SEZIONE C – L’ETÀ DELLE RIVOLUZIONI

Capitolo 12 – Il Quarantotto

1. UNA RIVOLUZIONE EUROPEA?

“È SUCCESSO UN QUARANTOTTO”

Ancora oggi l’espressione “è successo un quarantotto” indica una situazione di caos, uno sconvolgimento improvviso. L’origine di questo modo di dire si riferisce all’anno 1848, in cui gran parte d’Europa venne coinvolta in moti rivoluzionari.

LE CAUSE

I moti del 1848 vengono considerati una continuazione e una conseguenza di quelli degli anni Venti e Trenta (⇒ C11) perché si basarono su temi e rivendicazioni che, dal Congresso di Vienna in poi, si stavano diffondendo sempre di più in Europa. Due in particolare erano i temi intorno ai quali si sviluppava il dibattito e l’azione: l’unificazione nazionale di quei popoli che ancora non avevano uno Stato e la diffusa aspirazione a ottenere riforme costituzionali.

Alle tensioni ideologiche e politiche già presenti nel continente si aggiunse anche un periodo di crisi economica e di cattivi raccolti tra il 1846 e il 1847. Le carestie e l’aumento di disoccupazione colpirono soprattutto le fasce più basse della popolazione, che quindi parteciparono in massa a moti e tumulti.

UNA DATA SPARTIACQUE

Il 1848 può essere considerato l’ultimo significativo strascico della Rivoluzione Francese e anche l’anno di passaggio tra la Storia moderna e la Storia contemporanea.

2. LA FRANCIA DELLA SECONDA REPUBBLICA

LA CRISI DELLA “MONARCHIA LIBERALE”

La “monarchia liberale” di Luigi Filippo in Francia (⇒ C11.5) si rivelò un esperimento fallimentare, perché le concessioni proposte dal governo scontentarono sia i reazionari oltransisti che i liberali. Per evitare che l’opposizione crescesse, il re aveva negato il diritto di riunione ai propri sudditi, che però avevano trovato il modo di aggirare il divieto istituendo dei “banchetti pubblici” (pranzi pubblici). Proprio la proibizione di un banchetto previsto per il 22 febbraio 1848 costituì la miccia dalla quale esplose la crisi rivoluzionaria in Francia.

L’INSURREZIONE DI FEBBRAIO

Nel febbraio 1848 a Parigi una folla composta non solo da borghesi liberali, ma anche da studenti e operai scese in piazza. La Guardia nazionale si rifiutò di disperdere la folla e anzi si unì ai manifestanti. Il successivo intervento dell’esercito non bastò a soffocare la rivolta: per tutta Parigi si alzarono le  barricate e per due giorni ci furono violenti scontri.

Il 24 febbraio 1848 il re abbandonò Parigi dove si insediò un governo repubblicano provvisorio, in cui figuravano anche un socialista e un operaio: era la prima volta che rappresentanti del mondo dei lavoratori diventavano parte del governo. La nuova Repubblica (la Seconda Repubblica dopo quella della Rivoluzione, ⇒ C9.3) aveva bisogno di una Costituzione, per questo il governo provvisorio convocò elezioni a suffragio universale maschile per la formazione di un’Assemblea costituente.

LA SECONDA REPUBBLICA

Il governo provvisorio emanò una serie di riforme radicali fra le quali: l’abolizione della pena di morte per i reati politici, l’abolizione della schiavitù nelle colonie, la riduzione della giornata lavorativa e l’affermazione del diritto al lavoro. Proprio per creare posti di lavoro vennero istituiti gli ateliers nationaux (“officine nazionali”), fabbriche di Stato impegnate in lavori di pubblica utilità, come la riparazione di strade o lo scavo di canali. Questa scelta però venne criticata sia dagli imprenditori, che temevano la competizione statale nel mondo del lavoro, sia dalla sinistra, che avrebbero voluto dare la gestione delle officine nazionali agli operai stessi.

Il 23 aprile 1848 si tennero le elezioni per l’Assemblea costituente, che però riservarono un risultato inaspettato. Il suffragio universale maschile, per il quale si erano battuti democratici e socialisti, si ritorse loro contro, soprattutto tra gli elettori delle periferie della Francia, che si espressero a favore dei repubblicani moderati.

L’INSURREZIONE DI GIUGNO E LA NUOVA COSTITUZIONE

La sinistra però dimostrò subito di non gradire il cambiamento di rotta. Il 15 maggio una grande dimostrazione popolare venne repressa dalla Guardia nazionale a Parigi. A giugno, quando il governo composto a maggioranza da liberali stabilì la chiusura degli ateliers nationaux, più di cinquantamila persone scesero in piazza e per tre giorni si ebbero feroci combattimenti, finché la rivolta venne soffocata nel sangue (le “giornate di giugno”).

