Giosuè Carducci LA VITA La giovinezza di uno scapestrato Giosuè Carducci nasce a , in Versilia, nel 1835, e vive un’adolescenza spensierata tra    , nella Maremma toscana, dove il padre Michele, un liberale dai trascorsi carbonari, è medico condotto. Quando quest’ultimo perde il lavoro a causa delle sue idee politiche, Giosuè si trasferisce con la famiglia a Firenze, dove studia alle scuole dei Padri Scolopi, quindi a Pisa, dove nel 1856 si laurea in Filosofia e Filologia alla Scuola Normale. Valdicastello ▶ Castagneto e Bolgheri Il giovane Carducci si è intanto fatto largo nell’ambiente universitario: i compagni lo amano per le sue intemperanze, ispirate dalla letteratura (« », scrive a un amico nel 1853, esibendo pose da Jacopo Ortis) e alimentate da lunghe bevute cameratesche. Al tempo stesso, partecipa con fervore alle polemiche che dividono il panorama letterario tra manzoniani e antimanzoniani. Con alcuni di questi ultimi fonda il sodalizio degli , impegnato, in nome del classicismo, a difendere la tradizione italiana dalle mode straniere e dagli influssi, giudicati negativi, di un Romanticismo di maniera, intriso di lacrime e facili sentimenti. Il mio core, il mio povero core rugge e piange: perché questa mestizia, perché questa rabbia che mi accompagna inesorata? Amici pedanti   Video – Giosuè Carducci – Temi e pensieri CASTAGNETO E BOLGHERI Dici Carducci e pensi ai cipressi immortalati nei nostalgici versi di  Davanti San Guido . Il viale, che oggi si trova all’interno del comune di Castagneto Carducci (nell’attuale provincia di Livorno), è una strada alberata lunga 5 chilometri che arriva fino al centro storico di Bolgheri. Un rettilineo bellissimo, fiancheggiato da due file di cipressi, fatti piantare dal conte Guido Alberto della Gherardesca nel 1831: quattro anni prima della nascita del poeta che li avrebbe resi celebri. Una veduta del viale dei Cipressi, Castagneto Carducci. IL CARATTERE UN’INDOLE VIBRANTE E MALINCONICA Per molti anni, in coerenza con la sua immagine pubblica di poeta violentemente polemico, l’indole di Carducci è stata dipinta come riottosa, facile all’ira e al rancore, fissata nel mito dell’intellettuale sdegnoso e crucciato. L’immagine del poeta ribelle Lo stereotipo viene alimentato dal poeta stesso, sempre incline a fornire di sé il classico autoritratto dell’eroe ribelle in lotta con il proprio tempo: «Tutto il mondo è congiurato contro la mia libertà», scrive in una lettera del 1860 a una poetessa inglese, «e anzi tutto gli amici miei: ed io, schiavo sempre di tutto e di tutti, vo sempre gridando libertà, libertà, e la veggo e la cerco, e non la trovo mai. Odiavo gl’impieghi, e sono impiegato regio: non ero atto a governar famiglie, ed eccomi a ventitré [anni] una famiglia da guidare: vorrei vivere solo il più del giorno, ed ecco tutte le mattine vengono fino dal Cataio [ironicamente, dalla Cina] tutte sorte di persone a cavarmi fuora e menarmi a zonzo: amo le selve e i boschi e i monti, dove vivrei volentieri a modo di fiera; e convienemi vivere su le lastre e fra le mura stupide di queste prigioni che chiamano città». L’incapacità di fingere In realtà, proprio come la sua arte, sempre in bilico tra scatto impetuoso e nostalgia lirica, la sua umanità è molto più complessa. Non mancano in lui le espressioni di risentimento, di istintiva immediatezza, di vitalismo aggressivo, che cogliamo nel tono delle sue lettere e nel suo magistero letterario. Questi aspetti, tuttavia, fanno parte di una personalità incapace di fingere, portata a vivere con schietta sincerità ogni passione: siano ardori intellettuali, ideologici o politici, siano sentimenti privati, amicizie, relazioni amorose. La malinconia L’uomo combattivo lascia spesso spazio a quello malinconico, il professore battagliero e il dispensatore di folgoranti sentenze (letterarie e non solo) si chiude a riccio in una dolente solitudine, lontano dal contatto con gli uomini, pronto a ripiegarsi su sé stesso, a parlare con i suoi morti, a rievocare le memorie del passato con struggente nostalgia della giovinezza perduta.  >> pagina 47 Il poeta professore e la passione politica Nel 1856 Carducci trova lavoro come nel ginnasio di San Miniato (cittadina tra Firenze e Pisa), ma l’esperienza è dura: come scrive all’amico Felice Tribolati (4 dicembre 1856), il paese è piccolo e senza opportunità, la sua residenza è «un sepolcro», «una prigione», la società gli appare come un insieme di leggi e divieti, fatti apposta per attentare alla sua libertà. Scrive che le uniche consolazioni sono mangiare, bere “ponci” (una bevanda alcolica livornese) e fumare. Tuttavia la sua vita non è solo    : nel 1857 pubblica infatti il primo libro di versi, , e inizia a collaborare con l’editore fiorentino Barbèra curando edizioni critiche di classici italiani (Poliziano, Tassoni, Alfieri). I primi successi letterari di Carducci sono però funestati da una serie di eventi dolorosi: il più grave è il  , nel 1857, provocato – sembra – da un alterco con il padre, che morirà a sua volta l’anno successivo. insegnante ▶ sregolatezza e goliardia Rime suicidio del fratello Dante La fama di rivoluzionario che il poeta si è fatto durante il primo periodo di insegnamento porta alla sua sospensione per «condotta immorale e irreligiosa» ma, caduto il governo granducale che regge la Toscana, egli viene riammesso alla docenza presso il liceo Forteguerri di Pistoia, dove insegna prima latino e greco, poi italiano. Dopo essersi sposato nel 1859 con Elvira Menicucci, da cui avrà cinque figli, nel 1860 è nominato , cattedra che terrà fino al 1904. Non si tratta di un’esperienza facile: il professore, appena venticinquenne, è oggetto di invidie, trova un’accoglienza freddissima, ma il suo temperamento energico e il crescente prestigio della sua opera lo impongono alla stima di allievi e colleghi. L’investitura, all’inizio criticata, è stata favorita dall’attività poetica dei mesi precedenti, nell’ambito della quale Carducci aveva celebrato gli eventi della Seconda guerra d’indipendenza, acquistando una certa notorietà di poeta civile e politico. docente di Letteratura italiana all’Università di Bologna Lo spirito ribelle del poeta comunque non si acquieta: egli frequenta i , professa e per questo è sottoposto dal ministero dell’Istruzione a frequenti provvedimenti disciplinari, come la sospensione dallo stipendio. Nel marzo 1868 viene interdetto per due mesi e mezzo dall’insegnamento per aver celebrato il ventennale della Repubblica romana, l’esperimento di governo democratico messo in atto da Mazzini nel 1849: tale celebrazione è recepita come un atto di sfida nei confronti del governo italiano, accusato di non rivendicare Roma con sufficiente convinzione. mazziniani romagnoli sentimenti repubblicani Ai dispiaceri politici si aggiungono, inoltre, nuovamente i : nel 1870 muoio­no la madre e il figlioletto Dante, di soli tre anni, a cui dedica nell’anno successivo il sonetto e l’ode (  T4, p. 72). La in cui il poeta sprofonda, e di cui sono traccia le poesie scritte in questo periodo, è mitigata dall’ , moglie del garibaldino Domenico Piva e ispiratrice di molte poesie sotto il nome oraziano di Lidia. dolori privati Funere mersit acerbo Pianto antico ▶ crisi depressiva incontro con Carolina Cristofori SREGOLATEZZA E GOLIARDIA Fiasco