I sonetti e le odi Il Neoclassicismo foscoliano si esprime inizialmente nelle odi (poi, in maniera più complessa e problematica, nelle Grazie ). Le 18 strofe di A Luigia Pallavicini caduta da cavallo , composte fra il marzo e l’aprile del 1800, sono un invito alle Grazie affinché aiutino la nobildonna a guarire dai postumi della caduta, servendosi dei balsami cari a Venere. Un’altra guarigione è celebrata nelle 13 strofe di (1802), scritta per Antonietta Fagnani Arese, in cui si svolge il tema della divinizzazione della bellezza femminile a opera della poesia, in forme più armoniose e compiute rispetto alla prima ode. All’amica risanata Il Neoclassicismo delle odi   Video – I sonetti, le odi e le di Ugo Foscolo Grazie Nei 12 sonetti , i chiaroscuri del carattere e del pensiero di Foscolo si esprimono con decisi accenti romantici. Di forma apparentemente tradizionale, tutti anepigrafi (cioè senza titolo, che verrà aggiunto più tardi da editori ottocenteschi) in modo da suggerire l’idea del flusso continuo di un racconto unitario, questi componimenti ingannarono lo sguardo poco attento e superficiale della critica a lui contemporanea, che non ne colse l’originalità, espressa in particolare dai quattro sonetti “maggiori” ( Alla sera ; A Zacinto ; In morte del fratello Giovanni e Alla Musa ), dove emerge con forza la vocazione autobiografica del poeta. La lezione di e di si dimostra qui perfettamente assimilata e dà luogo a una , in cui si riconosce inoltre l’impronta dell’unico autore cinquecentesco degno di essere letto secondo Foscolo: , maestro nell’uso dell’ . Alla struttura fissa del sonetto petrarchesco, basata sulla simmetria e sulla distribuzione equilibrata dei concetti tra quartine e terzine, Foscolo sostituisce un’architettura più mobile e articolata, con variazioni che possono riguardare anche lo schema delle rime. Petrarca Alfieri forma complessa e cesellata Giovanni Della Casa enjambement Il Romanticismo dei sonetti   Testi plus –  A Luigia Pallavicini caduta da cavallo    Testi plus –  Al sole   Analisi del testo interattiva –  A Bonaparte liberatore T6 Alla sera , 1 Sonetti  Sonetto con schema di rime ABAB ABAB CDC DCD. Composto tra il 1802 e il 1803, ma collocato in posizione di apertura nell’edizione definitiva delle   (1803), il sonetto dedicato alla sera è un’espressione compiuta dell’io lirico foscoliano: riflessivo, meditativo, raccolto, perfettamente intonato al gusto dell’immaginario notturno che si andava diffondendo in Europa proprio in quell’epoca, e che costituisce uno dei segnali più forti dell’espansione della nuova sensibilità romantica. Poesie Metro La fine del giorno e la fine della vita  Asset ID: 114 ( )  let-audlet-alla-sera-u-foscolo70.mp3 Audiolettura Forse perché della fatal quïete tu sei l’immago a me sì cara vieni o Sera! E quando ti corteggian liete       le nubi estive e i zeffiri sereni, 4 e quando dal nevoso aere inquïete tenebre e lunghe all’universo meni sempre scendi invocata, e le secrete       vie del mio cor soavemente tieni. 8 Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme che vanno al nulla eterno; e intanto fugge     questo reo tempo, e van con lui le torme 11 delle onde meco egli si strugge; ▶  cure e mentre io guardo la tua pace, dorme     quello spirto guerrier ch’entro mi rugge. 14 TRECCANI ▶ Le parole valgono cura Conformemente al significato latino del termine, cura  (utilizzato soprattutto al plurale) nei testi del passato vale “preoccupazione”, “affanno”, “pensiero molesto”: «essere oppresso da gravi  cure »; « avere l’animo sgombro da  cure » ecc.  Oggi invece vuol dire un’altra cosa: l’interessamento solerte e premuroso per un oggetto, che impegna sia il nostro animo sia la nostra attività. C’è poi un ulteriore significato, quello medico: il complesso dei mezzi terapeutici e delle prescrizioni mediche che hanno il fine di guarire una malattia.  ▶   Indica un sinonimo del sostantivo   cura   in quest’ultima accezione e un vocabolo che significa “ cura   preventiva”.    