La produzione teatrale Il teatro La e il , che gli garantisce la collaborazione di una diva d’eccezione, spingono d’Annunzio sin dagli ultimi anni dell’Ottocento a dedicarsi anche a una produzione destinata al teatro. volontà di raggiungere più direttamente il pubblico sodalizio con Eleonora Duse Con il proposito di realizzare un (un « »), lo scrittore aspira, secondo la teoria wagneriana, a fondere recitazione, musica e danza, rinnovando la tradizione della tragedia greca. teatro in versi teatro di poesia vengono rappresentati in ambientazioni diverse: nell’Argolide presso le rovine di Micene ( , 1898), nel mondo medievale ( , 1901; , 1908) o in quello del selvaggio Abruzzo pastorale ( , 1904, probabilmente l’opera teatrale meglio riuscita). Amore, morte, pulsioni superomistiche e passioni logoranti La città morta Francesca da Rimini La nave La figlia di Iorio Drammi di sangue e violenza Nella si torna al contesto delle novelle giovanili: entro un , attraversato da credenze e superstizioni, l’autore mette in scena la tragica vicenda di Mila di Codra, destinata a morire sul rogo poiché si autoaccusa di essere una strega e di aver istigato l’amato Aligi a uccidere il padre Lazaro che aveva cercato di violentarla. La tematica e l’ambientazione conferiscono all’opera , ma lo stile del testo è lontano dal linguaggio comune, del tutto immune da ogni volontà di regressione popolaresca: il registro è sempre alto e il lessico enfatico e retorico. Figlia di Iorio universo umano agreste e primitivo tratti veristi La figlia di Iorio La scrittura per il teatro occupa d’Annunzio anche dopo la fine della sua relazione con Eleonora Duse. Significativa è soprattutto una composta durante l’“esilio” francese, nell’antica lingua d’ : , pubblicata nel 1911, sarà e interpretata dalla grande danzatrice russa Ida Rubinstein. tragedia o ï l Le martyre de Saint Sébastien musicata da Claude Debussy Le martyre de Saint Sébastien intrecci MUSICA Claude Debussy, Le martyre de Saint Sébastien Nonostante l’insuccesso al debutto parigino – secondo i critici dovuto probabilmente alla vastità dell’opera (oltre 4000 versi e quasi 5 ore di rappresentazione), alla molteplicità dei codici utilizzati e alla non convenzionalità delle scelte – è oggi considerato un capolavoro, in particolare grazie alle esecuzioni posteriori che hanno scelto di valorizzarne la partitura sfrondando il soverchiante testo dannunziano e lasciando così emergere «il Debussy più vero: in talune atmosfere liquescenti, nell’assottigliamento dell’enorme orchestra in timbri puri […] nelle meravigliose armonie “parsifaliane” che isolano i momenti sacrificali nella vicenda del Santo» (Colombo). Le martyre da Saint Sébastien Andrea Mantegna, (particolare), 1480 ca. Parigi, Museo del Louvre. San Sebastiano