T7 Galline Myricae In questo madrigale viene descritto un autunno sereno, diversamente da quanto accade in altre poesie di Pascoli che mostrano l’aspetto triste e malinconico di questa stagione. Il poeta esprime qui la gaia animazione della vita di campagna con un’efficacissima vivacità di immagini. Metro  Madrigale, formato da 2 terzine e 1 quartina di endecasillabi con schema di rime ABA CBC DEDE. Un autunno gioioso Al cader delle foglie, alla massaia non piange il vecchio cor, come a noi grami: ché d’arguti galletti ha piena l’aia; e spessi nella pace del mattino       delle utili galline ode i richiami: 5 zeppo, il granaio; il vin canta nel tino. Cantano a sera intorno a lei stornelli le fiorenti ragazze occhi pensosi, mentre il granturco sfogliano, e i monelli     ruzzano nei cartocci strepitosi. 10 è la moglie del massaro (il conduttore di un podere, che presiede ai lavori agricoli e cura il bestiame). 1 massaia: noi miseri (è detto in tono scherzoso). 2 noi grami: dalla voce argentina (latinismo). 3 arguti: frequenti (aggettivo usato avverbialmente). 4 spessi: canti popolari solitamente brevi e basati sull’improvvisazione. 7 stornelli: tolgono le foglie alle pannocchie di mais. 9 il granturco sfogliano: ruzzolano, giocano. sono le foglie secche del granturco che, smosse, fanno “strepito”, cioè rumore ( ). Ma possono essere anche i , a cui trasversalmente l’aggettivo sembra rimandare. 10 ruzzano: cartocci strepitosi: strepitosi strepitosi monelli DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Il tono della lirica è disteso, a fronte della stagione autunnale che genera di solito inquietudini e tristezze ( , v. 1): la spannocchiatura è un’occasione di festa, l’aia è piena di galletti e galline, il granaio è colmo, il mosto fermenta, le ragazze cantano stornelli e i bambini giocano, rincorrendosi e saltando sulle foglie secche. Un velo di malinconia affiora però al v. 8: le ragazze sono sì , ma nel loro sguardo si coglie una certa pensosità ( è un costrutto classicheggiante di richiamo omerico, un accusativo alla greca). È come se questo particolare increspasse la candida superficie del componimento e l’apparente serenità della scena, rendendola meno prevedibile e introducendo un elemento vago e misterioso. Quale pensiero minaccia la tranquillità delle ragazze? Che cosa le preoccupa? Non ci è dato saperlo, possiamo solo immaginarlo: forse l’amore? Oppure, più in generale, il futuro? Al cader delle foglie fiorenti ragazze occhi pensosi Serenità e pensosità Le scelte stilistiche La struttura della lirica appare sapientemente calibrata. Mentre le due terzine descrivono gli elementi della natura, la quartina focalizza l’attenzione sulla presenza umana, in particolare sulle ragazze che sfogliano le pannocchie. A loro cede il ruolo di protagoniste la massaia, che campeggiava nella prima quartina e che pure rimane presente al centro del cerchio formato dalle ragazze. La continuità fra le terzine e la quartina viene assicurata dalla ripresa, attraverso un poliptoto e un chiasmo, dello stesso verbo, “cantare”: (v. 6); / (vv. 7-8). il vin canta nel tino Cantano a sera intorno a lei stornelli le fiorenti ragazze Una struttura ben calibrata  >> pagina 462 VERSO LE COMPETENZE Comprendere 1 La massaia (v. 1) è giovane o anziana? Da che cosa lo deduci? 2 Perché le galline sono dette utili (v. 5)? Analizzare Individua i vocaboli utilizzati con intento fonosimbolico.   3 Gli aggettivi usati dal poeta si adattano al contesto rustico o appartengono a un registro più elevato? Motiva la risposta.   4 Interpretare Al v. 2 il poeta parla di sé come parte di una non meglio specificata schiera di . In che cosa potrebbe consistere la tristezza o l’infelicità a cui allude? 