A novembre, l’Assemblea costituente approvò la nuova Costituzione, che proponeva un presidente della Repubblica eletto direttamente dal popolo per un mandato di quattro anni e un’unica assemblea legislativa eletta a suffragio universale maschile.

L’ASCESA DI LUIGI NAPOLEONE BONAPARTE

Alle elezioni presidenziali del 10 dicembre, i repubblicani si presentarono divisi, mentre tutti i conservatori (monarchici, bonapartisti, cattolici) votarono per Luigi Napoleone Bonaparte, un nipote di Napoleone Bonaparte. La coalizione conservatrice vinse imponendo una chiara svolta controrivoluzionaria e autoritaria alla nuova repubblica.

3. LE DIFFICOLTÀ DELL’IMPERO ASBURGICO

LA RIVOLUZIONE NELL’IMPERO

Le notizie provenienti da Parigi si diffusero presto in tutta Europa. A Vienna una grande manifestazione di studenti ed operai venne repressa dall’esercito dopo due giorni di violenti scontri. Al termine degli scontri, per cercare in compromesso, il governo decise di rimuovere dall’incarico il  cancelliere Metternich, al potere da quasi quarant’anni e grande protagonista del Congresso di Vienna. 

I moti nell’Impero però non fecero che aumentare: Budapest insorse il 15 marzo, Venezia il 17, a Milano il 18, i cittadini di Praga inviarono una petizione chiedendo libertà politiche il 19 marzo. Ungheresi, italiani, cechi: popoli senza Stato ma parte dell’Impero erano sul punto di farlo crollare. A maggio, l’imperatore fu costretto ad abbandonare Vienna e a indire le elezioni per la creazione di un Reichstag, il parlamento.

LA REAZIONE DEL POTERE IMPERIALE

Il Reichstag, fortemente indebolito dai contrasti tra i diversi gruppi nazionali, non riuscì però a porsi come valida alternativa al governo imperiale. Nel frattempo l’esercito imperiale venne impiegato per sopprimere i ribelli: Praga, dove nel frattempo era sorto un governo provvisorio, fu riconquistata a giugno; a luglio il maresciallo Radetzky venne inviato a riprendere il Nord Italia.

Più complessa era la situazione in Ungheria, la cui rivolta risultò difficile da domare per l’impero. Con un’abile mossa diplomatica l’impero garantì maggiore autonomia ai croati a patto che questi rimanessero fedeli e, unite le forze, assaltò gli Ungheresi.

LA FINE DELLE RIVOLTE NELL’IMPERO

Proprio quando l’impero era a un passo dal riconquistare Budapest, scoppiò una nuova insurrezione a Vienna. L’esercito fu costretto allora a deviare su Vienna e, dopo tre giorni di duri combattimenti, la capitale venne riconquistata.

Poche settimane dopo, l’imperatore Ferdinando I abdicò in favore del nipote, l’appena diciottenne Francesco Giuseppe. Il nuovo sovrano si mosse subito in due direzioni: da un lato, sciolse il Reichstag, sostituendolo con un parlamento dai poteri assai limitati ed eletto a suffragio ristretto; dall’altro, si attivò per soffocare definitivamente la ribellione ungherese. Si accordò allora con lo zar Nicola I, preoccupato che ai confini del suo impero potesse consolidarsi uno Stato rivoluzionario. Lo zar intervenne militarmente al fianco di austriaci e croati, e nell’agosto 1849 l’esercito ungherese si arrese.

4. LE INSURREZIONI IN AREA TEDESCA

Nel regno di Prussia, il 18 marzo 1848 insorse la capitale Berlino e, nonostante una dura repressione, il re Federico Guglielmo IV alla fine concesse la libertà di stampa e istituì un parlamento, il Landtag.

Contemporaneamente altre rivolte erano scoppiate in molti altri Stati della Confederazione germanica. Dalle varie rivolte era sorta l’idea di formare un’unica Assemblea costituente: nel maggio 1848 il cosiddetto Parlamento di Francoforte iniziò i suoi lavori, ma le divisioni interne e l’opposizione dei sovrani e dei governi dei singoli Stati pose fine all’esperienza del Parlamento di Francoforte.

5. L’EUROPA SENZA RIVOLTE

GRAN BRETAGNA: I PROBLEMI INTERNI

La Gran Bretagna non venne coinvolta dal clima rivoluzionario del 1848, ma in politica interna gli anni Trenta e Quaranta furono comunque anni di tensioni.

