L autore Virgilio infatti, molti spunti di riflessione dal quinto libro del De rerum natura (vv. 925-1010), l idea che il poeta adesso sviluppa è che le stirpi primitive non vivevano in un paradiso terrestre, ma erano costrette alla durezza della vita (vv. 315-318). Poi, con l avvento di Saturno, il genere umano fu introdotto alla disciplina, con l adozione di leggi che ne regolamentassero la vita e l attività agricola (vv. 321-322). Questa nuova concezione, che attribuisce a Saturno il merito di aver avviato gli aurea saecula, non è, però, in contraddizione con il ruolo di Giove indicato da Virgilio nelle Georgiche: l idea di fondo è, infatti, che l operato di Saturno abbia fatto comunque seguito all introduzione del labor impro bus da parte di Giove; Saturno, rispetto a quest ultimo, avrebbe avuto semplicemente il merito di educare l umanità all attività agricola con maggiore ordine e disciplina, istruendola su come rendere più produttiva la terra. L affinità con Lucrezio si coglie soprattutto in questo aspetto: nell avere, cioè, smentito la descrizione tradizionale dell età dell oro, ipotizzando una fase a essa antecedente, connotata da una condizione di barbarie. Ciò non significa, però, che Virgilio rinunci al tradizionale mito esiodeo delle età del mondo (Le opere e i giorni 109-211), secondo cui dall originaria età dell oro si sarebbe passati a età via via deteriori a causa del corrompersi dell umanità sotto il peso dei suoi istinti malvagi (argento, bronzo e ferro): che il poeta si rifaccia a tale visione si evince chiaramente dai vv. 325-327. I virum monumenta priorum Nell Eneide, la città occupa una posizione di primo piano, non soltanto come scenario fisico dei fatti umani, ma come parte costitutiva degli eventi storici e, in particolare, come scopo della peregrinazione di Enea e dei suoi compagni. Questi ultimi, durante il faticoso viaggio nel Mediterraneo, appaiono organizzati come una struttura di comunità itinerante, sacralizzata dai Penati di Troia che essi portano con sé (Ilium in Italiam portans victosque penatis, «portando Ilio in Italia e i vinti Penati , Eneide I, 68, trad. L. Canali) e tenuta insieme da una guida (Enea), assimilabile alla figura storica dell ecista (cioè il capo di una spedizione coloniale). Ora, tale comunità itinerante è soltanto una città potenziale, ossia un aggregazione di individui che i responsi oracolari e l organizzazione interna preparano a una configurazione fisica come città, che ancora non può essere considerata tale non essendosi concretizzata nelle strutture costruite (mura, strade, abitazioni, luoghi di culto). Da questo punto di vista, Virgilio prende le distanze dalla concezione che i Greci, invece, avevano espresso con molta chiarezza in merito alla nascita di una città e che troviamo ben descritta nella Guerra del Peloponneso dello storico greco Tucidide, vissuto fra il 460 e il 395 a.C. circa: «Gli uomini fanno la città, non le mura o le navi vuote! (VII, 77, 7, trad. A. Corcella). Per Virgilio non è così: quella di Enea e dei suoi compagni è, per l appunto, una città in potenza, che mira a darsi una configurazione urbana e vive nella speranza di attualizzarsi, ma che ancora non può considerarsi urbs. Si comprende meglio, quindi, perché il poeta abbia dedicato molta attenzione, in vari luoghi del poema, al ciclo vitale delle città: di Cartagine e di Acesta descrive la costruzione (rispettivamente nel primo e nel quinto libro), di Troia la fine (nel secondo libro), della futura Roma, nel passo che abbiamo letto, i nuclei precedenti, insieme alle rovine della città preesistente, Pallanteo. L originalità di Virgilio, però, non si limita a questa particolare visione delle origini di una città. Elementi di novità si colgono anche nel fatto che egli attribuisce un nuovo significato alla percezione degli spazi urbani, che non sono descritti in forma statica e razionale come avrebbe fatto, per esempio, Vitruvio (autore di un De architectura in dieci libri, scritto fra il 27 e il 23 a.C. e dedicato ad Augusto), ma attraverso le reazioni, di volta in volta, manifestate dal protagonista, sulla base di una profonda corrispondenza fra dimensione sentimentale del singolo individuo e spazio urbano in cui quest ultimo si inserisce. ciò che vediamo molto bene nel passo qui analizzato, dove attraverso le parole di Evandro emergono tutti i luoghi connessi alle tradizioni ancestrali di Roma, tra il passato glorioso, la modestia attuale dello stanziamento àrcade e la maestosità della Roma futura (segnalata, in particolare, dalle rovine delle rocche di Giano e di Saturno). Tali monumenta non sono descritti da Virgilio con la puntualità documentaria di una fonte storico-geografica e con l intento di discernere le epoche alle quali far risalire ciascuno di essi, ma sono presentati come coesistenti l uno con l altro; un anacronismo che possiamo considerare programmatico, in quanto l intenzione del poeta è di inquadrare tutti i monumenta in una prospettiva profetica: i luoghi visitati da Enea sono per Virgilio e per i suoi contemporanei spazi eterni , fuori dal tempo , non più distinguibili per epoca di edificazione, ma percepiti dalla coscienza dei Romani come costanti storiche e devozionali, cardini sacri del sentimento unanime di una collettività. Mettiti alla prova Laboratorio sul testo ONLINE 171