L ET DI AUGUSTO At Nisus ruit in medios solumque per omnis Volcentem petit, in solo Volcente moratur. 440 Quem circum glomerati hostes hinc comm nus atque hinc proturbant. Instat non setius ac rotat ensem fulmineum, donec Rutuli clamantis in ore cond dit adverso et moriens animam abstulit hosti. Tum super exanimum sese proiecit amicum 445 confossus, placidaque ibi demum morte quievit. Fortunati ambo! si quid mea carmina possunt, nulla dies umquam memori vos ex met aevo, dum domus Aene ae Capitoli immobile saxum accolet imperiumque pater Romanus habebit. 438-443. At Nisus hosti Nisus moratur: ostinatamente si getta in mezzo (ruit in medios), alla ricerca di Volcente, per avere in cambio Eurìalo. Omnis è forma di accusativo in -is, equivale a omnes. Quem glomerati: stretti intorno a lui , lett. stretti intorno al quale , cioè a Niso. Quem è nesso relativo. hostes protur bant: i nemici lo premono da vicino, di qua e di là . Instat hosti: Niso resiste, fa roteare la spada fulminea e riesce infine a colpire Volcente, conficcandogli la spada in gola (in ore). Fulmineum è aggettivo con valore predicativo rispetto a ensem. 444-449. Tum super habebit Tum confossus: Niso si toglie la vita, trafiggendosi e gettandosi sul corpo dell amico. Nota la preziosità di exanimum rispetto al più comune exanimem. For tunati ambo aevo: sezione celebrativa in forma diretta (epifonema), in cui Virgilio rinunciando al rispetto delle rigide regole del genere epico interviene personalmente: fortunati entrambi! Se i miei versi possono qualcosa, nessun giorno vi sottrarrà mai alla memoria del tempo ; memori aevo è dativo poetico). dum habebit: proposizione temporale: finché la casa di Enea (= la gens Iulia) abiti la rupe immobile del Campidoglio e il padre romano (= i patres Romani, cioè i senatori) abbia il potere . Analisi dei testi Amici fino alla morte La vicenda di Eurìalo e Niso è incastonata nel nono libro non semplicemente come una raffinata digressione, ma come un epillio* lirico, autonomo nella sua strutturazione narrativa. Il tema che vi trova sviluppo è l amicizia fra i due ragazzi: non a caso per tre volte Virgilio adopera il termine amicus per designare Eurìalo (al v. 389, che precede immediatamente l incipit del brano sopra proposto, al v. 430 e al v. 444). Un motivo già presente in Omero e nella tragedia greca: pensiamo ad Achille e Patroclo, a Oreste e Pìlade, a Tèseo e Pirìtoo. E non mancano certamente tratti di similarità fra l episodio virgiliano e i modelli offerti dalla tradizione: in tutte le coppie i due condottieri sono di età diversa, non hanno lo stesso temperamento, non si eguagliano per vigore e soprattutto non muoiono contemporaneamente, poiché è il più giovane a perdere la vita per primo, lasciando l altro nella follia, nel dolore e nel desiderio di vendetta. Tuttavia, rispetto agli exempla che poteva trovare 174 nella tradizione, Virgilio è riuscito ad analizzare con maggiore finezza introspettiva e stilistica la dimensione psicologica dei due giovani. Ai vv. 390-391 la concitata successione delle interrogative dirette e l uso del patetico infelix per descrivere la condizione di Eurìalo tratteggiano la drammatica presa di coscienza di Niso, che si scopre improvvisamente privo del suo amico; ai vv. 391-396, in climax* ascendente, è delineata l inquietudine di Niso, che ripercorre il sentiero già fatto, fino alla scoperta della cattura dell amico: un percorso in cui il lettore è coinvolto emotivamente grazie a una serie di sensazioni uditive e visive («Ode i cavalli, ode lo strepito e il richiamo degli inseguitori: / non passa lungo tempo, quando gli giunge agli orecchi / un clamore, e vede Eurìalo). Commovente è la preghiera di Niso alla Luna (vv. 404-409), ma ancor più struggente è il momento in cui Niso urla ai nemici (v. 427), nel disperato tentativo di fermare la mano di Volcente, che sta per affondare la spada nel corpo di Eurìalo.
T22 LAT - Eurìalo e Niso: la fine di Niso e la funzione della poesia