SEZIONE D – IL SECOLO DELLA BORGHESIA E L’ETÀ DELL’IMPERIALISMO

CAPITOLO 16 – L’Europa delle grandi potenze

1. LA FRANCIA DEL SECONDO IMPERO

LA FINE DELLA SECONDA REPUBBLICA

In Francia, dopo aver vinto le elezioni presidenziali del dicembre 1848, Luigi Napoleone Bonaparte impose una politica conservatrice e antidemocratica: aumentò le tasse sui giornali (e molti furono costretti a chiudere), reintegrò la Chiesa nel sistema d’istruzione e varò una legge elettorale censitaria che privò del diritto di voto circa tre milioni di francesi.

Quando nel 1851 finì il suo mandato da Presidente, Bonaparte attuò un colpo di Stato con l’appoggio dell’esercito. I cittadini di Parigi tentarono di opporsi ma intervenne l’esercito che soppresse rapidamente le insurrezioni. Per cercare di riconciliarsi con il popolo, Bonaparte indisse allora un primo plebiscito, che approvò le sue azioni. Un secondo plebiscito, nel 1852, approvò poi la nascita del Secondo Impero francese, diretto erede dell’impero di Napoleone, in onore del quale Luigi Napoleone Bonaparte assunse il nome di Napoleone III.

IL “BONAPARTISMO”

Per quasi vent’anni (1852-70) Napoleone III usò un sistema di governo unico, che venne definito appunto “bonapartismo”: l’imperatore godeva di un potere autoritario e centralizzato, fondato sulla forza delle armi, che si mescolava a ideali conservatori, riformismo sociale e  demagogia.

All’interno di una fase di crescita economica che riguardava l’intera Europa, anche la Francia del Secondo impero vide crescere la produzione industriale, il sistema finanziario, le grandi opere pubbliche e i trasporti. La fiducia nel progresso e nella scienza tipica del periodo coinvolse anche il governo, che diede un maggiore potere ai “tecnici” (ingegneri, scienziati, economisti, esperti di finanza).

LE AMBIZIONI INTERNAZIONALI

In politica estera, Bonaparte adottò fin da subito un atteggiamento aggressivo: come abbiamo visto, inviò soldati in soccorso del papa per porre fine alla Repubblica romana e intervenne al fianco del regno di Sardegna nella Seconda guerra d’indipendenza. Inoltre combatté accanto alla Gran Bretagna nella Guerra di Crimea (1854-56) quando la Russia cercò di approfittare della crisi dell’Impero ottomano per espandere i propri territori. 

In nessuno di questi casi però la Francia ottenne alcun vantaggio reale, cosa che attirò molte critiche all’imperatore.

2. LA CRISI AUSTRIACA E L’ASCESA PRUSSIANA

L’IMPERO DEGLI ASBURGO DOPO IL 1848

Superata la stagione rivoluzionaria del 1848, l’Impero asburgico visse un periodo di difficoltà economica e politica. 

Il problema principale nasceva dalla convivenza forzata di nazionalità diverse all’interno dell’impero. La Costituzione concessa nel 1849 venne revocata appena due anni dopo e solo nel 1861 venne creato un Parlamento con poteri però molto limitati. Sul piano amministrativo, si verificò un processo di centralizzazione e di “germanizzazione”, con il tedesco che divenne l’unica lingua ufficiale dell’impero. Questo però non fece altro che inasprire i conflitti con le varie minoranze etniche. La borghesia faticò invece a emergere, specie in zone di confine come la Lombardia e la Boemia, perché frenata dalle politiche statali e schiacciata da un peso fiscale crescente.

IL CASO PRUSSIANO

La Prussia era lo Stato economicamente più ricco e militarmente più forte all’interno della Confederazione germanica. 

Fu una delle regioni europee maggiormente interessate dalla crescita economica con un imponente sviluppo dell’industria, delle infrastrutture e di una forte borghesia urbana. A differenza degli altri paesi però tutto ciò non portò a una trasformazione degli equilibri sociali, né a un governo più aperto a tematiche liberali e democratiche. 

Infatti gli junker, i nobili latifondisti, continuarono a occupare i più alti gradi dell’esercito e dell’amministrazione e a dettare la linea politica del paese grazie al fatto che nel Landtag, il Parlamento, avevano una rappresentanza sproporzionata rispetto al loro numero. Infine il cancelliere, che era spesso uno junker, rispondeva delle proprie azioni solo al re.

La combinazione di progresso economico, autoritarismo politico, conservatorismo sociale oltre a un efficiente sistema di comunicazioni e trasporti, il tasso di alfabetizzazione più alto in Europa e un forte nazionalismo resero quello prussiano un caso unico e una sorta di modello per tutta l’Europa.

