T1 Canta la gioia! Canto novo Scritta in occasione dell’edizione definitiva della raccolta Canto novo , nel 1896, questa poesia può essere considerata un programma esistenziale del primo d’Annunzio. Essa celebra con enfasi il vitalismo, l’adesione alle diverse manifestazioni della vita, la felicità e il piacere raggiungibili grazie alla libera effusione dei sensi. Ode alcaica con strofe di 4 versi (2 endecasillabi alcaici, composto ciascuno da un quinario piano e da uno sdrucciolo, un novenario, un decasillabo). METRO L’ardente desiderio di vivere Canta la gioia! Io voglio cingerti di tutti i fiori perché tu celebri la gioia la gioia la gioia, questa magnifica donatrice! Canta l’immensa gioia di vivere, 5 d’essere forte, d’essere giovine, di mordere i frutti terrestri con saldi e bianchi denti voraci, di por le mani audaci e cupide su ogni dolce cosa , 10 ▶ tangibile di tendere l’arco su ogni preda novella che il desìo miri, e di ascoltare tutte le musiche, e di guardare con occhi fiammei il volto divino del mondo 15 come l’amante guarda l’amata, e di adorare ogni fuggevole forma, ogni segno vago, ogni immagine vanente, ogni grazia caduca, ogni apparenza ne l’ora breve. 20 Canta la gioia! Lungi da l’anima nostra il dolore, veste cinerea. È un misero schiavo colui che del dolore fa la sua veste. A te la gioia, Ospite! Io voglio 25 vestirti da la più rossa porpora s’io debba pur tingere il tuo bisso nel sangue de le mie vene. Di tutti i fiori io voglio cingerti trasfigurata perché tu celebri 30 la gioia la gioia la gioia, questa invincibile creatrice! TRECCANI ▶ Le parole valgono Le cose concrete e visibili sono anche perché possono essere percepite con il tatto. E tutto ciò che può essere toccato con mano è, in senso figurato, reale, concreto ed evidente, come lo è una «verità », che è sotto gli occhi di tutti, o una «prova di amicizia», che testimonia un indiscutibile legame. tangibile tangibili tangibile tangibile ▶ Quest’aggettivo deriva dal latino tangere , che appunto significa “toccare”. Da questo verbo e attraverso un verso dantesco transita nella nostra lingua e sulla bocca dei più istruiti l’espressione «non mi tange ». Indica il suo significato, utilizzando due alternative diverse, una più formale, l’altra più popolare. bramose, piene di desiderio. 9 cupide: desiderio. 12 desìo: il tripudio di tutti i suoni. 13 tutte le musiche: ardenti di desiderio. 14 fiammei: evanescente, destinata a svanire. bellezza effimera. 19 vanente: grazia caduca: nell’immediatezza. 20 ne l’ora breve: il dolore è associato a un abito di color grigio cenere, simbolo di penitenza cristiana. 22 veste cinerea: si tratta della donna amata, alla quale è rivolto il canto. 25 Ospite: «anche se io dovessi tingere il suo fine tessuto ( ) nel mio sangue per dargli il colore della porpora. C’è qui l’allusione a un libero e intenso amore dei sensi» (Pazzaglia). 27-28 s’io debba pur tingere… de le mie vene: bisso Paul Cézanne, , 1898-1906. Filadelfia, Philadelphia Museum of Art. Le grandi bagnanti >> pagina 550 DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Come un sacerdote della natura che esalta la bellezza dell’universo, d’Annunzio esorta la donna amata (l’ del v. 25) a cantare con lui la gioia dell’esistenza quale puro istinto. Nessun impedimento interiore può complicare le lodi della vita, da assaporare, anzi da mordere, con una bramosia tanto più irrefrenabile quanto più se ne gode appieno la ricchezza. Capovolgendo una morale dell’astinenza e della privazione, il poeta celebra le passioni come virtù, dettando un nuovo programma esistenziale non più ispirato alla sobrietà e alla purezza dell’anima, ma al godimento sfrenato dei sensi. Ospite La vittoria dei sensi >> pagina 551 Da questo invito al piacere d’Annunzio ricava una nuova nozione di libertà: l’uomo libero è colui che sa affrancarsi dal dolore e da ogni sentimento del peccato. L’etica cristiana tradizionale è dunque negata, in quanto fonte esclusivamente di malinconia e sacrificio: al suo posto, affiora con semplicità e immediatezza il mito autobiografico dell’uomo mai appagato dei diversi aspetti della realtà, che a nulla rinuncia per celebrare la fervida pienezza del proprio slancio vitale. L’esaltazione della libertà Le scelte stilistiche La poesia presenta una costruzione seriale, a elenco ( , , , ecc.), per passare in rassegna tutti i diversi (v. 7) da cogliere. Il poeta sembra trasportato dal desiderio accorato (si vedano le frequenti ripetizioni, tra cui nel terzo e nel penultimo verso del componimento) di convincere il proprio interlocutore grazie al tono esclamativo e a un lessico semplice. Del resto, egli vuole inneggiare alla vita senza complicazioni intellettualistiche – quindi senza difficoltà sintattiche –, ricalcando il modello classico del di Orazio: poiché l’ora, cioè la giovinezza, è fuggitiva e precaria, essa va afferrata subito e intensamente. por le mani ascoltare guardare adorare frutti terrestri la gioia la gioia la gioia carpe diem Un’esortazione edonistica VERSO LE COMPETENZE Comprendere Fai la parafrasi del componimento. 1 In che cosa consiste l’invito rivolto dal poeta alla destinataria di questi versi? 2 ANALIZZARE Riconosci le metafore presenti nel testo. 3 Elenca le notazioni sensoriali con cui è espresso il godimento dei frutti della natura. 4 Sensazioni Termine uditive tattili visive interpretaRE In quale misura e perché, a tuo giudizio, una poesia come questa che canta l’ebbrezza e la felicità del vivere può essere collocata all’interno della sensibilità decadente? 5 scrivere per... confrontare Confronta i sentimenti espressi da d’Annunzio nella poesia che hai appena letto con quelli dei versi seguenti, posti all’inizio dell’ ( , in , 1903). Scrivi un testo espositivo di circa 20 righe in cui evidenzi le analogie e le differenze a livello tematico e linguistico. 6 Inno alla vita Laus vitae Maia O Vita, o Vita, dono terribile del dio, come una spada fedele, come una ruggente face, come la gorgóna, come la centàurea veste; o Vita, o Vita, dono d’oblio, offerta agreste, come un’acqua chiara, come una corona, come un fiale, come il miele che la bocca separa dalla cera tenace; o Vita, o Vita, dono dell’Immortale alla mia sete crudele, alla mia fame vorace, alla mia sete e alla mia fame d’un giorno, non dirò io tutta la tua bellezza?