L epica Esiodo Accanto ai poemi omerici, incentrati sulle vicende eroiche appartenenti a un patrimonio comune, esiste un altro filone epico: quello dei poemi cosmogonici, che narrano cioè l origine del cosmo. Il primo e più importante rappresentante di questa tendenza è la Teogonia di Esiodo, vissuto con ogni probabilità nel VII secolo a.C.: in un dialetto vicino alla lingua omerica, il poeta canta la genesi del mondo e degli dèi, fornen­ done un vero e proprio catalogo. stato ipotizzato che fra i Greci esistessero due forme epiche: una, propria della Ionia e delle isole, aveva come argomento prima­ rio le gesta eroiche (l epica di Omero); l altra, propria del continente (Esiodo veniva dalla regione della Beo­ zia), aveva come argomento principale quello cosmo­ gonico. Di Esiodo ci è giunto anche un altro poemetto, Le opere e i giorni, un catalogo di norme morali che il poeta indirizza al fratello Perse, con il quale aveva aperto una contesa giuridica sull eredità paterna. In questo poemetto, primo esempio del genere didasca­ lico, Esiodo tesse le lodi della giustizia, che sottrae il vivere civile al sopravvento del più forte e lo riporta al vero dovere umano: quello del lavoro. Apollonio Rodio Nonostante siano noti i nomi di altri poeti epici anche per l età arcaica e classica, è l età ellenistica che ci restituisce un poema epico compiuto: si tratta delle Argonautiche di Apollonio Rodio, filologo dell am­ biente alessandrino vissuto nel III secolo a.C. Il poe­ ma narra le gesta degli Argonauti, il gruppo di eroi che secondo il mito si reca, sotto la guida di Giàso­ne, nella Còlchide alla ricerca del vello d oro con la nave Argo (la prima a solcare il mare). Il poema riflette per molti aspetti le tendenze poe­ tiche alessandrine: rispetto ai ventiquattro libri di cia­ scuno dei poemi omerici, infatti, le Argonautiche ne occupano appena quattro, pur essendo mediamente più lunghi (nella letteratura ellenistica la preferenza per le opere brevi era pressoché condivisa da tutti i lette­ rati). Inoltre, nel poema di Apollonio ha grande spazio la passione umana: vengono messi in rilievo l amore sciagurato di racle per il giovane Ila, rapito dalle ninfe, e quello, appena sbocciato ma destinato a tragiche conseguenze, di Medea per Giàsone. L EPICA A ROMA Dal Bellum Poenicum all Eneide Il genere epico nacque a Roma con la nascita stessa della letteratura: la traduzione in saturni dell Odissea, fatta da Livio Andronico, rimase un fondamento delle tradizioni epiche successive, e poco più tardi Nevio compose quello che sarebbe stato il primo poema nazionale dei Romani, il Bellum Poenicum, sempre in saturni. Una svolta significativa venne data da Ennio, che oltre a essere il primo a utilizzare l esametro, come nella tradizione greca, al posto del saturnio, è conside­ rato il padre della letteratura latina per aver composto un poema, gli Annales, che ricostruiva l intera storia romana. Il primato enniano rimase incontrastato fino all ar­ rivo di Virgilio, autore dell Eneide: il poema ripercorre le vicende di Enea, il mitico fondatore della gens Iulia, cui appartenevano Cesare e Augusto. L Eneide ebbe un successo enorme e, si potrebbe dire con ragione, imperituro: tutta la poesia epica successiva si confron­ tò con il modello virgiliano. In età giulio-claudia Luca­ no, in età flavia Stazio, Silio Italico e Valerio Flacco composero poemi epici di diverso argomento, ma tutti accomunati dal rapporto, di imitazione o di opposizio­ ne, con Virgilio. Ercole de Roberti, Gli Argonauti lasciano la Colchide, 1480 ca. 199