SEZIONE A – IL SISTEMA DELL’EQUILIBRIO EUROPEO E LE RELAZIONI GLOBALI

CAPITOLO 1 – DECLINO E ASCESA. GLI OPPOSTI PERCORSI DI SPAGNA E FRANCIA

1. L’ASCESA DEI MINISTRI FAVORITI: LERMA E OLIVARES

UN FENOMENO EUROPEO

Nel Seicento l’amministrazione di grandi regni come Spagna e Francia si era trasformata in una complessa macchina che doveva occuparsi della gestione di tanti aspetti diversi (dall’economia, alle leggi, fino alle competenze dei sempre più numerosi funzionari che facevano parte dello Stato).

L’educazione tradizionale data ai sovrani dell’epoca però non li preparava ad affrontare un tale livello di complessità. Per questo in tutte le maggiori monarchie europee si venne a creare una nuova figura, che viene definita “ministro favorito”. Il ministro favorito era una persona di fiducia del re che lo aiutava nel governo del suo regno ma che, in alcuni casi, arrivava perfino a prendere decisioni al posto del sovrano.

UN GOVERNO “STRAORDINARIO”

I ministri favoriti del Seicento, che spesso provenivano dall’alta aristocrazia o dal clero, ricevevano da parte del sovrano una totale delega di potere, con competenze che andavano dall’economia alla guerra. A loro volta i favoriti si appoggiavano o creavano potenti  fazioni di corte, nelle quali davano potere e onori a loro amici, parenti o  clienti.

Ovviamente chi rimaneva escluso da questa divisione del potere criticava aspramente il potere del favorito, denunciandone il carattere straordinario, cioè al di fuori dell’ordinaria amministrazione.

I MINISTRI FAVORITI DEL RE DI SPAGNA

Nella monarchia spagnola, i ministri favoriti vennero indicati con un termine specifico: validos.

Nel 1598, alla morte di Filippo II, il nuovo re, il figlio Filippo III, fu il primo re a delegare i propri poteri a un ministro, Francisco Gómez de Sandoval, duca di Lerma. Per vent’anni Lerma gestì la più potente monarchia d’Europa per conto del re.

Il duca di Lerma era consapevole delle difficoltà economiche in cui si trovava la Spagna, che solo tre anni prima aveva dichiarato bancarotta. Decise così di porre fine a tutte le guerre che erano state avviate da Filippo II, che implicavano un grande impegno economico.

Allo stesso tempo però garantì a se stesso ed alla sua fazione ricchezze e lussi, dando vita ad una corte molto sfarzosa (cosa che gli attirò moltissime critiche).

Alla morte di Filippo III nel 1621, salì al trono Filippo IV, che scelse come suo ministro Gaspar de Guzmán, conte-duca di Olivares. Olivares ribaltò le scelte politiche del Lerma: condannò il lusso e lo sfarzo di corte e cercò di restituire alla monarchia una reputazione sul piano internazionale riaprendo i fronti di guerra.

2. GUERRE E RIVOLTE SOTTO FILIPPO IV

IL PROGETTO DI UNIONE DELLE ARMI

I territori soggetti al regno di Spagna erano stati in passato regni autonomi, che solo durante il secolo precedente erano stati ereditati o conquistati dalla Castiglia. Ogni territorio aveva proprie leggi e  consuetudini, e di conseguenza il potere del sovrano assumeva sfumature diverse a seconda dei sudditi ai quali si rivolgeva.

Il conte-duca di Olivares cercò di porre fine a queste differenze con un progetto chiamato “Unione delle Armi”: ogni territorio avrebbe dovuto contribuire con denaro e soldati alle campagne militari volute dal re. Il progetto però si rivelò difficile da attuare, e fu anche una delle cause del fallimento della politica di Olivares.

LE RIVOLTE IN CATALOGNA E PORTOGALLO

L’opposizione al progetto di Unione delle Armi si sommò alle critiche che, come abbiamo visto, c’erano sempre nei confronti del ministro favorito. La tensione, già alta, venne aggravata dall’ingresso della Francia nella Guerra dei Trent’anni (1635).

Tutto ciò portò nel 1640 allo scoppio di due rivolte contro la monarchia spagnola:

  • la Catalogna si ribellò per chiedere la propria indipendenza, ottenendo anche l’aiuto francese;
  • il Portogallo, dopo sessant’anni (1580-1640) sotto il dominio degli Asburgo di Spagna, si ribellò per difendere e gestire direttamente il suo vasto impero coloniale, proclamando come re un nobile portoghese, Giovanni IV di Braganza.

