T10 Stabat nuda Aestas Alcyone Il titolo (letteralmente, “L’Estate stava nuda”) è tratto da un verso delle  Metamorfosi  del poe­ta latino Ovidio, una delle principali fonti d’ispirazione di  Alcyone . La lirica, di incerta datazione, celebra l’estate, qui personificata in una divinità femminile. 3 strofe di 8 endecasillabi sciolti con assonanze irregolari. METRO L’estate come una divinità Primamente intravidi il suo piè stretto scorrere su per gli aghi arsi dei pini ove estuava l’aere con grande tremito, quasi bianca vampa effusa.       Le cicale si tacquero. Più rochi 5 si fecero i ruscelli.    ▶ Copiosa la resina gemette giù pe’ fusti. Riconobbi il colùbro dal sentore. Nel bosco degli ulivi la raggiunsi.     Scorsi l’ombre cerulee dei rami 10 su la schiena falcata, e i capei fulvi nell’argento pallàdio trasvolare senza suono. Più lungi, nella stoppia, l’allodola balzò dal solco raso,     la chiamò, la chiamò per nome in cielo. 15 Allora anch’io per nome la chiamai. Tra i leandri la vidi che si volse. Come in bronzea mèsse nel falasco entrò, che richiudeasi strepitoso.     Più lungi, verso il lido, tra la paglia 20 marina il piede le si torse in fallo. Distesa cadde tra le sabbie e l’acque. Il ponente schiumò ne’ sui capegli. Immensa apparve, immensa nudità. TRECCANI ▶ Le parole valgono Un latinismo elegante e meno difficile di tanti altri: non occorre conoscere la lingua di Seneca e Ovidio per utilizzare quotidianamente per indicare una nevicata abbondante o dei banchetti ricchi di prelibatezze. copioso copioso ▶ Anche lo stile di uno scrittore o l’eloquio di un oratore possono essere definiti, talvolta con un po’ di ironia, copiosi . Quale accezione acquista in tali casi questo aggettivo? come prima cosa. minuto e agile. 1 Primamente: stretto: sfiorare in corsa il terreno coperto di aghi di pino seccati dal sole. 2 scorrere… pini: ardeva (latinismo). Il verbo è legato in etimologia e consonanza con l’ del titolo. 3 estuava: Aestas come una bianca fiamma che si riversa dilagando intorno ( ). 4 quasi… effusa: effusa il rumore dei ruscelli si fece più fioco nel suo monotono cantilenare. 5-6 Più rochi… ruscelli: scese gocciolando. 7 gemette: mi accorsi della vicinanza del serpente ( ) dal suo odore. 8 Riconobbi… sentore: colùbro tra il grigio e il celeste, azzurrine. 10 cerulee: arcuata. 11 falcata: tra le fronde d’argento degli ulivi, sacri anticamente a Pallade. volare via. 12 nell’argento pallàdio: trasvolare: in mezzo alle stoppie, che restano sul terreno dopo la falciatura. 13 nella stoppia: dal campo già falciato. 14 dal solco raso: oleandri. 17 leandri: grano del colore del bronzo. è un’erba di palude dalle lunghe foglie. 18 bronzea mèsse: falasco: crepitando. 19 strepitoso: le alghe secche. 20-21 la paglia marina: si piegò in un movimento sbagliato. 21 si torse in fallo: il vento di ponente creò la spuma delle onde. 23 Il ponente schiumò:  >> pagina 601 DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Il titolo e il motivo prendono spunto da un verso di Ovidio: ( , II, 28, “L’Estate stava nuda e portava ghirlande di spighe”). Tuttavia l’ispirazione si ferma in superficie, poiché il poeta latino con un’immagine di pura decorazione rappresenta l’Estate accanto al trono del Sole, in un atteggiamento ieratico e solenne. D’Annunzio invece la vede correre in mezzo a un bosco di ulivi, la insegue, la raggiunge prima che essa si dilegui nuovamente, infine la chiama e la rivede, tra le alghe, nuda e con i capelli immersi nella schiuma delle onde del mare. stabat nuda Aestas et spicea serta gerebat Metamorfosi La personificazione dell’estate Sarebbe forse inutile cercare di stabilire se la protagonista del componimento, personificazione della stagione estiva, sia una fanciulla reale oppure una trasfigurazione sognante, il fantasma di una creatura mitica (forse una ninfa o una dea), oppure ancora se il poeta abbia volutamente confuso i ricchi elementi del paesaggio con le belle fattezze di una donna, immersa nella natura lussureggiante fino a dissolversi totalmente in essa. D’altra parte, proprio l’ambiguità è la caratteristica del prodigio: dall’improvvisa apparizione della donna-Estate ( , v. 1) allo stupore silenzioso di tutti gli spettatori naturali ( , vv. 5-7), dal suo misterioso (vv. 12-13) fino alla dissoluzione finale, nella grandiosa scena