L epica à Maschera del mostro Khubaba proveniente da Sippar (Iraq), 1800-1600 a.C. l uccisione di Khubaba, il mostro che custodiva un bo sco sacro di cedri. Gli dèi allora condannano Enkidu a morte: Gilgame è disperato e cerca un mezzo per ri dargli la vita e si rivolge a Utnapishtim, l immortale eroe sopravvissuto al diluvio universale, ma questi non può aiutarlo, perché gli dèi hanno riservato per sé stessi la vita eterna. Gilgame allora evoca la figura del suo amico dagli Inferi: il poema si chiude con la descrizione dell oltretomba. Alla letteratura mesopotamica appartengono an che altri poemi epici, tra i quali il poema della Crea zione, l Enu ma eli , in cui si narrano le gesta del dio Marduk che, dopo aver sconfitto il dio primigenio Aps e, in seguito, Tia mat sua paredra (divinità associata nel culto a un altra più importante), assume progressivo prestigio nel consesso degli dèi, fino a divenire la divi nità suprema del pantheon. Presso i popoli della Siria e della Palestina, inoltre, un ampia letteratura epica è stata scoperta nella città di Ugarit (situata sulla costa siriana), e tradizioni epi che compaiono anche, fuse all interno della narrazio ne, nell Antico Testamento. L EPICA GRECA Omero Come è noto, la grande stagione letteraria greca si apre con l epica. I poemi omerici, che sono variamen te datati tra il IX e il VII secolo a.C., non furono soltanto le più antiche opere compiutamente composte di cui si abbia menzione, ma rappresentarono anche, per certi aspetti, il DNA letterario della cultura greca. Omero, che veniva appreso a memoria ed era spessissimo recitato dai bardi nelle competizioni panelleniche, fu un modello per la civiltà greca: sebbene le strutture sociali e le dinamiche antropologiche illustrate nei due poemi attribuiti a Omero riflettano (soprattutto l Iliade) un mondo ancora arcaico, l educazione greca, spe cialmente quella vicina al mondo aristocratico, rintrac ciava in essi il suo modello etico. A Omero vengono tradizionalmente ascritti due poemi: l Iliade e l Odissea. L Iliade narra gli ultimi cinquantuno giorni della guerra che i Greci combat terono contro i Troiani. Dopo il rapimento di Elena, moglie del re di Sparta Menelao, da parte di Paride, figlio del re di Troia Priamo, una spedizione di Greci guidati da Menelao e dal fratello Agamennone, re di Micene (o di Argo), aveva infatti raggiunto la città di Troia (chiamata anche Ilio), ponendola sotto un lungo assedio, durato dieci anni. Il poema racconta alcuni eventi del decimo anno di guerra: Agamennone ha preso come preda di guerra Criseide, figlia del sa cerdote di Apollo Crise; questi si reca al campo dei Greci per richiedere indietro la figlia e il re di Micene, dopo un accesa discussione con Achille, decide di restituire la sua preda pretendendo però in cambio Briseide, la giovane presa come bottino da Achille. Quest ultimo, sentendosi prevaricato, sdegnosamen te si sottrae alla battaglia. L assenza di Achille è il motore dell azione: privati del loro campione, i Greci sembrano perdere campo. Dopo aver tentato inva no di convincerlo a tornare a combattere, Patroclo, il giovane amico dell eroe, ruba le sue armi e, fingen dosi Achille, scende in battaglia e viene ucciso da Ettore, l altro figlio di Priamo. Achille, profondamente scosso da questo evento, decide di tornare alle armi e intende anzitutto combattere contro Ettore. I due eroi si sfidano dunque fuori dalle mura di Troia, sotto gli occhi intenti degli abitanti della città: vince Achille, che, dopo aver ucciso il suo avversario, lo trascina le gato al suo carro, devastandone il cadavere. Priamo si reca al campo dei Greci per supplicare Achille di restituirgli il cadavere del figlio. Achille, mosso a com passione, restituisce il cadavere e il poema si chiude con i giochi funebri per Ettore. L Odissea (à p. 198) è un poema molto differente: le guerre sono marginalizzate e vivono come ricordo dell eroe protagonista. In primo piano tornano il fanta stico, il mirabolante e, allo stesso tempo, l uomo con il suo dilemma esistenziale. Entrambi i poemi, composti in esametri, sono divisi in ventiquattro libri, che riflettono, più che la struttura unitaria data alle due opere da un solo au tore, l assemblaggio di diversi canti singoli (chiamati rapsodie ). Omero, secondo l ipotesi maggiormente condivisa, non sarebbe mai esistito: i poemi ascrit ti alla sua figura sarebbero piuttosto da considerarsi come l unione dell opera di più poeti, anonimi, che avrebbero composto (ma la loro azione era in realtà 197