SEZIONE D – IL SECOLO DELLA BORGHESIA E L’ETÀ DELL’IMPERIALISMO

capitolo 20 – Il mondo alla fine del XIX secolo

1. L’IMPERIALISMO DELLE POTENZE EUROPEE

LE RAGIONI DI UN FENOMENO

Alla fine dell’Ottocento l’espansionismo coloniale divenne un obiettivo strategico dei governi nazionali e coinvolse anche Stati che non avevano avuto fino ad allora una tradizione coloniale. In questo periodo però, accanto alle motivazioni economiche (garantirsi lo sfruttamento delle materie prime e nuovi mercati per i beni prodotti dalla madre patria), pesarono anche motivazioni politiche (legate al crescente nazionalismo) e culturali (legate alla diffusione di teorie razziste che davano all’espansionismo coloniale il valore di una missione a beneficio delle aree conquistate).

COLONIZZAZIONE E VIOLENZA

Il continente africano divenne il teatro principale delle campagne coloniali europee, facilitate da una schiacciante superiorità tecnologica. La colonizzazione in Africa fu particolarmente brutale, portando violenze, sfruttamento e la cancellazione di culture vecchie di secoli. Il risultato per le popolazioni locali fu un drammatico impoverimento.

2. LA SPARTIZIONE DELL’AFRICA

UNA RAPIDA CONQUISTA

Nel 1870 la presenza europea in Africa era ancora minima: la Francia occupava Algeria e Senegal, il Portogallo governava le sue vecchie colonie di Angola e Mozambico, la Gran Bretagna manteneva una forte presenza nella Colonia del Capo. Appena trent’anni dopo praticamente tutta l’Africa era sotto il dominio delle potenze europee.

A dare inizio alla conquista dell’Africa furono Francia e Gran Bretagna, che occuparono rispettivamente Tunisia ed Egitto, entrambi territori formalmente parte dell’Impero ottomano. La Gran Bretagna fu spinta soprattutto dalla volontà di controllare il canale di Suez, aperto nel 1869 grazie al quale si potevano spostare merci e soldati dall’India al Mediterraneo senza circumnavigare l’Africa. 

Negli anni successivi, i britannici posero sotto il loro controllo il Sudan, il Kenya e l’Uganda e solo l’occupazione tedesca del Tanganika impedì loro di raggiungere l’obiettivo di un possedimento britannico continuo che andasse dall’Egitto alla Colonia del Capo; nel frattempo la Francia creò un immenso impero coloniale nell’Africa centro-settentrionale.

LA CONFERENZA DI BERLINO

Per evitare scontri tra le potenze europee, nel 1884-85 Bismarck convocò la conferenza internazionale di Berlino, in cui ratificare i possedimenti coloniali esistenti e stabilire le regole per la spartizione dell’Africa. Venne così stabilito il principio della “effettiva occupazione” in base al quale sarebbe stata legittima l’appropriazione di nuovi territori se notificata ufficialmente agli altri Stati. Il continente venne diviso in  colonie protettorati secondo confini tracciati sulla carta geografica senza tenere conto delle comunità linguistico-religiose e delle divisioni tribali presenti sul territorio. 

All’inizio del XX secolo restavano indipendenti solo quattro Stati africani: la Liberia, fondata nel 1822 da ex schiavi neri degli Stati Uniti, la Libia, l’Etiopia ed il Marocco.

3. L’ASIA TRA VECCHI E NUOVI PROTAGONISTI

LA PRESENZA EUROPEA NEL CONTINENTE

A differenza dell’Africa, in Asia la presenza europea era consolidata da secoli. Più recenti erano l’espansione russa in Siberia e Asia centrale e gli insediamenti francesi in Indocina. L’apertura del canale di Suez, che rese più rapidi e convenienti i collegamenti tra Europa e Asia, e l’ingresso di Stati Uniti e Giappone modificarono gli equilibri in Asia.

