T20 Il gelsomino notturno Canti di Castelvecchio Composta in soli tre giorni, tra il 16 e il 19 luglio del 1901, questa poesia appartiene a un sottogenere lirico che i greci chiamavano epitalamio: una sorta di “serenata” cantata presso la stanza nuziale la sera del matrimonio. Il componimento nasce infatti da un motivo occasionale, le nozze di un amico del poeta, Gabriele Briganti, e reca la seguente dedica: «A me pensi Gabriele Briganti risentendo l’odor del fiore che olezza nell’ombra e nel silenzio: l’odore del “gelsomino notturno”. In quelle ore gli sbocciò un fiorellino […] voglio dire, gli nacque Dante Gabriele Giovanni». Queste parole sono un’utile traccia per comprendere il senso profondo della lirica, nella quale la consueta trama di significati simbolici e allusivi rimanda alla realtà di un atto d’amore da cui nasce una nuova vita. Metro Sei quartine di novenari a rima alternata (ABAB, CDCD ecc.). Il verso 21 è sdrucciolo (la rima è peta[li]/segreta ). Il conturbante mistero della vita E s’aprono i fiori notturni, nell’ora che penso a’ miei cari. Sono apparse in mezzo ai viburni le farfalle crepuscolari. Da un pezzo si tacquero i gridi: 5 là sola una casa bisbiglia. Sotto l’ali dormono i nidi, come gli occhi sotto le ciglia. Dai calici aperti si esala l’odore di fragole rosse. 10 Splende un lume là nella sala. Nasce l’erba sopra le fosse. Un’ape tardiva sussurra trovando già prese le celle. La Chioccetta per l’aia azzurra 15 va col suo pigolìo di stelle. Per tutta la notte ▶ s’esala l’odore che passa col vento. Passa il lume su per la scala; brilla al primo piano: s’è spento… 20 È l’alba: si chiudono i petali un poco gualciti; si cova, dentro l’urna molle e segreta, non so che felicità nuova. TRECCANI ▶ Le parole valgono In latino il verbo , composto di e , comunica il senso di un soffio che si espande libero. Anche nella nostra lingua è rimasto questo significato: , sia nella forma transitiva sia in quella intransitiva, dà l’idea di qualcosa che spande da sé vapori, profumo o altre sostanze che si disperdono invisibilmente nell’aria: «La palude miasmi pestiferi»; «Dalle rose un soave profumo». esalare exhalare ex- halare esalare esalava esalava ▶ Frequente è l’uso figurato di questo verbo in espressioni quali « esalare l’anima» e « esalare l’ultimo respiro». Qual è il loro significato? la congiunzione con cui si inizia la lirica, e che permette al lettore di entrare subito , introduce anche una determinazione temporale: è il crepuscolo, quel preciso momento della sera in cui improvvisamente si aprono i fiori notturni e il poeta è portato a pensare ai suoi morti. i gelsomini notturni, i cui calici si aprono di notte e si chiudono all’alba. 1 E s’aprono: in medias res i fiori notturni: al crepuscolo. ai miei familiari morti (il padre, la madre, i fratelli). 2 nell’ora: a’ miei cari: piante dal fogliame abbondante, con fiori solitamente bianchi. 3 viburni: si tratta di particolari falene, dette “atropi”. Atropo è una delle tre Moire: il suo nome significa inflessibile, ed è quella delle tre che recide il filo della vita. Un disegno giallastro sul torace delle falene, simile a un teschio, alluderebbe, nella credenza popolare, a un loro macabro potere di annunciare sventure. 4 farfalle crepuscolari: le voci rumorose del giorno. 5 i gridi: da una casa (quella dei due sposi) si sente parlare a bassa voce. 6 una casa bisbiglia: i piccoli degli uccelli ( per metonimia) dormono sotto le ali (dei genitori). 7 Sotto… nidi: nidi cioè le palpebre (metonimia). 8 le ciglia: petali dei fiori a forma di calice. si spande intorno. 9 calici: si esala: un profumo intenso simile a quello delle fragole. 10 l’odore… rosse: la stanza principale della casa, posta al pianterreno, dove si mangia e dove si intrattengono gli ospiti. 11 sala: le tombe. 12 fosse: ritardataria. 13 tardiva: le cellette dell’alveare. 14 le celle: le Pleiadi (Chioccetta o Gallinella, secondo la denominazione popolare) risplendono nel cielo notturno e il tremolio della loro luce sembra l’immagine di una chioccia che si trascina dietro i pulcini che pigolano. Il poeta stabilisce dunque un’analogia tra il cielo e l’aia (metafora, questa, che nasce da quella della Chioccetta), le stelle e i pulcini. Il pigolìo sta appunto a indicare un lampeggiare intermittente. 15-16 La Chioccetta… stelle: diffuso dal vento. 