Zibaldone Con il titolo di Leopardi riunisce l’enorme mole delle sue : ben 4 526 facciate, oggi conservate presso la Biblioteca Nazionale di Napoli e pubblicate postume tra il 1898 e il 1900 a cura di una commissione presieduta da Giosuè Carducci. Zibaldone di pensieri annotazioni scritte dal 1817 al 1832 Video – Zibaldone di pensieri Il termine “zibaldone” è un alterato di “zabaione” e indica una vivanda composta da una mescolanza di ingredienti diversi. Tale significato ci fa capire la natura apparentemente confusa di questo libro unico nel suo genere, una specie di immenso scartafaccio in cui Leopardi annota, senza ordine e in uno stile vario e immediato, notizie, riflessioni, estratti di letture, schemi, abbozzi. Come in un diario personale, nello Zibaldone il poeta riversa e condensa i segmenti del suo pensiero , mai cristallizzato ma rivelato in un continuo, spesso contraddittorio, divenire. Gli appunti che vi possiamo leggere spaziano attraverso tutto l’universo leopardiano: note di grammatica, critica letteraria, filologia, politica, filosofia e riflessione autobiografica vengono accolte in questi fogli, che ospitano tutta l’enorme e variegata officina dell’intellettuale e uomo Leopardi . Un laboratorio di idee in divenire Al di là della presenza delle date e dei continui rimandi interni che associano i diversi pensieri per argomento, l’opera non ha una precisa struttura organizzativa: l’autore butta già le proprie intuizioni e le proprie idee a seconda delle circostanze o delle occasioni di lettura che le hanno stimolate. Il carattere frammentario dello , del resto, sottolinea anche l’asistematicità di tutto il suo pensiero: è come se il poeta, nel rifiutare ogni schema fisso e ordinato, avesse scelto di presentare proprio in questa forma singolarissima la molteplicità delle sue esperienze e la del suo universo intellettuale. Zibaldone natura aperta e problematica Un’opera priva di struttura Pensieri Oltre allo , Leopardi scrive anche – soprattutto negli ultimi anni della sua vita, tra il 1831 e il 1835 – un cospicuo gruppo di pensieri, incentrati su temi filosofici e politici. In tutto si tratta di , pubblicate postume da Antonio Ranieri nel 1845. Zibaldone 111 brevi prose T2 L’indefinito e la rimembranza , [1744-1747]; [1987-1988]; [4426] Zibaldone Leopardi ritiene che le suggestioni più belle ed evocative siano alimentate da percezioni rese vaghe e indefinite dalla lontananza nello spazio (che suggerisce l’idea dell’infinito) e nel tempo (che alimenta il ricordo) o anche dalla scarsa possibilità di vedere (come accade nell’intrecciarsi di luci e ombre) le cose nella loro amara realtà. La suggestione dell’indistinto Le sensazioni visive (20 settembre 1821) Da quella parte della mia teoria del piacere dove si mostra come degli oggetti veduti per metà, o con certi impedimenti ec. ci destino idee indefinite, si spiega perché piaccia la luce del sole o della luna, veduta in luogo dov’essi non si vedano e non si scopra la sorgente della luce; un luogo solamente in parte illuminato da essa luce; il riflesso di detta luce, e i vari effetti materiali che ne derivano; il 5 penetrare di detta luce in luoghi dov’ella divenga incerta e impedita, e non bene si distingua, come attraverso un canneto, in una selva, per li balconi socchiusi ec. ec.; la detta luce veduta in luogo, oggetto ec. dov’ella non entri e non percota 1 dirittamente, ma vi sia ribattuta e diffusa da qualche altro luogo od oggetto ec. dov’ella venga a battere; in un andito veduto al di dentro o al di fuori, e in una 10 2 loggia parimente ec. quei luoghi dove la luce si confonde ec. ec. colle ombre, 3 come sotto un portico, in una loggia elevata e pensile, fra le rupi e i burroni, in una