L’INDIA BRITANNICA

Fino al 1858 l’India fu governata dalla Compagnia inglese delle Indie orientali, secondo le indicazioni del governo britannico. Quando però gli Inglesi tentarono di modernizzare e occidentalizzare l’India, per esempio cercando di combattere gli aspetti più arcaici e controversi della religione induista, ci furono una serie di sommosse e agitazioni, la più importante delle quali fu la cosiddetta rivolta dei Sepoys, scoppiata nel 1857. L’ammutinamento dei reparti indigeni dell’esercito, i Sepoys, causò la sanguinosa repressione britannica e in seguito la decisione di riorganizzare il governo dell’India. 

La Compagnia delle Indie orientali venne soppressa e la corona assunse il diretto controllo del territorio attraverso la nomina di un viceré.

L’ESPANSIONE FRANCESE

La Francia concentrò le sue attenzioni sulla penisola indocinese dove si impose sui regni di Annam (attuale Vietnam), Siam (attuale Thailandia) e Cambogia. 

L’espansione francese nella zona allarmò Gran Bretagna, preoccupata che i Francesi si spingessero fino ai confini dell’India. Alla fine dell’Ottocento le due potenze si divisero la regione in base a precisi accordi: la Gran Bretagna occupò il regno di Birmania, la Francia il Laos, mentre il Siam veniva lasciato indipendente, come Stato-cuscinetto.

L’ESPANSIONISMO RUSSO

Dopo l’espansione russa in Siberia e Asia centrale, nel 1860 i russi costrinsero la Cina a cedere alcuni territori e vennero avviati i lavori per la costruzione del porto di Vladivostok.

Nel 1867 il territorio russo dell’Alaska venne venduto agli Stati Uniti, e nel 1891 cominciò la costruzione della ferrovia Transiberiana, la più lunga del mondo, in grado di collegare Mosca e Vladivostok, l’Europa e l’Oceano Pacifico. A Sud della Siberia, tra il 1876 e il 1885, i russi occuparono la vasta regione del Turkestan, grande produttrice di cotone. La presenza russa nella zona, non lontano dai confini dell’impero indiano, mise però in allarme gli inglesi, e in quegli anni le due potenze si scontrarono in maniera indiretta, finanziando e armando contrapposte tribù locali. 

Si giunse a un accordo solo nel 1885, quando si definirono i confini tra il Turkestan russo e l’Afghanistan, formalmente indipendente ma in realtà posto sotto l’influenza inglese.

NUOVE POTENZE COLONIALI: GIAPPONE E STATI UNITI

Il Giappone, grazie al suo rapidissimo processo di modernizzazione e industrializzazione, ben presto diede il via a una propria politica imperialista. Nel 1894 i Giapponesi sconfissero l’esercito cinese, in una guerra nata per causa di contrasti relativi al controllo della Corea, tradizionalmente posta sotto il controllo cinese e l’isola di Formosa (l’odierna Taiwan).

Con l’appoggio della Gran Bretagna, il governo giapponese propose alla Russia un accordo per la spartizione della Manciuria ma Mosca rifiutò, sicura della propria superiorità. Nel febbraio 1904, la flotta giapponese attaccò quella russa nel Mar Giallo, dando inizio alla guerra Russo-Giapponese. All’inizio del 1905, le truppe nipponiche penetrarono in Manciuria e inflissero una durissima sconfitta all’esercito zarista; qualche mese più tardi anche la marina russa venne sconfitta dai Giapponesi costringendo così lo zar alla firma del trattato di Portsmouth. La vittoria giapponese contro la Russia ebbe vasta eco, perché dimostrò per la prima volta che una potenza europea poteva perdere non solo una battaglia, ma un intero conflitto.