della sua nudità, che il poeta è tentato di saggiare «in una sorta di amplesso cosmico» (Roncoroni). Primamente intravidi Le cicale si tacquero. Più rochi / si fecero i ruscelli. Copiosa / la resina gemette giù pe’ fusti trasvolare / senza suono Una favola panica Le scelte stilistiche Ammirata di spalle dal poeta, che ne ha progressivamente svelato la bellezza (dal , v. 1, alla , v. 11, fino ai , v. 23), la natura si svela così nella sua perturbante femminilità, al termine di un inseguimento sottolineato anche dal piano ritmico del testo. Dopo i versi rallentati e quasi immobili che chiudono la prima strofa, la seconda invece accompagna la tensione della fuga con un crescendo, prima suggerito dall’ tra i vv. 12 e 13 e poi culminante con l’anadiplosi del v. 15 ( ) e il successivo chiasmo ( , vv. 15-16). piè stretto schiena falcata capegli enjambement la chiamò, la chiamò la chiamò per nome… per nome la chiamai Il ritmo dell’inseguimento Soggetto umano e natura si scambiano ruoli e fattezze: la donna, in particolare, si trasforma in paesaggio, tanto che d’Annunzio ne avverte la presenza attraverso sensazioni uditive (lo scalpiccio sugli aghi arsi dei pini , v. 2; il silenzio delle cicale, v. 5; il sordo rumore dei ruscelli, vv. 5-6; il crepitìo del falasco , vv. 18-19), termiche (il grande / tremito dell’aria, vv. 3-4) e cromatiche (la bianca vampa , v. 4). È infatti un’allodola ad aiutare il poeta a comprendere il fenomeno e a spingerlo a consacrarsi senza timore a una comunione panica e divina con la natura ( l’allodola […] la chiamò per nome in cielo. / Allora anch’io per nome la chiamai , vv. 14-16). Il trionfo delle sensazioni Alexandre Cabanel,  , 1863. Parigi, Musée d’Orsay. La nascita di Venere  >> pagina 602 VERSO LE COMPETENZE Comprendere  Dai un titolo a ciascuna strofa e riassumine il contenuto. 1  Descrivi l’aspetto fisico della donna-dea sulla base delle immagini usate dal poeta. 2 ANALIZZARE 3 La lirica è ricca di immagini che coinvolgono diverse sfere sensoriali. Trascrivile qui sotto: –  tatto ………………………………………….........…….……………… –  vista ……………………………………………..........………………… –  udito …………………………………………….........………………… –  olfatto …………………………………………….........……………… 4 I vv. 15-16 contengono tre figure retoriche: quali? 5 Evidenzia i termini che, normalmente attribuiti al comportamento umano, si riferiscono qui a elementi della natura. Quale risultato ottiene il poeta con questo procedimento? INTERPRETARE  Come definiresti il registro lessicale adoperato da d’Annunzio? Rispondi facendo riferimento al testo con opportuni esempi. 6 sviluppare il lessico  Associa ai seguenti termini aulici usati nel componimento dei sinonimi di uso comune, oltre a quelli suggeriti in nota. 7 vampa messe   cerulee colubro   copiosa lungi T11 Implorazione Alcyone Sotto il titolo di  Madrigali dell’estate  troviamo una serie di undici brevi liriche, di cui ignoriamo la data di composizione, che affrontano il tema della lenta agonia dell’estate. Qui di seguito ne presentiamo tre, simili sia sotto l’aspetto tematico sia sotto quello metrico-stilistico.  Madrigale formato da 2 terzine a rima replicata ABC, ABC e da 2 distici a rima baciata DD, EE. Metro Una preghiera all’estate Estate, Estate mia, non declinare! Fa che prima nel petto il cor mi scoppi come pomo granato a troppo ardore. Estate, Estate, indugia a maturare       i grappoli dei tralci su per gli oppi. 5 Fa che il colchico dia più tardo il fiore. Forte comprimi sul tuo sen rubesto il fin Settembre, che non sia sì lesto. Sòffoca, Estate, fra le tue mammelle     il fabro di canestre e di tinelle. 10 come un melograno esposto a un calore troppo intenso. 3 come… ardore: piccoli aceri coltivati a sostegno delle viti. 5 oppi: pianta dai fiori rosa-lilla che fioriscono in autunno. 6 colchico: trattieni. robusto, forte (è citazione dantesca: «Non fu tremoto già tanto rubesto», , XXXI, 106). 7 comprimi: rubesto: Inferno delicato. 8 fin: è la personificazione di settembre, il mese in cui si intrecciano i cesti per la vendemmia (la canestra è un cesto di vimini, con due manici ai lati) e si preparano i tini ( ) per pigiare l’uva. 10 il fabro… tinelle: tinelle  >> pagina 603 T12 Le lampade marine Alcyone In questa poesia la quiete notturna del mare pare annullare ogni sensazione. Madrigale formato da 2 terzine a rima replicata ABC, ABC e da un distico assonante. METRO Impressioni di un plenilunio Lucono le meduse come stanche lampade sul cammin della Sirena sparso d’ulve e di pallide radici. Bonaccia spira su le rive bianche       ove il nascente plenilunio appena 5 segna l’ombra alle amare tamerici. Sugger di labbra fievole fa l’acqua ch’empie l’orma del piè tuo delicata. spandono la loro luce. fioche. 