valle, sui colli veduti dalla parte dell’ombra, in modo che ne sieno indorate le cime; il riflesso che produce, per esempio, un vetro colorato su quegli oggetti su cui si riflettono i raggi che passano per detto vetro; tutti quegli oggetti insomma 15 che per diverse materiali e menome circostanze giungono alla nostra vista, udito 4 ec. in modo incerto, mal distinto, imperfetto, incompleto, o fuor dell’ordinario ec. Per lo contrario la vista del sole o della luna in una campagna vasta ed aprica, 5 6 e in un cielo aperto ec. è piacevole per la vastità della sensazione. Ed è pur piacevole per la ragione assegnata di sopra, la vista di un cielo diversamente sparso di 20 nuvoletti, dove la luce del sole o della luna produca effetti variati, e indistinti, e non ordinari ec. È piacevolissima e sentimentalissima la stessa luce veduta nelle città, dov’ella è frastagliata dalle ombre, dove lo scuro contrasta in molti luoghi col chiaro, dove la luce in molte parti degrada appoco appoco, come sui tetti, 7 dove alcuni luoghi riposti nascondono la vista dell’astro luminoso ec. ec. A questo 25 piacere contribuisce la varietà, l’incertezza, il non veder tutto, e il potersi perciò spaziare coll’immaginazione, riguardo a ciò che non si vede. Similmente dico dei simili effetti, che producono gli alberi, i filari, i colli, i pergolati, i casolari, i pagliai, le ineguaglianze del suolo ec. nelle campagne. Per lo contrario una vasta e tutta uguale pianura, dove la luce si spazi e diffonda senza diversità, né ostacolo; 30 dove l’occhio si perda ec. è pure piacevolissima, per l’idea indefinita in estensione, che deriva da tal veduta. Così un cielo senza nuvolo. Nel qual proposito osservo che il piacere della varietà e dell’incertezza prevale a quello dell’apparente infinità, e dell’immensa uniformità. E quindi un cielo variamente sparso di nuvoletti, è forse più piacevole di un cielo affatto puro; e la vista del cielo è forse meno piacevole 35 di quella della terra, e delle campagne ec. perché meno varia (ed anche meno simile a noi, meno propria di noi, meno appartenente alle cose nostre ec.). Infatti, ponetevi in modo che voi non vediate se non il cielo, separato dalla terra, ▶ supino voi proverete una sensazione molto meno piacevole che considerando una campagna, o considerando il cielo nella sua corrispondenza e relazione colla terra, ed 40 unitamente ad essa in un medesimo punto di vista. È piacevolissima ancora, per le sopraddette cagioni, la vista di una moltitudine innumerabile, come delle stelle, 8 o di persone ec. un moto moltiplice, incerto, confuso, irregolare, disordinato, un ondeggiamento vago ec., che l’animo non possa determinare, né concepire definitamente e distintamente ec., come quello di una folla, o di un gran numero di formiche 45 o del mare agitato ec. Similmente una moltitudine di suoni irregolarmente mescolati, e non distinguibili l’uno dall’altro ec. ec. ec. TRECCANI ▶ Le parole valgono supino Letteralmente supina è la persona che sta distesa, appoggiata sulla schiena, con il viso e il petto rivolti verso l’alto: si dorme, si giace o, semplicemente, si sta supini . Si tratta di una posa che suggerisce inattività: per questo motivo, in senso figurato, un individuo supino ai voleri altrui, che mostra un’obbedienza supina o accetta tutto con supina rassegnazione rivela un’eccessiva accondiscendenza e una totale mancanza di reazione di fronte alle imposizioni, alle sopraffazioni o alle avversità della vita. ▶ Un avverbio indica, all’opposto di supino , la posizione di chi è disteso con il ventre e la faccia in giù: sai qual è? : qui si intende “illumini”. 1 percota : stretto passaggio. 2 andito : allo stesso modo. 3 parimente : minime. 4 menome : d’altra parte, all’opposto. 