in mano, aspetto rubizzo, figura imponente e il rotolo di  A Satana , il componimento che aveva indignato i suoi nemici giurati, clericali e benpensanti in testa, poco disposti a tollerare la militanza rivoluzionaria e anticristiana del poeta. Non è che una delle infinite facce del mito di Carducci, il soggetto letterario più caricaturato dell’iconografia italiana del secondo Ottocento. Rata Langa (Gabriele Galantara), , 1896. Il poeta educatore   : ▶ 1857 Rime   : ▶ 1860 Juvenilia   : ▶ 1871 Levia gravia  >> pagina 48 La maturità e la vecchiaia Con il passare degli anni, Carducci matura un progressivo cambiamento di giudizio sul ruolo storico della monarchia. Senza abbandonare la concezione laica della politica, comincia a ritenere chiusa la stagione della ribellione e dell’utopia garibaldina. Nel 1878 un – che fa molto discutere – , dalla cui figura è affascinato, sigilla, tra reciproci attestati di stima, la “conversione” a un atteggiamento politico più moderato, reso esplicito con la stesura dell’ode . incontro con la regina Margherita Alla Regina d’Italia La notizia rimbalza su tutti i giornali del paese, suscitando ma, a poco a poco, il clamore si attenua, anche se i settori democratici dell’opinione pubblica italiana non perdono occasione per trattare Carducci come un traditore. Il poeta, d’altra parte, sente l’incombere della vecchiaia, ravvivata solo dai riconoscimenti pubblici (nel 1890 il presidente del Consiglio, Francesco Crispi, lo nomina ) e da qualche passione tardiva, come quella per la giovane poetessa Annie Vivanti. scandalo e polemiche senatore del Regno Colpito nel 1899 da una paralisi che gli impedisce l’uso del braccio destro, Carducci si congeda nel 1904 dall’insegnamento: sulla cattedra bolognese di Letteratura italiana gli subentra, l’anno successivo, uno dei suoi allievi, . Giovanni Pascoli Nel gli viene conferito il    , tenuto conto – così recita la motivazione ufficiale – sia dell’«erudizione feconda» dello studioso, sia della sua attività poetica, «come un omaggio all’energia plastica, a la freschezza di stile ed all’impeto lirico che si trovano ne’ suoi capolavori». Due mesi dopo, nel febbraio , Carducci si spegne a . Proclamato il lutto nazionale, viene sepolto nel cimitero della Certosa con un solenne funerale civile. 1906 ▶ premio Nobel per la Letteratura 1907 Bologna IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA Dopo due candidature andate a vuoto, nel 1906 fu la volta buona. Nello stesso anno in cui l’Accademia svedese onorò un altro grande italiano (Camillo Golgi per la medicina), Carducci venne insignito dell’ambìto premio Nobel per la Letteratura. Il poeta, che a causa delle sue condizioni di salute non poté recarsi a Stoccolma, ricevette nella sua casa bolognese il telegramma del re di Svezia e l’attestato. L’Italia dovrà aspettare vent’anni per assistere alla premiazione di un altro suo letterato. Meglio, di una letterata: Grazia Deledda. Carducci mentre ascolta il discorso di consegna del Nobel. Prima edizione delle ▶ 1878: Odi barbare ▶ 1879: Giambi ed episodi ▶ 1887: Rime nuove Seconda edizione delle ▶ 1893: Odi barbare ▶ 1898: Rime e ritmi  >> pagina 49 I luoghi di Carducci 1. Valdicastello Vi nasce nel . 1835 2. Castagneto e Bolgheri Questi sono i luoghi dove trascorre un’adolescenza spensierata. 3. Pisa Qui si laurea in Filosofia e Filologia alla Scuola Normale nel . 1856 4. San Miniato Qui trova lavoro come insegnate di ginnasio nel . 1856 5. Bologna Ottiene la cattedra di Letteratura italiana presso l’università, che ricopre dal al . Nella sua residenza riceve il Nobel per la Letteratura nel . Qui muore nel . 1860 1904 1906 1907