Dopo dodici anni di conflitto, i Catalani vennero battuti e reintegrati nel regno, mentre nel 1668, ventotto anni dopo l’inizio della rivolta, il Portogallo ottenne la piena indipendenza.

PALERMO E NAPOLI

Le rivolte in Catalogna e Portogallo e l’andamento negativo nella Guerra dei Trent’anni spinsero Filippo IV a rimuovere Olivares dal suo incarico (1643). Approfittando di questo momento di debolezza, altri territori della monarchia si ribellarono: nel 1647 scoppiarono rivolte prima a Palermo e poi a Napoli.

I motivi di queste rivolte erano principalmente politici: la nobiltà ed i ceti medi non tolleravano più di essere completamente esclusi dalla gestione dello Stato e guardavano con fiducia alla Francia, sotto il cui dominio speravano di ottenere maggiori privilegi. Accanto a questi c’erano però anche motivi economici: le provincie spagnole del Sud Italia erano trattate con estrema durezza e soggette a una elevatissima pressione fiscale. Queste ultime ragioni erano condivise anche dai ceti più poveri della popolazione, che parteciparono attivamente alla rivolta: non a caso il simbolo della rivolta napoletana fu un pescivendolo, Tommaso Aniello, detto Masaniello, che arrivò a governare la città per dieci giorni. La rivolta a Napoli infatti portò all’istituzione di una Repubblica, che riuscì a resistere alle truppe Spagnole per nove mesi.

Alla fine però gli spagnoli ripresero sia Palermo che Napoli, mettendo in atto una dura repressione.

IL DOPO OLIVARES

Dopo aver rimosso Olivares dal suo incarico, Filippo IV ripose la sua fiducia in un altro aristocratico, don Luis de Haro, al quale però non concesse lo stesso potere straordinario dei validos che l’avevano preceduto. Il re infatti era ormai un sovrano maturo ed esperto, e allo stesso la Spagna stava vivendo una fase differente rispetto al passato: nel 1648 venne firmata la pace di Vestfalia, con la quale finiva la Guerra dei Trent’anni; con la pace, le Province Unite ottennero l’indipendenza, mentre la Spagna perse definitivamente il suo ruolo di egemone in Europa.

Undici anni dopo, nel 1659, la Spagna dovette firmare una nuova pace con la Francia, che divenne la nuova principale potenza europea.

3. L’ESTINZIONE DEGLI ASBURGO DI SPAGNA

CARLO II: UN RE DEBOLE E MALATO

Alla morte di Filippo IV, nel 1665, l’erede al trono di Spagna era Carlo II, un bambino di quattro anni, spesso malato e affetto da numerosi deficit sia fisici che mentali. Probabilmente la sua difficile condizione di salute era determinata da una pratica molto diffusa tra i reali dell’epoca, quella di sposare i consanguinei (Filippo IV, padre di Carlo II, era lo zio di Marianna d’Austria, madre di Carlo).

UNA CORTE CAOTICA

Nonostante le drammatiche difficoltà, Carlo II regnò per 35 anni, fino al 1700, senza mai scegliere al suo fianco un ministro favorito. Nei primi anni, fu molto forte l’influenza della regina madre, Marianna, che di fatto governò al posto del figlio. Poi negli anni vari ministri e diverse fazioni si contesero un ruolo di spicco.

LA FINE DI UNA DINASTIA

Carlo II morì senza eredi e con lui si estinse il ramo spagnolo degli Asburgo.

Gli Asburgo d’Austria, parenti e da sempre alleati del ramo spagnolo, tentarono di raccogliere l’eredità di Carlo II ma si ritrovarono ancora una volta contrastati dal nemico francese: fu questa l’origine della Guerra di Successione spagnola (che studierai nel capitolo 3).

4. LA FRANCIA DI RICHELIEU

L’ASSASSINIO DI ENRICO IV

Il regno di Francia era giunto alla metà del Cinquecento dilaniato da lotte interne di tipo religioso e stremato da anni di continue guerre contro la Spagna. Nel 1589 salì al trono Enrico IV, primo sovrano della dinastia dei Borbone. Enrico IV in precedenza era stato a capo delle forze  ugonotte (protestanti), poi si convertì al cattolicesimo per ottenere la benedizione papale; concesse però agli ugonotti un trattato molto favorevole, che aveva lo scopo di mantenere la pace nel regno: con l’Editto di Nantes del 1598 infatti si riconosceva il cattolicesimo come religione ufficiale della Francia, ma si garantiva la libertà di culto agli ugonotti e si affidavano loro numerose fortezze poste in luoghi molto importanti dal punto di vista strategico. Tuttavia le divisioni che avevano lacerato il paese nei decenni precedenti non erano ancora state superate e così nel 1610, dopo 21 anni di regno, Enrico IV venne assassinato proprio da un fanatico cattolico.