5 Per lo contrario : soleggiata. 6 aprica : si attenua. 7 degrada : ragioni, motivi. 8 cagioni I ricordi della fanciullezza (25 ottobre 1821) Per la copia e la vivezza ec. delle rimembranze sono piacevolissime e poeticissime 9 tutte le imagini che tengono del fanciullesco, e tutto ciò che ce le desta (parole, 10 frasi, poesie, pitture, imitazioni o realtà ec.). Nel che tengono il primo luogo gli 50 antichi poeti, e fra questi Omero. Siccome le impressioni, così le ricordanze 11 12 della fanciullezza in qualunque età, sono più vive che quelle di qualunque altra età. E son piacevoli per la loro vivezza, anche le ricordanze d’immagini e di cose che nella fanciullezza ci erano dolorose, o spaventose ec. E per la stessa ragione ci è piacevole nella vita anche la ricordanza dolorosa, e quando bene la cagion del 55 13 dolore non sia passata, e quando pure la ricordanza lo cagioni o l’accresca, come nella morte de’ nostri cari, il ricordarsi del passato ec. La poeticità della rimembranza (14 dicembre 1828) Un oggetto qualunque, per esempio un luogo, un sito, una campagna, per bella che sia, se non desta alcuna rimembranza, non è poetica punto a vederla. La 14 medesima, ed anche un sito, un oggetto qualunque, affatto impoetico in sé, sarà 60 poetichissimo a rimembrarlo. La rimembranza è essenziale e principale nel sentimento poetico, non per altro, se non perché il presente, qual ch’egli sia, non può esser poetico; e il poetico, in uno o in altro modo, si trova sempre consistere nel lontano, nell’indefinito, nel vago. : abbondanza. 9 copia : che hanno qualcosa di infantile. 10 che tengono del fanciullesco : e in questo i migliori sono i poeti classici. 11 Nel che tengono… poeti : come. 12 Siccome : qui si intende “origine”, “ragione scatenante”. Poco sotto, significa “lo determini”, “lo provochi”. 13 cagion cagioni : avverbio come rafforzativo della negazione, con il significato di “affatto”. 14 punto >> pagina 38 Dentro il TESTO I contenuti tematici Nel primo passo Leopardi spiega come si producano le indefinite (r. 2) capaci di dare piacere. Egli inizia con l’osservare come la luce del sole e quella della luna piacciano di più quando sono contrastate e incerte, quando se ne vede l’effetto ma non la fonte, che resta nascosta; elenca luoghi dove la luce si mescola con l’ombra, in bilico tra il dentro e il fuori (logge, portici, valli ecc.); collega il modo di diffondersi della luce agli “esiti materiali” che ne derivano, cioè alle percezioni che creano e che la poesia può riprodurre. Come vedremo, nei Leopardi offre numerose applicazioni pratiche di tale teoria nei suoi componimenti, tutte le volte in cui il suo sguardo spazia sul cielo notturno o contempla l’orizzonte che sfuma in lontananza. idee Canti L’indefinito… Leopardi si sofferma qui principalmente sugli effetti prodotti dalla vista, ma in altri passi dello parla anche di quelli determinati dall’udito: i suoni che si espandono o che si allontanano suggeriscono anch’essi una sensazione di indefinito o di infinito. Zibaldone Oltre all’indefinito, infatti, anche l’infinito desta piacere: altrove nello il poeta stesso cita la sua poesia ( T9, p. 68) a titolo di esempio. I due termini – indefinito e infinito – esprimono concetti contigui ma distinti: indefinito è ciò che non si vede distintamente, anche se vicino o di dimensioni limitate (come accade quando i contorni di un oggetto o di un paesaggio sono poco netti oppure svaniscono nel buio o nel ricordo); infinito è invece ciò che è creato dall’immaginazione e dal desiderio in quanto puro prodotto della mente: esso esprime uno slancio o una tensione illimitata verso un orizzonte ideale collocato in una estrema lontananza (spaziale o anche