T7 La sera fiesolana Alcyone Si tratta della prima delle composizioni di  Alcyone  in senso cronologico. Scritta nel giugno 1899 nella villa La Capponcina, dove d’Annunzio si trova in compagnia di Eleonora Duse, la lirica viene pubblicata per la prima volta nel novembre dello stesso anno sulla rivista “Nuova Antologia” con le tre strofe di cui si compone intitolate rispettivamente  La natività della luna ,  La pioggia di giugno  e  Le colline . Metro  3 strofe di 14 versi ciascuna di varia lunghezza con rime libere, seguite da una ripresa di 3 versi, il primo dei quali è in rima con l’ultimo della strofa precedente. Un paesaggio serale ricco di sentimenti Fresche le mie parole ne la sera ti sien come il fruscìo che fan le foglie del gelso ne la man di chi le coglie silenzioso e ancor s’attarda a l’opra lenta       su l’alta scala che s’annera 5 contro il fusto che s’inargenta con le sue rame spoglie mentre la Luna è prossima a le soglie cerule e par che innanzi a sé distenda un velo     ove il nostro sogno si giace 10 e par che la campagna già si senta da lei sommersa nel notturno gelo e da lei beva la sperata pace senza vederla.     Laudata sii pel tuo viso di perla, 15 o Sera, e pe’ tuoi grandi umidi occhi ove si tace l’acqua del cielo! Dolci le mie parole ne la sera ti sien come la pioggia che    ▶ bruiva     tepida e fuggitiva, 20 commiato lacrimoso de la primavera, su i gelsi e su gli olmi e su le viti e su i pini dai novelli rosei diti che giocano con l’aura che si perde,     e su ’l grano che non è biondo ancòra 25 e non è verde, e su ’l fieno che già patì la falce e trascolora, e su gli olivi, su i fratelli olivi     che fan di santità pallidi i clivi 30 e sorridenti. Laudata sii per le tue vesti aulenti, o Sera, e pel cinto che ti cinge come il salce il fien che odora!     Io ti dirò verso quali reami 35 d’amor ci chiami il fiume, le cui fonti eterne a l’ombra de gli antichi rami parlano nel mistero sacro dei monti; e ti dirò per qual segreto     le colline su i limpidi orizzonti 40 s’incùrvino come labbra che un divieto chiuda, e perché la volontà di dire le faccia belle oltre ogni uman desire     e nel silenzio lor sempre novelle 45 consolatrici, sì che pare che ogni sera l’anima le possa amare d’amor più forte. Laudata sii per la tua pura morte,     o Sera, e per l’attesa che in te fa palpitare 50 le prime stelle! TRECCANI ▶ Le parole valgono Quant’è difficile far aderire le parole ai suoni della natura! Talvolta occorrono fantasia e immaginazione per dare sostanza a verbi che evocano più che descrivere. Prendiamo : il vocabolario ci dice che significa “rumoreggiare”, che è un po’ come dire tutto e niente, visto che i rumori sono infiniti e ciascuno diverso dall’altro. Poi aggiunge però che è un po’ come gorgogliare o crepitare: ciò che fanno la pioggia sui tetti, il ruscello che scorre e gli arbusti che sembrano parlare quando agitano il loro brusio ai venti. bruire bruire bruire ▶ Di sicuro bruire ha poco a che vedere con il silenzio, che dà vita a molte espressioni figurate. Fornisci il significato delle seguenti: «rompere il silenzio»; «costringere al silenzio»; «cadere nel silenzio»; «passare sotto silenzio»; «suonare il silenzio». le mie parole nella sera ti procurino ( ) una sensazione di freschezza come il fruscio prodotto dalle foglie. 1-2 Fresche… foglie: ti sien il contadino. 3 chi: continua il suo lungo e paziente lavoro di raccolta benché sia già tardi ( ). 4 s’attarda… lenta: ancor la scala diventa sempre più scura (con il sopraggiungere della sera), appoggiata al fusto dell’albero che riflette il chiarore della luna ( ). 5-6 s’annera… s’inargenta: s’inargenta i suoi rami. 7 le sue rame: sta per sorgere nel cielo azzurro (le sono letteralmente le “porte azzurrine” che contrassegnano il limite dell’orizzonte). la luna diffonde nel cielo un chiarore che sembra un . 