LUIGI XIII E IL SUO FAVORITO

La morte di Enrico IV fece ripiombare la Francia nel caos: l’erede al trono, Luigi XIII, aveva appena nove anni e quindi l’amministrazione dello Stato venne presa in mano dalla regina madre, l’italiana Maria de’ Medici, che continuò ad occuparsene fino alla maggiore età del figlio.

Una volta raggiunta la maggiore età, nel 1624 Luigi XIII riuscì a riprendere il potere con una congiura ai danni della madre e si affidò all’aiuto di un favorito, in cardinale Armand-Jean du Plessis, duca di Richelieu. Attraverso un’estesa rete di legami personali e familiari, il cardinale riuscì a governare la Francia per quasi vent’anni.

GUERRA AGLI UGONOTTI E ALLA SPAGNA

L’obiettivo principale della politica di Richelieu fu quello di rafforzare il potere del re sia dentro i confini della Francia che fuori:

  • in politica interna, tolse agli ugonotti le fortezze che gli erano state concesse dall’Editto di Nantes;
  • in politica estera, decise l’entrata della Francia nella Guerra dei Trent’anni a favore dei prìncipi protestanti (1635).

Questa scelta, che potrebbe sembrare strana da parte di un cardinale di un paese cattolico, dimostrava invece un lucido progetto politico: schierandosi con i protestanti, la Francia avrebbe causato la sconfitta della Spagna, a cui si sarebbe poi sostituita come potenza cattolica dominante in Europa.

5. I SUCCESSI DI MAZZARINO

L’ASCESA DI UN CARDINALE ITALIANO

Nel giro di pochi mesi vennero a mancare prima Richelieu (dicembre 1642) e poi Luigi XIII (maggio 1643). Ancora una volta la Francia si ritrovò con un erede al trono troppo piccolo per governare: Luigi XIV aveva infatti solo cinque anni alla morte del padre. Il governo della Francia andò dunque alla regina vedova Anna d’Asburgo, la quale si affidò ad un altro cardinale: Giulio Mazzarino.

LA FRONDA

Proseguendo la politica di Richelieu, incentrata sul rafforzamento del potere del re a scapito sia della grande aristocrazia che degli  Stati Generali, Mazzarino dovette affrontare la stessa opposizione che aveva già incontrato Richelieu, aggravata dal fatto che ora il potere era nelle mani di un favorito straniero. Queste critiche, unite alle proteste causate da un aumento delle tasse voluto da Mazzarino per finanziare la guerra, furono all’origine di cinque anni drammatici (1648-53).

Il  Parlamento di Parigi fu il primo a schierarsi contro il cardinale e abolì tutte le norme emanate da Richelieu e Mazzarino. Successivamente anche buona parte dell’aristocrazia scese in campo contro il ministro. La Francia era così piombata in una nuova guerra civile, che prese il nome di “Fronda”.

Con il passare del tempo però, le divisioni tra i rivoltosi, la maggiore potenza finanziaria e l’abilità politica di Mazzarino portarono alla fine della rivolta e al successo del cardinale.

lA FRONDA – ORIGINE DEL TERMINE

Gli ambienti di corte definirono i rivoltosi come frondeurs, e cioè come una banda di ragazzini che scagliano pietre con la fionda.

I diretti interessati però fecero proprio il termine, dandogli una connotazione positiva, basata sulla Bibbia: essi erano come Davide che, armato solo di una fionda, aveva abbattuto il gigante Golia (che rappresentava invece Mazzarino).

LA FINE DELLA LUNGA GUERRA CON LA SPAGNA

Per affrettare la sconfitta definitiva della Spagna, il cardinale decise di allearsi l’Inghilterra protestante e repubblicana di Oliver Cromwell. La strategia funzionò, e nel 1659 venne siglata la pace dei Pirenei, che decretò il tramonto della Spagna e il trionfo della Francia. Mazzarino morì due anni dopo (1661) lasciando uno Stato forte e pronto per essere governato direttamente e personalmente da Luigi XIV.