5 grami scrivere per... confrontare Conduci un puntuale confronto tra questa poesia e di Leopardi, individuando analogie e differenze, in un testo espositivo di circa 20 righe. 6 Il sabato del villaggio T8 Lavandare Myricae Il titolo del componimento lascerebbe pensare alla descrizione di un lavoro o di una scena agreste. Qui invece la tessitura sonora e i particolari elencati creano ulteriori suggestioni e alludono a significati simbolici. Metro  Madrigale, formato da 2 terzine e 1 quartina di endecasillabi. Malinconia e senso di abbandono  Asset ID: 206 ( )  let-altvoc-lavandare-myricae100.mp3 Audiolettura Nel campo mezzo grigio e mezzo nero resta un aratro senza buoi, che pare dimenticato, tra il vapor leggiero. E    dalla gora viene ▶ cadenzato        lo sciabordare delle lavandare 5 con tonfi spessi e lunghe cantilene. Il vento soffia e nevica la frasca, e tu non torni ancora al tuo paese! quando partisti, come son rimasta!     come l’aratro in mezzo alla maggese. 10 TRECCANI ▶ Le parole valgono Esistono le delle canzoni e quelle di un ballo o di un passo militare: è l’ordine che soldati e ginnasti ricevono quando devono battere per tre volte successive il piede destro in terra per regolare il ritmo di marcia. L’aggettivo si riferisce quindi a tutto ciò che è modulato e scandito secondo un preciso andamento. cadenzato cadenze Cadenza! cadenzato ▶ «Ha una cadenza cantilenante» o una « cadenza romanesca»: che significato ha in questi casi la parola cadenza ? la parte del campo non arata presenta un colore grigio, mentre quella arata ha la coloritura cupa del terreno smosso da poco. 1 mezzo… nero: è la leggera nebbia del mattino, che sale dal terreno. 3 vapor leggiero: è il canale (di mulino o di irrigazione) in cui si lavavano i panni. 4 gora: il rumore dei panni smossi e battuti nell’acqua. 5 sciabordare: frequenti. sono i canti popolari delle donne, detti perché tradizionalmente lenti e ritmicamente scanditi. I successivi versi della quartina riportano parte di uno di questi canti. 6 spessi: cantilene: cantilene i rami degli alberi perdono le foglie (in questo caso sarebbe usato in senso intransitivo e il soggetto sarebbe la ). Altri intendono invece: il vento scuotendo i rami stacca la neve che vi si è depositata (in questo caso il soggetto sarebbe , sarebbe transitivo e sarebbe il complemento oggetto). 7 nevica la frasca: nevica frasca il vento nevica la frasca la persona amata, che è andata via dal paese. 8 tu: campo arato a maggio e poi non seminato (ciclicamente si lasciava incolta una porzione di terreno per dare riposo alla terra e permetterle di tornare fertile). 10 maggese :  >> pagina 463 ANALISI ATTIVA I contenuti tematici In un giorno autunnale il poeta contempla un paesaggio campestre e percepisce dai rumori la presenza, lungo le rive di un vicino canale, di alcune lavandaie ( è il termine popolare toscano). Sono i tonfi dei panni immersi nell’acqua e sbattuti sulle sponde della (v. 4), ma soprattutto il triste canto delle donne, che Pascoli trascrive quasi letteralmente da una raccolta di canti tradizionali marchigiani. Il motivo è tipico di molti stornelli popolari: il lamento di una donna abbandonata dall’amato, che è partito lasciandola sola e sconsolata. lavandare gora Paesaggio e abbandono Attribuisci un breve titolo a ciascuna delle tre strofe del testo. 1. Strofa 1 Strofa 2 Strofa 3 La rappresentazione è però solo in apparenza descrittiva: essa costituisce la proiezione di uno stato d’animo e di una condizione interiore. Le parole malinconiche della canzone chiariscono infatti il senso simbolico delle immagini presenti nel componimento: l’aratro abbandonato, il campo arato per metà e solitario, senza buoi e senza uomini, e la nebbia leggera rimandano a un’idea di privazione e di mancanza, nonché di attesa rassegnata. L’autunno della natura, ben oltre un semplice intento realistico, sembra alludere a una pena esistenziale. Dalla descrizione al simbolo  Quale elemento distingue le due parti del campo, quella arata e quella non arata? 