Lettere e scritti memorialistici e autobiografici La attraversa tutta la produzione letteraria di Leopardi e si esprime compiutamente in una vasta serie di opere, alcune rimaste incompiute. vocazione autobiografica diario del primo amore Composto in tempo reale nel dicembre del 1817 e ispirato dall’amore per la giovane (ma già sposata) cugina , questo breve diario descrive con poetico candore il primo sentimento di ingenua passione provato per una donna. Gertrude Cassi Lazzari e Ricordi d’infanzia e di adolescenza Storia di un’anima Sotto il primo titolo, attribuito dal critico Francesco Flora, troviamo un denso allestito da Leopardi nella primavera del 1819 in vista di una futura (e mai realizzata) opera autobiografica. In queste note l’autore tenta di definire la propria personalità, sia sul piano caratteriale (si descrive, tra l’altro, «terribile nell’ira») sia su quello letterario (esalta le qualità personali nella traduzione e nell’imitazione, sviluppa le prime idee poetiche, dipana i ricordi delle letture preferite, da Cicerone ad Ariosto, da Virgilio ad Alfieri). brogliaccio di appunti e materiali frammentari Lo stesso progetto incompiuto è alla base del secondo testo, in cui l’autore camuffa la propria identità sotto la maschera di un editore di nome Giulio Rivalta. Il modello doveva essere quello dell’autobiografia di Vittorio Alfieri: il poeta vi lavora intorno al 1825, ma non andrà oltre il proemio e l’ del capitolo primo. incipit Epistolario Tra i più belli di tutta la letteratura italiana, l’epistolario di Leopardi raccoglie , indirizzate ai familiari (soprattutto al fratello Carlo, alla sorella Paolina, sua confidente preferita, al padre Monaldo), ma anche a importanti personalità intellettuali dell’epoca, come Pietro Giordani, Vincenzo Monti e Giovan Pietro Vieusseux: una vera e propria opera monumentale grazie alla quale possiamo ricostruire la vita interiore, le esperienze, le speranze e le delusioni dell’autore. più di 900 lettere Un’amicizia intellettuale: Giordani e Canova Pietro Giordani fu un letterato dai molteplici interessi e dalle variegate amicizie: nel 1810 compose il   per celebrare la lunga amicizia che lo legava allo scultore veneto, massimo artista del Neoclassicismo italiano. I due si incontrano a Roma nel 1806, quando Canova è già molto affermato: ne nasce un lungo scambio epistolare che prosegue per decenni e che testimonia del reale sentimento di affetto intellettuale che intercorreva tra Giordani e lo scultore, ormai all’apice della fama. Nel 1809 Canova aveva infatti realizzato uno dei suoi capolavori, il  , che ritrae Paolina Bonaparte, la sposa di Camillo Borghese, allungata su un letto coperto da morbidi cuscini, come una dea antica, mentre regge in mano una mela che allude al giudizio di Paride. Panegirico ad Antonio Canova Ritratto di Paolina Borghese in veste di Venere vincitrice Antonio Canova,  (particolare), 1804-1808. Roma, Galleria Borghese. Ritratto di Paolina Borghese come Venere vincitrice