Il dovere civile di seppellire e onorare i morti
vedi Ugo Foscolo, p. 58
Nella fase più dura della pandemia causata dal Covid-19, il numero dei morti è aumentato al punto che i servizi cimiteriali di diverse città italiane (da Roma a Palermo) non sono stati in grado di garantire la sepoltura dei defunti in tempi normali o comunque entro termini temporali accettabili. Questa straziante attesa del funerale e della sepoltura ha aggiunto ulteriore sofferenza al dolore di chi aveva perso un proprio caro. In questo articolo, scritto in quei giorni, lo scrittore Ferdinando Camon (n. 1935) meditava sulla terribile situazione, affermando che una società che non è in grado di onorare convenientemente i propri morti è incivile.
“A Roma e a Palermo ci sono file di bare depositate per terra e sugli scaffali, le bare sono centinaia e centinaia. [...] Un padre protesta convocando i giornali e le tv: “Mio figlio è morto da due mesi, ma non riesco a fargli il funerale, il cimitero è pieno, la società che si occupa dei nuovi morti non mi risponde nemmeno”. Anche i giornali stranieri parlano di noi: l’Italia è un Paese che non riesce a seppellire i morti. E noi cosa proviamo? Rabbia contro la sindaca della Capitale, contro il sindaco di Palermo, collera perché per una ragione o per l’altra siamo sempre sotto accusa nel mondo, ribellione contro il partito che governa la Capitale. Ma anche e soprattutto vergogna.
Seppellire i morti è il primo atto che instaura la civiltà. Tutti, anche i nemici in guerra, collaborano perché i morti abbiano sepoltura. Noi abbiamo letto l’Iliade, che risale a otto secoli prima di Cristo: sappiamo dell’odio feroce tra Achille ed Ettore, un odio non militare ma personale, sappiamo che alla fine Achille uccide Ettore ma alla tenda di Achille si presenta il padre di Ettore e s’inginocchia e bacia i piedi del vincitore e prega di riavere il corpo del figlio, per dargli sepoltura. Achille si commuove e glielo dà, piangendo. E il grande poema di guerra e di morte si conclude con la descrizione dei funerali di Ettore. È la vittoria della pace, della civiltà, dell’umanità. Non possiamo fare più nulla per i nostri morti, ma possiamo onorarli.