POESIA Gli autori UNIT 2 SPECCHI di CARTA Gentrificazione: un brutto anglicismo per indicare un processo al quale sono andate incontro molte città italiane, che hanno visto trasformarsi quartieri popolari in pregiate zone residenziali, o affollate mete turistiche. ciò che è capitato ai Navigli milanesi, dove visse Alda Merini, circondata in gioventù da facchini, operai, lavandaie, e nei suoi ultimi anni da designer, artisti e giovani in cerca di avventure o di un buon aperitivo. Che cosa pensare di questo processo? La nostalgia per il passato è un atteggiamento sterile, almeno quanto la venerazione del presente. Bisogna guardare al futuro con fiducia, tenendo gli occhi bene aperti. Dopotutto, saranno le nostre scelte a plasmarlo. I Navigli nel 1920-1930 e come li vediamo oggi. GUIDA ALLA LETTURA 420 Una strana invocazione La poesia si apre con un invocazione sorprendente: non alla musa, all amato o a qualche suggestivo elemento del paesaggio. No, l invocazione è rivolta alla tangenziale automobilistica, inaugurata alla fine degli anni Sessanta, che si snoda nel quadrante occidentale della metropoli milanese. Tre imperativi aprono i versi successivi (scendi, v. 2; squarta, v. 3; allunga, v. 4), proponendo una personificazione della tangenziale, chiamata a devastare il quartiere dei Navigli, dove viveva l autrice. Il nastro d asfalto deve sostituire quello azzurro del canale, visto in chiave tutt altro che idillica, e aprire la strada a una fuga verso la campagna. Morte alle acque Le allitterazioni (acque amare, v. 9; non vi veleggia, v. 10; il rimbombo del risanamento, v. 11) tengono alto il tono e introducono il tema della distruzione del vecchio quartiere, molto sentito a Milano: una città che nell ultimo secolo ha conosciuto un impressionante modernizzazione, spesso deprecata dai poeti. A scomparire in particolare fu nel 1930 per volere delle autorità fasciste l anello di acque che cingeva la città, ritenuto malsano e ostacolo al traffico automobilistico. Ora Alda Merini caldeggia la scomparsa del più importante canale sopravvissuto, opponendosi diametralmente a quanti vedono in esso un estremo rifugio del pittoresco. Delinea perciò un paesaggio di rovine, dove vivono pittori isolati (v. 13) e non è dato sentire, neppure in lontananza, l eco di qualche novità positiva, capace di risanare l ambiente. Il male, qui L ultima parte della poesia insiste sulla negatività di un contesto familiare, nel quale non si trova nulla di rassicurante. Il testo si fa sempre più oscuro. Il riferimento alla ringhiera (v. 15) sembra rimandare alle tipiche case popolari milanesi, dotate di un ballatoio in comune, al quale si è soliti appoggiarsi. Ma, con un palese rovesciamento, ora è piuttosto la ringhiera ad afferrare, come se fosse una calamita irresistibile. L anafora del qui (vv. 15 e 18) favorisce un drammatico crescendo emotivo, nel quale irrompe il riferimento all esperienza di reclusione in una casa di cura, veicolato dal bisturi folle del v. 21, che trasforma lo spazio domestico in una stanza della tortura, nella quale germina (v. 24) la pazzia.