l’  riecheggia l’esordio di un sonetto ( ) del poeta cinquecentesco Giovanni Della Casa.   la quiete della morte, fatale perché ordinata dal destino. 1 Forse: incipit Forse però che respirar ne lice fatal quïete:    immagine (è una deformazione del latino  ). 2 immago: imago    ti accompagnano le nubi estive e i dolci venti sereni (che sono sereni e insieme portano serenità). Le nuvole e i venti ( ) formano un corteo metaforico della Sera personificata, che scende sulla Terra come una divinità. 3-4 ti corteggian… sereni: zeffiri    l’aria invernale che annuncia la neve. 5 nevoso aere:    la frase è costruita in iperbato, con un   e una struttura latineggiante (il verbo   collocato alla fine). La sequenza ordinaria sarebbe “porti ( ) lunghe e inquiete tenebre all’universo”. Da notare, infine, il parallelismo sottolineato dalla dieresi tra il verso iniziale della prima quartina ( ) e il primo della seconda quartina ( ). 5-6 inquïete… meni: enjambement meni meni quïete inquïete    io, dice il poeta, ti aspetto sempre, ti invoco. La sera è da lui sempre attesa e desiderata, in ogni periodo dell’anno. 7 sempre scendi invocata:    la sera possiede il segreto del cuore del poeta. 7-8 le secrete… tieni:    mi consenti di vagare, con i miei pensieri, sulle tracce di passi che procedono verso l’eternità del nulla. Foscolo rivela qui la sua filosofia materialista, che non vede un aldilà oltre la vita mortale. Evidente è il riferimento al modello letterario e filosofico del poeta latino Lucrezio. 9-10 Vagar mi fai… eterno:    il verbo e il relativo concetto richiamano tre significativi momenti della tradizione lirica: i versi di Virgilio ( , «Ma fugge intanto, fugge irrecuperabile il tempo»,  , III, v. 284), di Orazio ( , «Mentre parliamo, fugge il tempo invidioso»,  , I, 11, vv. 7-8) e di Petrarca («ora mentre ch’io parlo il tempo fugge»,  , 66, v. 3). 10 fugge: Sed fugit interea, fugit inreparabile tempus Georgiche Dum loquimur / fugerit invida aetas Odi Canzoniere    tempo negativo e iniquo: è espressione dantesca ( , V, 64-65: «Elena vedi, per cui tanto reo / tempo si volse»). 11 reo tempo: Inferno    la molteplicità degli affanni e delle preoccupazioni in cui anche il tempo stesso ( ) si consuma ( ) con me ( ).   è un latinismo frequente nella poesia italiana. 11-12 le torme… si strugge: egli si strugge meco Cure    contemplo la tua serenità (la serenità della sera). 13 io guardo la tua pace:    nel momento di trapasso dal giorno alla notte, i tormenti sembrano sospesi e l’animo sempre inquieto e combattivo ( ), che ruggisce dentro di me ( ), pare placarsi ( ). Il sintagma   ricorre in Della Casa e Alfieri. 13-14 dorme… rugge: spirto guerrier ch’entro mi rugge dorme spirto guerrier  >> pagina 90  DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Solo di fronte ai propri interrogativi, l’essere umano contempla il mondo esterno, che può diventare specchio del suo stato d’animo oppure entità separata, opposta e distante. Nel caso del sonetto , è evidente un “accordo segreto” fra il poeta nel suo atteggiamento meditativo e un momento ciclico del tempo (il buio che cala sulla Terra). Io lirico e sfondo spazio-temporale si riflettono vicendevolmente in uno dei rari momenti di pace dell’intera poesia foscoliana: una pace relativa e provvisoria, ma la sola a cui può aspirare lo spirito profondamente inquieto dell’autore. La è infatti la nota caratterizzante del componimento: ai termini del primo verso ( ) fa riscontro, nel penultimo, la parola , secondo una circolarità che salda l’emozione confessata inizialmente ( , v. 2) con la più meditata riflessione finale ( / , vv. 9-10). Alla sera quïete fatal quïete pace a me sì cara vieni Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme che vanno al nulla eterno L’individuo e il tempo   Videolezione – Alla sera     Approfondimenti – Temi nel tempo – Sere, notturni, pleniluni La sera è in tal modo non solo un’immagine della fine (del giorno come della