2.  Che cosa accomuna l’aratro in mezzo al campo e quello della canzone? 3. Le scelte stilistiche Il gioco dei valori fonici delle parole è funzionale alla resa delle immagini meste, oltre che al raggiungimento di suggestivi risultati musicali. Mentre la prima terzina (vv. 1-3) sviluppa impressioni di carattere visivo, scandite mediante lente cadenze e pause forti, che conferiscono ai versi un ritmo malinconico, nella seconda terzina (vv. 4-6) prevalgono le sensazioni uditive, particolarmente sollecitate dall’utilizzo di vocaboli fonosimbolici: . Infine la quartina (vv. 7-10) rovescia l’ordine sensoriale, registrando prima i dati uditivi e poi quelli visivi, e accentua al contempo il tono cantilenante, tipico dei canti popolari. cadenzato, gora, sciabordare, lavandare, tonfi spessi, lunghe cantilene Suoni e sensazioni Individua nel testo tutti i termini che afferiscono all’area semantica dei suoni, distinguendoli tra sostantivi e aggettivi. 4. Inserisci nella tabella i vocaboli collegati alla sfera visiva e a quella uditiva. 5. Sfera visiva Sfera uditiva  >> pagina 464 Nel complesso tutta la poesia acquista, grazie alle figure retoriche sintattiche e foniche, un andamento lento che sembra riprodurre la ripetitività monotona e un po’ stanca del lavoro delle lavandaie: la presenza di ( , vv. 2-3), chiasmi ( , v. 6), allitterazioni (in e : , v. 2; in e : , v. 6), assonanze ( , vv. 2-3) e termini onomatopeici ( , v. 5) alimenta quell’atmosfera di evocazione e sospensione emotiva tipica dell’arte pascoliana. enjambement pare / dimenticato tonfi spessi e lunghe cantilene r t resta… aratro l n lunghe cantilene aratro… dimenticato sciabordare Una musica stanca  Fornisci lo schema delle rime. 6.  Rintraccia la similitudine presente nel testo e spiega perché essa fornisce la chiave interpretativa dell’immagine iniziale della poesia. 7. T9 Sorella Myricae Questa poesia è dedicata alla sorella Maria, che Pascoli chiamava affettuosamente Mariù. L’atmosfera familiare descritta corrisponde, ancora una volta, a quella del «nido».  Quartine di decasillabi e novenari alternati, a rima alternata (ABAB CDCD ecc.). Metro Il profondo affetto familiare a Maria Io non so se più madre gli sia la mesta sorella o più figlia: ella dolce ella grave ella pia, corregge conforta consiglia.       A lui preme i capelli, l’abbraccia 5 pensoso, gli dice, Che hai? a lui cela sul petto la faccia confusa, gli dice, Non sai? Ella serba nel pallido viso,     negli occhi che sfuggono intorno, 10 ah! per quando egli parte il sorriso, le lagrime per il ritorno. Per l’assente la madia che odora serbò la vivanda più buona;     e lo accoglie lo sguardo che ignora, 15 col bacio che sa, ma perdona. Ella cuce; nell’ombra romita non s’ode che l’ago e l’anello: ecco, l’ago fra le agili dita     ripete, Stia caldo, sia bello! 20 Ella prega: un lungo alito d’ave- marie con un murmure lene… ella prega; ed un’eco soave ripete, Sia buono, stia bene! al poeta, a Giovanni. 1 gli: pensosa. 3 grave: accarezza. 5 preme: non sei consapevole del mio affetto per te? La sorella intende così consolare e rassicurare il poeta, togliergli ogni preoccupazione. Ma l’espressione è ambigua e potrebbe anche essere interpretata diversamente: il potrebbe alludere a una confessione, tanto più che qui (vv. 7-8) – secondo una lettura non improbabile – Maria nasconde la propria faccia sul petto di Giovanni in un atteggiamento filiale, diverso da quello materno assunto nei versi precedenti. 8 Non sai?: Non sai? per non rivelare la tristezza. 10 sfuggono intorno: per non rattristare il fratello che parte e per nascondere il dolore della separazione. 