8-9 è prossima… cerule: soglie cerule distenda un velo: velo si placa. Si tratta del sogno d’amore di cui si parla nell’ultima strofa. 10 si giace: dalla luna. rugiada (è una reminiscenza dantesca: «Quali fioretti dal notturno gelo», , II, 127). 12 da lei: notturno gelo: Inferno il refrigerio tanto atteso dopo una giornata calda. 13 la sperata pace: prima ancora di vedere la luna. 14 senza vederla: sono le pozze d’acqua piovana. nelle quali si raccoglie in silenzio. 16 tuoi… occhi: ove si tace: la pioggia. 17 l’acqua del cielo: perché la pioggia di giugno dura poco. 20 fuggitiva: è apposizione di ; l’addio dato dalla primavera che finisce. 21 commiato… primavera: pioggia le nuove gemme dei pini, di colore rosato. 23 dai novelli rosei diti: che oscillano, come se giocassero, alla brezza ( ) che passa e subito svanisce ( ). 24 che giocano… perde: aura si perde impallidisce (come succede al fieno falciato che si secca al sole e diventa biondo). 28 trascolora: gli ulivi con il loro colore verde-argenteo rendono i colli ( ) pallidi di santità (di un colore, cioè, che fa pensare alla penitenza) e pieni di gioia ( ). 30-31 fan… sorridenti: i clivi sorridenti profumate. 32 aulenti: per la cintura che cinge la tua veste come il ramo flessibile del salice cinge il fascio di fieno profumato. è la linea dell’orizzonte che racchiude il pae­saggio serale. 33-34 pel cinto che ti cinge come il salce il fien che odora: Qui la cintura l’Arno. 36 il fiume: per custodire quale segreto. 39 per qual segreto: si pieghino. 41 s’incùrvino: il loro desiderio di parlare (e svelare il segreto). 42 la volontà di dire: desiderio. 44 desire: le renda, pur nel loro silenzio, portatrici di nuovi conforti. 45-46 nel silenzio… consolatrici: il tuo lento svanire nella notte. 49 tua pura morte: per l’attesa della notte che fa vibrare la luce delle prime stelle nel tuo cielo ( ). 50-51 per l’attesa che in te fa palpitare le prime stelle: in te  >> pagina 584 DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Siamo in una sera di giugno, bagnata dalla pioggia ( , v. 21) e illuminata dal pallido barlume della luna, nel momento evanescente del crepuscolo: un momento di passaggio, di trasformazioni impercettibili, carico di attesa e suggestione. Nel silenzio immobile del calare del giorno si percepiscono solo vaghi, lievissimi suoni, piccole variazioni di luce, il fruscio delle foglie del gelso che un contadino, su una scala appoggiata al tronco, raccoglie. commiato lacrimoso de la primavera Il paesaggio collinare fiorentino, con la sua dolcezza, i suoi uliveti e il fiume Arno, assiste alla fine della primavera, che muore e si trasforma in estate: immerso in questa atmosfera sta il poeta, che contempla e loda la sera tuffandosi nel suo grembo fresco e dolce, pronto ad afferrare tutte le fuggevoli sensazioni (visive, olfattive, uditive, tattili, anche gustative) che provengono dalla natura. Accanto a lui si coglie una presenza femminile, silenziosa, in attesa di apprendere dall’amante un’arcana rivelazione: il mistero sacro dell’amore, che le (v. 41) delle colline sembrano voler svelare. labbra Dolce evocazione di una sera estiva Abbiamo provato a sintetizzare il contenuto della lirica, sebbene essa non presenti uno sviluppo logico-discorsivo, ma si articoli in un libero fluire di immagini e percezioni, legate tra loro da una catena ininterrotta di analogie. Più che descrivere, infatti, il poeta esprime uno stato d’animo sospeso e indefinito attraverso impressioni e suggestioni. Anche l’apparizione della luna, che è l’immagine centrale della prima strofa, non viene rappresentata, ma evocata come il momento miracoloso della sera, contemplata nel gioco degli scambi tra dimensione psichica e dato naturale, tra realtà fisica e trasfigurazione antropomorfica. La stessa tacita presenza della donna, alla quale si rivolge il poeta, è