Il dramma moderno GUIDA ALLA LETTURA Un maestro rinnegato Quando si apre la scena, Galileo è assente: le parole della sua abiura non vengono scandite dalla sua viva voce ma da quella del banditore (rr. 2-7). Dov è lo scienziato? Al posto suo, al centro dell attenzione del pubblico ci sono i discepoli, sconfortati: Federzoni rinfaccia ad Andrea di aver accettato condizioni di lavoro meschine, dal punto di vista economico e professionale. Ne è valsa la pena? «si lavorava per la scienza (rr. 19-20), dice: anzi, riferisce, dato che le parole che leggiamo nel testo sono tra virgolette. una citazione, dunque: di chi? Quasi sicuramente dello stesso Galileo, di colui, cioè, che ha blaterato di ideali ora traditi, rinnegati... Per gli allievi l abiura costituisce una sconfitta dolorosa e amara, una rinuncia a coltivare la conoscenza, che talvolta, come in questa circostanza, richiede coraggio, perfino eroismo da additare come esempio alla comunità degli uomini: quell eroismo che il maestro non è stato capace di offrire. Conoscenza e libertà Quella di Galileo non è la semplice ritrattazione di uno scienziato, che sceglie di rinnegare le proprie idee per evitare le dure persecuzioni della Chiesa. Le teorie di Galileo, infatti, rappresentano uno snodo chiave nel passaggio dalla conoscenza antica basata sul principio di autorità a quella moderna, che comporta l osservazione diretta e l elaborazione razionale dei dati. Il dibattito relativo alla conformazione del cosmo non era una questione specialistica per soli astronomi: al contrario, stabilire quale fosse il centro dell universo aveva fortissime implicazioni culturali. Per la cosmologia del tempo, che adottava le cosiddette teorie tolemaico-aristoteliche, la Terra era al centro del cosmo (geocentrismo), e il Sole vi girava attorno, insieme agli altri pianeti. Oltre a riprodurre l esperienza dell individuo comune (tutti i giorni vediamo il Sole sorgere e tramontare), questo modello era giustificato da alcuni passaggi della Bibbia e connesso a una visione fortemente religiosa del cosmo e dell uomo, immaginato al centro dell universo, collocato da Dio su un pianeta immobile. Si capisce dunque perché le teorie eliocentriche dell astronomo polacco Niccolò Copernico (1473-1543) fatte proprie da Galileo, secondo le quali la Terra non era che uno dei corpi celesti ruotanti attorno al Sole, fossero così temute e avversate. Il ribaltamento di prospettiva minava in profondità le vecchie, rassicuranti certezze: l universo non poteva essere più considerato un meccanismo chiuso, ordinato e perfetto, ma diventava uno spazio misterioso e infinito. Eroi per forza Schiacciato dalla forza dell ideologia e del potere, Galileo capitola. Quando lo scienziato finalmente entra in scena, irriconoscibile, sconfitto nella mente e nel corpo, si colloca ai margini. La scelta di Brecht non è casuale: il suo isolamento permette agli spettatori di non immedesimarsi in lui, ma di ragionare sul significato del suo comportamento. Il suo dramma è sintetizzato dalla battuta che pronuncia alla fine della scena, opposta a quella di Andrea. Se, infatti, l allievo esclama: Sventurata la terra che non ha eroi! (r. 21), Galileo corregge e rovescia il senso delle sue parole: No. Sventurata la terra che ha bisogno di eroi (r. 38). Attenzione, però: l antitesi non contrappone semplicemente l idealismo del giovane entusiasta al disincanto dello scienziato che per paura ha ceduto sconfessando le proprie convinzioni. Galileo non intende tanto assolvere se stesso; piuttosto gli sta a cuore censurare una società rigida e stolta, che preferisce l ignoranza e l obbedienza cieca al cambiamento e alla sete di conoscenza autentica. Il fatto che il mondo abbia bisogno, per essere salvato, di figure eccezionali, è il sintomo della sua intrinseca debolezza e, dunque, della sua sventura. L accesso alla libera conoscenza e al progresso dovrebbe essere un patrimonio comune: non l esclusiva di pochi eroi in lotta, destinati alla solitudine, all infelicità e, infine, alla morte. 487
T2 BERTOLT BRECHT, L’abiura di Galileo (da Vita di Galileo)