SEZIONE D – IL SECOLO DELLA BORGHESIA E L’ETÀ DELL’IMPERIALISMO
1. UN LUNGO PERCORSO
LE RAGIONI DI UN TERMINE
Il termine “Risorgimento” indica una fase della storia italiana durante la quale è avvenuto il processo di unificazione. La parola rimanda al risorgere del popolo italiano che, dopo secoli di occupazioni straniere, ottenne la propria indipendenza.
In realtà l’idea stessa di uno Stato italiano era più da costruire che da far risorgere, perché era stata favorita dall’atmosfera del Romanticismo e dagli ideali ereditati dalla Rivoluzione francese.
L’ITALIA DOPO IL CONGRESSO DI VIENNA
Anche in Italia il Congresso di Vienna aveva restaurato i sovrani assoluti, eliminando le uniche due repubbliche rimaste, quella di Venezia e quella di Genova. L’Italia si trovava così divisa in tanti Stati, differenti dal punto di vista istituzionale, sociale, economico e culturale.
2. I MOTI DEL 1820-21
L’INSURREZIONE NEL REGNO DELLE DUE SICILIE
A luglio del 1820, quando in Italia giunse la notizia della rivolta di Cadice (⇒ C11.1), due ufficiali napoletani aderenti alla Carboneria, Michele Morelli e Giuseppe Silvati, decisero di seguire l’esempio spagnolo e, a capo dei loro uomini, chiesero al re Ferdinando I di Borbone di adottare la Costituzione spagnola nel regno delle Due Sicilie. Ferdinando I rispose inviando un esercito a sedare la rivolta, ma i soldati scelsero di unirsi ai ribelli.
Contemporaneamente, in Sicilia scoppiarono diverse insurrezioni: a Palermo gli insorti chiedevano l’indipendenza da Napoli; a Messina e Catania prevalevano le istanze liberali, con una maggiore apertura a un dialogo con la monarchia. Proprio questa divisione del fronte rivoluzionario favorì in Sicilia il contrattacco borbonico, che riuscì a riprendere presto il controllo dell’isola.
L’unione delle corone di Napoli e Sicilia era assicurata, ma il re fu comunque costretto a concedere una Costituzione sul modello di quella spagnola.
Il re invocò allora l’aiuto della Santa Alleanza, che si concretizzò nel marzo 1821: le truppe del governo costituzionale furono sconfitte dall’esercito austriaco e la Costituzione venne abrogata.
LA RIVOLTA IN PIEMONTE
Negli stessi mesi in cui i moti rivoluzionari attraversavano il regno delle Due Sicilie, in Piemonte un gruppo di politici, militari e intellettuali di orientamento liberale si era riunita intorno alla figura di Carlo Alberto di Savoia Carignano, presunto erede al trono del regno di Sardegna e favorevole a riforme di stampo liberale. L’obiettivo era quello di ottenere una Costituzione e spingere il re Vittorio Emanuele I a dichiarare guerra all’Austria.
Tra il 9 e il 10 marzo 1821 la guarnigione militare di Alessandria si ammutinò e innalzò il tricolore, che era stata la bandiera del regno d’Italia in epoca napoleonica, chiedendo l’adozione della Costituzione spagnola del 1812.
L’insurrezione si estese rapidamente, raggiungendo Torino e Genova e spingendo il re Vittorio Emanuele ad abdicare. Carlo Alberto, temporaneamente a capo del regno, concesse immediatamente la Costituzione ma Vittorio Emanuele lasciò il regno a suo fratello, Carlo Felice, che respinse la Costituzione e chiese l’intervento della Santa Alleanza. Le truppe austriache sconfissero gli ammutinati e negli anni successivi Carlo Felice impose una politica reazionaria negando qualsiasi richiesta in senso liberale o costituzionale.
3. SOCIETÀ SEGRETE E PROGETTI EVERSIVI TRA GLI ANNI VENTI E TRENTA
LE AMBIGUITÀ DI CARLO ALBERTO
Alla morte di Carlo Felice gli successe Carlo Alberto (1831), che si adoperò per una vasta opera riformista: abolì il sistema feudale, introdusse codici di leggi sul modello napoleonico, riorganizzò l’esercito e ridusse i dazi doganali. Nonostante queste aperture però non tollerò alcuna opposizione al suo governo e in particolare nel 1834 represse la cospirazione orchestrata dai repubblicani Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi.