ridotta al minimo, richiamata appena da accenni discreti ( vv. 2 e 19; v. 10; vv. 35 e 39; , v. 36), mentre la sera viene personificata in una languida figura femminile. ti sien , il nostro sogno , ti dirò , ci chiami Siamo dunque all’opposto di una resa oggettiva o realistica: la natura è interiorizzata e umanizzata dal poeta, che rappresenta, oltre alla sera, la luna e gli altri elementi del paesaggio come figure umane, partecipi della vita divina che anima l’universo in ogni sua fibra. Al tempo stesso, egli e la donna amata si compenetrano nella natura, entrando in essa e condividendone la continua, vitale e armoniosa metamorfosi. Di questa meraviglia naturale d’Annunzio si assume il compito di rivelare l’essenza e la musica segreta grazie a una sapiente modulazione di suoni, ritmi, immagini. Come un poeta-veggente, egli si ritiene il solo a poter decifrare la complessità dell’esistenza, a farsi interprete di profonde verità insondabili da parte dell’uomo comune, a decodificare la «foresta di simboli» e le «corrispondenze», come le aveva definite Baudelaire ( p. 361), che si celano dietro il reale, in una fitta trama di rapporti tra le cose. ▶ La contaminazione tra dato reale e dato psichico Non a caso, tutto il testo è attraversato da una notevole tensione espressiva; il poeta annuncia (vv. 1 e 18) e ripete (vv. 35 e 39); perfino la natura è agitata dalla stessa necessità: (vv. 35-36), […] (vv. 36-38), si piegano (vv. 40-41) e hanno (v. 42). parole ti dirò verso quali reami / d’amor ci chiami il fiume le cui fonti / eterne parlano nel mistero sacro dei monti le colline come labbra volontà di dire La ragione arcana (il , v. 39) che riposa al fondo dell’essenza della natura rimane però indefinibile, come evidenziano le espressioni (v. 38), (v. 41), (v. 42), (v. 45). Qualcosa di sacro e inviolabile ( , v. 41) impedisce alle parole di essere pronunciate: la magia enigmatica del potere dei suoni e delle sensazioni può essere soltanto evocata nella trasfigurazione di una vita panica e sublime, oltre la sfera e i limiti dell’umano, nell’impalpabile confine tra il dicibile e l’indicibile. Anche sotto la superficie innocente e pura della , d’Annunzio ribadisce le prerogative esclusive di una sensibilità superiore. segreto mistero sacro divieto chiuda silenzio un divieto Sera fiesolana Il poeta rivelatore della bellezza Le scelte stilistiche La ricerca della musicalità emerge innanzitutto dalla fluidità melodica delle strofe, che si snodano senza spezzature, con una punteggiatura ridotta al minimo (la prima ne è addirittura priva) e con un’accentuata concatenazione sia sintattico-retorica sia contenutistica. C’è, è vero, un numero cospicuo di , che tuttavia, più che frammentare il ritmo, lo cadenza in lunghe sequenze di sillabe. Le figure di suono accentuano il tessuto musicale della lirica: rime (  :  ; :  ; :  ecc.), allitterazioni (per esempio, la ricorrenza del suono nei primi versi) e fonosimboli rappresentano i fenomeni descritti. enjambement sera s’annera foglie  coglie spoglie   soglie f La musica del paesaggio  >> pagina 585 La relazione tra i diversi aspetti delle cose viene sottolineata soprattutto dalla metafora, assai frequente al fine di rendere l’immagine umanizzata della natura. La luce lunare diventa il (v. 15) della sera, le vene d’acqua lasciate dalla pioggia sono i suoi (v. 16), il suo profumo è irradiato dalle (v. 32); e il medesimo processo di umanizzazione tocca anche gli altri aspetti naturali evocati: dalla campagna alla primavera, dai pini alle fronde degli alberi ecc. Particolarmente audaci sono le sinestesie, che rimarcano la compresenza di piani sensoriali diversi: è il caso delle […] (v. 1), che accostano la sensazione uditiva a quella tattile (non sono le foglie a essere umide, ma è la sensazione uditiva delle parole del poeta a rendere la percezione della