L ET DI AUGUSTO Analisi del testo Intimismo autobiografico e pacatezza meditativa Il tenore della satira è notevolmente distante dall aggressività degli altri componimenti: l andamento riflessivo, l impostazione marcatamente autobiografica e l assenza di vis polemica sembrano accostarla, più che al genere satirico tradizionale, alle Epistole, connotate da toni più pacati e da una più sicura adesione alla saggezza antica, propria dei contadini italici. Da questo cambiamento di prospettiva discende una diversa visione della città da parte del poeta: se nella satira I, 6 la vita urbana offriva ancora a Orazio motivi di gioia, poiché la sua scarsa notorietà come poeta gli permetteva di godere dei vantaggi della città senza però rinunciare a momenti di fruttuosa solitudine e intimo raccoglimento, adesso Roma lo pone in una condizione di estremo disagio, in quanto la fama lo ha privato anche di quei piccoli momenti di autonomia. La struttura stessa della satira, perfettamente divisibile in due parti, mette bene in evidenza questa nuova concezione del mondo cittadino: nei vv. 1-58 Orazio felice per la villa sabina donatagli da Mecenate, rifugio campestre che gli offre quanto basta per vivere in autonomia e serenità (autàrkeia) descrive i fastidi che lo tormentano a Roma, dove l amicizia con il patronus lo espone alle pressanti richieste di raccomandazioni dei tanti cittadini invidiosi che vorrebbero accedere alle alte sfere del potere, ignari del fatto che i conversari del poeta con l influente collaboratore di Augusto non vertono su questioni politiche (quali la guerra contro i Daci o l assegnazione delle terre ai veterani di Ottaviano), ma sul tempo, sullo sport e altre inezie (in realtà, si tratta di una voluta banalizzazione del poeta, che per non alimentare l invidia nei suoi confronti tace le questioni sicuramente più importanti affrontate con Mecenate); nei vv. 60-117 Orazio volge il suo pensiero alla vita serena che gli offre, invece, la villa sabina, dove il tempo è impiegato in ben più fruttuose conversazioni su argomenti impegnativi come la vera felicità, i rapporti d amicizia e il bene. Da questa contrapposizione fra scene di frenetica vita urbana e momenti di placida quiete nella campagna sabina discende l apologo del topo di città e del topo di campagna (vv. 77-117), esemplificazione favolistica con cui Cervio (qui portavoce del pensiero del poeta) tenta, in modo più equilibrato, di illustrare i vantaggi e gli svantaggi tanto della dimensione urbana quanto di quella agricola. Il topo di città e il topo di campagna Attestata anche in Esopo e in Fedro, la favola raccontata da Cervio, uno dei vicini di Orazio, vede un topo di campagna accogliere nella sua modesta tana un amico di città, dal quale si lascia persuadere a gustare gli agi della vita urbana. Tuttavia, la traumatica esperienza che egli fa all interno di un ricco palazzo nella cui sala irrompono dei cani lo spinge a ritornare immediatamente alla frugalità della vita di campagna. Sono qui messi a confronto due modelli di vita, opposti ma parimenti improntati a princìpi edonistici di matrice epicurea: se da un lato l invito del topo di città al topo di campagna è equiparabile all esortazione epicurea a godere del momento presente (come il carpe diem dell ode I, 11), dall altro l attrazione del topo di campagna per una vita semplice e appartata, lontana dai turbamenti cittadini, presuppone un altro principio epicureo, comunemente riassunto nella famosa sen tentia làthe biòsas ( vivi nascosto ). Alla trattazione favolistica di questi precetti epicurei si unisce l originale rappresentazione antropomorfica dei due topi: suggestiva, in particolare, l immagine del mus rusticus (nel quale Orazio si identifica), delineata come quella di un padrone di casa che, durante il banchetto, si sdraia per mangiare (vv. 8889), secondo l uso dei Romani di distendersi sul letto tricliniare e di appoggiarvisi sul gomito sinistro, in modo da lasciare il braccio destro libero per prendere il cibo. Laboratorio sul testo COMPRENSIONE 1. Individua a quali momenti della giornata si fa riferimento nella prima (vv. 1-76) e nella seconda parte (vv. 77117) del testo. A quali attività e stati d animo sono associati tali momenti? Quale deduzione se ne può trarre? 2. Quali caratteristiche della mensa cittadina vengono messe in risalto dal testo? Qual è lo scopo? 286
T9 ITA - Campagna e città: due modelli di vita a confronto