita la visuale, ma gli rende più facile il fantasticare; essa rappresenta una barriera tra lui e il mondo esterno, capace però di innescare la fantasia e attivare un gioco o, se si preferisce, un percorso della mente, illusorio ma fonte di inesauribile piacere. Stando seduto a osservare, il poeta immagina, oltre la siepe, spazi smisurati, silenzi che superano ogni possibilità di comprensione da parte dell’essere umano e una quiete assoluta. In tale percezione di un’esperienza straordinaria, il cuore prova un senso di inebriante smarrimento ( , vv. 7-8). interminati / spazi ove per poco / il cor non si spaura Una meditazione sull’infinito spaziale…   Videolezione – L’infinito Il v. 8 – spezzato a metà, con forte cesura, dal punto fermo e dalla successiva congiunzione E ( E come il vento ) – divide in modo netto il componimento e introduce il recupero anche della dimensione dell’infinito sul piano temporale. L’improvviso stormire del vento tra le foglie riporta il poeta alla realtà e alla riflessione sulle cose terrene, che nascono e muoiono. Allo stesso tempo, però, come la siepe gli aveva suggerito l’idea dell’infinito spaziale, così il passaggio da una sensazione acustica reale (il suono prodotto dal vento: come il vento odo stormir , vv. 8-9) a un’altra indeterminata ( infinito silenzio , v. 10) gli suscita l’idea dell’eternità, cioè di un infinito temporale, che grava sul presente e quasi lo annulla ( e mi sovvien l’eterno, / e le morte stagioni, e la presente / e viva, e il suon di lei , vv. 11-13). Si tratta di una sensazione che perde ogni aggancio logico con la realtà: una sensazione di infinitezza a cui il poeta si abbandona, emancipandosi temporaneamente dal pensiero razionale (e quindi dai ristretti confini del “finito” e della vita presente), quasi dissolvendo la propria identità. … e temporale Leopardi definisce il “naufragio” dolce (v. 15) proprio per esprimere la gradevolezza fisica dell’esperienza, mediante la quale si spegne la coscienza individuale e si percepisce un godimento che nessun piacere concreto riesce a dargli. Pertanto non va creduto, come la critica romantica e quella idealistica hanno fatto, che l’approdo leopardiano sia di tipo mistico-religioso: l’infinito non simboleggia una dimensione metafisica né allude a un’estasi trascendente. L’intuizione di assoluto e di eternità permette un’ascesi fisica e intellettuale, ma non porta a una certezza positiva, bensì alla negazione del nostro essere concreto e determinato, della nostra individualità e identità reale. Un viaggio verso il piacere e non verso Dio Le scelte stilistiche La struttura sintattica, semplice e lineare, procede attraverso la coordinazione (assai frequente è il ricorso alla congiunzione ). L’uso dei dimostrativi permette al poeta di muoversi tra il finito e l’indefinito, creando una proficua dialettica tra realtà e immaginazione. Se, in linea generale, indica vicinanza e lontananza, ai vv. 1-3 denota il paesaggio, cioè la realtà; , al v. 5, indica l’allontanamento dal reale; al v. 9 ci riporta alla realtà e a una dimensione che la trascende; negli ultimi versi (v. 13) e (v. 15) segnano il definitivo naufragio della ragione nell’infinito. «Mentre all’inizio collega il poeta al paesaggio reale, alla fine collega il poeta all’infinito, cioè a un paesaggio irreale ma ormai vicino al poeta» (Marchese). e questo quello questo quella queste quello questa questo questo La dialettica dei dimostrativi insistendo sulla percezione della solitudine e del silenzio ( , v. 1;  , v. 6;  , vv. 5-6;  , v. 10). L’effetto è quello di una ricercata indeterminatezza, come si vede anche dalla scelta di parole quali  ,  ,  ,  , i cui prefissi di valore negativo capovolgono il senso del concetto positivo corrispondente (vale a dire il termine, l’umano, il finito, il limitato). Infine il frequente ricorso all’  (ben 10 su 15 endecasillabi), dilatando lo spazio del verso, contribuisce a suggerire, anche sul piano metrico, l’idea di un itinerario dell’immaginazione che prosegue senza limiti fino a immergersi nell’infinito. Allo stesso modo l’autore fonde abilmente oggetti concreti (il colle, la siepe, le piante) e immagini cosmiche (spazi, silenzi, immensità), nonché parole che indicano assenza di confini e lontananza nello spazio ( ultimo orizzonte , v. 3; interminati / spazi , vv. 4-5; immensità , v. 14; mare , v. 15) e nel tempo ( sempre , v. 1; l’eterno , v. 11; le morte stagioni , v. 12),  ermo quiete sovrumani / silenzi infinito silenzio interminati sovrumani infinito immensità enjambement La vaghezza espressiva  >> pagina 70  VERSO LE COMPETENZE Comprendere 1 Qu ale effetto produce la siepe sul poeta? 2 Quale effetto produce invece il rumore del vento tra gli alberi? 3 Quale sentimento prova Leopardi dinanzi all’infinito spaziale? Analizzare 4 In quale modo nel componimento sono coinvolti i sensi della vis ta e dell’udito? 5 Individua i principali enjambement presenti nel testo e spiegane, di volta in volta, la funzione espressiva. Verso Funzione espressiva                             Quale figura sintattica ricorre nei vv. dall’11 al 13? 6  7 Nell’espressione il guardo esclude (v. 3) è presente una figura retorica . Quale? Allitterazione. a Anafora. b Anastrofe. c Anacoluto. d 8 La sensazione dell’infinito nasce anche dalla percezione di ciò che è vicino e ciò che è lontano. Individua nel testo gli aggettivi questo e quello : che cosa l’io lirico sente lontano o vicino? Argomenta le tue motivazioni. interpretare 9 Ti sembra che il poeta descriva una situazione comune o eccezionale? Motiva la tua risposta. 10 Al v. 4 Leopardi utilizza il gerundio: perché, secondo te? scrivere per... raccontare 11 S e pensi al concetto di “infinito”, qual è l’immagine che ti si affaccia alla mente? È legata all’ambito naturale e scientifico oppure artistico (una canzone, un libro, un’opera d’arte)? Rispondi in un testo di circa 20 righe e, se lo ritieni opportuno, cita anche alcuni versi tratti dalla poesia che hai appena letto. Il biopic  , di Giovanna La Pietra e Giorgio Martone (Edizioni NPE, 2020), narra la vita di Leopardi. L’Infinito