vita) che attende il poeta come ogni mortale, ma anche una promessa di sospensione degli affanni. Se indica simbolicamente la strada verso il nulla eterno , questa sua dimensione non appare funesta. In contrasto con la tradizione (si pensi a Virgilio e a Petrarca, soprattutto), che registra lo scorrere del tempo come dolore, Foscolo accoglie infatti l’arrivo della sera come dolce e rasserenante, trovando in essa e nel mistero delle tenebre arcane rispondenze al proprio senso di spaesamento e solitudine “cosmica”, un silenzio raccolto in cui echeggiano i molti interrogativi insolubili dell’uomo. Il giorno luminoso è quindi reo tempo (v. 11), cioè tormento della ragione; la sera morbida e soffusa è invece il momento della tregua benefica, quando la vita soggettiva dell’io può annullarsi in quella generale della natura. Un’immagine simbolica  >> pagina 91  Proprio da tale immagine si può partire per un’analisi dei diversi motivi presenti nel sonetto, che corrispondono ad altrettanti elementi dell’ispirazione di Foscolo: se la personificazione della sera in veste di dea gentile che scende dal cielo con il suo corteo di venti e nuvole costituisce un evidente richiamo neoclassico, il tono complessivo del sonetto è decisamente preromantico. I poeti notturni inglesi (come Edward Young) e i cantori cimiteriali (come Thomas Gray) si ispiravano spesso ad atmosfere tenebrose e funeree, che qui però trovano un’espressione ingentilita, rasserenata, si direbbe anche rassegnata, se la rassegnazione non fosse un atteggiamento quasi sempre estraneo alla mentalità foscoliana: l’idea materialistica per cui dopo la morte non vi è che il nulla offre un risarcimento spirituale proprio perché promette, insieme alla fine di tutto, la prospettiva della pace. Figure neoclassiche e accenti preromantici Tuttavia, pur nel raccoglimento interiore determinato dalla sera, che induce il poeta a meditare sulla dimensione del tempo e sul parallelo fra il tramonto e la fine dell’esistenza, l’io lirico rivela nell’ultimo verso il riemergere dell’irrequietudine ribelle. L’immagine dello spirto guerrier ch’entro mi rugge (v. 14), placato per un momento dalla prospettiva di un annullamento liberatorio, suggerisce la natura transitoria della pausa, alludendo al titanico conflitto di passioni e alla guerra perenne che agita il cuore dell’autore (si noti l’allusività metaforica dell’espressione torme delle cure , vv. 11-12, dove gli affanni patiti sono schierati alla stregua di soldati armati). Il tramonto e la pausa dalle passioni Le scelte stilistiche La ricerca d’armonia visibile nel sonetto si rispecchia nella sua costruzione, che sembra riflettere lo sforzo, da parte di Foscolo, di dominare la propria emotività in una ordinata struttura formale. Il testo è infatti diviso nettamente in due parti, con due periodi che abbracciano rispettivamente le quartine e le terzine: le prime due strofe sono caratterizzate da un ritmo più disteso, in cui prevalgono l’armonia della contemplazione e il tema della sera come momento di pace raggiungibile; le ultime due seguono un ritmo più serrato e incalzante, adatto a esprimere la tempesta interiore che agita il poeta, come si evince dalla paratassi in polisindeto ( , , vv. 10-11; , v. 13), dall’uso insistito dell’ , che rende palpabile l’incombere del tempo sulle cose umane, e dalla frequenza dei verbi di movimento ( ; ; ; ). e intanto fugge e van con lui e mentre io enjambement Vagar vanno fugge van Il ritmo del componimento Il riaffiorare delle tensioni dell’anima si riverbera infine nelle controllate dissonanze finali, quando si accumulano suoni aspri, con la presenza di numerose vocali “scure” e di consonanti ( orme ; torme ; dorme ; nulla eterno ecc.): in particolare, nell’ultima terzina, la frequenza allitterante della consonante liquida r ( st r ugge ; spi r to gue rr ie r ; r ugge ) sembra rimandare ai furiosi tormenti che agitano il cuore dell’autore. La spia linguistica di un animo inquieto Carl Emil Lund,  , XX secolo. Kaunas, Museo d’Arte Statale M.K. Ciurlionis. Tramonto  >> pagina 92  VERSO LE COMPETENZE Comprendere Fai la parafrasi del sonetto. 