Il viaggio, l esilio Winslow Homer, Il vento dell Ovest, 1891. Andover (Massachusetts), Addison Gallery of American Art. gio anche interiore, alla scoperta di sé stesso, dal quale il giovane uscirà più maturo e consapevole. Il romanzo di Apuleio anticipa così il genere moderno del Bildungsroman ( romanzo di formazione ), che racconta appunto la maturazione di un giovane protagonista verso l età adulta; maturazione che spesso avviene proprio attraverso l esperienza di un viaggio o di un soggiorno in un luogo altro : pensiamo per esempio al capolavoro del romanziere tedesco Thomas Mann (1875-1955), La montagna incantata. Un caso particolare è invece quello di Rutilio Namaziano ( T3), l importante uomo politico di origine gallica costretto dalla crisi innescata dalle invasioni barbariche all inizio del V secolo d.C. a tornare alla sua terra d origine, nonostante il suo forte legame con Roma. Nel suo caso il viaggio è soprattutto un accorato addio ai fasti dell Urbe che, per l epoca storica in cui viene composto, assurge a simbolo dell imminente fine di un intera civiltà (l impero romano d Occidente si estinguerà appena pochi decenni dopo, nel 476). La condizione dell esilio Accanto alla dimensione del viaggio esiste quella dell esilio, di un viaggio spesso senza ritorno e di un soggiorno forzato in un luogo inospitale, che porta chi ne è vittima a perdere ogni ragione di vita e spesso anche il senso della propria identità: «Sento la mancanza non solo delle mie cose e dei miei cari, ma di me stesso , scrive Cicerone ad Attico (desidero enim non mea solum neque meos, sed me ipsum, 3, 15, 2); e «non sono quel che ero scrive Ovidio dal Ponto (non sum ego quod fueram, Tristia III, 11, 25). La condizione di esiliato, sulla quale si sofferma il critico Edward W. Said (1935-2003) ( T4), accomuna alcuni tra i massimi autori latini a tanti scrittori moderni, da Dante a Ugo Foscolo, dal tedesco Bertolt Brecht (1898-1956) al russo Iosif Brodskij (1940-1996). Per Ovidio, a differenza di questi ultimi, essa comporta anche la perdita dello stimolo a comporre poesia, con la conseguenza del venir meno dell unica forma di consolazione che ancora gli rimaneva ( p. 436). Eppure anche l esilio si può sopportare, come insegna Seneca, esponente della filosofia stoica: dovunque siamo e in qualsiasi condizione ci troviamo, possiamo comunque godere dei beni più importanti, cioè della nostra virtù e della natura che ci circonda, patria comune a tutti gli uomini ( T1). 569