L autore Orazio T8 Il seccatore tratto da Satire I, 9 latino italiano Una mattina, a spasso per il centro di Roma, Orazio viene abbordato da un passante, che si presenta come brillante letterato, ma di cui il poeta conosce a stento il nome. Si scopre ben presto che il seccatore ha un secondo fine: ottenere una raccomandazione presso Mecenate. Orazio riesce a liberarsi solo quando sopraggiunge un tale che ha citato in giudizio il seccatore: approfittando della lite che scoppia tra i due, il poeta può finalmente proseguire in pace per la sua via. Metro: esametri I ba m fo rte v a Sa cra , | s cu t me u s e st mo s 5 10 Ibam forte via Sacra, sicut meus est mos, nescio quid meditans nugarum, totus in illis. Accurrit quidam notus mihi nomine tantum, arreptaque manu: «Quid agis, dulcissime rerum? . «Suaviter, ut nunc est inquam, «et cupio omnia quae vis . Cum adsectaretur: «Numquid vis? occupo. At ille: «Noris nos inquit, «docti sumus . Hic ego: «Pluris hoc inquam «mihi eris . Mise re discedere quaerens, ire modo ocius, interdum consistere, in aurem dicere nescio quid puero, cum sudor ad imos Passeggiavo, per combinazione, lungo la via Sacra: vecchia abitudine. E intanto meditavo qualche mia sciocchezza, tutto concentrato. Mi abborda d improvviso un tizio di cui conosco solo il nome. Afferra la mia mano: «Come va, carissimo? . «Fin qui, stupendamente gli rispondo, «e t auguro ogni bene . Non molla. Mi tallona. «Insomma, cosa vuoi? gli butto là. E lui: «Dovresti pur conoscerci dichiara, «siamo intellettuali . «Avrò per te gli dico «stima ancor maggiore . Tentando disperato di tagliar la corda, ora acceleravo il passo, ora mi fermavo a sussurrare qualche cosa nell orecchio del mio servo. Grondavo di sudore 1-4. Ibam forte rerum forte: indica l ingenua casualità dell episodio che Orazio sta per raccontare. via Sacra: era la strada principale di Roma, che attraversava tutto il Foro e conduceva al Palatino, amata dagli oziosi come rifugio e luogo di passeggio. nescio quid: complemento oggetto di meditans. nugarum: genitivo partitivo, retto da nescio quid. Le sciocchezze a cui Orazio pensa potrebbero essere dei versi su cui sta rimuginando mentre è in cammino. Accurrit mihi: vale propriamente mi corre dietro (ad + curro). arrepta manu: ablativo assoluto. Questo gesto e la seguente battuta del seccatore pongono fin da subito in evidenza l eccessiva confidenza che il personaggio si prende nei confronti di Orazio. 5-8. Suaviter mihi eris Suaviter vis: Orazio tenta di tagliare la discussione con una formula comunemente usata per esprimere circospezione di fronte all imponderabilità del futuro; cupio omnia quae vis espressione con valore di commiato è una frase ellittica per cupio tibi eveni­ re omnia quae vis ( desidero che ti capiti tutto ciò che vuoi ). adsectaretur: frequentativo di adse quor, che ben rimarca l insistenza e l ostinazione del seccatore. Noris: forma sincopata per nove ris, congiuntivo perfetto del verbo novi. L uso del congiuntivo potenziale è teso ad attenuare il concetto ( dovresti conoscermi ); altri lo interpretano come ottativo ( vorrei che mi conoscessi : un modo di presentarsi), ma è meno probabile, perché il seccatore in- tende dire che, in quanto dotto , Orazio probabilmente lo conosce di fama. Anche l uso del plurale serve verosimilmente al seccatore per darsi importanza (ma nella frase seguente, docti sumus, potrebbe avere valore inclusivo ed essere teso cioè ad associare il parlante e l ascoltatore come membri di una stessa comunità). 8-13. Mise re laudaret ire puero: ire, consistere e dicere sono infiniti narrativi (o storici) traducibili con indicativi imperfetti e denotanti gli sforzi concitati di Orazio di svignarsela; suggestivo, a tal proposito, il passaggio dal ritmo dattilico di ire modo ocius al ritmo spondaico di interdum con­ sistere, che sembra riprodurre icasticamente l alternarsi degli scatti repentini di Orazio e dei suoi momenti di sosta. 275