temporale) e che perciò si può solo sognare poiché sovrasta i limiti fisici della natura umana, caratterizzata da una insuperabile finitezza. Zibaldone L’infinito ▶ … e l’infinito >> pagina 39 Nella ricerca di tutto ciò che esprime appieno la bellezza dell’arte, Leopardi si sofferma – nel secondo e nel terzo passo – su come agiscono le rimembranze e riconosce come molto poetiche quelle parole, frasi, poesie, pitture, imitazioni o realtà (rr. 49-50) che riportano ai ricordi della fanciullezza, quell’età che ci rende simili agli antichi, poiché i fanciulli, come i poeti di un tempo (non a caso è citato Omero), aderiscono pienamente ai sentimenti, non avendo ancora vissuto l’esperienza della disillusione, non avendo cioè ancora conosciuto l’«arido vero». Se «tutto il vero è brutto», come è detto in un altro passo dello (1521-1522), il ricordo è sempre migliore, più bello di ciò che si è vissuto: tutto ciò che è sfuggente e non concretamente presente risulta affascinante. Paradossalmente, è piacevole anche ricordare ciò che ha causato dolore, poiché la memoria ci riporta al passato, ma rendendolo vago, indefinito, in una parola “poetico”, in quanto esso viene depurato degli aspetti negativi, ormai distanziati e così resi innocui. In tal modo «all’uomo sensibile e immaginoso… il mondo e gli oggetti sono in certo modo doppi» ( 4418), ovvero hanno due facce: quella arida impoetica del vero e quella dell’immaginazione poetica, che aggiunge alla nuda realtà significati ulteriori, abbellendola e determinando piacere. Leopardi giunge così ad affermare che una cosa pure in sé bella ( , r. 58) non è affatto poetica se non viene filtrata dalla memoria: solo allora lo diventa, in quanto attraverso il ricordo essa sfuma (rr. 63-64): che sono – appunto – le caratteristiche della poesia. Zibaldone Zibaldone per esempio un luogo, un sito, una campagna nel lontano, nell’indefinito, nel vago Ricordo e sentimento poetico Le scelte stilistiche Spesso le pagine dello hanno l’andamento frammentario di appunti, abbozzi, note, pensieri incompleti fissati sulla carta in attesa di essere successivamente ripresi (significativo, in questo senso, è il ricorso agli ). Talvolta, tuttavia, esse contengono anche esempi e argomentazioni sviluppati più a fondo. Nei passi che abbiamo qui riportato (in particolare nel primo, più articolato) troviamo un ampio respiro argomentativo, caratterizzato dalla chiarezza delle tesi proposte e improntato a rigore di ragionamento. Le osservazioni via via si accumulano confermandosi a vicenda, anche a distanza di anni, come si vede nella conclusione del terzo passo (del 1828) che richiama il nucleo tematico fondamentale del primo (datato 1821). Zibaldone ec. Tra appunto e argomentazione Verso le COMPETENZE Comprendere Nei testi sono presenti espressioni particolarmente dense di significato. Spiega le seguenti, cercando di esplicitarne tutti gli aspetti. 1 • (rr. 22-23). È piacevolissima e sentimentalissima la stessa luce veduta nelle città • (r. 27). spaziare coll’immaginazione, riguardo a ciò che non si vede • (r. 49). tutte le imagini che tengono del fanciullesco • (rr. 61-62). La rimembranza è essenziale e principale nel sentimento poetico Analizzare Individua e sottolinea i verbi e i connettivi logici che segnano il procedere del ragionamento, completando la seguente tabella. 2 Verbi Connettivi logici mostra per lo contrario spiega siccome derivano e per la stessa ragione Analizza la sintassi dei brani, evidenziando le strutture scelte da Leopardi e spiegandone le ragioni espressive. 3 >> pagina 40 Interpretare (rr. 33-34). In questa frase si condensa il significato dell’insieme dei passi proposti: spiegala e commentala. 