6. IL LUNGO REGNO DEL RE SOLE

LUIGI XIV E L’ASSOLUTISMO

Il ventitreenne Luigi XIV decise di non affidarsi più a un favorito e di governare, da quel momento in poi, in prima persona.

Il suo lunghissimo regno, durato 72 anni (1643-1715), è stato uno dei più importanti della storia europea ed è spesso associato ad un concetto: l’Assolutismo.

Luigi XIV governò infatti da “sovrano assoluto”, con un potere senza limiti. La figura del re divenne come quella del sole attorno a cui ruota ogni cosa, per questo il sovrano si guadagnò l’appellativo di “Re Sole”. A lui è stata anche attribuita la frase “L’État, c’est moi!” (“Lo Stato sono io!”), che rappresenta bene l’identificazione totale tra il regno e un sovrano che non è in alcun modo limitato da leggi o tradizioni. Simbolo del potere del Re Sole fu la reggia di Versailles, che il sovrano fece costruire fuori Parigi con l’intento di tenere intorno a sé (e quindi sotto controllo) l’aristocrazia, che rimase sempre una minaccia costante al potere del re.

IL CONTROLLO DEL SACRO

I progetti di concentrazione del potere di Luigi XIV comprendevano anche la sfera religiosa: egli tentò di affermare che il potere politico e quello religioso erano indivisibili, e quindi in pratica il sovrano diventava anche il capo della Chiesa di Francia. Nel tempo questo lo portò a scontrarsi sia con i papi, sia con le minoranze protestanti; in particolare nel 1685 con l’Editto di Fontainebleau revocò l’Editto di Nantes: la religione protestante venne vietata sia in pubblico che in privato, le chiese ugonotte vennero rase al suolo e oltre 200.000 ugonotti furono costrette all’esilio. Questa decisione in realtà indebolì molto la Francia, che perse intere famiglie di cittadini e lavoratori di ogni livello.

LA POLITICA MILITARE ED ECONOMICA DI LUIGI XIV

In politica estera, Luigi XIV voleva far prendere alla Francia il posto che era stato della Spagna, ovvero quello di potenza cattolica dominante in Europa. Questo portò la Francia in uno stato quasi costante di guerra, dalla Guerra di Successione spagnola (1701-1714) a quella contro le Province Unite.

Per finanziare un progetto così ambizioso, però, il sovrano aveva bisogno di molto denaro. Di questo si occupò il ministro delle finanze, Jean-Baptiste Colbert, che mise in atto una politica di tipo  mercantilistico, che da lui prende il nome di “colbertismo”. Colbert impose pesanti dazi doganali, per scoraggiare l’importazione di prodotti finiti dall’estero; allo stesso tempo cercò di creare una manifattura di Stato che comprasse materie prime dall’estero per poi rivenderle come raffinati prodotti finiti. Le manifatture regie avevano effettivamente un altissimo livello di qualità ma proprio questo ne determinò la scarsa competitività sul mercato internazionale. Di fronte a merci meno pregiate ma molto più economiche i prodotti francesi risultavano difficilmente vendibili e così le manifatture francesi declinarono in breve tempo.

ESERCIZI

1. Trova la parola.


validos • assolutismo • mercantilismo • ugonotti • consuetudini • ministro favorito


.......................................................... Figura tipica dei grandi regni del Seicento, nata con lo scopo di affiancare il sovrano nella gestione del regno.
.......................................................... Politica economica che si basa sull’idea che la potenza di una nazione cresce solo se le esportazioni sono superiori alle importazioni.
.......................................................... Nome che in Francia viene dato ai sostenitori della fede calvinista.
.......................................................... Regole non scritte che arrivano ad assumere valore di legge.
.......................................................... Termine con il quale erano indicati in Spagna i ministri favoriti.
.......................................................... Regime politico che riconosce al sovrano poteri illimitati.

2. Completa la tabella assegnando a ogni frase lo Stato giusto.


  Spagna Francia
Nel Seicento il suo potere aumenta.    
Nel Seicento il suo potere diminuisce.    
Con l’Editto di Nantes riconosce libertà di culto agli ugonotti.    
I suoi sovrani scelgono spesso ministri favoriti.    
Reprime rivolte a Palermo e Napoli.    
Vive una guerra civile che prese il nome di “Fronda”.    
Uno dei suoi ministri più noti è stato Richelieu.    
Uno dei suoi ministri più noti è stato Lerma.    
Con uno dei suoi sovrani nasce il concetto di Assolutismo.    

3. Completa lo schema.