freschezza); così come del / (vv. 16-17), dove la vista è compenetrata nel silenzio; e delle […] (v. 18), che fondono gusto e udito. viso di perla grandi umidi occhi vesti aulenti Fresche parole si tace l’acqua del cielo Dolci parole L’umanizzazione della natura Nella delicatezza di immagini e suoni che caratterizza la lirica non manca infine un importante residuo dell’estetismo misticheggiante tipicamente decadente. Ci riferiamo alle terzine della ripresa-ritornello posta in chiusura di ciascuna delle tre strofe, terzine chiaramente modellate sul di Francesco d’Assisi. Tuttavia, oltre a conferire una veste arcaizzante al testo, il motivo della lode offerta in dono alla sera, trasformata in figura femminile, è una suggestione elegante e simbolica. Al di là della formula d’apertura ( ), il poeta ricrea un’atmosfera di pace e consolazione (come si coglie dall’accenno agli ulivi al v. 29, chiamati, con un termine francescano, ), che si spegne nel sensuale dissolversi della notte (vv. 49-51), epilogo di una estenuata e conturbante partitura liturgica. Cantico delle creature Laudata sii fratelli Una “lauda” francescana VERSO LE COMPETENZE Comprendere  A chi si rivolge il poeta nella lirica? 1  Quali particolari permettono di collocare la situazione evocata in una specifica stagione dell’anno? 2  Riassumi il contenuto di ciascuna strofa. 3 ANALIZZARE Completa la tabella collegando ciascuna delle seguenti figure retoriche alla rispettiva espressione: 4 similitudine • metafora • epizeusi • sineddoche • personificazione • figura etimologica • apostrofe (v. 29) su gli olivi, su i fratelli olivi (vv. 16, 33, 50) o Sera (v. 33) come il salce / (vv. 47-48) amare d’amor (v. 13) beva la sperata pace (v. 37) antichi rami (v. 23) pini dai novelli rosei diti Nel componimento, ciascuno degli elementi naturali elencati qui di seguito compie un’azione, o così sembra, proprio come un essere umano. Indica attraverso quali immagini poetiche d’Annunzio ha reso la loro personificazione: 5 – la Luna ......................................................................................................................................................................... – la campagna .............................................................................................................................................................. – la Sera ......................................................................................................................................................................... – la pioggia .................................................................................................................................................................... – i germogli dei pini ..................................................................................................................................................... – il fieno falciato ........................................................................................................................................................... – gli olivi .......................................................................................................................................................................... – il fiume Arno ............................................................................................................................................................... Individua i fonosimboli presenti nel testo. 6  >> pagina 586 INTERPRETARE  Qual è il valore attribuito alla parola poetica? E quale ruolo il poeta assume per sé? 7  Quali parole conferiscono una particolare atmosfera erotica all’ultima strofa? 8 sviluppare il lessico  Individua nel testo almeno cinque latinismi e scrivi, per ciascuno, un sinonimo di uso comune. 