1  Quali sono le personificazioni di elementi naturali presenti nel sonetto? 2  I “personaggi” che vengono evocati nel testo sono essenzialmente tre: sei in grado di indicarli? 3  Analizzare Rintraccia nel testo i termini appartenenti a un registro aulico. 4  Individua gli presenti nel testo: quali termini mettono in evidenza? 5  enjambement Rintraccia le allitterazioni presenti nel sonetto: trovi che ci sia una differenza tra quelle delle quartine e quelle delle terzine? 6  Le differenze tra la prima e la seconda parte del sonetto si notano anche a livello lessicale. Quali campi semantici caratterizzano le quartine e le terzine? 7  Interpretare Perché la Sera è indicata con la maiuscola? 8  Il sonetto si apre, in modo piuttosto inusuale, con l’avverbio : a tuo avviso quale effetto vuole ottenere il poeta? 9  Forse Dibattito in classe Sei d’accordo sul fatto che nel testo il concetto di tempo ( , v. 11) sia generale e astratto, e insieme concreto e contemporaneo? Discutine in classe. 10  reo tempo T7 A Zacinto , 9 Sonetti In questo sonetto, scritto alla fine del 1802 e dedicato all’isola Zante (Zacinto), Foscolo presenta alcune delle sue tematiche più frequenti: l’esilio, la sepoltura non bagnata dalle lacrime dei cari, la funzione eternatrice della poesia. Aleggia sui versi l’atmosfera suggestiva del mito, nella quale il poeta e l’esule per eccellenza, Ulisse, si rispecchiano in una analoga malinconia. All’eroe omerico è stato però concesso il ritorno in patria, che invece a Foscolo è negato.  Sonetto con schema di rime ABAB ABAB CDE CED. Metro La patria e il figlio lontano  Asset ID: 115 ( )  let-altvoc-a-zacinto-poesie30.mp3 Audiolettura Né più mai toccherò le sacre sponde ove il mio corpo fanciulletto giacque, Zacinto mia, che te specchi nell’onde       del greco mar da cui vergine nacque 4 Venere, e fea quelle isole feconde col suo primo sorriso, onde non tacque le tue limpide nubi e le tue fronde       l’inclito verso di colui che l’acque 8 cantò , ed il diverso esiglio ▶  fatali per cui bello di fama e di sventura     baciò la sua petrosa Itaca Ulisse. 11 Tu non altro che il canto avrai del figlio, o materna mia terra; a noi prescrisse     il fato illacrimata sepoltura. 14 TRECCANI ▶ Le parole valgono fatale Essendo il  fato  il destino, ciò che è  fatale  è “voluto dal  fato ”, quindi “inevitabile, ineluttabile” oppure “predestinato dal  fato , a cui il  fato  ha riservato un grande avvenire”: «un avvenimento  fatale »; «i colli  fatali  di Roma».  Fatale  può essere però anche ciò che è decisivo e risolutivo, nel bene come nel male: «l’incontro  fatale  che decise del suo avvenire». E poiché purtroppo tutti gli esseri umani hanno un destino comune,  fatale  vuol dire anche “mortale”, “funesto”, “disastroso”: «il momento, l’ora, il dì  fatale » sono quelli della morte; «un colpo o una caduta  fatale »  è causa di morte, o comunque tale da produrre conseguenze gravi. Ma per non deprimerci troppo, concludiamo con un ulteriore significato di questo aggettivo: detto di persona, che è strumento del  fato , per cui il  fato  si compie.  ▶   Con riferimento a quest’ultima accezione, chi è – detto anche in tono scherzoso – «un uomo» o «una donna   fatale »?    il primo enunciato del sonetto sembra proseguire un discorso già iniziato e una lunga meditazione ancora non giunta al termine.   potrò tornare alle rive di Zante, che sorge sul mar Ionio, giudicato sacro perché, come detto dopo (vv. 4-5), vi nacque Venere. 1 Né più mai: toccherò le sacre sponde:    il verbo richiama l’idea di un neonato sdraiato in una culla e allude dunque alla prima infanzia del poeta. 2 giacque:    che ti rispecchi nelle onde del mare. 3 che te specchi nell’onde:    faceva, rendeva.   fertili e felici. 5 fea: feconde:    per cui non poteva fare a meno di cantare (nel senso di “descrivere nei suoi versi”). 