LA SITUAZIONE IN ITALIA CENTRO-MERIDIONALE
Negli Stati minori del Centro-Nord e nello Stato pontificio, gli anni Trenta videro il sorgere e il rapido tramontare di moti e cospirazioni. Quando Modena, Parma e alcuni territori papali del centro Italia si ribellarono, intervennero le truppe austriache ponendo rapidamente fine ai moti.
La sconfitta di tali movimenti confermò la loro debolezza, dovuta principalmente alle divisioni interne e al fatto che coinvolgevano solo un ristretto numero di intellettuali e attivisti, ma non il grosso dei ceti urbani e delle masse rurali.
MAZZINI E LA GIOVINE ITALIA
Le sconfitte dei moti degli anni Venti e Trenta furono alla base della riflessione teorica e dell’azione cospirativa di Giuseppe Mazzini. Già membro della Carboneria, Mazzini ideò il programma di un nuovo movimento politico, la Giovine Italia (1831). Gli obiettivi erano ambiziosi: dare vita a una repubblica indipendente e unitaria (non federalista) italiana, in cui fossero abolite l’alta gerarchia del clero e ogni forma di aristocrazia e privilegio, e in cui al contrario fossero garantite istruzione pubblica e difesa dei diritti dell’uomo e del cittadino.
Per ottenere il supporto popolare, il programma della Giovine Italia venne diffuso con pubblicazioni anonime e attraverso i discorsi dei suoi capi. Sebbene i moti e le cospirazioni mazziniane non riuscirono mai nei loro obiettivi, ispirarono movimenti rivoluzionari in tutto il mondo: dalla Giovine Europa (fondata dallo stesso Mazzini), ai Giovani turchi nell’Impero ottomano, fino alla Giovane Argentina e la Giovane Indonesia.
4. IL 1848 E LA PRIMA GUERRA D’INDIPENDENZA
INSURREZIONI E COSTITUZIONI
Nonostante le difficoltà, il clima di agitazione rivoluzionaria continuò a crescere negli anni Quaranta.
Il 1848 italiano iniziò con l’insurrezione di Palermo del 12 gennaio 1848. Ferdinando II di Borbone non riuscì a domare la rivolta e concesse la Costituzione, valida per l’intero regno delle Due Sicilie. Anziché spegnere i moti, il gesto li alimentò, e diede coraggio agli altri fronti di protesta sparsi in tutta Italia. Così, ancora prima che in Francia scoppiasse la rivoluzione di febbraio, molti dei principali Stati italiani concessero Costituzioni di stampo moderato. Tra queste c’era lo Statuto, promosso da Carlo Alberto di Savoia, che divenne poi uno dei testi fondamentali nella storia d’Italia.
VENEZIA E MILANO
La notizia dello scoppio della rivoluzione anche a Parigi e Vienna diede ancora maggiore vigore ai moti rivoluzionari italiani. I cittadini di Venezia attaccarono la guarnigione austriaca il 17 marzo 1848 e dopo sei giorni di scontri proclamarono la rinascita della Repubblica.
A Milano la rivolta iniziò il 18 marzo e vide la cittadinanza assaltare per cinque giorni gli uomini della guarnigione austriaca sotto il comando del maresciallo Radetzky (le “cinque giornate” di Milano). Durante gli scontri la direzione delle operazioni fu presa da un consiglio di guerra guidato dal repubblicano Carlo Cattaneo. A partire dal 22 marzo si instaurò un governo provvisorio, mentre Radetzky ordinò la ritirata delle sue truppe al confine fra Lombardia e Veneto, all’interno del “quadrilatero” formato dalle fortezze di Verona, Legnago, Mantova e Peschiera.
L’INTERVENTO PIEMONTESE
Il 23 marzo 1848 gli austriaci si ritirarono contemporaneamente da Venezia e da Milano e Carlo Alberto, dietro pressione di liberali, democratici e patrioti, dichiarò guerra all’Austria. Iniziò così la Prima guerra d’indipendenza italiana (1848-49). Migliaia di cittadini provenienti da tutti gli Stati italiani presero le armi per combattere come volontari nella guerra contro l’Austria.
