L autore Orazio un seccatore : le anafore* incalzanti di usque, teneo, sequor e del composto perse quor (vv. 15-16, 19, 43) connotano la sua aggressiva invadenza; verbi come accurro, occurro, arripio e quaero (vv. 3-4, 58-59) ne sottolineano l opportunismo, simbolico rovesciamento del codice comportamentale di Orazio, che invece non ha mai ricercato raccomandazioni (vv. 48-50); le espressioni carezzevoli con cui blandisce la sua vittima (v. 4) ne fanno un personaggio spregiudicato; l iperbolica esaltazione di sé come uomo di lettere (docti sumus, v. 7) ne connota la presunzione; il millantare una produzione poetica molto vasta (vv. 23-24) lo qualifica come sostenitore di una poetica opposta a quella di Orazio, fondata, invece, sul labor limae; la garrul tas, cioè l eccessiva loquacità, lo contrappone al poeta, orientato alla discrezione e intento a immergersi nei suoi pensieri (totus in illis, v. 2). Dunque il seccatore riassume in sé tutte le caratteristiche generalmente disprezzate da Orazio. Si potrebbe dire, in un certo senso, che egli rappresenti il suo doppio negativo; o, meglio, un ricettacolo di nequizie a cui, più in generale, tutto l entourage culturale di Mecenate aveva bisogno di contrapporsi, per mantenere viva l orgogliosa consapevolezza della propria superiorità identitaria. Rappresentazione mimica e varie tas stilistica Alla vivacità mimica della narrazione contribuisce, in modo determinante, l alternanza di livelli stilistici differenti, con sapiente passaggio da espressioni della lingua colloquiale ad altre d impronta solenne ed epicheggiante, da formule della lingua giuridica ad immagini e metafore dell ambito teatrale. Alla lingua d uso rinviano, per esempio, la scelta di alcuni termini, come il diminutivo auricula (v. 20) e il ricorso frequente a forme contratte, come sodes (= si audes) al v. 41; a un registro più sostenuto appartiene per esempio l incipit* della profezia della vecchia (vv. 31-32), solenne e sacrale nell uso di alcuni termini (ensis, dirus, hosticus) e vibrantemente parodico dell èpos nell uso di aufe ro con il significato di portare via, fare morire , riecheggiante forse Omero (Iliade XXII, 303), dove Ettore, presagendo la morte imminente, dice «e adesso il destino m ha colto (trad. G. Paduano); alla sfera teatrale risale la metafora dei vv. 45-46 («Avresti / un ottimo assistente, bravo a spalleggiarti ). Un immagine, quest ultima, che dipinge il seccatore non come il protagonista della satira (che in realtà è sempre Orazio), ma come deuteragonista (E. Fraenkel), ipostasi drammatica di tutti i disvalori rifiutati dal poeta. Laboratorio sul testo COMPRENSIONE 1. Riassumi in non più di dieci righe il contenuto informativo della satira. 2. Descrivi i vari personaggi che animano questo simpatico quadretto mimetico. 3. Qual è l immagine che lo sconosciuto e inopportuno persecutore ha del circolo di Mecenate e quale, invece, il quadro che ne traccia Orazio? 4. Anche questo componimento (come già T6) ci offre un interessante spaccato della vita quotidiana al tempo di Orazio; in particolare, grazie a una serie di indizi, è facilmente rintracciabile l itinerario che Orazio e il suo improvvisato compagno compiono per le strade dell Urbe. Individua tali indizi e cerca di riscostruire tale itinerario (potrebbe esserti utile fare delle ricerche in rete per ricavare alcune informazioni). ANALISI 5. La lingua di cui Orazio si serve in questa satira è caratterizzata da una certa mescolanza di stili. Rintraccia alcuni esempi di termini o espressioni che possono essere collegati a un uso colloquiale e spiega il loro utilizzo in questo contesto. 6. Rintraccia i verbi con cui vengono descritte le mosse del seccatore e che mettono ben in evidenza i suoi tratti psicologici. COMPETENZE ATTIVE Per raccontare Riscrivi la satira I, 9 immaginando di ambientare la scena ai nostri giorni e che la discussione verta su argomenti di attualità culturale o politica. Concludi poi il tuo racconto in maniera diversa rispetto al testo oraziano. 281