6 onde non tacque:    gli illustri, famosi versi. 8 l’inclito verso:    colui (Omero) che celebrò le acque marine su cui il destino (il fato) costrinse Ulisse a navigare. 8-9 colui che l’acque cantò fatali:    le svariate peregrinazioni dell’eroe omerico.   ha un doppio significato: “molteplice” ma anche “differente” dall’esilio toccato in sorte a Foscolo.   è una forma antiquata di “esilio”. 9 diverso esiglio: Diverso Esiglio    attraverso il quale.   reso affascinante dalla sua triste sorte e dalla fama delle sue peripezie. Così, in uno degli episodi centrali dell’ , era apparso Ulisse a Nausicaa, figlia del re dei Feaci, che aveva sentito le storie raccontate dallo straniero misterioso approdato dal mare. 10 per cui: bello di fama e di sventura: Odissea    rocciosa, arida. 11 petrosa:    i versi, in genere, e in particolare questo sonetto foscoliano. 12 il canto:    il destino ci condannò ad avere una sepoltura priva delle lacrime dei familiari, perché in terra straniera. 13-14 a noi… sepoltura:  >> pagina 93  DENTRO IL TESTO I contenuti tematici L’ispirazione del sonetto è chiaramente autobiografica: la terra natale ( , v. 3; , v. 2; , v. 13), l’esilio, la morte in un paese straniero, la sepoltura senza conforto costituiscono motivi centrali della poetica foscoliana. Tuttavia la condizione soggettiva non viene esibita direttamente, ma filtrata attraverso le immagini del mito e l’evocazione dei luoghi della classicità, che il poeta connette alla propria vicenda esistenziale in un gioco virtuosistico di rimandi e allusioni. Secondo una precisa cifra espressiva e una sua tipica, intima sensibilità, Foscolo intreccia passato e presente, mitologia ed esperienza personale, identificandosi profondamente nei valori e nelle suggestioni della civiltà greca. In tal modo, la sua origine greca riconduce alla nascita di Venere, emersa dalle acque (v. 4); quindi, in un progressivo allargamento di pensiero, l’accenno alla dea comporta il passaggio successivo all’ di Omero e di conseguenza al suo eroe immortale, Ulisse, del quale il poeta condivide la condizione errabonda di esule. Zacinto mia ove il mio corpo fanciulletto giacque materna mia terra del greco mar epos Sfera del mito e sfera privata Però, a differenza dell’eroe omerico, al quale fu concesso di approdare nuovamente a Itaca, l’isola da cui era partito, Foscolo sente profeticamente che a lui il ritorno sarà per sempre negato: Né più mai toccherò le sacre sponde (v. 1). Mentre Ulisse simboleggia l’eroe classico, che trionfa dopo aver combattuto le avversità della sorte, il poeta incarna la malinconica negatività del personaggio romantico, destinato alla sconfitta storica. Quello di Foscolo rimarrà infatti un viaggio senza fine, emblema di una condizione perenne di smarrimento e sradicamento, che è conseguenza di uno spirito inquieto (la percezione dell’impossibilità di recuperare il luogo mitico della fanciullezza innocente, qui descritto con immagini idilliche e cariche di nostalgia: sacre sponde , v. 1; isole feconde , v. 5; le tue limpide nubi e le tue fronde , v. 7), a cui non sono estranee motivazioni politiche (la delusione napoleonica è già consumata). Foscolo e Ulisse Le scelte stilistiche La rievocazione di Venere costituisce la base di un’architettura complessa, che si struttura per addizione progressiva di passaggi, tutti tenuti insieme da una concatenazione sintattica che supera la struttura delle strofe e che, senza soluzione di continuità, congiunge in un solo ampio periodo, scandito dagli , le due quartine e la prima terzina. Il poeta parte dalla vicenda personale e familiare per arrivare al ritorno in patria di Ulisse: un ricongiungimento, questo, che viene sottolineato dalla collocazione delle parole più significative, e (vale a dire la patria e l’eroe), nella posizione privilegiata della fine del verso ( , v. 11). enjambement Itaca Ulisse baciò la sua petrosa Itaca Ulisse La concatenazione sintattica  >> pagina 94  Foscolo, che, come