L INCONTRO CON L AUTORE PROPERZIO T1 L irresistibile fascino di Cinzia tratto da Elegie II, 2 latino italiano In questa elegia il poeta racconta di aver creduto di essersi liberato dalla passione per Cinzia, ma in realtà si è trattato soltanto di un illusione, perché l eccezionale bellezza della donna lo ha di nuovo irretito: bellezza che l intero componimento, dopo il primo distico introduttivo, è teso a celebrare. Metro: distici elegiaci L be r e ram e t va cu o | me d ta ba r v ve re le cto : a t me co mpo s ta | pa ce fe fe ll t A mo r Liber eram et vacuo meditabar vivere lecto: at me composita pace fefellit Amor. Cur haec in terris facies humana moratur? Iuppiter, ignosco prist na furta tua. 5 Fulva coma est longaeque manus et maxima toto corpore et ince dit vel Iove digna soror, Ero ormai libero, e pensavo di vivere in un letto vuoto, ma Amore m ingannò con una pace fittizia. Perché una tale bellezza indugia fra gli uomini sulla terra? O Giove, perd no i tuoi trascorsi furtivi. Ella ha fulva la chioma, lunghe le braccia, grande la persona, e incede quasi degna sorella di Giove, 1-4. Liber eram furta tua Il poeta era libero (liber eram), ma Amore lo ha ingannato (fefellit Amor): la situazione non viene esplicitata, ma si tratterà certamente di una provvisoria rottura con Cinzia. composita pace: può essere inteso come ablativo strumentale ( con una pace fittizia ; composita significa letteralmente atteggiata ) op pure come ablativo assoluto, in questo caso con un significato diverso ( dopo aver fatto la pace ) e con l idea dell inganno delegata esclusivamente al verbo fefellit. fefellit: perfetto del verbo fallo. Cur furta tua: il poe ta si chiede perché questa bellezza umana (haec facies humana) indugi [cioè dimori] (moratur) in terra (in terris) , condannando così gli uomini a una passione invincibile, e dichiara di perdonare di conseguenza, di fronte a tanta bellezza, gli antichi amori furtivi (prist na furta) di Giove, che tante volte si era innamorato di donne mortali (evidentemente belle quanto Cinzia). Audio LETTURA 5-8. Fulva coma est comis Fulva coma soror: soggetto di est sono sia coma, sia manus (plurale), sia Cinzia, soggetto sottinteso di maxima toto / corpore e della frase successiva (ince dit vel Iove digna soror). La sorella (e moglie) di Giove è Giunone, caratterizzata da una corporatura imponente, segno di maestà divina. Nota l enjambement*, che conferisce enfasi* alla descrizione della grandezza del corpo; e la cesura centrale (a seguire una sequenza di tre sillabe lunghe) dopo ince dit, che suggerisce la solennità del passo. A rigore la frase ince dit vel Iove digna soror è una sorta di anacoluto*, perché letteralmente significa incede sorella degna persino di Giove (vel Iove) , con una sovrapposizione, in una stessa frase, di due concetti diversi (brachilogia*): quello per cui la bellezza di Cinzia è paragonabile a quella di Giunone (sorella di Giove) e quello per cui la bellezza di Cinzia è degna persino di Giove. IL SERVITIUM AMORIS Properzio celebra il suo amore per Cinzia e tesse le lodi della donna amata, che considera più bella di una dea, ma il loro legame è complesso e travagliato: il poeta aspira a un affetto e a una fedeltà del tutto analoghi a quelli di un rapporto coniugale, ma è consapevole, al tempo stesso, di vivere, in realtà, una passione tormentata, in alcuni casi persino distruttiva, un servitium, una forma di schiavitù dalla quale non è possibile liberarsi. UNO STILE OSCURO E RICERCATO Il fascino dello stile di Properzio è ciò che, al tempo stesso, lo rende talvolta di difficile lettura e comprensione: i riferimenti aulici e, volutamente, non espliciti, spesso affidati a oscure perifrasi*; le transizioni da un argomento all altro improvvise e prive di spiegazioni; la preferenza per la brachilogia e i non detti. Considera, per esempio, il paragone tra Cinzia e la bellezza di Giunone, non dichiarata esplicitamente, o il cambiamento di argomento da un distico all altro, ai vv. 6-7, interamente affidato a aut cum: Properzio, dallo stile oscuro e non facilmente decifrabile, procede spesso per associazioni di immagini e motivi, senza che al lettore sia sempre chiara la ragione logica di queste associazioni. 415