1 Lucono: stanche: sui fondali marini lungo i quali cammina la Sirena, essere favoloso della mitologia classica, rappresentato in forma di giovane donna nella parte superiore del corpo, e di pesce in quella inferiore. 2 sul… Sirena: alghe. 3 ulve: perché illuminate dalla luna. 4 bianche: perché impregnate di sale. 6 amare: un rumore lieve, simile a quello di labbra che succhiano. 7 Sugger di labbra fievole: T13 Nella belletta Alcyone In questo madrigale compare un motivo caro alla poetica dannunziana: l’ossessione della decadenza. Madrigale formato da 2 terzine a rima replicata ABC, ABC e da un distico assonante. METRO Il disfacimento delle cose Nella belletta i giunchi hanno l’odore delle persiche mézze e delle rose passe, del miele guasto e della morte. Or tutta la palude è come un fiore           che il sol d’agosto cuoce, 5 ▶ lutulento con non so che dolcigna afa di morte. Ammutisce la rana, se m’appresso. Le bolle d’aria salgono in silenzio. TRECCANI ▶ Le parole valgono è uno di quei termini letterari che non hanno un’adeguata corrispondenza nel lessico comune. Si potrebbe obiettare che, visto che in latino significa “loto”, “fango”, il suo significato più naturale è “fangoso”, “pieno o imbrattato di fango”: un terreno può essere , come può esserlo un branco di maiali. In parte è vero: però presenta spesso una curvatura figurata come se il fango fosse il simbolo spregevole di un’indegnità morale. Così «un’anima di vizi» può essere un’espressione certamente aulica, ma efficacissima per la sua espressività. lutulento Lutulento lutum lutulento lutulento lutulenta ▶ Un’accezione negativa di lutulento si trova anche quando l’aggettivo è associato allo stile letterario di uno scrittore. Sottolinea il significato corretto: ampolloso ; troppo ricco di figure retoriche ; scritto di getto ; non elaborato e pieno di difetti . melma o fanghiglia della palude. 1 belletta: pesche sfatte, quasi marce. 2 persiche mézze: appassite. 3 passe: surriscalda. 5 cuoce: dolciastra. 6 dolcigna: mi avvicino. 7 m’appresso: le bolle prodotte sul pelo dell’acqua dal vapore della putrefazione. 8 Le bolle d’aria:  >> pagina 604 DENTRO IL TESTO I contenuti tematici La stagione estiva sta per finire e il poeta registra i segni di questo inevitabile tramonto. La piena esperienza della vitalità della natura e del corpo, che l’estate ha portato con sé, comincia ora a lasciare spazio alla consapevolezza dell’avvicinarsi dell’autunno, stagione in cui il sole declina e viene meno l’esuberanza giovanile. I costituiscono una successione omogenea di liriche che trasmettono proprio la percezione di un imminente distacco: il mito di una totale fusione con la natura, alimentato nell’animo dalla “grande estate”, si spegne in questo sentire malinconico, che saluta una stagione breve dell’esistenza e l’illusione della felicità e dell’amore. Madrigali dell’estate L’ultima tappa del percorso di  Alcyone La prima lirica dei può essere interpretata come l’epigrafe o l’introduzione dell’intera sezione. D’Annunzio implora l’estate di fermarsi, di aspettare a far maturare i grappoli nelle vigne e di rimandare l’arrivo di settembre: il tono languido, l’invocazione iniziale (poi ripresa in anafora al v. 4) e gli imperativi successivi sottolineano lo struggimento del poeta. Madrigali : l’introduzione al tema Implorazione Anche nelle lo stato d’animo dell’io lirico è debole e spossato nel cogliere il progressivo disfarsi della bellezza dei luoghi e delle cose e nel fissarsi su impressioni evanescenti: la luce fioca delle meduse sul mare piatto, le ombre del plenilunio sulla spiaggia, il sussurro delle onde che a fatica arrivano sulla battigia. Le sensazioni sono tutte smorzate, come se annunciassero la propria imminente fine, in un pallido accenno cromatico che sottintende anche una delicata ma insinuante sensualità. Lampade marine : la bellezza comincia a sfiorire Le lampade marine Nell’ultimo madrigale, , la fine della stagione