11 il sorriso: di felicità. 12 le lagrime: si intende il poeta quando è lontano. mobile da cucina in cui si conservano il pane e altre vivande, «simbolo della cucina patriarcale contadina» (Nava). 13 l’assente: la madia: dimentica (le assenze del fratello). 15 ignora: perché chi ama davvero comprende e perdona tutto. 16 col bacio… perdona: solitaria. 17 romita: il ditale (toscanismo). 18 l’anello: evidentemente la sorella cuce degli indumenti per il poeta. 20 Stia caldo, sia bello: il mormorio sommesso tipico di chi prega a bassa voce, quasi tra sé e sé; sia il sostantivo sia l’aggettivo sono latinismi. 22 murmure lene: l’eco interpreta il significato, l’intenzione delle preghiere di Maria. 23 un’eco soave: Giovanni Pascoli con la sorella Maria e il cagnolino Gulì, Castelvecchio Pascoli, 1900 ca.  >> pagina 465 DENTRO IL TESTO I contenuti tematici «Tra Giovanni e Maria Pascoli vi furono rapporti intensamente affettuosi, e più volte il poeta confessò di pensare alla sorella come a una madre consolatrice o di sentirsene padre; a sua volta Maria si preoccupò del fratello con una cura così vigile ed esclusiva che finì per isolarlo da ogni altro rapporto affettivo» (Melotti). La lirica, che nasce proprio da questi sentimenti, è scritta nell’ottobre-novembre 1895, nel periodo cioè in cui si sposa l’altra sorella, Ida: un matrimonio che viene percepito dal poeta come un “tradimento” del «nido» familiare. Per questo essa costituisce un documento eloquente dello stato di incertezza psicologica di Pascoli, che esaspera ulteriormente il carattere maniacale del proprio vincolo familiare, caricando la sorella “superstite” Maria di valori affettivi e di compiti protettivi. Più che una sorella Il poeta fa della sorella una figura circonfusa di un alone quasi sacrale, in qualche modo assimilandola alla Vergine Maria: non è casuale la struttura ternaria del v. 3, , nel quale vengono ripresi due aggettivi, e , attribuiti alla Madonna in una delle più note preghiere mariane, il ; la stessa struttura è ribadita dal trinomio verbale del v. 4, , che configura azioni tipiche, all’interno della tradizione cattolica, dell’intervento mariano nella vita del fedele. Come la madre di Gesù, la sorella del poeta ha preservato la propria verginità, ponendosi inoltre al servizio della famiglia d’origine, di cui rappresenta una sorta di vestale. ella dolce ella grave ella pia dolce pia Salve Regina corregge conforta consiglia Quasi una figura sacra Le scelte stilistiche Di Maria l’autore offre un ritratto non fermo, bensì in movimento. Sono le azioni a caratterizzare la sua figura e a far trapelare, agli occhi del lettore, i sentimenti che la animano: essa si esprime in gesti d’affetto (vv. 5-8), interessandosi alla pensosità di Giovanni in maniera materna ( / , vv. 5-6) e offrendogli sostegno e conforto (dunque non è solo o , come si dice al v. 2, ma qui – soprattutto – , v. 1); cerca di non far pesare al fratello la propria tristezza quando egli si allontana da casa (vv. 9-12); conserva per il suo ritorno i cibi migliori, non lo rimprovera per l’assenza e perdona maternamente i suoi difetti (vv. 13-16). Infine Maria compie due azioni tipiche del mondo femminile nella società contadina: cuce (vv. 17-20) e recita il rosario (vv. 21-24). Ma entrambe queste attività sono finalizzate allo stesso scopo: il benessere e la serenità del fratello Giovanni nell’atmosfera ovattata del «nido». In tal modo la figura di Maria si definisce attraverso una descrizione non statica, bensì dinamica. l’abbraccia pensoso sorella figlia madre Il dinamismo descrittivo  >> pagina 466 VERSO LE COMPETENZE Comprendere Quali azioni compie Maria?   1 Che tipo di sentimenti mostra Maria nei confronti del fratello?   2 Quali sentimenti traspaiono da parte del poeta nei confronti di Maria?   