Che fai tu, luna, in ciel? 75 80 85 90 Congedo, o militare (o marinaio! In terra come in cielo ed in mare) alla pace e alla guerra. Ed anche a lei, sacerdote, congedo, che m ha chiesto se io (scherzava!) ho avuto in dote di credere al vero Dio. Congedo alla sapienza e congedo all amore. Congedo anche alla religione. Ormai sono a destinazione. Ora che più forte sento stridere il freno, vi lascio davvero, amici. Addio. Di questo, sono certo: io son giunto alla disperazione calma, senza sgomento. Scendo. Buon proseguimento. Giorgio Caproni, Poesie 1932-1986, Garzanti, Milano 1995 88. stridere: produrre un rumore acuto e penetrante. 92. sgomento: grave turbamento e sconcerto. SPECCHI di CARTA Tra la fine degli anni Cinquanta e l inizio dei Sessanta, durante il cosiddetto boom economico , con il complessivo miglioramento dei servizi, il viaggio in treno diventa esperienza di massa. Per lavoro o per turismo, gli spostamenti degli italiani si fanno sempre più comuni e i treni si trasformano in luoghi di socializzazione. Passeggeri di provenienze varie, di differenti estrazioni e professioni, di diverse età si incontrano e stanno molte ore insieme creando così una comunità momentanea, basata su conversazioni e confidenze. Alla fine del viaggio, però, in un epoca in cui la tecnologia ancora non favorisce i rapporti a distanza, a chi scende si dà, quasi sempre, un addio definitivo. La poesia prende spunto, con una singolare mescolanza di garbo, ironia e tristezza, da questa ordinaria situazione: il banale commiato di un ossequioso viaggiatore che, giunto alla sua destinazione, è pronto per scendere, diventa, però, qualcosa di più complesso. Il lettore si chiede: dove è veramente arrivato? E a chi sta veramente dicendo addio? Non lo sappiamo noi né il personaggio ce lo dice: l unica certezza è l angoscia sottile e l inesprimibile inquietudine che si insinuano in noi e ci portano a riflettere sul significato simbolico di questo viaggio, così reale e, nello stesso tempo, così misterioso. 213