Er caffettiere fisolofo
di Giuseppe Gioachino Belli
di Giuseppe Gioachino Belli
L’ommini de sto monno sò ll’istesso
che vvaghi de caffè nner mascinino:
c’uno prima, uno doppo, e un antro appresso,
tutti cuanti però vvanno a un distino.
Gli uomini di questo mondo sono come
chicchi di caffè nel macinino: uno prima,
l’altro dopo, e un altro appresso tutti vanno
incontro allo stesso destino.
Spesso muteno sito, e ccaccia spesso
er vago grosso er vago piccinino,
e ss’incarzeno tutti in zu l’ingresso
der ferro che li sfraggne in porverino.
Spesso cambiano posto, e il chicco
grosso scaccia il chicco piccolo,
si spingono via l’un l’altro all’entrata
del ferro che li riduce in polvere.
E ll’ommini accusì vviveno ar monno
misticati pe mmano de la sorte
che sse li ggira tutti in tonno in tonno;
E gli uomini così vivono nel mondo
mescolati per mano della sorte
che se li gira tutti in tondo in tondo;
E mmovennose oggnuno, o ppiano, o fforte,
senza capillo mai caleno a ffonno
pe ccascà nne la gola de la morte.
e muovendosi ognuno, o piano, o forte,
senza capirlo calano sul fondo
per cascare nella gola della morte.
Durante il Risorgimento si afferma anche la poesia patriottica, una poesia ispirata alla liberazione e alla celebrazione della patria. Scrivono poesie patriottiche grandi autori come Foscolo, Manzoni, Leopardi e molti poeti minori, fra cui Goffredo Mameli, il cui componimento Il canto degli italiani è diventato l’inno nazionale del nostro Paese.
Quella patriottica è una poesia che vuole incitare alla battaglia per l’Unità d’Italia e spesso lo fa celebrando episodi del passato soprattutto del Medioevo. Proporre episodi del passato, tra le altre cose, consente a questi poeti di mascherare l’intento patriottico e di sfuggire alla censura e alla repressione dei governi, ostili ovviamente all’Unità d’Italia.