3 Analizzare  Rintraccia alcuni esempi di fonosimbolismo. 4  Quali due versi sono legati da un chiasmo? Con quale scopo espressivo? 5  Individua altre figure retoriche, oltre al chiasmo, presenti nel componimento. 6 Interpretare  Al v. 2 il poeta definisce Maria . Da che cosa potrebbe derivare tale mestizia? 7 la mesta sorella scrivere per... esporre Spesso i poeti dedicano testi a membri della famiglia. Individua una poesia (o una canzone) che ami in modo particolare su tale argomento: quali analogie e differenze noti con di Pascoli? Scrivi un testo espositivo di circa 20 righe. 8 Sorella argomentare  In una famosa dichiarazione lo scrittore francese André Gide (1869-1951) dice: «Famiglie, vi odio». In questo modo egli evidenzia l’impossibilità di scrivere in maniera efficace sulla famiglia, in quanto i risultati sarebbero troppo scontati, banali, viziati da un eccesso di vicinanza, in una parola retorici. Si può scrivere di argomenti che ci coinvolgono personalmente mantenendo allo stesso tempo una certa distanza, emotiva e psicologica? Che cosa pensi al riguardo? Spiegalo in un testo argomentativo di circa 20 righe. 9 T10 X Agosto Myricae È una delle liriche più celebri e sofferte della raccolta: in questi versi di straordinario nitore formale, scritti nel 1896, è ripercorso l’evento più doloroso della vita di Pascoli: l’assassinio del padre, avvenuto il 10 agosto 1867. Quartine di decasillabi e novenari alternati, a rima alternata (ABAB CDCD ecc.). METRO La tragedia della morte del padre  Asset ID: 207 ( )  let-audlet-x-agosto-g-pascoli230.mp3 Audiolettura San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l’aria tranquilla arde e cade, perché sì gran pianto nel concavo cielo sfavilla.       Ritornava una rondine al tetto: 5 l’uccisero: cadde tra spini: ella aveva nel becco un insetto: la cena de’ suoi rondinini. Ora è là, come in croce, che tende     quel verme a quel cielo lontano; 10 e il suo nido è nell’ombra, che attende, che    sempre più piano. ▶ pigola Anche un uomo tornava al suo nido: l’uccisero: disse: Perdono;     e restò negli aperti occhi un grido: 15 portava due bambole in dono… Ora là, nella casa romita, lo aspettano, aspettano in vano: egli immobile, attonito, addita     le bambole al cielo lontano. 20 E tu, Cielo, dall’alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d’un pianto di stelle lo inondi quest’atomo opaco del Male! TRECCANI ▶ Le parole valgono Spesso i verbi usati per indicare la voce degli animali hanno origine onomatopeica: è così anche per , che si riferisce ai pulcini e agli uccelli di nido quando emettono i loro piccoli e ripetuti gridi. Il suono è acuto e non particolarmente piacevole tanto che, per estensione, si dice che i bambini piagnucolosi e gli adulti che si lamentano con tono noioso. pigolare pigolare pigolano ▶ I verbi italiani che indicano i versi degli animali sono spesso difficili da ricordare. Dei seguenti indica il “legittimo proprietario”: garrire ; paupulare ; landire ; grufolare ; guaiolare ; frinire ; starnazzare ; gloglottare . è il martire del III secolo d.C., festeggiato il 10 agosto. Nello stesso giorno cade l’anniversario della morte del padre del poeta e in quella data, di notte, si assiste al fenomeno delle stelle cadenti. 1 San Lorenzo: un così gran numero di stelle (partitivo alla latina). 1-2 tanto di stelle: nella volta del cielo. 4 nel concavo cielo: al suo nido sotto la grondaia; è frequente sineddoche per “casa”. 5 tetto: tetto con le ali distese come se fosse crocifissa. 9 come in croce: nel buio della sera. Ma l’immagine possiede un’indubbia carica analogica: nell’ombra della morte, nella disperazione del lutto. 11 nell’ombra: che emette pigolii sempre più fiochi (perché i stanno perdendo le forze a causa della fame). 