L ET DI AUGUSTO Sperat infestis, metuit secundis alteram sortem bene praeparatum 15 pectus: informis hiemes redu cit Iuppiter, idem submo vet; non, si male nunc, et olim sic erit: quondam cithara tacentem suscitat Musam neque semper arcum 20 tendit Apollo. Rebus angustis animosus atque fortis adpa re; sapienter idem contrahes vento nimium secundo turgida vela. 13-17. Sperat submo vet Il tema della strofe è il motivo dell aequa mens: bisogna sperare quando la sorte è avversa, temerla quando è benigna, perché del corso degli eventi è padrone il solo Giove. informis hiemes redu cit: l espressione, complemento oggetto del verbo redu cit (informis è accusativo plurale con desinenza in -is), vuole rendere in maniera efficace l inesorabile ed eterna ciclicità delle stagioni, pari all altrettanto inesorabile avvicendarsi, nella vita dell uomo, di circostanze propizie e avverse. L animo ben preparato spera una diversa sorte nelle circostanze avverse, la teme in quelle propizie: Giove riporta i tristi inverni, Giove li allontana; se adesso va male, non sarà così in un altro momento: talvolta Apollo desta la silenziosa Musa con la cetra, ma non tende sempre il suo arco. Nelle difficoltà appari coraggioso e forte; con immutata saggezza, ammaina le vele, gonfie d un troppo favorevole vento. (trad. O. Portuese) 17-20. non, si male nunc Apollo non, si male nunc sic erit: Orazio insiste sul concetto dell imprevedibilità della vita, soggetta a una continua alternanza di vicende. quondam Apollo: costruisci: quondam Apollo suscitat Musam tacentem cithara neque tendit semper arcum. Per rendere icastico il suo pensiero, il poeta ricorre all immagine di Apollo, dio arciere che non svolge sempre le stesse azioni. 21-24. Rebus angustis vela L invito conclusivo di Orazio è a dimostrarsi coraggiosi e forti nelle angustie e ad ammai- nare le vele, se un vento troppo forte le gonfia. Ritorna qui la descrizione della vita come navigazione, in Ringkomposition* rispetto alla prima strofe, incentrata sulla stessa metafora*. animosus atque for­ tis: complementi predicativi del soggetto; dipendono da adpa re. Analisi del testo Il lessico della morale oraziana Il tenore marcatamente gnomico dell ode, priva di un occasione compositiva, è sottolineato dal valore peculiare di alcune espressioni, rientranti in massima parte nel lessico morale di Orazio: al v. 1 la prospettiva di una vita migliore Rectius vives è formulata come al v. 29 dell epistola I, 6 (vis recte vivere); i vv. 7-8 (caret invidenda / sobrius aula) contengono un implicita esortazione morale alla sobrietà , in contrapposizione al modello di vita rappresentato da Cleopatra, descritta come donna fortunaque dulci / ebria nell ode I, 37, 11-12 (à T16); l assimilazione delle vicende umane a quelle atmosferiche, presupposta dai vv. 15-17 (informis hiemes redu cit / Iuppi­ 314 ter, idem / submo vet), ricorre anche nell ode I, 11, 4 (à T13). La concezione del modus, cioè della giusta misura, è, invece, formulata con un espressione priva di paralleli all interno della produzione oraziana stessa: Auream mediocritatem (v. 5). La formula si fonda, infatti, sull uso di un sostantivo (mediocr tas) non solo inutilizzabile all interno di un esametro, ma anche hapax* assoluto in poesia. Esso era stato precedentemente usato da Cicerone nella sua accezione filosofica di giusto mezzo e di moderazione nel Brutus 149 e nel De officiis I, 89; Orazio lo introduce, per la prima volta, in una struttura metrica eolica, mantenendo invariata la sua equivalenza semantica