9 scrivere per... argomentare La sera rappresenta un molto frequente in poesia, soprattutto a partire dal Romanticismo. A tuo giudizio, per quale motivo? Facendo riferimento a testi di poeti che conosci, metti in luce l’originalità con cui d’Annunzio affronta il tema. 10 topos T8 La pioggia nel pineto Alcyone Una passeggiata senza meta in compagnia della donna amata, qui chiamata Ermione, lungo una pineta del litorale pisano, e la pioggia che cade sulla vegetazione e sui due amanti, i quali finiscono per sciogliersi nel paesaggio: la metamorfosi panica, la trama musicale data dal ritmo della pioggia, la segreta armonia della natura dominano questa celebre lirica, composta probabilmente nell’estate del 1902.  4 strofe di 32 versi liberi ciascuna, con presenza irregolare di rime e assonanze. Metro La perfetta fusione dell’essere umano con la natura  Asset ID: 213 ( )  let-audlet-la-pioggia-nel-pineto-g30.mp3 Audiolettura Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo       parole più nuove 5 che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse.     Piove su le tamerici 10 salmastre ed arse, piove su i pini scagliosi ed irti, piove su i mirti     divini, 15 su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di    aulenti, ▶ coccole     piove su i nostri volti 20 silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti     leggieri, 25 su i freschi pensieri che l’anima schiude novella, su la favola bella     che ieri 30 t’illuse, che oggi m’illude, o Ermione. TRECCANI ▶ Le parole valgono Due parole possono avere il medesimo aspetto ma significati senza alcuna affinità tra loro. È il caso di , che dal latino , ovvero “chicco”, “grano”, definisce in botanica il corpo fruttifero dei ginepri e, per estensione, un frutto di aspetto simile. Da , forma allungata di , cioè l’uovo, simbolo di tutto ciò che è gradito, deriva invece la come carezza, gesto di tenerezza e affettuosità (si fanno le ai bambini e, con infantile reticenza, agli amanti). coccola coccola coccum coccolo cocco coccola coccole ▶ Forma una frase di senso compiuto con il verbo derivato coccolare . sul limitare, all’ingresso. 1 Su le soglie: parole pronunciate da esseri umani, come tu erroneamente diresti. 3-4 parole… umane: che gocce e foglie (sogg.) lontane pronunciano. Il verbo “parlare” è usato transitivamente. 6-7 che… lontane: arbusti sempreverdi, tipici della macchia mediterranea. 10 tamerici: impregnate di sale marino e riarse dal sole. 11 salmastre ed arse: con la corteccia ruvida fatta a scaglie e pungenti per le foglie aghiformi. 13 scagliosi ed irti: il mirto è una pianta sacra a Venere, dea dell’amore. 15 divini: risplendenti per i loro fiori gialli raccolti in grappoli. 16-17 fulgenti… accolti: bacche profumate. 19 coccole aulenti: di bosco. Comincia la metamorfosi delle due figure umane, che sentono di trasformarsi in creature silvestri. 21 silvani: sui pensieri puri ( ) che l’anima, rinnovata dalla pioggia, fa sbocciare. 26-28 su i freschi… novella: freschi sogno d’amore. 29 favola bella: alla donna amata d’Annunzio attribuisce il nome mitologico della figlia di Elena e Menelao. 32 Ermione: Odi? La pioggia cade su la solitaria     verdura 35 con un crepitìo che dura e varia nell’aria secondo le fronde più rade, men rade.     Ascolta. Risponde 40 al pianto il canto delle cicale che il pianto australe non impaura,     né il ciel cinerino. 45 E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancòra, stromenti     diversi 50 sotto innumerevoli dita. E immersi noi siam nello spirto silvestre,     d’arborea vita viventi; 55 e il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia, e le tue chiome     auliscono come 60 le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Ermione. la vegetazione della pineta, senza presenze umane all’infuori dei due amanti. 34-35 solitaria verdura: lo scroscio prodotto dal picchiettare della pioggia è di intensità diversa a seconda che le fronde sia­no più o meno folte. 