POESIA Gli autori UNIT 1 SPECCHI di CARTA Che cosa sono le parole? Suoni che in un attimo si spengono nell aria. Eppure il loro potere è smisurato. Le parole possono ferire come frecce velenose, guarire come un balsamo, emozionare come un bacio. Abbiamo fra le mani anzi sulle labbra uno strumento magico, in grado di aprire qualsiasi porta, ma spesso non ce ne rendiamo conto. Nell uso quotidiano le parole si logorano, perdono smalto, annerite dalla banalità e dall ipocrisia. Proviamo allora a lustrarle, a mormorarle, a ripeterle finché il loro vero significato torna a brillare, come fa Ungaretti con fratelli. Tre sillabe che all improvviso lo investono, risvegliando la solidarietà sepolta dagli orrori della guerra. un esercizio semplice, adatto anche alle situazioni normali. Anche un semplice buongiorno , allora, può portare con sé un afflato di primavera. Nell ultima scena del film Miracolo a Milano (1951), girato da Vittorio De Sica su soggetto di Cesare Zavattini, un gruppo di barboni vola via dal capoluogo lombardo a cavallo di una scopa, «verso un regno dove buongiorno vuol dire veramente buongiorno! . GUIDA ALLA LETTURA 394 Una domanda sospesa Lo spunto per la poesia nasce da una domanda intercettata al volo, in prima linea, dove si incrociano diversi reparti di soldati: Di che reggimento siete / fratelli? (vv. 1-2). Il punto interrogativo è l unico segno ortografico presente nel testo, che si apre con un iperbato che inverte l ordine sintattico e mette in rilievo, alla stregua di una vera e propria parola chiave, il vocativo fratelli. Il termine reggimento (v. 1), insieme all indicazione iniziale (Mariano il 15 luglio 1916), è il solo elemento che rimandi in modo esplicito a una situazione di guerra. Il resto della poesia si snoda come una riflessione a margine non della domanda, ma dell appellativo che la introduce nel titolo e la conclude, nel verso finale: Fratelli (v. 10). questo che conta, non l appartenenza a un corpo dell esercito o a un altro: questione che in effetti resta senza risposta. Tremante nella notte Ungaretti non dice io , non si fa avanti in prima persona, anzi, neppure usa verbi al modo finito. Si limita ad allineare tre brevi considerazioni sollecitate da quella Parola tremante / nella notte (vv. 3-4). Ma le parole non tremano: a tremare è la nostra voce, quando la pronuncia lascia trasparire l emozione. E qui, nell inferno del conflitto, dove l uomo ha il compito di uccidere, è un conforto sentire risuonare un termine in cui vibra un sentimento di solidarietà. La notte, che non è solo reale ma anche metaforica, improvvisamente si rischiara. Con un analogia suggestiva, la parola fratelli diviene una Foglia appena nata (v. 5): emblema di una condizione esistenziale di estrema precarietà, ma anche spia di un ritorno alla vita che neppure la guerra può soffocare. L aria è spasimante (v. 6) non solo per i rumori delle armi e le grida dei feriti, ma anche perché in quell attimo tutto sembra proteso a cogliere il senso di un termine imprevisto.