Le Trade Unions, le organizzazioni sindacali, lottarono per ottenere migliori condizioni di lavoro, ma le richieste furono accolte solo parzialmente. Anche sul piano delle riforme ci furono solo parziali conquiste. Ad esempio nel 1832 venne approvata una riforma elettorale che prevedeva un’estensione del diritto di voto, ma con limitazioni che favorivano le fasce più ricche della popolazione. Infine, il Regno Unito aveva al suo interno un popolo, quello irlandese, desideroso di ottenere l’indipendenza. Questo sentimento era rafforzato anche dalla diversità religiosa, in quanto gli irlandesi cattolici erano discriminati e godevano di meno diritti degli inglesi protestanti.

Il cartismo

Proprio in contrapposizione alla riforma elettora del 1832 in Gran Bretagna nacque un movimento, il cartismo, che prendeva il nome dalla Carta del popolo, il documento che ne sintetizzava gli obiettivi (tra questi il suffragio universale maschile, la segretezza del voto, il diritto per chiunque di candidarsi alle elezioni). Il movimento cartista rimase attivo per oltre un decennio ma ottenne scarsi risultati e negli anni Quaranta confluì nel movimento operaio.

GRAN BRETAGNA: LA POLITICA ESTERA

Nel 1837 era salita al trono la regina Vittoria, il cui lungo regno sarebbe durato fino al 1901 (età vittoriana). In politica estera il suo regno coincise con la fase più acuta dell’espansionismo e dell’imperialismo britannico, che nel suo processo di ampliamento in alcuni casi dovette fare i conti con le resistenze delle popolazioni locali, l’opposizione di potenze regionali o con veri e propri movimenti nazionali e indipendentisti.

TRA ARRETRATEZZA E RIFORME: RUSSIA E IMPERO OTTOMANO

L’Impero russo visse solo indirettamente la stagione rivoluzionaria del 1848. Ciò fu dovuto in parte alla capillarità e all’efficienza dell’apparato repressivo dello zar e in parte all’arretratezza della società russa, dove l’emergere di temi sociali e politici fu molto più lento.

L’Impero ottomano invece era nel pieno di una crisi economica, militare e identitaria e da inizio secolo aveva tentato di modernizzare lo Stato e la società con una serie di riforme in senso europeo. L’Impero ottomano però era un impero plurilingue e multietnico, il cui unico elemento di coesione era stato per secoli la religione islamica. Riforme che alterassero gli equilibri, soprattutto quelli tra i musulmani e i vari millet (i gruppi confessionali in cui erano divisi i fedeli di altre religioni), potevano creare profondi mutamenti. È in questo quadro che si inserisce l’inizio del Tanzimat, un periodo di profonde riforme iniziate nel 1839 ma destinate a incrementare dopo il 1856. Il primo atto di queste riforme fu appunto di grande importanza: in un impero in cui il diritto islamico coesisteva con le leggi dello Stato, e in cui i cristiani, pur se privi di diritti, erano ampiamente aumentati in numero e avevano una grande influenza in ambito mercantile e commerciale, si stabilì che la tutela dell’onore e dei beni privati dovesse essere garantita non solo ai musulmani, ma a tutti i sudditi dell’Impero ottomano, senza distinzioni di etnia e di religione.

ESERCIZI

1. Completa il testo.


Nel 1848 gran parte degli ........................................ d’Europa vengono coinvolti in moti rivoluzionari. La situazione di sconvolgimento improvviso e di caos è tale che rappresenta una data spartiacque: il 1848 infatti può essere considerato l’ultimo significativo strascico della ........................................ Francese e anche l’anno di passaggio tra la Storia ........................................ e la Storia ......................................... I temi intorno ai quali si sviluppava il dibattito e l’azione dei moti del 1848 sono sostanzialmente due: l’........................................ nazionale di quei popoli che ancora non avevano uno ........................................ e la diffusa aspirazione a ottenere ........................................ costituzionali.

2. Completa la tabella.


  Francia Impero asburgico Prussia Gran Bretagna
I moti portano all’instaurazione della Seconda Repubblica.        
Le Trade Unions lottano per ottenere migliori condizioni di lavoro.        
Dopo i moti ottiene l’istituzione di un parlamento, il Landtag.        
Dopo i moti ottiene l’istituzione di un parlamento, il Reichstag.        
Vengono istituiti gli ateliers nationaux.        
Sul trono siede la regina Vittoria.        
Negli anni Quaranta vive la fase più acuta del suo imperialismo.        
Luigi Napoleone Bonaparte viene eletto presidente della Repubblica.        
Subisce molte rivolte interne, la più dura delle quali è quella ungherese.