GLI SPUNTI DELLA CRITICA Annamaria Andreoli , capolavoro di un poeta d’avanguardia Alcyone «Sorta di mediterraneo Mago Merlino», «incantatore maestro di metamorfosi» ed esempio unico di «una letteratura del desiderio», secondo il giudizio della studiosa Annamaria Andreoli, Gabriele d’Annunzio è uno dei più grandi poeti d’avanguardia europei, capace di offrire in   Alcyone   un campionario sterminato di situazioni e soluzioni stilistiche, nella perfetta e sperimentale fusione di tradizione e modernità. Dominato dalla poesia del dolore, muore l’Ottocento. Se nelle Fleurs du mal di Baudelaire l’infernale metropoli moderna era la vera protagonista micidiale, Alcyone ne rappresenta ora l’antidoto, al punto che la celeberrima Pioggia nel pineto ribatte polemica al «coeur meurtri comme une pêche» di Amour du mensonge : 1 «il cuor nel petto è come pèsca / intatta». In fuga dalla città inquinata e dalle sue cure, la Natura benigna offre per contro gli agi ameni che d’Annunzio canta tempestivamente. È persuaso che la macchina affrancherà via via la specie umana dalla fatica regalando tempo libero e ferie d’agosto dove consumare se mai le energie nel corroborante esercizio sportivo en plein air . Del resto il motto fiumano Fatica senza fatica conclamerà in futuro il suo rifiuto tutto mediterraneo dell’etica del lavoro e del sudore della fronte come espiazione. Panico e pagano, popolato da fauni, ninfe, tritoni e centauri, carosello pubblicitario e Baedeker 2 di un pionieristico turismo marino, soccorrevole persino nel caso del maltempo che non escluderà, di fratta in fratta, l’escursione a due nella pineta, e altre, poi, alle pendici delle sublimi Apuane o ai boschi intatti dell’Uccellina, non mancando di additare, con modi d’Almanacco, le memorie dei luoghi e le cose notevoli, Alcyone fonda uno dei grandi miti del Novecento: «Estate, estate mia, non declinare!» ( Implorazione ). Per incidere con efficacia nell’immaginario collettivo era necessaria la perizia scaltrita di un poeta d’avanguardia. E d’Annunzio lo è, ancor più di Marinetti, che batte sul tempo e su tutta la linea. Il suo balzo in avanti prende infatti slancio da una lunga rincorsa: solo il «Passato augusto» autorizza la «Vita novella», ovvero la «modernità» che ne è la replica accresciuta di maggiore Bellezza. Perciò il suo linguaggio è falso-antico, ora grecizzante e ora romanzo, ovidiano, francescano o dantesco, densamente stratificato nel percorso a ritroso della tradizione. Rivisita così, senza che ce ne accorgiamo, da magistrale persuasore occulto, le formule sacre della preghiera («ascolta», «odi») e dell’offerta votiva («l’uva sugosa […] e nera e bionda […] le pèsche e i fichi […] le ulive […] l’ombrìna e il dèntice la triglia», ) mescolate a quelle popolari, prettamente folkloriche, dei bisticci nei ritornelli («ieri t’illuse / oggi m’illude – ieri m’illuse / oggi t’illude», ) e delle ricche rime giaculatorie («Nostra spiaggia pisana… silvana e litorana», ), con tale sapiente raffinatezza da attestarsi sul crinale del dialetto, quando il dialetto è conservatore di preziose pronunce remote: per naiade, per alga, per albeggiare, per pallido, per albero, per piovoso… Feria d’agosto La pioggia nel pineto I camelli naiàda àliga àlbicare blavo àrbore piovorno Parole «non umane» della nascosta armonia creaturale che l’eletto scriba ha il dono di percepire e trasmettere ai comuni mortali. (Annamaria Andreoli, Introduzione a Gabriele d’Annunzio, Poesie , Rizzoli, Milano 2011) COMPRENDERE IL PENSIERO CRITICO  In che modo rappresenta l’antidoto ai di Baudelaire e, più in generale, alla vena di dolore della poesia ottocentesca? 1 Alcyone Fiori del male  Perché l’autrice individua in d’Annunzio il primo vero poeta d’avanguardia italiano? 2