4 Il piacere della varietà e dell’incertezza prevale a quello dell’apparente infinità, e dell’immensa uniformità sviluppare il lessico Quali registri linguistici utilizza Leopardi? Di ciascun registro indica qualche parola o espressione che ritieni particolarmente significativa. 5 Registro linguistico Parole o espressioni scrivere per... argomentARE Leopardi sostiene che (rr. 63-64). Sei d’accordo? Rifletti sull’argomento con un testo argomentativo di circa 30 righe, portando a esempio poesie o canzoni che conosci. 6 il poetico, in uno o in altro modo, si trova sempre consistere nel lontano, nell’indefinito, nel vago John Constable, , 1821. Londra, Royal Academy of Arts. Studio di nuvole a Hampstead T3 La felicità non esiste , [165-167] Zibaldone Secondo Leopardi, il desiderio del piacere è connaturato all’esistenza; tuttavia, essendo illimitato, è destinato a non trovare mai soddisfazione: prima o poi tutti i piaceri reali, anche se realizzati, finiscono per essere deludenti. L’inutile ricerca del piacere (12-23 luglio 1820) Il sentimento della nullità di tutte le cose, la insufficienza di tutti i piaceri a riempierci l’animo, e la tendenza nostra verso un infinito che non comprendiamo, forse proviene da una cagione semplicissima, e più materiale che spirituale. L’anima 1 umana (e così tutti gli esseri viventi) desidera sempre essenzialmente, e mira unicamente, benché sotto mille aspetti, al piacere, ossia alla felicità, che considerandola 5 bene, è tutt’uno col piacere. Questo desiderio e questa tendenza non ha limiti, perch’è ingenita o congenita coll’esistenza, e perciò non può aver fine in questo o 2 quel piacere che non può essere infinito, ma solamente termina colla vita. E non ha limiti 1. né per durata, 2. né per estensione. Quindi non ci può essere nessun piacere che uguagli 1. né la sua durata, perché nessun piacere è eterno, 2. né la sua estensione, 10 perché nessun piacere è immenso, ma la natura delle cose porta che tutto esista 3 limitatamente, e tutto abbia confini, e sia circoscritto. Il detto desiderio del piacere non ha limiti per durata, perché, come ho detto, non finisce se non coll’esistenza, e quindi l’uomo non esisterebbe se non provasse questo desiderio. Non ha limiti per estensione perch’è sostanziale in noi, non come desiderio di uno o più piaceri, 15 ma come desiderio piacere. Ora una tal natura porta con se materialmente del l’infinità, perché ogni piacere è circoscritto, ma non il piacere la cui estensione è indeterminata, e l’anima amando sostanzialmente piacere, abbraccia tutta l’estensione 4 il immaginabile di questo sentimento, senza poterla neppur concepire, perché non si può formare idea chiara di una cosa ch’ella desidera illimitata. Veniamo alle 20 conseguenze. Se tu desideri un cavallo, ti pare di desiderarlo come cavallo, e come un tal piacere, ma in fatti lo desideri come piacere astratto e illimitato. Quando 5 giungi a possedere il cavallo, trovi un piacere necessariamente circoscritto, e senti un vuoto nell’anima, perché quel desiderio che tu avevi effettivamente, non resta pago. Se anche fosse possibile che restasse pago per estensione, non potrebbe per 25 6 durata, perché la natura delle cose porta ancora che niente sia eterno. E posto che quella material cagione che ti ha dato un tal piacere una volta, ti resti sempre (per esempio tu hai desiderato la ricchezza, l’hai ottenuta, e per sempre), resterebbe materialmente, ma non più come cagione neppure di un tal piacere, perché questa è un’altra proprietà delle cose, che tutto si , e tutte le impressioni appoco a poco 30 ▶ logori svaniscano, e che l’assuefazione, come toglie il dolore, così spenga il piacere. […] E perciò tutti i piaceri debbono esser misti di dispiacere, come proviamo, perché l’anima nell’ottenerli cerca avidamente quello che non può trovare, cioè una infinità di piacere, ossia la soddisfazione di un desiderio illimitato. 