T21 Alexandros Poemi conviviali Pubblicato per la prima volta sulla rivista romana “Il Convito” nel febbraio del 1895, il componimento presenta la figura di Alessandro Magno, il condottiero macedone vissuto nella seconda metà del IV secolo a.C., mentre rivolge ai soldati parole di disincanto e delusione per essere giunto ai confini della Terra e al termine inevitabile dei suoi viaggi e delle sue avventurose scoperte. Ma dietro l’immagine dell’eroe antico, avido di conoscere mondi nuovi, Pascoli scorge il dramma dell’uomo moderno, destinato a prendere consapevolezza del nulla e della morte a cui conducono tutte le azioni e la vita stessa. Metro  Terzine dantesche di endecasillabi a rima incatenata (ABA BCB CDC ecc.). Ogni strofa termina con un verso isolato che rima con il penultimo della terzina precedente. L’estrema delusione di un grande conquistatore I – Giungemmo: è il Fine. O sacro Araldo, squilla! Non altra terra se non là, nell’aria, quella che in mezzo del brocchier vi brilla, o Pezetèri: errante e solitaria       terra, inaccessa. Dall’ultima sponda 5 vedete là, mistofori di Caria, l’ultimo fiume Oceano senz’onda. O venuti dall’Haemo e dal Carmelo, ecco, la terra sfuma e si profonda     dentro la notte fulgida del cielo. 10 si tratta di un confine non soltanto geografico ma anche ideale, in quanto segna il limite al di là del quale gli uomini e le loro aspirazioni non possono andare. o messaggero sacro, suona la tromba (per annunciare l’arrivo all’ultima meta)! Nell’antica Grecia gli araldi erano considerati sacri. 1 il Fine: O sacro… squilla!: non rimane altra terra da conquistare se non quella (la Luna) che là in cielo risplende per voi in mezzo allo scudo rotondo ( ), o soldati ( ); terra in continuo movimento ( ) e non abitata, mai raggiunta da nessuno ( ). I erano soldati della fanteria pesante macedone, impiegati come guardia del corpo del re (letteralmente, dal greco, “compagni del re che combattono a piedi”). 2-5 Non altra… inaccessa: brocchier Pezetèri errante inaccessa Pezetèri estrema riva. 5 ultima sponda: mercenari di una regione dell’Asia Minore, sul mare Egeo. 6 mistofori di Caria: il fiume Oceano, cioè l’Oceano Indiano, non mosso dalle onde, estremità ( ) della Terra. Secondo la concezione geografica degli antichi (che Pascoli qui riproduce), l’Oceano era un immenso fiume che circondava il pianeta. 7 l’ultimo… onda: l’ultimo o mercenari che siete venuti dalla Tracia ( ) e dalla Palestina ( ). L’Emo è una catena montuosa della Tracia, regione balcanica corrispondente all’attuale Turchia e a parte della Grecia odierna; il Carmelo è un monte della Palestina. Le varie regioni qui ricordate servono a dare un’idea della grandezza dell’esercito di Alessandro, composto da soldati di varie nazionalità. 8 O… Carmelo: Haemo Carmelo si dilegua alla nostra vista. 9 sfuma: II Fiumane che passai! voi la foresta immota nella chiara acqua portate, portate il cupo mormorìo, che resta. Montagne che varcai! dopo varcate,     sì grande spazio di su voi non pare, 15 che maggior prima non lo invidiate. Azzurri, come il cielo, come il mare, o monti! o fiumi! era miglior pensiero ristare, non guardare oltre, sognare:     il sogno è l’infinita ombra del Vero. 20 grandi fiumi che attraversai! Voi trasportate nelle vostre limpide acque la foresta immobile che si riflette nell’acqua, trasportate il rumore profondo (dell’acqua che scorre), che non smette mai. 11-13 Fiumane… resta: dopo essere state superate, dalla vostra cima finalmente raggiunta ( ) lo spazio che si stende dinanzi a noi non appare tanto grande quanto immaginavamo fosse quello che ci impedivate di scorgere ( : latinismo). La terzina è certamente involuta e tale suonava anche alle orecchie del poe­ta, che in una lettera del 1895 indirizzata a un amico assicurava un intervento correttivo, che non sarebbe però mai arrivato a causa delle difficoltà rimiche: «Ma “dopo varcate” sta male: dovrebbe esservi: “dopo salite”. Correggeremo; ma le rime, le rime, le rime!». 