si traduce nell’avvio di un processo di disfacimento o di decomposizione della natura, che trasmette una vaga fascinazione di morte: il violento calore di agosto, a contatto con la palude riarsa e marcescente, diffonde un odore dolciastro di putrefazione. Nella belletta La sensazione di una maturità sfatta, appassita e prossima alla morte contagia proprio le cose e i frutti solitamente più ricchi, freschi e vitali: le (v. 2), le (vv. 2-3), il (v. 3), che nel cuore trionfante dell’estate avevano rappresentato la voluttà dei profumi (le pesche), il godimento dell’amore (le rose), la dolcezza della passione (il miele). Rimane un unico segnale di vita, il gracidare della rana nello stagno, ma anch’esso scompare all’avvicinarsi del poeta, sostituito dall’immagine delle (v. 8) che emergono dal fondo della palude. persiche mézze rose / passe miele guasto bolle d’aria : l’estate muore lentamente Nella belletta Le scelte stilistiche La struttura metrica qui adottata permette a d’Annunzio di calibrare perfettamente le varie parti del discorso poetico, esprimendo con immediatezza le diverse impressioni suscitate in lui dalla realtà naturale. Al contempo, sul piano lessicale, i madrigali adottano un linguaggio realistico e descrittivo, pur senza rinunciare a suggestive sfumature metaforiche o analogiche (nelle , le meduse , vv. 1-2; i fondali del mare sono il , v. 2; l’acqua produce un rumore lieve come un , v. 7): ciò spiega il ricorso a un linguaggio tecnico che a prima vista potrebbe apparire esasperato (si pensi alla precisione dei termini botanici: , , , ), ma che risponde di fatto all’esigenza di una netta e quasi oggettiva essenzialità, in contrasto con ogni eccesso o compiacimento verbale. Lampade marine Lucono… come stanche / lampade cammin della Sirena Sugger di labbra fievole oppi colchico ulve tamerici Un blocco formale omogeneo VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE 1 Quali diversi aspetti della fine dell’estate vengono presentati nelle tre liriche? Sintetizzali in un paio di righe per ciascun componimento. ANALIZZARE 2 Individua, in tutti e tre i componimenti, gli elementi naturali che caratterizzano l’estate. 3 Quale relazione si instaura, in Implorazione , tra la personificazione dell’estate e quella dell’autunno? 4 Collega a ciascuna delle seguenti immagini presenti nelle L ampade marine l’aggettivo che il poeta ha scelto per qualificarne il carattere o l’essenza.  Le lampade  a  Le radici  b  Le rive  c  Il plenilunio  d  Il rumore dell’acqua  e  L’orma del piede  f        fievole        pallide        bianche        delicata        stanche        nascente Quali elementi creano l’atmosfera malinconica delle ? 5 Lampade marine Individua le sensazioni olfattive, visive e uditive descritte da d’Annunzio in per suggerire l’idea della natura in decomposizione. 6 Nella belletta  >> pagina 605 INTERPRETARE 7 In che cosa la figura femminile di Implorazione è simile o diversa da quella di Stabat nuda Aestas ( ▶  T10, p. 600)? 8 Nella belletta si chiude su un’immagine di silenzio: in che cosa si avvicina o differisce da quella di Meriggio ( ▶ T9, p. 595) ? 9 Quali stati d’animo tipici del dannunzianesimo sono presenti in questi tre componimenti? Dibattito in classe Quale immagine dell’estate preferisci tra quelle offerte da componimenti come e e quella presente nei ? perché? Confrontati con la classe. 10 Meriggio Stabat nuda Aestas Madrigali dell’estate Acqua e morte Opposte forze di amore e morte, dramma e pace percorrono il dipinto del pittore simbolista Odilon Redon (1840-1916): vicino al mondo della letteratura, Redon racconta nei suoi dipinti miti e storie sfruttando una gamma di colori fantastici e quasi surreali, in cui le tonalità accese dello sfondo azzurro e delle macchie colorate dei fiori sembrano stemperare il dramma incombente. Il pittore dedica una serie di tele a Ofelia, la protagonista femminile dell’ di Shakespeare: secondo la narrazione del poeta inglese, la donna, incautamente appesa a un ramo di salice che vorrebbe adornare di ghirlande di fiori, scivola in un gorgo d’acqua e muore. In questo dipinto Ofelia, come una ninfa o una creatura marina, sembra abbandonarsi alle onde che stanno per ucciderla e già chiude gli occhi ad accettare il suo destino di morte. Amleto Odilon Redon,  , 1930 ca. Collezione privata. Ofelia