[…] Fu un momento che mi parve di vederla; mi parve di vederla, benché le tenebre si affoltassero sempre più in quella stanza funeraria, e sentii le punte avvelenate de’ suoi ultimi sguardi figgermisi in cuore senza misericordia, e quasi mi sembrò che l’anima sua abbandonando l’antico compagno mi soffiasse in volto una maledizione. Maledetta questa vita lusinghiera e fugace che ci mena a diporto per golfi ameni e incantevoli e ci avventa poi naufraghi disperati contro uno scoglio!… Maledetta l’aria che ci accarezza giovani adulti e decrepiti per soffocarci moribondi!… […]. Confesso che il mio entusiasmo pei Francesi si rallentò d’assai; ma poi a ripensarvi mi parve impossibile che premeditatamente si lasciassero commettere tali mostruosità, e divisando che le dovevano imputarsi al talento bestiale di alcuni soldati, decisi di trarne giustizia. La fama dipingeva il general Bonaparte come un vero repubblicano, il difensore della
libertà; mi cacciai in capo di ricorrere a lui […].
Ad Udine trovai la solita confusione. Gli ospiti che comandavano, i padroni che ubbidivano. Le autorità veneziane senza forza senza dignità senza consiglio; il popolo e i signori del paese spartiti in diverse opinioni le une più strane e fallaci delle altre. […]
Il generale in capite Napoleone Buonaparte (così lo chiamavano allora) dimorava in casa Florio. Chiesi di abboccarmi con essolui affermando di aver a liberare gravissime comunicazioni sopra cose avvenute nella provincia, e siccome egli mestava in fin d’allora nel torbido coi malcontenti veneziani, così mi venne concessa un’udienza. Questo perché non lo seppi che in appresso.
Il Generale era nelle mani del suo cameriere che gli radeva la barba; allora non disdegnava di farsi vedere uomo, anzi ostentava una certa semplicità catoniana, cosicché al primo aspetto rimasi confortato d’assai. […]

figgermisi in cuore, conficcarsi nel mio cuore
l’antico compagno, il corpo
a diporto, per divertimento
divisando…, ritenendo che fossero da imputare agli istinti animaleschi
Gli ospiti…, gli ospiti
in capite, in capo (latinismo)
mestava in fin…, cercava di trarre vantaggio del malcontento di alcuni verso le autorità venete
in appresso, dopo
di farsi vedere uomo, di mostrarsi nella sua concreta umanità
catoniana: degna di Marco Porcio Catone, politico romano famoso per la sua moderazione