detto, non può condividere il destino fortunato dell’eroe, si rispecchia tuttavia nel poeta che lo ha immortalato: il parallelismo tra Omero che cantò le imprese di Ulisse (v. 9) e lui stesso che offre alla propria terra il dono del canto (v. 12) evidenzia un fato personale tragico perché su di esso grava la condanna dell’ illacrimata sepoltura (v. 14), ma al tempo stesso glorioso dal momento che sarà reso immortale dall’arte. Il distacco dalla patria è una terribile lacerazione imposta all’uomo moderno, a cui non resta che la poesia per consolare una perdita irrimediabile. Si afferma così un altro dei temi portanti dell’arte foscoliana: la fede nella poesia come forza capace di superare la finitezza del tempo umano e di rendere eterne le gesta degli eroi e la bellezza dei luoghi. Il riscatto dalla morte e dalle sventure esistenziali è così possibile grazie ai miti dell’Ellade, non riproposti in chiave ornamentale (come accadeva nella produzione di gran parte dei letterati neoclassici), ma rivissuti come emblemi di una suprema bellezza conservata da un’arte superiore, capace di rendere limpido e armonioso tutto ciò che su questa Terra è invece fugace e doloroso. L’identificazione con Omero Un’ultima considerazione va fatta in merito alla studiata trama dei tempi verbali, che fissa l’ordine cronologico della Storia, divisa tra il passato della dimensione mitica e atemporale di un’infanzia universale e il futuro personale evocato profeticamente. All’eterno presente che cristallizza la descrizione dell’isola ( Zacinto mia, che te specchi nell’onde , v. 3) si contrappongono i passati remoti con cui il poeta parla di sé ( a noi prescrisse il fato , vv. 13-14), di Venere, di Omero e di Ulisse. Il tempo futuro riguarda invece unicamente il destino dell’io lirico e ricorre in due occasioni: entrambe sono di segno negativo e vengono significativamente poste in apertura ( Né più mai toccherò , v. 1) e in chiusura ( Tu non altro che il canto avrai , v. 12), a rimarcare una sorta di circolarità nella struttura del componimento, dalla nascita del poeta fino alla sua morte, che lo vedrà restituito finalmente alla terra ma senza la consolazione delle lacrime dei cari. I tempi verbali e la struttura circolare VERSO LE COMPETENZE Comprendere Svolgi la parafrasi del sonetto, prestando attenzione a ricostruire i periodi secondo l’ordine consueto, alterato dall’ampio uso che Foscolo fa dell’iperbato. 1  Analizzare I motivi dell’esilio e dell’arte poetica si intrecciano nel sonetto: individuali, trascrivendoli nella tabella. 2  Esilio Arte poetica                 Individua gli presenti nel testo. 3  enjambement Individua le due apostrofi a Zacinto e spiega i concetti che vi vengono espressi. 4  Si alternano, nel sonetto, immagini legate alle sfere dell’acqua e della terra: elencale nelle due colonne. 5  Acqua Terra                     (vv. 4-5); […] (vv. 6-8); (vv. 8-9); (v. 11). Quale figura retorica si trova in questi versi? 6 Vergine nacque / Venere non tacque l’inclito verso l’acque / cantò fatali baciò la sua petrosa Itaca Ulisse  Anafora. a  Anacoluto. b  Iperbato. c  Anastrofe. d  >> pagina 95  Interpretare Che valore assume la forte negazione presente nell’ ? 7  incipit Rispetto alla negazione iniziale, quella finale del v. 12 svolge una funzione simile o differente? perché? 8  scrivere per... argomentare Il fato non consente a Foscolo di tornare in patria. Il suo può essere interpretato come il lamento di un migrante costretto a lasciare la propria terra. Ragiona sull’attualità di questa tragica condizione in un testo argomentativo di circa 30 righe. 9  confrontare A quasi due secoli di distanza si ricorderà del sonetto foscoliano il poeta Umberto Saba (1883-1957) nel comporre : quali analogie e differenze cogli tra le due liriche? 