12 che pigola sempre più piano: rondinini il regalo di Ruggero Pascoli per le sue due bambine, Ida e Maria. 16 due bambole in dono: solitaria, abbandonata dal capofamiglia. 17 romita: quasi sbigottito di fronte alla malvagità degli uomini. 19 attonito: perché non conoscono il dolore e la morte. 22 sereni: la Terra è un piccolo frammento dell’universo ( ) privo di luce ( ) e dominato dal Male. L’effetto astronomico dell’opacità della Terra – dovuta al fatto che si tratta di un pianeta, dunque privo di luce propria – diventa simbolicamente una sorta di opacità interiore, di ombra cupa dovuta al male morale che la pervade. 24 atomo… Male: atomo opaco La strada dove fu ucciso il padre di Giovanni Pascoli. Barga, Casa Museo Giovanni Pascoli.  >> pagina 468 DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Il tema della poesia è spiegato chiaramente da Maria Pascoli, sorella di Giovanni: «Il fatto che proprio nella sera di San Lorenzo alcuni uomini iniqui tolsero la vita, senza nemmeno un’ombra di causa che potesse spiegare tanta crudeltà, al nostro padre che lasciava otto figli, suggerisce al poeta l’immagine che il cielo pianga le sue stelle su questa terra buia e malvagia». La sciagura familiare è quindi associata alla festività di San Lorenzo, quando si verifica il fenomeno astrale delle stelle cadenti: il dolore personale sembra riflettersi in una corrispondenza cosmica, dilatandosi fino a diventare l’allegoria del dramma universale della vita. La Terra, infatti, pur essendo un pianeta minuscolo, appare agli occhi del poeta come il regno del male ( , v. 24), tanto più spietato perché gratuito e diretto a colpire creature innocenti. Ma la violenza immotivata è prodotta dall’uomo e non dalla natura, a cui – diversamente che nel pensiero di Leopardi – non vengono attribuite responsabilità: essa può apparire lontana e distante dalle sofferenze degli uomini ( , vv. 21-22; il motivo è anticipato dall’ del v. 2 e dal ripetuto ai vv. 10 e 20), ma in realtà piange, accendendo la volta celeste con le stelle cadenti, le quali non sono altro che le lacrime del cielo. quest’atomo opaco del Male E tu, Cielo, dall’alto dei mondi / sereni, infinito, immortale aria tranquilla cielo lontano Dramma personale e riflessione universale   Videolezione – X Agosto In tal modo si manifesta l’empatia dell’universo per le sciagure umane, una confortante, materna pietà per il male che si abbatte sulla Terra. Quella commozione della natura offre quindi un’estrema consolazione per la condizione che accomuna gli uomini e gli animali: sia il poeta sia i conoscono il trauma della protezione infranta, la tragedia dell’essere orfani, la distruzione del «nido», la precarietà e la solitudine che irrompono nella vita, spezzando per sempre la serenità innocente dell’infanzia. rondinini Il tragico destino delle creature Le scelte stilistiche L’urgenza emotiva della tematica autobiografica viene riassorbita, sul piano formale, in una struttura di grande equilibrio compositivo, incentrata su una fitta serie di simmetrie e parallelismi e sull’esplicita corrispondenza dei due racconti, quello ambientato nel mondo della natura (la rondine uccisa) e quello nel mondo degli uomini (l’uomo ucciso, cioè il padre del poeta). I due universi sono tanto affini tra loro da potersi scambiare perfino i termini chiave: la rondine torna al suo (v. 5) mentre l’uomo torna al (v. 13). tetto suo nido La prima strofa (vv. 1-4) e l’ultima (vv. 21-24) incorniciano il dramma di violenza e di morte nel (v. 23, che riprende il del v. 3): una suggestiva analogia che indica le stelle cadenti della notte di San Lorenzo e insieme introduce il motivo del dolore e del lutto (come piangono gli uomini, così piange il cielo), poi sviluppato nelle quartine centrali (vv. 5-20). pianto di stelle gran pianto La seconda e la terza quartina (vv. 5-12) descrivono l’uccisione di una rondine che portava il cibo ai suoi piccoli, mentre la quarta e la quinta (vv. 13-20) rappresentano l’assassinio dell’uomo, che non potrà più portare alle sue figlie le bambole che aveva comprato per loro. Anche l’immagine della rondine introduce un’analogia: la sua morte anticipa e richiama quella del padre del poeta; il (v. 5) della rondine diventa poi il (v. 13) dei Pascoli; l’uccello portava il sostegno materiale alla sua famiglia ( , v. 8), così come il padre di Pascoli era l’unico sostegno economico per la moglie e gli otto figli. tetto nido la cena de’ suoi rondinini Simmetrie e parallelismi Oltre alla similitudine esplicita fra la rondine e il padre, la critica ne ha individuato una implicita con il martirio di Cristo: il sacrificio di Ruggero Pascoli per la propria famiglia viene assimilato a quello di Gesù per l’umanità intera. Tale interpretazione si basa su alcuni elementi presenti nel testo: la rondine abbattuta rimane con le ali aperte (v. 9); gli del v. 6 sembrano rimandare alla corona di spine portata da Cristo nella Passione; inoltre le rondini, nella leggenda popolare, sono gli uccelli che consolarono Gesù in croce. Anche il perdono offerto ai carnefici ( , v. 14) ricorda le parole di Cristo morente: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». come in croce spini Perdono Tuttavia, al di là di questi riferimenti più o meno espliciti alla tradizione cristiana, è assente in Pascoli qualsiasi tipo di consolazione religiosa: se la morte di Cristo è, nella visione del credente, fonte di salvezza per tutti gli uomini, l’uccisione del padre del poe­ta resta un fatto assurdo e privo di significato salvifico; è un sacrificio inutile poiché le tenebre non sono dissipate da alcuna luce divina e la morte crudele non apre ad alcuna forma di redenzione. I rimandi alla figura di Cristo  >> pagina 469 VERSO LE COMPETENZE Comprendere Riassumi brevemente il contenuto del componimento.   1 Da quale evento sono accomunati la rondine e l’uomo?   2 In che senso la conclusione della poesia ci illumina sulla visione pascoliana dell’esistenza umana?   3 Analizzare 4 Quale figura retorica possiamo individuare nell’espressione restò negli aperti occhi un grido (v. 15)? Spiegane il significato. 5 Individua almeno due anafore e spiegane l’effetto sul piano semantico. 6 Il lessico della lirica è per lo più semplice e immediato. Ciò tuttavia non esclude il ricorso occasionale a un registro più elevato (per esempio gli aggettivi immobile, attonito , al v. 19, sembrano essere riprese manzoniane dalla prima strofa del Cinque maggio ). Individua vocaboli e costrutti che rimandano a questo registro più letterario. 7 Sottolinea nel testo tutti i vocaboli e le espressioni che appartengono al campo semantico del «nido». 8 Analizza la sintassi del componimento. Trovi una prevalenza di asindeti o di polisindeti? Con quale effetto espressivo? 9 Completa la tabella, trovando i rimandi che ricorrono tra la prima e l’ultima strofa. Prima strofa Ultima strofa concavo cielo Cielo dall’alto dei mondi / sereni gran pianto   atomo opaco sfavilla   Completa la tabella con i rimandi relativi alle strofe centrali.   10 Seconda e terza strofa Quarta e quinta strofa Ritornava tornava tetto   l’uccisero   aveva un insetto   dono quel verme   casa romita Interpretare 11 Perché, a tuo parere, al v. 13 la casa dei Pascoli viene detta nido ? 12 Quale immagine del «nido» pascoliano emerge complessivamente da questa lirica? Dibattito in classe 13 In questo componimento Pascoli definisce la terra atomo opaco del Male (v. 24): ti sembra che questa visione pessimistica sia confermata anche dagli altri testi che hai letto? Discutine con la classe. Caspar David Friedrich,  , 1810. Parigi, Museo del Louvre. L’albero dei corvi