SEZIONE D – IL SECOLO DELLA BORGHESIA E L’ETÀ DELL’IMPERIALISMO

Capitolo 17 – Fuori dall’Europa: Stati Uniti, Cina e Giappone

1. CRESCITA E CONTRASTI NEGLI STATI UNITI

AUMENTO DEMOGRAFICO E SVILUPPO ECONOMICO

Nella seconda metà dell’Ottocento la popolazione degli Stati Uniti crebbe moltissimo passando dai 23 milioni di abitanti nel 1850 agli oltre 62 nel 1894. 

Le cause di questo aumento furono il massiccio afflusso di immigrati dall’Europa e un’imponente crescita economica legata principalmente allo sviluppo dell’industria e delle infrastrutture.

NORD, OVEST E SUD

L’intero paese era diviso in tre macro-aree geografiche che avevano caratteristiche diverse:

  • gli Stati del Nord-Est erano i più popolosi, quelli in cui sorgevano le città più importanti e costituivano il centro produttivo, finanziario e politico della nazione;
  • l’Ovest (il West) era un territorio ancora ostile e con ampi spazi inesplorati, in cui solo di recente stavano nascendo le prime città e dove la popolazione si dedicava principalmente all’allevamento;
  • gli Stati del Sud-Est erano invece dominati da un ristretto nucleo di latifondisti che, sfruttando il lavoro degli schiavi, producevano cotone, tabacco e canna da zucchero da rivendere negli Stati del Nord e in Europa.

LA ROTTURA DELL’EQUILIBRIO

Il cotone raccolto negli Stati del Sud soddisfaceva il 75% della domanda mondiale, garantendo posizioni di influenza ai latifondisti schiavisti. A partire dagli anni Quaranta però, con l’ascesa dell’industria meccanica, la centralità dell’industria cotoniera cominciò a diminuire e con questa il potere dell’aristocrazia terriera del Sud

La colonizzazione dell’Ovest inoltre aumentò ulteriormente la ricchezza degli Stati del Nord che videro aprirsi nuovi mercati per i propri prodotti, mentre il Sud ne rimase penalizzato.

IL DIBATTITO SULL’ABOLIZIONISMO

Collegata a queste considerazioni vi era poi un’altra questione di grande rilevanza: l’allargamento o, all’opposto, l’abolizione della schiavitù. Come abbiamo visto, il dibattito sullo schiavismo si era aperto già nei primi decenni dell’Ottocento (⇒ C11.2). 

Con il passare degli anni nel Nord industriale il movimento abolizionista crebbe; qui infatti il lavoro degli schiavi non solo non era richiesto, ma era anche in contrasto con la mentalità imprenditoriale, libertaria e democratica.

Di fronte a questo tema il partito democratico si divise: la maggioranza continuò a difendere la schiavitù, ma una minoranza entrò nel fronte abolizionista. 

A beneficiare di questa divisione fu il nuovo partito repubblicano, che aveva proprio nella vocazione antischiavista l’elemento capace di attirare la maggioranza dei voti al Nord e nell’Ovest.

2. LA GUERRA DI SECESSIONE

LA PRESIDENZA DI ABRAHAM LINCOLN

Alle elezioni presidenziali del 1860 vinse il partito repubblicano che propose come presidente Abraham Lincoln, un avvocato proveniente dagli Stati dell’Ovest. 

Intenzionato a non permettere l’estensione della schiavitù agli Stati dell’Ovest, Lincoln non era comunque un abolizionista. La vittoria di Lincoln e dei repubblicani ebbe però l’effetto di generare panico e sospetti nei leader politici e nell’opinione pubblica degli Stati del Sud. Così fra il dicembre 1860 e il maggio 1861 undici Stati del Sud (Virginia, North Carolina, South Carolina, Mississippi, Florida, Alabama, Georgia, Louisiana, Texas, Arkansas e Tennessee) decisero di separarsi dagli Stati Uniti e di dare vita a una Confederazione indipendente.

Nell’aprile 1861 le forze confederate (cioè i secessionisti sudisti), attaccarono la piazzaforte di Fort Sumter, in South Carolina, occupata dall’esercito “unionista”: iniziò così la Guerra di  secessione americana (1861-65).

Il discorso di Gettysburg

Lo scontro più importante della Guerra di secessione si tenne nel luglio 1863 a Gettysburg, dove gli unionisti respinsero il tentativo dei confederati di penetrare in Pennsylvania. Pochi mesi dopo, nella stessa Gettysburg, il presidente Lincoln tenne il suo discorso più famoso, in cui riaffermò l’unità nazionale di tutti gli americani in nome dei valori della Dichiarazione d’indipendenza.

LA VITTORIA UNIONISTA

Da decenni gli ufficiali dell’esercito degli Stati Uniti provenivano dall’aristocrazia sudista e all’inizio questo costituì un vantaggio per i confederati guidati dal generale Lee. Con il passare degli anni però la superiorità numerica degli unionisti e la capacità produttiva degli Stati del Nord-Est decretarono la vittoria dell’unione. I confederati si arresero il 9 aprile 1865, dopo quattro anni di sanguinose battaglie.