18 che passa col vento: sciupati (dall’umido della notte e dagli insetti che vi si sono posati). si custodisce gelosamente. 22 gualciti: si cova: la corolla chiusa del fiore, ma anche, allusivamente, l’utero della donna. 23 l’urna: >> pagina 506 DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Possiamo ricostruire in un racconto il contenuto della poesia? Evidentemente no, dal momento che qui, come in molti componimenti di Pascoli, la dimensione narrativa e i nessi logici sono quasi del tutto annullati, per lasciare posto a un flusso di impressioni colte nella loro immediatezza e depositate in una serie di immagini e suoni carichi di mistero. Limitandoci alla lettera del testo, è il momento in cui scende la sera, i gelsomini notturni si aprono e nel silenzio si ode solo il soffuso mormorio proveniente da una casa, prima che anche questo leggero rumore si spenga insieme con le luci. Poi, quando spunta l’alba, i petali del fiore tornano a chiudersi per custodire, dentro il loro calice, un nuovo fremito vitale. Il mistero della natura e della vita Tuttavia le manifestazioni della natura nella poesia rappresentano allegoricamente l’atto d’amore che si consuma nella casa e che la sensibilità poetica e umana di Pascoli richiama solo per allusione, in modo reticente: non è un caso che i veri protagonisti, l’uomo e la donna, non compaiano se non attraverso cenni velati. Del resto il concepimento non viene celebrato come una festa della vita, ma come un evento inquietante. C’è infatti nella lirica tutto il groviglio di pulsioni, fisiche e psichiche, che tormenta il poeta: la contemplazione della carne, la tremante morbosità, una fantasia eccitata che guarda a distanza l’eros con un misto di fascinazione e disgusto. La velata allusione al sesso Più Pascoli cerca qui di tacitare e sfumare il proprio turbamento, più esso si manifesta attraverso una serie di emergenze. D’altra parte, è il contenuto stesso della poesia a insistere sulla medesima, inconfessabile ossessione, intrecciando nello stesso arco di tempo, che va dalla sera alla mattina, due vicende richiamate per analogia: il ciclo della fecondazione dei fiori, che culmina nell’ (v. 10: si badi, , non il più immediato “profumo”) e si conclude con l’immagine simbolica dei (vv. 21-22); e la storia parallela che avviene all’interno della casa, dove l’unione dei due sposi è preparata dai bisbigli e dal lume che si spegne. odore di fragole rosse odore petali / un poco gualciti La prima notte di nozze e la fecondazione del gelsomino Mentre si svolge l’incontro d’amore e si forma una nuova vita, si consuma per contrasto l’esperienza solitaria del poeta che descrive gli altri restando vincolato al solo ricordo dei morti ( , v. 2; , v. 8; , v. 12), escluso come l’ape che, giunta tardi e isolata dalle compagne, rimane a vagabondare fuori dall’alveare (vv. 13-14). nell’ora che penso a’ miei cari come gli occhi sotto le ciglia Nasce l’erba sopra le fosse L’osservazione o, meglio, l’immaginazione del rito di fecondazione avviene dall’esterno; ma si tratta di una vista nascosta, quasi proibita, come se il poeta stesse spiando una situazione che non potrà mai vivere in prima persona. Egli, incapace di amare, vive nella notte, nel silenzio e nel pensiero della morte; gli sposi-amanti, invece, sono insieme nel chiarore di un lume, nel bisbiglio che li fa complici. La solitudine del poeta >> pagina 507 Al tempo stesso la pulsione sessuale innesca, come per un’arcana e occulta corrispondenza, la presenza simbolica della morte. Il tema della fecondazione e della nascita, infatti, pare agitare l’intero universo con una nuova vitalità ( , vv. 9-10; , vv. 17-18), che però si stempera a contrasto con l’ombra silenziosa, ma onnipresente, della morte e con il fondo oscuro delle (v. 12): da esse nasce l’erba e i petali, schiusi per il concepimento, appaiono (v. 22), mentre l’ovario del fiore, simbolo del grembo materno fecondato, viene definito (v. 23), un termine ambiguo che evoca suggestioni al tempo stesso funebri e sacrali. Dai calici aperti si esala / l’odore di fragole rosse Per tutta la notte s’esala / l’odore che passa col vento fosse un poco gualciti urna Eros e morte Tuttavia il poeta tenta stavolta di reprimere lo sgomento, abbandonandosi all’immensità dello spazio notturno, che appare dolce, familiare e amichevole ( , vv. 15-16). Come ha scritto Giacomo Debenedetti, l’universo, per