10  Ulisse Nella mia giovinezza ho navigato lungo le coste dalmate. Isolotti a fior d’onda emergevano, ove raro un uccello sostava intento a prede, coperti d’alghe, scivolosi, al sole belli come smeraldi. Quando l’alta marea e la notte li annullava, vele sottovento sbandavano più al largo, per fuggirne l’insidia. Oggi il mio regno è quella terra di nessuno. Il porto accende ad altri i suoi lumi; me al largo sospinge ancora il non domato spirito, e della vita il doloroso amore. T8 In morte del fratello Giovanni , 10 Sonetti  Sonetto con schema di rime ABAB ABAB CDC DCD. L’8 dicembre 1801 il ventenne Giovanni Dionigi Foscolo, tenente dell’esercito cisalpino, si suicida, forse per un debito di gioco. Nel 1803 il poeta, prendendo a modello i versi di Catullo, trae spunto dall’evocazione della sua tomba per esprimere motivi insieme soggettivi e universali (l’esilio, la caduta delle speranze, gli affetti familiari, la sventura). Metro Il lutto e l’esilio Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo di gente in gente, me vedrai seduto su la tua pietra, o fratel mio, gemendo       il fior de’ tuoi gentili anni caduto. 4 La Madre or sol suo dì tardo traendo parla di me col tuo cenere muto, ma io deluse a voi le palme tendo       e sol da lunge i miei tetti saluto. 8 Sento gli avversi numi, e le secrete cure che al viver tuo furon tempesta,     e prego anch’io nel tuo porto quïete. 11 Questo di tanta speme oggi mi resta! Straniere genti, almen le ossa rendete     allora al petto della madre mesta. 14    le mani del poeta sono vuote,   per la sofferenza dell’esilio e la speranza frustrata di un ritorno impossibile. Nel sostantivo   agisce un’eco virgiliana ( , “tendendo invano a te le mani, ahimè non più tua”,  , IV, v. 498). 7 deluse… palme: deluse palme invalidas tibi tendens, hau non tua, palmas Georgiche    unicamente da lontano ( ) il poeta può salutare la sua patria ( ). 8 sol… saluto: da lunge i miei tetti    il destino avverso. 9 avversi numi:    i tormenti personali e inconfessati. 9-10 secrete cure:    che resero tempestosa e turbinosa la tua esistenza, fino a suggerirti il gesto estremo. 10 che al viver tuo furon tempesta:    aspiro anch’io alla quiete della morte. La metafora del   per indicare la morte è un motivo frequente nella letteratura italiana. 11 e prego… quïete: porto    di tutte le speranze, che si sono rivelate vane, mi resta solo quella di trovare pace nella morte. Si coglie ancora una reminiscenza petrarchesca («Questo m’avanza di cotanta spene»,  , v. 32), ripresa poi anche da Leopardi nelle   («la morte è quello / che di cotanta speme oggi m’avanza», v. 92). 12 Questo… mi resta!: Che debb’io far? che mi consigli, Amore? Ricordanze    popoli stranieri.   restituite almeno la mia salma. 13 Straniere genti: almen le ossa rendete:    dopo la mia morte, all’abbraccio della madre addolorata. 14 allora al petto della madre mesta:  >> pagina 96  DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Il poeta fa riferimento alla grande tradizione dei componimenti funebri, e in particolare a un esempio classico, il carme 101 del di Catullo, ma, mentre in esso l’autore latino esprime almeno la consolazione di poter fare visita alla tomba del fratello, Foscolo non ha tale possibilità, poiché l’esilio glielo nega. liber Più in generale, qui Foscolo adatta il modello alla propria situazione emotiva: nella trama dei versi catulliani irrompono infatti i temi del destino nemico ( , v. 9), dell’assedio perenne delle preoccupazioni ( , vv. 9-10) e dell’attesa spasmodica della pace ( , v. 11), nel confronto sconsolato tra le speranze tramontate e il presente, ormai privo di illusioni, confortato soltanto dalla prospettiva futura della morte ( , v. 12). gli avversi numi le secrete / cure quïete Questo di tanta speme oggi mi resta! La rielaborazione del modello classico Il senso ultimo del sonetto sta proprio in questo desiderio di riposo eterno, che il suicidio del fratello ha suscitato nell’autore. Come nel componimento Alla sera , la morte è promessa di pace dopo un’esistenza dolorosa. Il poeta tuttavia non spera in un ricongiungimento di anime in un aldilà di tipo cristiano: le sue convinzioni