Preoccupati che le rivendicazioni patriottiche e democratiche potessero minacciare anche i loro troni, Ferdinando II, re delle Due Sicilie, Leopoldo II di Toscana e papa Pio IX si unirono a Carlo Alberto nel conflitto. Ben presto però Carlo Alberto rese chiaro che il suo scopo era annettere il Lombardo-Veneto al Piemonte e non unificare l’Italia, né tantomeno creare uno Stato democratico. Gli altri sovrani, che non erano disposti a combattere per la gloria di Carlo Alberto, decisero allora di ritirare le proprie truppe dal conflitto. Moltissimi soldati degli Stati italiani si rifiutarono però di ubbidire e con loro rimasero le migliaia di volontari che nei mesi precedenti si erano riversati nel Nord Italia. Tra questi anche Giuseppe Garibaldi che era rientrato dal Sud America e si era messo a disposizione del governo provvisorio lombardo.
CUSTOZA E LA RESISTENZA DELLE FORZE DEMOCRATICHE
Nelle prime settimane, le sorti del conflitto sembrarono pendere dalla parte dei piemontesi, che vinsero alcuni scontri, come quelli di Pastrengo (30 aprile) e Goito (30 maggio). Ma la superiorità dell’esercito austriaco alla lunga prevalse e le truppe piemontesi vennero pesantemente sconfitte a Custoza, presso Verona. Il 9 agosto Carlo Alberto firmò l’armistizio.
Nonostante la sconfitta piemontese, le forze democratiche continuarono a resistere in molte parti d’Italia: in Sicilia, a Venezia, in Toscana, dove il granduca fu costretto a formare un governo democratico, e a Roma, dove papa Pio IX fu addirittura costretto alla fuga e venne instaurata la Repubblica.
LA VITTORIA AUSTRIACA
In Piemonte le forze democratiche fecero pressioni su Carlo Alberto affinché rientrasse in guerra, ma l’esercito piemontese venne nuovamente sconfitto a Novara il 23 marzo 1849. La sera stessa Carlo Alberto abdicò in favore del figlio Vittorio Emanuele II, che il giorno dopo firmò la pace con l’Austria e, solo poche settimane dopo, ordinò all’esercito di reprimere una rivolta democratica scoppiata a Genova.
Lentamente, nei mesi seguenti, gli austriaci assediarono tutte le città che si erano rivoltate nel Lombardo-Veneto; Brescia resistette per dieci giorni, mentre Venezia riuscì a resistere per cinque mesi dopo i quali si arrese per fame.
LA REPUBBLICA ROMANA E L’INTERVENTO FRANCESE
Nel frattempo la Repubblica romana era divenuta il luogo di incontro di esuli e rivoluzionari da tutta Italia. Il governo repubblicano aveva avviato una grande opera di laicizzazione dello Stato e di rinnovamento politico e sociale, abolendo i tribunali ecclesiastici, ordinando la confisca dei beni del clero e varando un progetto di riforma agraria, in cui le terre confiscate ai proprietari dovevano essere assegnate in affitto perpetuo alle famiglie più bisognose.
Dal suo esilio a Gaeta, sotto protezione del regno delle Due Sicilie, Pio IX aveva invocato l’aiuto delle potenze cattoliche. Prima ancora di Austria, Spagna e regno delle Due Sicilie, rispose al suo appello il presidente francese Luigi Napoleone Bonaparte (⇒ C12.2); egli infatti cercava un’impresa che in patria potesse dargli prestigio e fargli guadagnare l’appoggio dei cattolici. I 35.000 soldati inviati da Parigi impiegarono più di un mese per conquistare la Città eterna, ma l’Assemblea costituente eletta dai romani fece in tempo ad approvare il testo della Costituzione: un documento modernissimo e rivoluzionario, dalla forte impostazione democratica.
ESERCIZI
1. Completa il testo.
Il termine “Risorgimento” indica una fase della storia ........................................ durante la quale è avvenuto il processo di ......................................... La parola rimanda al risorgere del ........................................ italiano che, dopo secoli di occupazioni straniere, ottenne la propria .........................................
2. Colloca nella linea del tempo: Inizio delle Cinque giornate di Milano, Fondazione Giovine Italia, Abdicazione di Carlo Alberto, Inizio della Prima Guerra d’Indipendenza.
3. Fai la scelta giusta.
a. I moti del 1820-21 in Italia iniziano:
- in Piemonte.
- nel Regno delle Due Sicilie.
b. Lo scopo di Carlo Alberto è:
- unificare l’Italia.
- annettere il Lombardo-Veneto.
c. A Roma dopo la fuga del papa viene instaurata:
- una monarchia.
- una repubblica.
d. Il papa viene aiutato a riprendere Roma dalle truppe:
- austriache.
- francesi.