Neppure le immagini evidenti hanno rotto il tabù dell’ammettere: lo stesso waterboarding è stato giustificato come tecnica di interrogatorio e le foto che giungevano dall’Iraq sono state ridotte a pratiche decise individualmente da singoli, da censurare, sanzionare (almeno apparentemente) e in larga parte porre a tacere anche attraverso il loro annientamento mediatico. […]
Le premesse del dibattito attorno ai concetti precedentemente citati possono essere ritrovate nella posizione assunta da Thomas Nagel, più di quaranta anni fa nel periodo della guerra in Vietnam […]. Nessun problema per Nagel nel liquidare […] il divieto assoluto della tortura nelle Dichiarazioni e Convenzioni dal secondo dopoguerra come un ideale regolativo insensatamente astratto e provvidenzialmente irrealizzabile. Il contesto dell’analisi del filosofo analitico è quello bellico, tuttavia la sua posizione apre – e ha aperto – alla possibilità di considerare comunque la tortura una opzione eventuale.
Ne sono testimonianza le varie posizioni assunte negli anni subito successivi al settembre 2001 da alcuni Stati europei che, a metà del primo decennio di questo secolo, hanno proposto di limitare l’assolutezza del divieto di tortura, espresso dall’articolo 3 della Convenzione europea per i diritti umani o, ugualmente, dall’articolo 4 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, bilanciandolo con le esigenze di sicurezza e, in particolare, bilanciandolo con la necessità di fronteggiare il terrorismo internazionale [...].
Nei primi anni di questo nuovo secolo [...] da un lato la repressione di movimenti che rischiavano di divenire incontrollabili da parte del potere politico non solo nelle loro richieste ma anche nelle loro forme espressive ha mostrato il ricorso a una forma di tortura “politica”, volta a soffocare il loro espandersi attraverso l’azione diretta e la paura; da un altro lato le forme di indagine in settori quali la lotta al terrorismo internazionale hanno visto il riproporsi di una tortura “giuridica” volta a raccogliere informazioni da parte di forze di polizia ordinarie e agenti a tal fine reclutati su base privatistica, da impiegare per tale lavoro muscolare.
waterboarding: forma di tortura che consiste in un annegamento simulato, durante la quale il prigioniero è immobilizzato su un tavolato di legno.
Thomas Nagel: filosofo serbo naturalizzato statunitense (n. 1937).