36-39 crepitìo che dura e varia nell’aria secondo le fronde più rade: al cadere della pioggia, assimilata a un pianto del cielo. 41 al pianto: che né la pioggia portata dal vento del Sud (austro) né il cielo grigio, color della cenere, fanno impaurire. 43-45 che il pianto… cinerino: le piante, a contatto con la pioggia, producono suoni diversi, come fossero strumenti musicali suonati da un infinito numero di mani. 49-51 stromenti… dita: partecipi della vita del bosco. 55 d’arborea vita viventi: inebriato. 56 ebro: bagnato. 57 molle: profumano. 60 auliscono: Ermione è ormai pianta, nata dalla terra e dagli alberi. 62 creatura terrestre:     Ascolta, ascolta. L’accordo 65 delle aeree cicale a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto     che cresce; 70 ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale, dall’umida ombra remota.     Più sordo, e più fioco 75 s’allenta, si spegne. Sola una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne.     Non s’ode voce dal mare. 80 Or s’ode su tutta la fronda crosciare l’argentea pioggia che monda,     il croscio che varia 85 secondo la fronda più folta, men folta. Ascolta. La figlia dell’aria     è muta; ma la figlia 90 del limo lontana, la rana, canta nell’ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove!     E piove su le tue ciglia, 95 Ermione. il canto corale delle cicale che stanno in alto, sui rami degli alberi ( ). 65-66 L’accordo… cicale: aeree al canto delle cicale si mescola quello, più rauco, delle rane (come verrà detto ai vv. 90-94). 71 un canto vi si mesce: lontana, umida oscurità. 74 umida ombra remota: soggetto sottinteso è il canto delle cicale. 76 s’allenta, si spegne: scrosciare. 82 crosciare: la pioggia sembra argentata a causa del tremolio dei suoi sottili fili luminosi. 83 argentea: purifica. 84 monda: è soggetto di del v. 81. 85 il croscio: s’ode la cicala. 89 La figlia dell’aria: la figlia del fango, la rana. 90-91 la figlia del limo: Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga ma di piacere; non bianca  ma quasi fatta virente, 100 par da scorza tu esca. E tutta la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pèsca  intatta, 105 tra le pàlpebre gli occhi son come polle tra l’erbe, i denti negli alvèoli son come mandorle acerbe.  E andiam di fratta in fratta, 110 or congiunti or disciolti (e il verde vigor rude ci allaccia i mallèoli c’intrica i ginocchi)  chi sa dove, chi sa dove! 115 E piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude,  su i nostri vestimenti 120 leggieri, su i freschi pensieri che l’anima schiude novella,  su la favola bella 125 che ieri m’illuse, che oggi t’illude, o Ermione. verdeggiante. L’aggettivo però non allude solo al colore della carnagione, ma anche all’intima vita vegetale che si è impossessata di Ermione. 100 virente: corteccia. 101 scorza: profumata. 103 aulente: non ancora colta. 105 intatta: vene, sorgenti d’acqua pura. 107 polle: le cavità delle gengive in cui sono radicati i denti. 108 alvèoli: attraverso i cespugli della pineta. 110 di fratta in fratta: ora abbracciati, ora separati. 111 or congiunti or disciolti: i verdi rami aggrovigliati tenacemente ( ) ci stringono le caviglie ( ) e impediscono il movimento delle ginocchia. 112-114 il verde… ginocchi: verde vigor rude i mallèoli  >> pagina 589 DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Sulle soglie di una solitaria pineta, lungo il litorale sabbioso toscano, una pioggia estiva sorprende il poeta e la donna amata, qui chiamata Ermione, durante una passeggiata. Le gocce crepitano sui rami e fanno germogliare una nuova vita nella calura estiva (vv. 4-7). Il silenzio della natura è interrotto dai suoni (che sembrano parole): il mutevole ritmo della pioggia, che scroscia più o meno intensamente, compone una lunga sinfonia insieme al frusciare delle foglie