14-16 dopo varcate… invidiate: di su voi invidiate o monti, o fiumi azzurri come il cielo, come il mare! 17-18 Azzurri… o fiumi!: una decisione più saggia. 18 miglior pensiero: fermarsi. 19 ristare: il sogno è un’ombra della verità, ma è infinito, perché la fantasia amplifica sempre la realtà. Il verso ne ricorda uno di Carducci, secondo il quale la vita è «l’ombra d’un sogno fuggente» ( , v. 74). 20 il sogno… Vero: Jaufré Rudel III Oh! più felice, quanto più cammino m’era d’innanzi; quanto più    , ▶ cimenti quanto più dubbi, quanto più destino! Ad Isso, quando divampava ai vènti     notturno il campo, con le mille schiere, 25 e i carri oscuri e gl’infiniti armenti. A Pella! quando nelle lunghe sere inseguivamo, o mio Capo di toro, il sole; il sole che tra selve nere,     sempre più lungi, ardea come un tesoro. 30 TRECCANI ▶ Le parole valgono Nel 1657 Leopoldo de’ Medici fondò a Firenze una celebre accademia, detta “del ”, dedicata allo studio delle scienze fisiche. Il nome derivava dall’operazione di purificare e saggiare i metalli preziosi, chiamata appunto – dal latino – . Si trattava di un compito tutt’altro che semplice, tanto che il vocabolo prese a definire una prova pericolosa per compiere la quale occorrevano forza e coraggio. cimento Cimento cimento ▶ Forma una frase di senso compiuto con il verbo derivato cimentarsi . ero tanto più felice quanto più. 21 più felice, quanto più: prove da superare. 22 cimenti: ero molto più felice a Isso (città della Cilicia, in Asia Minore, dove Alessandro, nel 333 a.C., riportò un’importante vittoria sull’esercito persiano guidato dal re Dario III), quando l’accampamento nemico di notte era illuminato dai fuochi agitati dal vento, con il suo immenso esercito ( ), i carri confusi nel buio della notte e le mandrie di innumerevoli bestie ( ). 24-26 Ad Isso… armenti: le mille schiere infiniti armenti ero molto più felice a Pella (capitale del regno di Macedonia, residenza di Filippo II, padre di Alessandro, che qui trascorse la giovinezza), quando nelle lunghe serate correvamo in direzione del sole calante, o Bucefalo ( , in greco “Testa di bue”, il cavallo di Alessandro). Pascoli rielabora un racconto dello storico greco Plutarco (50 ca - dopo il 120 d.C.), che nelle descrive il coraggio del giovane Alessandro, il quale, incurante dell’irrequietezza del cavallo appena donatogli, gli montò in groppa guidandolo in direzione del sole. 27-29 A Pella… il sole: Capo di toro Vite parallele IV Figlio d’Amynta! io non sapea di meta allor che mossi. Un nomo di tra le are intonava Timotheo, l’auleta: soffio possente d’un fatale andare,     oltre la morte; e m’è nel cuor, presente 35 come in conchiglia murmure di mare. O squillo acuto, o spirito possente, che passi in alto e gridi, che ti segua! ma questo è il Fine, è l’Oceano, il Niente…     e il canto passa ed oltre noi dilegua. – 40 Filippo II, figlio di Aminta III. 31 Figlio d’Amynta: io, quando iniziai il cammino, non sapevo a quale meta sarei giunto. 31-32 io… mossi: composizione musicale dell’antica Grecia, legata di norma al culto di Apollo. Alessandro pretendeva di essere venerato come un dio: ciò spiega il riferimento a questo tipo di canto, nonché la presenza delle (altari). 32 nomo: are Timoteo fu un famoso suonatore di flauto; si esibì alle nozze di Alessandro con Rossane, nel 327 a.C. 33 Timotheo, l’auleta: il canto dell’auleta sprigiona una forza ( ) così potente da spingere Alessandro a compiere il suo viaggio voluto dal destino fin oltre la morte; è un calco carducciano (la medesima espressione è in di Carducci, v. 96, ). 34-35 soffio… morte: soffio fatale andare Davanti San Guido ▶  T6, p. 79 vivo. 35 presente: mormorio. 