35 TRECCANI ▶ Le parole valgono Pochi lo sanno, ma il verbo costituisce l’esito popolare del latino , ovvero “guadagnare” e quindi “consumare fino all’estremo” per trarne un vantaggio materiale. Una risorsa su cui “si lucra” è destinata, prima o poi, a finire in cattivo stato, a deteriorarsi, come capita inevitabilmente al maglione a cui siamo tanto affezionati e che amiamo indossare in ogni occasione. Riferito a persona, è assai frequente l’uso di con valore riflessivo: scrivi due frasi di senso compiuto con il verbo . logorare logorare lucrari ▶ logorare logorarsi : causa. 1 cagione : insita o connaturata. 2 ingenita o congenita : comporta. 3 porta : poiché l’anima ama. 4 l’anima amando : in realtà. 5 in fatti : soddisfatto. 6 pago >> pagina 41 Dentro il TESTO I contenuti tematici Dalla cultura illuministica e dai filosofi sensisti Leopardi ha ereditato la concezione della vita come ricerca della felicità, raggiungibile attraverso il piacere materiale, legato cioè alla percezione dei sensi. Purtroppo tale ricerca si rivela poi frustrata, irrisolta, negata: il piacere infatti rimane un’aspirazione, una chimera irraggiungibile e non diventa mai realtà. Quando sembra che esso sia realizzabile (come nel caso dell’agognato possesso di un cavallo, rr. 21-25), l’uomo va incontro presto all’ (r. 31) e alla delusione, poiché sperimenta il contrasto insuperabile tra l’infinità del desiderio e la finitezza del mondo. assuefazione Nell’aspirazione a una felicità infinita, che non si appaga della soddisfazione concreta e materiale ma anela a una tensione sconfinata, è possibile cogliere invece un’influenza del pensiero romantico. Quest’aspirazione, che non può essere né eliminata né gratificata, si tramuta così in frustrazione e in (r. 24), destinato a non essere colmato mai. un vuoto nell’anima L’aspirazione umana al piacere Le scelte stilistiche Il brano presenta una forma argomentativa che evita inutili ornamenti retorici o abbellimenti letterari: del resto, al pari di tutte le altre note dello , anche questa non nasce per essere pubblicata, ma come spunto personale di riflessione. Nella logica del ragionamento filosofico rientra, oltre a una certa tendenza schematica (si veda il ricorso, per due volte, all’enumerazione, rr. 9-11), la presenza costante dei connettivi logici e sintattici ( , , , ). Zibaldone Quindi Ora Se anche E perciò Dalla riflessione pacata all’enfasi drammatica >> pagina 42 Verso le COMPETENZE Comprendere Perché il desiderio di felicità dell’uomo non può essere mai del tutto soddisfatto? 1 Spiega il significato dell’esempio del cavallo. 2 Analizzare Il ragionamento filosofico si avvale di un lessico e una sintassi appropriati per tale funzione espressiva: trova qualche esempio nel testo. 3 Interpretare Nel testo prevalgono i termini astratti o quelli concreti? perché? 4 SVILUPPARE IL LESSICO Nel passo che hai letto, numerosissimi termini afferiscono al campo semantico della misura e della misurazione: individuali e dividili per categorie grammaticali, poi indica quali di essi hanno una morfologia differente da quella odierna. 5 scrivere per... RACCONTARE Rileggi attentamente le righe 31-34. Il piacere di cui parla Leopardi sembrerebbe essere il motore anche della nostra moderna società dei consumi, una società “desiderante” in cui tutto va ricercato e ottenuto subito, e la sensazione di inappagamento va colmata con un nuovo desiderio da soddisfare, procedendo così di piacere effimero in piacere effimero. Alla luce della riflessione di Leopardi, basandoti sulle tue esperienze personali e sulle tue conoscenze, come giudichi tutto ciò? Rifletti in un testo argomentativo di circa 40 righe. 