Ed è subito pera SPECCHI di CARTA L amore è il sentimento che, più di ogni altro, condiziona la nostra esistenza: a volte ci fa sentire malinconici, e anche la natura ci appare grigia; altre, invece, una gioiosa esaltazione ci anima, e tutto si trasforma in un entusiasmante festa attorno a noi. Come rendere sulla pagina la felicità dei momenti migliori, l euforia che contagia l animo umano quando si vive un amore ricambiato? L autore di questa poesia ha scelto un modo del tutto originale per dare forma all emozione, giocando con le parole, sfruttando la flessibilità del linguaggio, il potere evocativo di ogni suono. Come il pittore che impasta i colori, il musicista che accorda i timbri, lo scultore che modella la materia, il poeta si serve di ogni termine come fosse, al di là del suo significato, un generatore di corrispondenze, sogni e percezioni soggettive. Il suo è un gioco di prestigio linguistico, che mescola ironia e creatività: anche questi possono essere gli ingredienti per provare a rendere con i versi la meraviglia e l unicità sorprendente dell amore. GUIDA ALLA LETTURA Un giocattolo linguistico Che cosa sono i giorni smègi e lombidiosi (v. 1) che troviamo all inizio di questa poesia? E il fònzero gongruto (v. 2)? E che cosa significano tutte le altre parole che si susseguono nel resto del componimento? Poiché nessun vocabolario né l autore ce lo dicono, il testo parrebbe a prima vista un giocoso nonsense, che presenta temi, caratteri, azioni e personaggi grotteschi, al fine di disorientare il lettore grazie ad accostamenti paradossali. Tuttavia il nonsense si avvale di parole realmente esistenti, mentre in questo caso Maraini fa qualcosa di diverso. Egli, infatti, mescola parole vere a termini di sua invenzione, creando così una lingua strampalata, fatta di vocaboli apparentemente vuoti e senza senso. Ciononostante, possiamo ricavare dal testo un significato preciso, scandito dalla semplice linearità della sua struttura. Nella prima quartina, l autore esprime un cupo senso di tristezza mista a noia, in un giorno dall atmosfera grigia e uggiosa. Dalla seconda quartina invece, introdotta da un ma (v. 5), tutto cambia e anche lo stato d animo dell io lirico si trasforma: un euforia irrefrenabile si trasmette agli elementi naturali come le nuvole (v. 7) e i pini (v. 8). Qual è la ragione di un mutamento così vistoso? Lo chiarisce l ultima quartina, nella quale il poeta ci informa che oggi, in questo giorno ad urlapicchio (v. 11), egli ha finalmente saputo di essere amato per davvero (v. 12) dalla persona da lui amata. Capire senza capire La poesia di Maraini ha la capacità di esprimere senza avere apparentemente un significato razionale: si fonda infatti sullo sfruttamento del fonosimbolismo, sulla creazione di parole che suggeriscono con il loro suono un senso, un immagine, una precisa condizione. Normalmente usata dai poeti per impreziosire i loro testi, questa tecnica diventa qui un vero e proprio mezzo di comunicazione, come si evince, per esempio, dall invenzione di parole dure di difficile pronuncia (gli aggettivi dagro e gongruto, v. 2) che genera un effetto sgradevole o, al contrario, dall allegro zampillare dei suoni acuti nella seconda quartina, legati da una saltellante zeta (zìmpagi e zirlecchi, v. 5, il verbo buzzìllano, v. 7) che trasmette un infantile allegria. Una lingua completamente inventata. O no? Inoltre, per rendere possibile l interpretazione concettuale di versi a prima vista illogici, il poeta inventa parole nuove, che però riecheggiano altre esistenti. L attributo smègi (v. 1) con cui vengono descritti alcuni giorni ricorda un po gli aggettivi smorto e mogio , usati di norma per definire cose e persone prive di vigore e un po noiose. Allo stesso modo, il verbo luderchiare (v. 8) fa venire in mente l aggettivo ludico , cioè giocoso e scanzonato . Possiamo continuare quasi per ogni parola: plògidan (v. 4), con l inconsueto incontro di p con l , fa pensare alla pioggia e ai singhiozzi di chi piange, implorando ; i cantilegi (v. 11), invece, ricordano i canti a gola spiegata di chi è felice e gode pienamente del privilegio della gioia. 283
T4 FOSCO MARAINI, Il giorno ad urlapicchio (da Gnòsi delle fànfole)