36 murmure: V E così, piange, poi che giunse anelo: piange dall’occhio nero come morte; piange dall’occhio azzurro come cielo. Ché si fa sempre (tale è la sua sorte)     nell’occhio nero lo sperar, più vano; 45 nell’occhio azzurro il desiar, più forte. Egli ode belve fremere lontano, egli ode forze incognite, incessanti, passargli a fronte nell’immenso piano,     come trotto di mandre d’elefanti. 50 dopo che giunse anelante (al limite della Terra). 41 poi… anelo: i biografi descrivono Alessandro con gli occhi di colore diverso, che qui simboleggiano due inclinazioni contrapposte: quello nero piange la morte, cioè esprime la coscienza della vanità dell’impresa, quello azzurro esprime il desiderio di spingersi oltre. 42-43 piange… cielo: perché diventa. 44 Ché si fa: desiderio. 46 desiar: emettere versi minacciosi. 47 fremere: sconosciute. 48 incognite: distesa d’acqua. 49 piano: VI In tanto nell’Epiro aspra e montana filano le sue vergini sorelle pel dolce Assente la milesia lana. A tarda notte, tra le industri ancelle,     torcono il fuso con le ceree dita; 55 e il vento passa e passano le stelle. Olympiàs in un sogno smarrita ascolta il lungo favellìo d’un fonte, ascolta nella cava ombra infinita     le grandi quercie bisbigliar sul monte. 60 regione montuosa della Grecia nordoccidentale. 51 Epiro: Alessandro, in realtà, aveva una sola sorella, di nome Cleopatra. La fonte usata da Pascoli potrebbe essere lo storico romano Curzio Rufo (V, 2, 18-21); secondo altri studiosi, l’inesattezza storica sarebbe voluta dal poeta per ricreare l’atmosfera del «nido» familiare che attende il parente lontano. 52 vergini sorelle: la lana di Mileto nell’antichità era considerata di grande pregio (Mileto era una città dell’Asia Minore). 53 milesia lana: operose. 54 industri: fanno girare il fuso per filare la lana con le dita bianche come la cera. 55 torcono… dita: moglie di Filippo e madre di Alessandro, viene descritta da Plutarco come una donna incline ai sogni ed esperta di culti misterici. 57 Olympiàs: suono. 58 favellìo: vuota oscurità senza fine. 59 cava… infinita:  >> pagina 515 ANALISI ATTIVA I contenuti tematici Il poeta immagina che Alessandro Magno, giunto al termine delle sue straordinarie imprese fino ai confini del mondo, si renda conto che il suo desiderio di conquista e di avventura non può più essere appagato. Il sogno di una conoscenza e di un potere sconfinati deve infatti arrestarsi davanti all’Oceano, il limite che il destino ha voluto fissare alle possibilità umane e oltre il quale si stende solo l’orizzonte del mistero e del nulla. Nessun’altra terra si apre davanti a lui; sola, lontana e inaccessibile, splende la luna nel cielo, che egli contempla come un miraggio nel buio della notte. All’eroe non rimane dunque che volgersi indietro nel tempo, quando era ancora carico di speranze, la sua parabola di condottiero era ben lontana dal compiersi e i suoi sogni infiniti di sapere ed esplorare non erano ancora vanificati dalla verità, meschina e ristretta, della realtà. Ora, invece, la tragica scoperta delle scarse risorse dell’individuo e dell’illusorietà delle sue aspirazioni gli svela l’effettiva natura della condizione umana. La deludente realtà  Quali tappe della vita del grande condottiero sono rievocate nel poemetto? 1.  Perché la parola   (v. 1) è scritta con la maiuscola? 2. Fine  Individua nel testo i vocaboli e le espressioni che rimandano all’idea del termine del viaggio di Alessandro. 3. Mentre Alessandro piange di amarezza e delusione, le sorelle e la madre vivono nella remota Macedonia, tanto più umili e perciò più felici, nell’intimità dell’ambiente domestico, raccolte nella purezza dei semplici affetti e in un vagare indefinito di pensieri rivolti all’eroe lontano: le sorelle, intente a filare, fino a notte inoltrata, una veste di lana per il (v. 53); la madre, quasi estraniata dalla realtà e smarrita dietro quello stesso sogno di cui il figlio ha invece scoperto la vanità. Solo nella sobria rassegnazione e nel culto silenzioso del bello e del bene risiedono la chiave della vita e la radice della felicità umana. dolce Assente La vanità dei sogni  Come viene rappresentata la quotidianità in Macedonia, la patria di Alessandro? Per quale motivo, secondo te? 4.  