Anche gli Stati Uniti si imposero come potenza coloniale espandendosi contemporaneamente sia nel Pacifico, con l’annessione nel 1898 dell’arcipelago delle Hawaii, che verso il Centro-Sud America ai danni della Spagna. Le conseguenze della guerra ispano-americana furono l’indipendenza di Cuba (sottoposta tuttavia alla tutela degli Stati Uniti, che vi mantennero un contingente militare) e il passaggio di Portorico e dell’intero arcipelago delle Filippine nei domini degli Stati Uniti.

4. UN NUOVO CONTINENTE

L’AUSTRALIA

Inizialmente l’Australia fu utilizzata dalla Gran Bretagna come colonia penale, in cui venivano inviati i condannati all’ergastolo, e come territorio da cui estrarre risorse.

Nel corso dell’Ottocento il dominio inglese si estese anche nelle zone interne e alla costa occidentale e crebbe l’immigrazione di uomini liberi, soprattutto dopo la scoperta di giacimenti d’oro. La crescita della popolazione, delle infrastrutture e delle attività economiche rese più forte la convinzione da parte delle sei colonie inglesi presenti in Australia di poter ottenere una maggiore autonomia dalla madrepatria e infine il governo britannico acconsentì alla creazione di un consiglio federale. Nel 1897 venne eletta l’Assemblea costituente, che varò una Costituzione che entrò in vigore il 1° gennaio 1901.

LA NUOVA ZELANDA

Una situazione simile si svolse nella vicina colonia della Nuova Zelanda, dove però le popolazioni maori riuscirono per molto tempo a respingere i coloni inglesi. Nel 1840 con il trattato di Waitangi venne riconosciuta parità di diritti ai maori, ma a vent’anni dal trattato continuavano gli scontri fra coloni e nativi. La Nuova Zelanda si staccò ben presto dalla Gran Bretagna sul piano politico e istituzionale e nel 1854 si insediò il primo Parlamento neozelandese.

5. L’EUROPA ALLA FINE DELL’OTTOCENTO

LA CRISI DEL SISTEMA BISMARCKIANO

L’uscita di scena di Bismarck significò la fine del sistema di alleanze volute dal cancelliere tedesco. Il nuovo imperatore tedesco Guglielmo II rafforzò l’alleanza con l’Austria-Ungheria e per questo non rinnovò il trattato con la Russia (i due paesi infatti avevano interessi confliggenti sui Balcani). La Russia, a quel punto isolata, si avvicinò alla Francia e, nel 1894, venne firmata una alleanza militare tra i due paesi. Il pericolo di un accerchiamento spinse la Germania ad avviare una corsa agli armamenti e la creazione di una potente flotta; ciò allarmò la Gran Bretagna, che nel 1904 firmò con la Francia un accordo, noto come Intesa cordiale.

LA FRANCIA DEL CASO DREYFUS E LE RIFORME IN GRAN BRETAGNA

In Francia l’antisemitismo, in crescita in tutta Europa, fu al centro del caso politico e di cronaca più celebre e più discusso: nel 1894 l’ufficiale dell’esercito Alfred Dreyfus, ebreo, venne condannato ai lavori forzati con l’ingiusta accusa di aver passato documenti riservati all’ambasciata tedesca. 

Il caso Dreyfus rese consapevole l’opinione pubblica francese del pericolo che rappresentavano le correnti della destra reazionaria e fu uno dei fattori che contribuirono alla vittoria delle forze di centro-sinistra alle elezioni del 1899. 

Sul caso Dreyfus lo scrittore Émile Zola pubblicò il suo celebre atto d’accusa (J’accuse) pubblicato nel gennaio 1898, in cui si denunciavano i tentativi operati dallo stato maggiore dell’esercito per falsificare i documenti e coprire i veri colpevoli. Per il suo gesto, Zola fu processato e condannato per offese all’esercito. Dreyfus tornò in libertà solo nel 1906, dopo dodici anni di ingiuste pene.