una volta rasserenato in una tenera concordia con l’animo del poeta, «sta narrando una specie di grande fiaba azzurra: l’uomo ha concluso, grazie alla felicità d’amore e al senso di vita facile e piena che gliene deriva, una tregua con le difficoltà e coi problemi, ricupera la credulità infantile, per la quale il mondo, anche nelle sue manifestazioni misteriose, è meravigliosa, benevola fiaba». La Chioccetta per l’aia azzurra / va col suo pigolìo di stelle Bloccato in una condizione infantile e irreale, di cui ha bisogno e in cui si sente protetto, il poeta può così dare il proprio consenso alla trasgressione dell’amore, anche se la covata del fiore (e della donna) rimane per lui sconosciuta ( , v. 24) e almeno in parte persino repellente (si noti l’effetto sgradevole della continua allitterazione della nell’ultima strofa: ; ; ; ). felicità nuova dentro l’urna molle e segreta non so che l È l’alba i petali gualciti l’urna molle L’identificazione con la notte nuziale Le scelte stilistiche Abolito ogni rapporto di tipo logico con la realtà, Pascoli non ha interesse a descrivere avvenimenti o fenomeni: lo scopo che si prefigge è creare la suggestione grazie all’analogia, giustapponendo sensazioni e impressioni di diverso tipo per evocare l’atmosfera misteriosa di una notte in cui si mescolano carnalità e turbamento. Proprio per questo prevale uno stile nominale, fatto di sostantivi, aggettivi, immagini riprodotte fonicamente (i vocaboli onomatopeici dei vv. 6 e 13: ; ), contaminazioni di sfere sensoriali diverse (le sinestesie dei vv. 10 e 16: ; ) che enfatizzano il valore della percezione. bisbiglia sussurra odore di fragole rosse pigolìo di stelle La trama delle allusioni Auguste Rodin, , 1885 ca. Parigi, Musée Rodin. Fugit Amor >> pagina 508 Le libere associazioni dell’io lirico tendono a creare una situazione indefinita: a bisbigliare non sono le persone ma la casa, in una metonimia al v. 6; non dormono gli uccellini ma i nidi (v. 7); la sacralità violata dell’ (v. 23) non è detta in termini chiari ma vaghi e reticenti ( , v. 24). Su tutto questo repertorio di immagini si posa lo sguardo selettivo del poeta, che trasferisce su innocenti e neutrali elementi della natura la propria voce e i propri pensieri. urna molle e segreta non so che felicità nuova L’irrazionalità del simbolismo pascoliano VERSO LE COMPETENZE Comprendere Indica le coordinate spaziali e temporali entro le quali si svolge l’azione evocata nella poesia. 1 A che cosa allude la strofa finale? 2 Analizzare 3 Il tema della casa è ricorrente nella poesia di Pascoli: individua in questo testo le espressioni che vi si riferiscono. 4 In questo componimento compare, tra le diverse figure retoriche, anche una similitudine. Rintracciala e spiegane il significato. 5 Nella seconda strofa sono presenti due metonimie. Individuale e precisa il loro significato. 6 Quale funzione sintattica svolgono i due che presenti nei seguenti versi: E s’aprono i fiori notturni, / nell’ora che penso a’ miei cari (vv. 1-2) e Per tutta la notte s’esala / l’odore che passa col vento (vv. 17-18)? 7 Elenca le parole che rimandano, direttamente o indirettamente, alla vita e alla morte. 8 La lirica è intessuta di percezioni olfattive, acustiche e tattili. Trascrivi nella tabella i versi nei quali sono espresse tali percezioni. Percezioni Versi olfattive acustiche tattili Interpretare Quale funzione hanno i puntini di sospensione che chiudono il v. 20? 9 Educazione CIVICA – Spunti di realtà OBIETTIVO VITA SULLA TERRA 15 Mentre il di Pascoli è quasi totalizzante, per noi oggi, nella società postindustriale, è difficile avere con essa un rapporto simbiotico. Non si può dire che abbiamo perso interesse per la natura, come documenta la nostra attenzione all’ecologia e ai rischi che l’ambiente corre. Tuttavia, anche quando proviamo a vivere nel verde, tendiamo a farlo in forme, in un certo senso, artificiali, magari per un’esigenza effimera o contingente o per una semplice motivazione turistica. Insomma, il paesaggio può “servirci” per distrarci o per evadere dalla nostra quotidianità, dalla quale esso appare però espunto o, almeno, marginalizzato. rapporto con la natura • Rifletti su tali realtà, scrivendo un testo argomentativo di circa 30 righe con considerazioni personali che facciano riferimento alla tua esperienza. Il Bosco Verticale a Milano.