Che significato ha, a tuo parere, il richiamo al   (v. 31), ovvero al padre di Alessandro? 5. figlio d’Amynta Il motivo della poesia nasce dalla lettura pascoliana degli storici antichi. Pare che Alessandro fosse davvero stato costretto ad arrestare la sua marcia presso il fiume Ifasi, in India, a causa dell’ammutinamento dei soldati, che si rifiutarono di seguirlo nella conquista dell’Oriente. Ma la vicenda storica ha un’importanza relativa: il poeta infatti rilegge l’avventura del re macedone come una metafora dello stato di inappagamento e frustrazione in cui si trova l’uomo, in ogni tempo. Come accade sempre nei , Pascoli investe un personaggio dell’antichità delle ossessioni e delle “malattie” della propria epoca: la sensibilità decadente dell’autore sottrae il personaggio alla storia per farne un mito all’interno di una visione esistenziale rassegnata e dolente. Lo scarto tra illusione e realtà (un tema già caro a Leopardi) sfocia nella sconfitta inevitabile che tocca all’individuo e ai suoi più alti desideri di fronte al mistero insondabile dell’universo. Poemi conviviali Fra storia e nuovo mito , IV secolo ca. Firenze, Galleria degli Uffizi. Alessandro morente  >> pagina 516   Quale valore assume il sogno per Alessandro? 6.  Che cosa rappresentano, secondo te, i suoni che Alessandro sente alla fine del suo viaggio (vv. 47-50)? 7.  Si può affermare che Alessandro sia un personaggio “diviso a metà”? perché? Rispondi facendo puntuali riferimenti al testo. 8. Le scelte stilistiche Le caratteristiche formali di questa poesia esemplificano la fisionomia stilistica dell’intera raccolta dei . Soprattutto il lessico si segnala per una tendenza alla preziosità e all’arcaismo, sconosciuta, in questa misura, nelle opere pascoliane precedenti. Spiccano, in particolare, i grecismi, i toponimi e i nomi propri proposti nella forma originaria (compreso quello del protagonista), che lungi dal fare del componimento un’esercitazione letteraria un po’ libresca, come potrebbe apparire, vi infondono l’atmosfera di un sogno turbato e straniante. Poemi conviviali Sostantivi come , , e toponimi traslitterati come (solo per limitarci alla prima strofa) esprimono la sostanza classicistica, diremmo quasi “antiquaria” della poesia, che testimonia non solo il gusto erudito di Pascoli, ma soprattutto il suo sforzo di rinnovare e tradurre in una veste moderna il segreto proveniente da quelle voci lontane. brocchier Pezetèri mistofori Haemo L’ignoto parla dunque mediante strumenti arcani e produce messaggi apparentemente inafferrabili, che alludono a presagi e sentimenti provenienti da un aldilà remoto: la suggestività magica e quasi iniziatica di questo stile così raffinato e aulico vuole evidenziare proprio il fatto che la realtà è carica di inquietudini enigmatiche e che essa può essere conosciuta e sondata soltanto dall’anima lirica e soggettiva del poeta. Il linguaggio antico della poesia Charles Le Brun,  , 1673. Parigi, Museo del Louvre. Alessandro e Poro  Individua i latinismi presenti nel testo. 9.  Anche il frequente ricorso a inversioni e iperbati contribuisce a dare al testo una patina arcaizzante: individua quelli che ti sembrano più significativi. 10.    Alessandro come “eroe della conoscenza”: molti critici hanno proposto questa lettura del personaggio storico reinterpretato da Pascoli, avvicinandolo all’Ulisse di Dante. In che modo i due eroi, trasfigurati dai due poeti, si assomigliano? E in che cosa invece si differenziano? Scrivi un testo argomentativo di circa 20 righe. 11. scrivere per confrontare