6 T4 Il giardino del dolore , [4174-4175] Zibaldone Il brano appartiene alla fase più acuta del “pessimismo cosmico” leopardiano: tutti gli esseri viventi, senza eccezioni, sono condannati al dolore e all’infelicità, condizione permanente che lega l’uomo a qualsiasi altro essere vivente. Il male universale (19 aprile 1826) Tutto è male. Cioè tutto quello che è, è male; che ciascuna cosa esista è un male; ciascuna cosa esiste per fin di male; l’esistenza è un male e ordinata al male; il fine dell’universo è il male; l’ordine e lo stato, le leggi, l’andamento naturale dell’universo non sono altro che male, né diretti ad altro che al male. Non v’è altro bene che il non essere; non v’ha altro di buono che quel che non è; le cose che non son 5 cose: tutte le cose sono cattive. […] Non gli uomini solamente, ma il genere umano fu e sarà sempre infelice di necessità. Non il genere umano solamente ma tutti gli animali. Non gli animali soltanto ma tutti gli altri esseri al loro modo. Non gl’individui, ma le specie, i generi, i regni, i globi, i sistemi, i mondi. 10 Entrate in un giardino di piante, d’erbe, di fiori. Sia pur quanto volete ridente. 1 Sia nella più mite stagione dell’anno. Voi non potete volger lo sguardo in nessuna parte che voi non vi troviate del patimento. Tutta quella famiglia di vegetali è in istato di , qual individuo più, qual meno. Là quella rosa è offesa souffrance 2 3 dal sole, che gli ha dato la vita; si corruga, , appassisce. Là quel giglio è 15 4 ▶ langue succhiato crudelmente da un’ape, nelle sue parti più sensibili, più vitali. Il dolce mele non si fabbrica dalle industriose, pazienti, buone, virtuose api senza indicibili 5 tormenti di quelle fibre delicatissime, senza strage spietata di teneri fiorellini. Quell’albero è infestato da un formicaio, quell’altro da bruchi, da mosche, da lumache, da zanzare; questo è ferito nella scorza e cruciato dall’aria o dal sole che 20 6 penetra nella piaga; quello è offeso nel tronco, o nelle radici; quell’altro ha più foglie secche; quest’altro è roso, morsicato nei fiori; quello trafitto, punzecchiato nei frutti. Quella pianta ha troppo caldo, questa troppo fresco; troppa luce, troppa ombra; troppo umido, troppo secco. L’una patisce incomodo e trova ostacolo e ingombro nel crescere, nello stendersi; l’altra non trova dove appoggiarsi, o 25 7 si affatica e stenta per arrivarvi. In tutto il giardino tu non trovi una pianticella sola in istato di sanità perfetta. Qua un ramicello è rotto o dal vento o dal suo proprio peso; là un zeffiretto va stracciando un fiore, vola con un brano, un filamento, 8 9 una foglia, una parte viva di questa o quella pianta, staccata e strappata via. Intanto tu strazi le erbe co’ tuoi passi; le stritoli, le ammacchi, ne spremi il 30 sangue, le rompi, le uccidi. Quella donzelletta sensibile e gentile, va dolcemente 10 sterpando e infrangendo steli. Il giardiniere va saggiamente troncando, tagliando 11 membra sensibili, colle unghie, col ferro. 12 TRECCANI ▶ Le parole valgono languire Ci vengono in mente certi pomeriggi estivi quando, infiacchiti dalla canicola, l’unica forza che ci rimane è quella di abbandonarci sul divano, boccheggiando. Languire è il verbo giusto per esprimere la condizione di chi si trova in uno stato di abbattimento, di vuoto (perfino lo stomaco langue quando la fame ci affligge), di estrema debolezza. Langue la fiamma quando perde intensità, si langue nella miseria se si vive stentatamente, anche gli affari languono se il lavoro non prospera. ▶ Languire di desiderio o d’amore... Con quale altro verbo potresti sostituire, in questo caso, il verbo languire ? : piacevole. 