Nel frattempo, nel 1863 il presidente Lincoln emanò un Proclama di emancipazione (1863), che dichiarava liberi tutti gli schiavi residenti negli Stati confederati.

LE CONSEGUENZE DELLA GUERRA

Sei giorni dopo la fine del conflitto, il 15 aprile 1865, Lincoln venne assassinato da un fanatico sudista. Negli Stati del Sud crebbe sempre più il rigetto verso i vincitori e la loro politica e sorsero organizzazioni razziste e violente come il Ku Klux Klan che aveva come obiettivo l’uccisione degli ex schiavi e il ritorno all’indipendenza del Sud. 

In pochi anni si sviluppò un sistema politico e sociale che manteneva e garantiva la supremazia dei bianchi e un regime di violenza e  segregazione razziale, destinato a durare, in alcune zone, per altri cento anni (fino agli anni Sessanta del 1900).

3. LA NASCITA DI UNA GRANDE POTENZA

LE GRANDI METROPOLI E LO SVILUPPO INDUSTRIALE

La Guerra di secessione dimostrò la potenza economica e militare degli Stati Uniti, che mobilitarono e armarono cinque milioni di uomini durante il conflitto. Finita la guerra, l’economia americana impiegò molto poco per riprendersi. Nei decenni successivi, le maggiori città degli Stati del Nord-Est crebbero in maniera considerevole, la rete ferroviaria venne estesa verso Ovest e gli Stati Uniti arrivarono a essere la prima potenza mondiale in specifiche produzioni, come quelle dell’acciaio e del carbone. Dagli anni Settanta dell’Ottocento si svilupparono grandi società industriali e finanziarie che andarono a sostituire le vecchie aziende individuali o familiari. Il rapido arricchimento di un ristretto gruppo di imprenditori capaci di dominare il mercato costrinse il governo a varare le prime norme  antitrust.

Il taylorismo

Nell’ambito della produzione industriale l’organizzazione del lavoro fu gestita con nuovi metodi, come quello teorizzato da Frederick W. Taylor che da lui prende il nome di taylorismo. Taylor propose una nuova organizzazione del lavoro in fabbrica, finalizzata a migliorare l’efficienza nella produzione: i vertici aziendali dovevano essere affidati a professionisti formati per svolgere tale mansione; il lavoro degli operai andava scomposto in una serie di singoli movimenti da compiere rispettando tempi standard di esecuzione.

IL MELTING POT E LE TENSIONI SOCIALI

L’apertura verso gli stranieri, necessaria per introdurre forza-lavoro nei diversi settori dell’economia, fu segnata da varie decisioni del governo federale: nel 1868 venne introdotto il XIV emendamento, che attribuiva la cittadinanza americana a tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti, secondo il principio dello  ius soli. Tra fine Ottocento e i primi del Novecento circa 15 milioni di persone si trasferirono negli Stati Uniti, dando alla società americana un carattere fortemente multiculturale e allo stesso tempo alimentando comportamenti xenofobi, soprattutto nei confronti di italiani, cinesi ed ebrei. Alcune categorie di immigrati non riuscirono facilmente a integrarsi, finendo per lavorare, sposarsi e vivere fra loro, all’interno di quartieri-ghetto come Little Italy o China Town.

Alla fine dell’Ottocento alle tensioni generate dalla forte immigrazione si sommarono quelle degli operai, sempre più numerosi in una società fortemente industrializzata, e quelle legate ai limiti della democrazia americana, in particolare riguardo alla condizione delle donne, alle quali erano ancora negati il diritto di voto e la possibilità di un’effettiva emancipazione in termini socio-economici.

LA DEFINITIVA CONQUISTA DELL’OVEST

Terminata la Guerra di secessione gli Stati Uniti ricominciarono con nuova energia e violenza la colonizzazione dell’Ovest. I nativi cercarono di difendersi e, talvolta, ottennero anche delle vittorie come nella battaglia di Little Big Horn. La reazione degli Stati uniti fu però brutale e intere popolazioni di nativi americani vennero sterminate (come quelle dei Cheyenne, dei Comanche e dei Navajo).

4. LA PENETRAZIONE OCCIDENTALE IN CINA

L’ISOLAMENTO DELL’IMPERO CINESE

L’impero cinese era da secoli il più ricco e popoloso Stato della terra. L’amministrazione era gestita da funzionari imperiali, presenti sul territorio in modo capillare, a testimonianza di una forte centralizzazione del potere e di un massiccio intervento statale in tutti i settori della vita pubblica. 

Allo stesso tempo l’impero era da secoli chiuso in se stesso; l’unico porto in cui era consentito commerciare con il resto del mondo era quello di Canton. Questo aveva generato un ritardo a livello tecnologico e sociale.

