L’altro grande autore di romanzi storici del periodo è Ippolito Nievo (1831-1861) che scrive Le confessioni d’un italiano. Il romanzo abbraccia un’ampia parte dell’epopea risorgimentale a cui l’autore partecipa a fianco di Garibaldi.
Il romanzo è un interessante tentativo di unire l’aspetto storico con quello psicologico e propone una gran varietà di voci, ambienti e stili cercando di riprodurre la molteplicità che offre la realtà. Da questo punto di vista il romanzo si pone a metà strada tra il romanzo storico del primo Ottocento e il romanzo verista del secondo Ottocento.

Carlino a colloquio con Napoleone

Ippolito Nievo, da Le confessioni d’un italiano, cap. 10

La fine di un mondo

Siamo nel 1796: i francesi hanno invaso il territorio della Repubblica di Venezia e hanno occupato anche il castello di Fratta. La vecchissima contessa Badoer, maltrattata dagli invasori, muore di crepacuore. Carlino, fiducioso nella correttezza di Napoleone, lo raggiunge per chiedere giustizia.

A Fratta trovai letteralmente quello che si dice la casa del diavolo. […] Un dubbio crudele mi squarciò l’anima riguardo alla vecchia Contessa […].
«Signora, signora!», sclamai coi capelli irti in capo.
«Son io! Sono Carlino! Risponda!». […]
«Ascolta»; cominciò allora una voce la quale a stento io riconobbi per quella della Contessa vecchia, «ascolta, Carlino: giacché non ho prete voglio confessarmi a te. Sappi… dunque… sappi che la mia volontà non ha mai consentito a male alcuno… che ho fatto tutto, tutto, tutto il bene che ho potuto… che ho amato i miei figliuoli, le mie nipoti, i miei parenti… che ho beneficato il prossimo… che ho sperato in Dio… Ed ora ho cent’anni; cent’anni, Carlino! cosa mi serve aver vissuto un secolo?… Ora ho cent’anni, Carlino, e muoio nella solitudine, nel dolore, nella disperazione!…».

la casa del diavolo, una grande confusione