A cavallo tra Otto e Novecento la Gran Bretagna visse un’epoca di importanti riforme. Protagonisti di questo periodo furono i liberali “unionisti”, esponenti del gruppo che si era separato dal partito liberale britannico nel 1886, in polemica con la Home Rule che proponeva l’autonomia legislativa per l’Irlanda. Nel 1895 i “liberali unionisti”, guidati da Joseph Chamberlain, entrarono nel governo guidato dai conservatori e insieme vararono una serie di importanti riforme, che introdussero il principio della responsabilità degli imprenditori negli infortuni sul lavoro, promossero misure pensate per favorire il collocamento dei disoccupati e aumentarono i finanziamenti per le scuole elementari e medie.

LA GERMANIA GUGLIELMINA

Come abbiamo visto, l’equilibrata politica bismarckiana venne sostituita dalla ben più aggressiva Weltpolitik (politica mondiale) voluta dal sovrano Guglielmo II. La Germania si impose sempre di più come una potenza militarista con aspirazioni all’egemonia globale, causando forti tensioni non solo con il nemico storico, la Francia, ma anche con Russia e Gran Bretagna.

Il potenziamento delle capacità militari fu possibile grazie al fatto che la Germania della seconda metà dell’Ottocento conobbe uno sviluppo industriale e tecnologico senza pari in Europa. La crescita economica, l’espansione coloniale (sebbene minima rispetto a quella di Francia e Inghilterra) e la forza militare alimentarono nella società tedesca un nazionalismo crescente, che coinvolse tutti i gruppi politici e le classi sociali, compresi gli operai. 

Guglielmo I governò con forza e autoritarismo, relegando i cancellieri a meri esecutori dei suoi piani.

TENSIONI IN AUSTRIA-UNGHERIA E RUSSIA

L’Impero austro-ungarico rimase sostanzialmente arretrato dal punto di vista economico, con poche zone industrializzate (Vienna, la Boemia, il porto di Trieste). L’impero degli Asburgo fu l’unica tra le grandi potenze europee a non dare vita a un proprio impero coloniale. Rimanevano acutissime le divisioni sociali e nazionali all’interno dello Stato, con le popolazioni slave contrarie alla politica di “germanizzazione” voluta da Vienna, ed ungheresi che richiedevano l’indipendenza.

Ugualmente difficile e complessa si presentava la situazione nell’Impero russo. La maggioranza della popolazione russa era ancora dedita all’agricoltura, con tassi di analfabetismo e mortalità infantile tra i più alti in Europa e un’industrializzazione concentrata in poche zone (San Pietroburgo, Mosca, distretti minerari degli Urali, regione petrolifera di Baku) e affidata all’iniziativa dello Stato oppure al capitale straniero.

La mancanza di una borghesia imprenditoriale autoctona costituiva una delle caratteristiche di una società arretrata. Pur essendo ancora poco numerosa, la classe operaia fece sentire progressivamente il proprio peso, attraverso gli scioperi (benché proibiti) e grazie alla penetrazione sempre più capillare di idee socialiste e rivoluzionarie. Nel 1903, il partito socialdemocratico si scisse in due tronconi, bolscevico e menscevico, mentre la sconfitta nella guerra contro il Giappone, nel 1905, diede un’ulteriore, grave colpo alla già barcollante struttura politica della Russia zarista.

ESERCIZI

1. Completa lo schema sull’imperialismo alla fine del XIX secolo.


2. Fai la scelta giusta.


a. L’Imperatore Guglielmo II rafforza l’alleanza con:

  • Francia e Gran Bretagna. 
  • l’Impero austro-ungarico.

b. Il pericolo di accerchiamento spinge la Germania a:

  • cambiare imperatore.
  • avviare una corsa agli armamenti.

c. Il caso Dreyfus scoppiato in Francia è rappresentativo del crescente:

  • imperialismo.
  • antisemitismo.

d. L’unica grande potenza che non dà vita a un impero coloniale è:

  • la Germania.
  • l’Impero austro-ungarico.