Riti, feste, tradizioni T1 I presagi della morte di Cesare Cicerone De divinatione I, 118-119 Nel primo libro del De divinatione Cicerone lascia che suo fratello Quinto prenda le difese dell arte divinatoria, con l obiettivo di dimostrarne la fondatezza e l efficacia. Uno degli argomenti cui ricorre è quello dell esistenza degli dèi, i quali se davvero esistono, governano il mondo e si prendono cura delle vicende umane «senz altro è necessario che [ ] facciano sapere il futuro agli uomini (117). Lo dimostra il fatto che molti presagi, nel corso della storia, si siano effettivamente avverati: è il caso, per esempio, di quelli che annunciarono la morte di Cesare nel contesto di pratiche di aruspicina (la tecnica divinatoria, di origine etrusca, basata sull osservazione delle viscere degli animali sacrificati). 5 10 15 20 Posto e concesso questo principio, che esiste una forza divina la quale dà regola alla vita umana, non è difficile supporre in che modo avvengano quelle cose che, come vediamo, avvengono senza dubbio. Per esempio, a scegliere una vittima può esserci guida un intelletto divino che pervade tutto il mondo; e proprio nell istante in cui stai per immolare la vittima può avvenire nelle sue viscere un mutamento, in modo che qualcosa manchi o sia di troppo: bastano alla natura pochi istanti per aggiungere o mutare o togliere qualcosa. A impedirci di dubitare di ciò, una prova decisiva è data da quel che accadde poco prima della morte di Cesare.1 Quando compì un sacrificio in quel giorno in cui per la prima volta sedette su un seggio dorato e si mostrò in pubblico con una veste purpurea,2 tra le viscere della vittima, che era un bove ben pasciuto, non si trovò il cuore. Credi dunque che possa esistere un animale dotato di sangue che non abbia il cuore? Dalla stranezza di questo fatto egli non fu sbigottito, sebbene Spurinna3 gli dicesse che c era da temere che egli perdesse il senno e la vita: l uno e l altra, infatti, hanno origine dal cuore. Il giorno dopo, in un altra vittima non si trovò la parte superiore del fegato. Questi segni gli erano mandati dagli dèi immortali perché prevedesse la propria morte, non perché la evitasse.4 Dunque, quando nelle viscere non si trovano quelle parti senza le quali l animale destinato al sacrificio non avrebbe potuto vivere, bisogna concluderne che le parti mancanti sono scomparse nel momento stesso in cui vien compiuto il sacrificio. (trad. S. Timpanaro) 1. morte di Cesare: avvenuta alle idi di marzo (cioè il 15) del 44 a.C. 2. sedette purpurea: il seggio dorato e la veste purpurea sono attributi che potevano essere considerati propri di un sovrano: potrebbe essere qui implicita, di conseguenza, l idea di una manifestazione di hy`bris, cioè di prevaricazione, da parte dell uomo, del volere divino (nel caso specifico, Cesare si sarebbe arrogato dei privilegi superiori a quelli a cui avrebbe avuto diritto in quanto cittadino romano). 3. Spurinna: l aruspice etrusco che, secondo le fonti antiche, avrebbe predetto a Cesare la sua morte. 4. Questi segni la evitasse: anche qui è implicito un giudizio di condanna dell operato di Cesare: gli dèi, che hanno a cuore la sorte degli uomini, volevano sì avvertirlo, ma non salvarlo, perché evidentemente la sua morte sarebbe stata un bene per lo Stato. 69