PERCORSI TEMATICI T4 La verità è nel «libro interiore Marcel Proust da Il tempo ritrovato Nell ultimo romanzo del ciclo di sette intitolato Alla ricerca del tempo perduto, lo scrittore francese Marcel Proust (1871-1922) descrive l intuizione che è all origine della sua arte: quella per la quale la letteratura consiste nello scandaglio e nella decifrazione del «libro interiore , cioè delle profondità del proprio animo, un libro fatto non di idee razionali, ma di «impressioni . Sono solo queste ultime, infatti, a essere davvero nostre ed è soltanto nei rari momenti nei quali riusciamo a coglierle, fermarle e portarle alla coscienza che possiamo assaporare una «gioia pura . A mettere in pratica questa idea Proust ha dedicato un ciclo romanzesco di migliaia e migliaia di pagine, che costituisce una delle più alte e profonde espressioni della capacità introspettiva nell intera storia della cultura occidentale. 5 10 15 20 Quanto al libro interiore di segni sconosciuti (segni in rilievo, sembrava, che la mia attenzione, esplorando il mio inconscio, andava a cercare, urtava, aggirava come un palombaro che scandaglia), per la cui lettura nessuno poteva offrirmi l aiuto di nessuna regola, la lettura stessa consisteva in un atto di creazione dove non c è alcuno che possa sostituirci e nemmeno collaborare con noi. Quanti, così, tralasciano di scriverlo! Quanti compiti non ci si assume pur di sottrarsi a quello! Ogni avvenimento, fosse l affare Dreyfus,1 fosse la guerra,2 aveva fornito altre scuse agli scrittori per non decifrare quel libro; volevano assicurare il trionfo del diritto, rifare l unità morale della nazione, non avevano il tempo di pensare alla letteratura. Ma erano solo delle scuse, perché non avevano o non avevano più genio, cioè istinto. L istinto, infatti, detta il compito, e l intelligenza fornisce i pretesti per eluderlo. Solo che le scuse non fanno parte dell arte, le intenzioni non vi contano nulla, in ogni momento l artista deve ascoltare il proprio istinto, e questo fa sì che l arte sia quel che c è di più reale, la più austera scuola della vita, e il vero giudizio finale. Quel libro, arduo più d ogni altro da decifrare, è anche il solo che la realtà ci abbia dettato, il solo che sia stato impresso in noi dalla realtà medesima. Di qualsiasi idea lasciataci dalla vita si tratti, la sua figura materiale, traccia dell impressione ch essa ha prodotta in noi, è comunque il pegno della sua verità necessaria. Le idee formate dall intelligenza pura non hanno che una verità logica, una verità possibile, la loro elezione è arbitraria. Il libro dai caratteri figurati, non tracciati da noi, è il solo nostro libro. Non che le idee formate da noi non possano essere giuste dal punto di vista logico; ma non sappiamo se sono vere.3 Solo l impressione, per misera che ne sembri la materia e inafferrabile la traccia, è un criterio di verità, e per questo lei sola merita 1. l affare Dreyfus: si tratta di uno scandalo che per diversi anni fu al centro del dibattito politico francese e che è rimasto ancora oggi emblematico delle conseguenze giuridiche dell odio razziale: Alfred Dreyfus (1859-1935) era un ufficiale di famiglia ebraica, condannato nel 176 1894 per alto tradimento in base ad accuse poi rivelatesi false e definitivamente scagionato nel 1906 dopo una vasta mobilitazione intellettuale, che divise i francesi tra dreyfusardi (repubblicani) e antidreyfusardi (clericali, nazionalisti, antisemiti). 2. la guerra: il riferimento è alla Prima guerra mondiale (1914-1918). 3. Non che vere: un idea razionale può essere giusta o sbagliata , ma non potrà mai possedere quella verità che appartiene soltanto all interiorità e alle impressioni che essa custodisce.