LA “PRIMA GUERRA DELL’OPPIO”

La Gran Bretagna, che in Asia controllava già l’India, da tempo voleva espandersi in Cina, Stato ricco di materie prime e potenziale immenso mercato in cui far circolare le sue merci. L’isolamento cinese e la sua sostanziale autosufficienza rendevano però molto difficile l’inserimento dei mercanti inglesi. 

Il pretesto si presentò nel 1839, con quella che venne chiamata la “Guerra dell’oppio”. L’oppio è una droga che all’epoca era prodotta in grande quantità in India e che, nonostante fosse vietata in Cina, era largamente diffusa. Quando un funzionario imperiale cinese ordinò il sequestro del carico di oppio di tutte le navi straniere nel porto di Canton, la Gran Bretagna decise di intervenire. La guerra durò due anni; alla fine con il trattato di Nanchino (1842), la Cina fu costretta a cedere alla Gran Bretagna la città di Hong Kong, a pagare le spese di guerra, una forte multa per il sequestro dell’oppio e soprattutto ad aprire al commercio con l’estero altri quattro porti, fra cui quello di Shanghai.

LA “SECONDA GUERRA DELL’OPPIO”

Dopo la sconfitta, l’impero visse un periodo di grande difficoltà anche a causa di una lunga e sanguinosissima ribellione contadina, nota come la rivolta dei  Taiping. La guerra che ne conseguì (che durò tredici anni) indebolì molto l’impero, e di ciò approfittarono Gran Bretagna e Francia, che iniziarono un nuovo conflitto, la “Seconda guerra dell’oppio”. La guerra, iniziata nel 1856, terminò nel 1860 con la sconfitta cinese: l’imperatore dovette aprire anche le vie fluviali interne al commercio straniero e instaurare normali rapporti diplomatici con le potenze occidentali ma, in cambio, ottenne il decisivo aiuto franco-inglese per debellare la rivolta dei Taiping.

5. LA “RESTAURAZIONE MEIJI” IN GIAPPONE

L’ARRIVO DEGLI OCCIDENTALI

Come la Cina, anche l’Impero giapponese era da secoli chiuso ai commerci con gli Stati europei. Nel 1854 una squadra navale americana si presentò nelle acque giapponesi, chiedendo ufficialmente di avere accesso ai porti e di aprire relazioni commerciali; L’iniziativa statunitense venne in breve seguita da Gran Bretagna, Francia e Russia. L’impero del Giappone venne costretto a firmare ma questo generò un’ondata di proteste in tutto il paese e il montare di un risentimento nazionalistico.

RESTAURAZIONE E MODERNIZZAZIONE

L’intero paese si divise fra i sostenitori della modernizzazione e i reazionari xenofobi che volevano cacciare gli occidentali. Tra il 1868 e il 1869 si consumò una guerra civile dalla quale trassero vantaggio l’imperatore e le élite militari e culturali che si erano schierate per modernizzare il paese. 

La transizione del Giappone da stato feudale a moderno fu compiuta nel giro di pochi anni: nel 1871 furono proclamate l’uguaglianza giuridica di tutti i cittadini, l’abolizione dei diritti feudali e la trasformazione dei feudi in circoscrizioni amministrative. Altre novità fondamentali introdotte nel periodo successivo furono l’istituzione dell’istruzione elementare, l’unificazione della moneta, la creazione di un efficiente sistema fiscale e l’organizzazione di un esercito nazionale basato sulla coscrizione obbligatoria. Il governo investì con finanziamenti statali sullo sviluppo industriale, intessendo stretti rapporti con tecnici ed esperti occidentali. A differenza del caso cinese, l’arrivo degli occidentali non portò però alla definitiva crisi dell’impero, ma anzi costituì la scintilla in grado di dare il via a uno dei più rapidi e sorprendenti processi di trasformazione della Storia, al termine del quale il Giappone divenne una grande potenza mondiale.

ESERCIZI

1. Trova la parola.


ius soli • secessione • antitrust • segregazione razziale


.......................................................... Separazione di un gruppo o di una parte di un paese dal resto della nazione, per rendersi indipendente o unirsi a un altro Stato.
.......................................................... Rigida separazione, su base discriminatoria, dei gruppi etnici nei luoghi pubblici.
.......................................................... Insieme di norme che hanno lo scopo di tutelare la concorrenza sui mercati economici e impedire la nascita di monopoli.
.......................................................... Principio in base al quale la cittadinanza di uno Stato si acquisisce per essere nati all’interno dei suoi confini.

2. Fai la scelta giusta.


a. Negli Stati Uniti lo schiavismo è diffuso soprattutto negli Stati del Nord/Sud.

b. La Guerra di secessione americana inizia in conseguenza della secessione da parte degli Stati del Nord/Sud.

c. Dopo la Guerra di secessione l’economia degli Stati Uniti si riprende lentamente/velocemente.

d. Con le Guerre dell’oppio la Cina/il Giappone è costretta ad aprirsi al commercio con l’Europa.