e all’eco di versi di animali. Mentre vagano nel pae­saggio naturale completamente estraniati dal resto del mondo e immersi nel concerto dei suoni, il poeta e la compagna si svestono dei panni umani e iniziano un processo di trasformazione verso una forma di vita vegetale che si attua in crescendo: i loro volti diventano (v. 21), l’anima (v. 27) pensieri come fiori, fino a che la loro comunione con la natura è completa. Ormai tutt’uno con il bosco, la loro identità non è più umana, essendosi dissolta in una metamorfosi panica che li ha investiti completamente, coinvolgendo la dimensione fisica e quella psichica, il corpo, i pensieri e i sogni. silvani schiude Abbattuta definitivamente ogni barriera tra l’io e la natura, l’ultima strofa sancisce il compimento dell’identificazione: il cuore delle due creature è / (vv. 104-105), gli occhi sono (v. 107), i denti (v. 109). Il poeta può finalmente attingere al mistero dell’universo, immergendosi nella profondità remota, arcana e senza tempo della natura. come pèsca intatta come polle tra l’erbe come mandorle acerbe Il racconto di una metamorfosi   Videolezione – La pioggia nel pineto  >> pagina 590 Come in altre poesie dannunziane, anche qui l’ispirazione nasce da uno spunto narrativo: l’acquazzone estivo che bagna il poeta e la sua compagna. È un esile pretesto, subito trasfigurato nella dimensione mitica della fusione panica con la natura: l’esperienza della metamorfosi è evocata da d’Annunzio come il compimento di una (vv. 29 e 125), un’avventura purificatrice che li libera dai residui della realtà e della civiltà e permette loro di ascendere a un altro piano, quello dell’estasi dei sensi e della squisita sensazione dell’annullamento nel fluido e nella linfa segreta degli alberi. favola bella Attenzione, però: non dimentichiamo che il panismo dannunziano coincide sempre con l’affermazione di un privilegio riservato solo a creature superiori. Anche nella , infatti, il processo apparentemente regressivo – dall’umano al vegetale – coincide di fatto con un esercizio di potenziamento di sé, grazie al quale il soggetto, assimilandosi alla natura attraverso la percezione sensoriale, trascende i propri limiti individuali e realizza una piena comunione con il tutto. Le (v. 5) pronunciate da (v. 6) possono essere udite infatti solo dallo spirito eletto che è in grado di decifrarle e celebrarle, riproducendole (o traducendole) grazie al proprio virtuosismo in un mutevole spartito musicale. Pioggia nel pineto parole più nuove gocciole e foglie Un processo di potenziamento Le scelte stilistiche La sensibilità musicale di d’Annunzio (senza dubbio una delle componenti più autenticamente decadenti della sua poesia) si mostra in questo componimento in tutte le sue eccezionali potenzialità tecniche. Il poeta riesce con indiscutibile efficacia a definire il ritmo, il rumore, diremmo quasi il movimento della pioggia e delle altre componenti del paesaggio. L’esortazione rivolta a Ermione nel primo verso ( ), poi ribadita più volte con ulteriori inviti ( , vv. 8, 40, 65, 88; , v. 33), potrebbe benissimo essere estesa a noi lettori: restiamo in silenzio, come in attesa di un prodigio, ad ascoltare i versi di d’Annunzio che traducono magicamente l’armonia del bosco. Taci Ascolta Odi? Un invito a Ermione e al lettore Per esprimere analogicamente il perpetuo cambiamento dei più minuti dettagli della natura, l’autore dà vita a una struttura irregolare di versi di misura ineguale, che viene però ordinata su strofe omogenee per numero di versi (32). Accanto a senari, settenari, ottonari e novenari, compaiono versi brevi, brevissimi, spesso coincidenti con un singolo vocabolo formato da tre sillabe (per esempio nella prima strofa incontriamo , , , , , ). lontane divini silvani ignude leggieri novella Anche le proposizioni sono in massima parte brevi; quando si snodano in