1 ridente : sofferenza (francese). 2 souffrance : colpita. 3 offesa : si raggrinzisce. 4 si corruga : miele. 5 mele : tormentato. 6 cruciato : impedimento. 7 ingombro : vento leggero. 8 zeffiretto : piccola parte. 9 brano : giovinetta. 10 donzelletta : strappando. 11 sterpando : con le forbici. 12 col ferro >> pagina 43 Dentro il TESTO I contenuti tematici Il brano è scritto nel 1826, in uno dei momenti più cupi della vita e della riflessione del poeta, quando il suo pessimismo ha assunto dimensioni “cosmiche” e la natura gli si è rivelata come un freddo sistema regolato da leggi meccaniche del tutto disinteressate al dolore degli esseri viventi. Per dimostrare la vera realtà dell’esistenza umana (tutto ciò che esiste è e l’unico bene è il , rr. 1-5) e condensarla in un’immagine chiara ed esemplificativa, Leopardi ricorre alla descrizione di un giardino. Il tema sembra abusato: quello della natura come è infatti tra i più ricorrenti motivi letterari. Ma in questo caso l’autore ne rovescia del tutto il significato. Se a prima vista si manifesta come un «soggiorno di gioia», pieno di piante rigogliose e fiori bellissimi, il giardino, visto da dentro, rivela la sofferenza di ogni essere che lo popola. Come ha scritto il critico Walter Binni, il male insito nella condizione umana viene colto e rappresentato proprio nell’«immagine più tradizionalmente emblematica […] della vitalità lieta e rassicurante: quella di un giardino primaverile con tutte le sue presenze più idilliche e distensive, rievocate e capovolte in operazioni e condizioni di ferocia inconsapevole e di patimento totale». male non essere locus amoenus Il giardino come allegoria dell’infelicità Le scelte stilistiche Una serie di frasi taglienti e lapidarie, brevi e categoriche inaugura il brano, riassumendo con efficace stringatezza i princìpi della visione del mondo leopardiana. Il ritmo è martellante: la parola è ripetuta ben nove volte, a significare la sua assillante presenza nella vita umana. Successivamente, a fronte della drammaticità del discorso, Leopardi introduce una nota lirica, che tuttavia accentua il contrasto tra la bellezza delle immagini e l’esistenza cosmica del dolore. Il poeta ricorre all’enumerazione dei fiori e delle piante, per dimostrare la comune sorte dei vegetali in quel regno di sofferenza. Infine, un angosciante prova come tutti gli esseri siano sottoposti, impietosamente, alla violenza della vita ( , rr. 30-31). male climax Intanto tu strazi le erbe co’ tuoi passi; le stritoli, le ammacchi, ne spremi il sangue, le rompi, le uccidi L’enfasi drammatica >> pagina 44 Verso le COMPETENZE Comprendere Da quali dettagli si può cogliere la sofferenza del giardino? 1 In che cosa consiste la contraddizione della natura? 2 Analizzare Nel testo l’aggettivazione svolge una funzione stilistica fondamentale: descrivila fornendo opportuni esempi. 3 Individua i nomi alterati e spiegane lo scopo espressivo. 4 Leopardi rappresenta le piante come esseri sensibili, capaci di provare sofferenza. Ricerca nel testo le espressioni con cui egli le descrive: che cosa noti nella scelta lessicale? 5 Interpretare Molte parole ed espressioni vengono ripetute più volte: per quale motivo, secondo te? 6 Perché, a tuo giudizio, Leopardi ricorre al termine francese (r. 14) anziché al corrispondente italiano “sofferenza”? 7 souffrance scrivere per... CONFRONTARE Hai conosciuto altri giardini letterari, per esempio quello ariostesco di Alcina e quello tassiano di Armida. Confrontali con quello leopardiano, evidenziando analogie e differenze sul piano tematico e stilistico in un testo argomentativo di circa 40 righe. 8 Vincent van Gogh, (particolare), 1888. Art Institute of Chicago. Il giardino del poeta