Nelle sue opere, infatti, egli non parla di sé stesso, ma di tutti gli esseri umani. Attraverso la sua sofferenza personale, Leopardi indaga la condizione di tutti gli esseri umani che – proprio in quanto esseri soggetti a malattia, vecchiaia e morte – sono destinati al dolore.
La sofferenza è quindi lo strumento che Leopardi usa per vedere con più chiarezza la realtà della condizione umana, e per questo la sua poesia ha un carattere universale.

La noia

Per Leopardi la noia nasce dal proprio irrealizzabile desiderio di felicità; dalla coscienza della vanità delle illusioni e dalla consapevolezza della ripetitività dei fatti della vita.

LE OPERE

Lo Zibaldone di pensieri riunisce annotazioni di grammatica, critica letteraria, filologia, politica e filosofia scritte da Leopardi dal 1817 al 1832 e raccolte senza un ordine preciso.
È un documento unico, che permette di seguire (lungo migliaia di pagine) l’evoluzione del pensiero di Leopardi.
Negli ultimi anni della sua vita Leopardi scrive i Pensieri, 111 testi brevi su temi filosofici e politici.
L’Epistolario raccoglie più di 900 lettere indirizzate ai familiari e a importanti intellettuali dell’epoca.
I Canti sono l’opera più importante di Leopardi, e riflettono il suo percorso spirituale dal 1817 al 1836.
Le Operette morali, che compone tra il 1824 e il 1832, sono una raccolta di 24 dialoghi e novelle. Lo stile è ironico, le situazioni descritte sono varie. I temi sono il rapporto dell’uomo con gli altri e con la natura, il confronto tra passato e presente, la potenza delle illusioni.


La parola “Zibaldone” viene da “zabaione”, che è una crema composta da una mescolanza di ingredienti diversi. Leopardi chiama “Zibaldone di pensieri” la sua raccolta di scritti proprio perché è una “mescolanza” di argomenti molto diversi fra loro.