materialistiche glielo impediscono. Può aspirare soltanto a che la propria salma stia accanto ai suoi cari (sia chi non c’è più sia chi è ancora sulla Terra), in modo da garantire il dialogo pietoso che unisce i vivi e i morti, grazie a quella «corrispondenza d’amorosi sensi» auspicata nei Sepolcri . La preghiera di un gesto di pietà, che permetta alle sue spoglie di essere riconsegnate dopo la morte al petto materno, esprime così il desiderio estremo del poeta di tornare in patria e poter contare su una forma di sopravvivenza ideale, grazie al compianto affettuoso della madre: in quanto confortata dal suo pianto, la tomba costituisce per lui un luogo di vita, dove è possibile ricomporre quel legame familiare che l’esistenza e la Storia hanno tragicamente reciso. La morte e la tomba Le scelte stilistiche Comuni ai due fratelli sono dunque l’esperienza del dolore ( , vv. 9-10) e la speranza di morte, in una costante identificazione emotiva e biografica che alcuni parallelismi interni fissano sul piano stilistico: i due esempi di sineddoche (v. 6) e (v. 13), che si riferiscono rispettivamente a Giovanni e al poeta nella loro relazione con la figura materna; il chiasmo ( , vv. 10-11), che sottolinea l’identificazione tra le condizioni dei due fratelli; l’antitesi tra le sofferenze della vita e la quiete della morte espressa dalle contrapposizioni (vv. 10-11) e (vv. 10-11) e condivisa da entrambi ( , v. 11). Del resto, tutto il componimento vede una transizione continua dal piano soggettivo dell’io poetico a quello del fratello, come si coglie dall’alternarsi degli aggettivi possessivi di prima e seconda persona: , , , , , , . le secrete cure cenere muto ossa viver tuo … tuo porto cure-quïete viver-porto anch’io tua pietra fratel mio tuoi gentili anni tuo cenere muto miei tetti viver tuo tuo porto Due fratelli, un destino >> pagina 97  Appartiene invece solo al poeta la condizione della fuga continua – come si evince dalla frequenza dei verbi di movimento ( andrò , v. 1; fuggendo , v. 1; tendo , v. 7) e dal campo semantico legato all’esilio ( di gente in gente , v. 2; Straniere genti , v. 13) – e dell’insuperabile solitudine, sottolineata dal v. 8 ( e sol da lunge i miei tetti ): mentre la madre e il fratello hanno ricomposto il nucleo degli affetti grazie alla vicinanza e alla possibilità di coltivare l’illusione sentimentale del colloquio, il poeta è lontano, distante dal petto della madre (v. 14) e dalla terra di origine ( i miei tetti , v. 8). Il dramma della lontananza Philippe Laurent Roland, , 1812. Parigi, Museo del Louvre. Omero VERSO LE COMPETENZE comprendere Fai la parafrasi del sonetto. 1  2 Da quale tragico evento autobiografico prende spunto la poesia? 3 Quali passi del testo rimandano al tema dell’esilio? 4 Che significato ha l’apostrofe finale? Analizzare 5 Spiega la metafora presente al v. 4. La morte non viene mai nominata direttamente, ma sempre evocata attraverso immagini e metafore. Rintracciale nel testo e spiegane il significato. 6  7 Come è rappresentata la madre del poeta? Interpretare 8 Quale significato viene attribuito al colloquio tra la madre e il figlio defunto? 9 Come si autorappresenta, in questo sonetto, Foscolo? 10 Quali similitudini e differenze il poeta istituisce tra sé e il fratello? scrivere per... confrontare Confronta la lirica foscoliana con il carme 101 di Catullo (di cui riportiamo la traduzione di Luca Canali), evidenziando analogie e differenze tra i due componimenti in un testo espositivo di circa 20 righe. 11  Venuto fra tante distese di genti e di acque, giungo, o fratello, alle tue spoglie sventurate per rendere l’omaggio supremo dovuto alla morte e dire vane parole al tuo cenere muto, poiché la fortuna mi tolse la tua umana presenza, povero fratello a me ingiustamente rapito. Ma l’offerta, secondo l’antico costume dei padri, come l’ultimo triste saluto rivolto alla tomba, accoglila aspersa di molto pianto fraterno, e ancora, o fratello, salute in eterno e addio.