più versi, vengono frammentate grazie alla brevità delle battute e alla frequente iterazione del medesimo termine. Notiamo, per esempio, nella strofa di apertura, l’anafora del verbo , ripetuto per ben sei volte e sempre con valore introduttivo; l’insistenza sulla preposizione (che compare in undici dei trentadue versi della prima strofa) e la ripresa della congiunzione , che rende paratattico il discorso nella seconda e terza strofa; e ancora il ritorno di (vv. 76, 78, 79), che troviamo in clausola nella terza strofa. piove su e si spegne La libertà metrica L’assoluta libertà metrica che d’Annunzio si concede gli permette di ottenere una musicalità spezzata, tesa a imitare la cadenza variabile delle gocce di pioggia e degli altri suoni naturali. Al mutare del ritmo, garantito dalle spezzature degli che scandiscono e dilatano il verso, corrispondono le diverse rime, baciate o interne ( , v. 37; v. 39; , v. 41), spesso alternate dall’altrettanto ricco spettro di assonanze-consonanze e dal recupero delle stesse frasi in punti diversi del componimento: è il caso del dei vv. 94 e 115 (il primo è riferito al gracidare della rana, il secondo allude al viaggio misterioso del poeta e della donna), delle anadiplosi dei vv. 95-97 ( […] / ) e soprattutto del poliptoto che chiude, in inversione, la prima e l’ultima strofa. enjambement e varia nell’aria più rade, men rade , al pianto il canto chi sa dove, chi sa dove! piove su le tue ciglia Piove su le tue ciglia nere t’illuse… m’illude e m’illuse… t’illude La pluralità delle voci della pineta  >> pagina 591 La musicalità della parola poetica è accentuata inoltre dagli effetti fonici prodotti dall’uso di figure di suono come allitterazioni (per esempio, , v. 12; , v. 112; , vv. 41-43 ecc.), fonosimboli ( , v. 36; , v. 82; , v. 85) e da un lessico, semplice nei significati ma costellato di termini ricercati ( , v. 10; , v. 14) e aggettivi letterari ( , v. 16; , v. 19; , v. 100), usati dal poeta più per la loro energia musicale che per il loro valore semantico. pi ove su i pi ni v e r de v igo r r ude a l pi a nto il c a nto / delle cic a le / che il pi a nto austr a le crepitìo crosciare croscio tamerici mirti fulgenti aulenti virente Il suono della parola poetica VERSO LE COMPETENZE Comprendere Riassumi il contenuto della poesia, dando un titolo a ciascuna delle quattro strofe.   1 Individua la parola chiave della poesia: qual è la sua importanza, sia sul piano musicale sia su quello contenutistico?   2 Quali sono le di cui il poeta parla al v. 5?   3 parole più nuove ANALIZZARE  Rintraccia le apostrofi presenti nel testo. 4  Completa la tabella individuando i diversi elementi su cui cade la pioggia. 5 Elementi naturali Elementi umani Elementi emotivi La del v. 81 sta per “albero”. Di quale figura retorica si tratta? 6 fronda  Similitudine.  a  Sinestesia. b  Sineddoche. c  Personificazione. d Quali caratteristiche presenta la sintassi? Vi è maggiore presenza di periodi lunghi o brevi? Prevale la subordinazione o la coordinazione? E, infine, c’è coincidenza tra frase e verso, tra periodo e strofa? 7 INTERPRETARE  Quali elementi rendono questa poesia un esempio di poetica simbolista? 8 scrivere per... rielaborare Partendo dall’esiguo nucleo narrativo del componimento e sfrondandone tutte le suggestioni poetiche, trasformalo in un testo in prosa d’impronta realistica.   9  Leggi nella scheda nella pagina che segue le parodie della poesia dannunziana composte da Luciano Fólgore ed Eugenio Montale, e prova poi a fare come loro. Prendi il componimento più noto di un poeta che proprio non ti va a genio (magari lo stesso d’Annunzio o chi altro vuoi), riproducine il metro e il contenuto, ma esasperane i temi fino a trasformarlo in una caricatura, proprio come fanno gli imitatori di oggi quando deridono personaggi pubblici che si prendono troppo sul serio. 10