IL POTERE DEL CANCELLIERE BISMARCK

Salito al trono nel 1861, il nuovo re di Prussia Guglielmo I di Hohenzollern pose come obiettivo della Prussia il potenziamento dell’esercito, cosa che però trovò una vasta opposizione in Parlamento. Nel 1862 il re nominò dunque nuovo cancelliere Otto von Bismarck che, oltre a scontrarsi con il Parlamento forte della totale fiducia del sovrano, e fece passare tutte le costose riforme dell’esercito.

la strategia di bismarck

La strategia del nuovo cancelliere Bismarck fu illustrata in un discorso rimasto celebre: «La posizione della Prussia in Germania non sarà determinata dal suo liberalismo ma dalla sua potenza. […] Non con discorsi, né con le delibere della maggioranza si risolvono i grandi problemi della nostra epoca – questo fu il grande errore del 1848 e del 1849 – ma col ferro e col sangue».

3. LA GERMANIA UNITA

LO SCONTRO CON L’AUSTRIA

Bismarck aveva come obiettivo principale l’unificazione tedesca. E il primo ostacolo da superare in questo senso era rappresentato dall’Austria, che da sempre svolgeva un ruolo di primo piano all’interno della Confederazione germanica. 

L’occasione di uno scontro si creò nel 1864-65, quando Austria e Prussia sottrassero alla Danimarca tre ducati (Schleswig, Holstein e Lauenburg). A quel punto Bismarck si guadagnò la neutralità di Francia e Russia e strinse un’alleanza con il regno d’Italia (che voleva strappare il Veneto all’Austria); solo allora occupò il ducato di Holstein e in circa tre settimane sconfisse l’Austria. Gli italiani, entrati a loro volta in guerra contro gli austriaci, vennero sconfitti ma riuscirono comunque a ottenere il Veneto durante le trattative di pace.

Il trionfo rafforzò il potere di Bismarck in patria e il processo di unificazione nazionale poté proseguire, saldamente nelle mani del cancelliere, del re e degli junker.

Le guerre di movimento

La schiacciante superiorità dell’esercito prussiano era dovuta alla migliore qualità degli armamenti, nuove armi da fuoco e alla rapidità degli spostamenti di mezzi e truppe, che riuscivano a muoversi facilmente grazie all’utilizzo dell’estesa rete ferroviaria. Si trattò della prima delle numerose “guerre di movimento” che avrebbero reso celebre l’esercito tedesco.

LA PACE DI PRAGA E LE SUE CONSEGUENZE

La pace di Praga (1866), che pose fine alla guerra austro-prussiana, ebbe molte conseguenze nell’assetto geopolitico: la Confederazione germanica, creata dal Congresso di Vienna, fu ufficialmente sciolta; gli Stati posti a Nord del fiume Meno confluirono nella nuova Confederazione della Germania del Nord, guidata da Guglielmo I di Prussia, mentre gli Stati posti a Sud mantennero l’indipendenza.

L’Austria perse qualsiasi capacità di influenza sul mondo tedesco. Inoltre la sconfitta costrinse il governo austriaco a riformare lo Stato: il “compromesso” del 1867 portò alla divisione dell’impero in due Stati, uno austriaco e l’altro ungherese, uniti esclusivamente dalla figura del sovrano e dalle politiche economiche, militari e internazionali, ma ognuno dotato di un proprio Parlamento e di un proprio governo. Nacque così L’Impero austroungarico, che riconosceva pari poteri e diritti agli ungheresi (lasciando però irrisolta la gestione delle minoranze di etnia slava, alle quali non era stata invece data nessuna concessione).

LA GUERRA FRANCO-PRUSSIANA

Dopo aver sottovalutato la Prussia, Napoleone III si rese conto che il nuovo, potente Stato tedesco che si stava formando avrebbe potuto mettere in difficoltà il ruolo della Francia. Dal punto di vista prussiano, la Francia rappresentava l’unica potenza europea che si sarebbe potuta opporre alla nascita della Germania unita.

Nel 1870 Bismarck riuscì a creare un caso diplomatico internazionale con il quale fomentò la rabbia e il nazionalismo francesi; trascinato dalla spinta dell’opinione pubblica, Napoleone III arrivò a dichiarare guerra alla Prussia. Anche in questo caso la superiorità dell’esercito tedesco fu schiacciante: a Sedan, vicino al confine con il Belgio, i Francesi vennero sbaragliati e lo stesso Napoleone III venne fatto prigioniero

Catturato Napoleone III, i francesi restaurarono la Repubblica e tentarono di continuare a difendersi; Garibaldi andò in loro soccorso con dei volontari italiani ma il 28 gennaio 1871 venne firmato l’armistizio.

L’IMPERATORE TEDESCO

La netta vittoria contro la Francia convinse anche gli ultimi Stati tedeschi indipendenti. Dieci giorni prima della firma dell’armistizio, il 18 gennaio 1871, nella reggia di Versailles occupata dalle truppe prussiane Guglielmo I si fece incoronare imperatore della Germania. Nasceva così il Secondo Reich (impero), ideale erede del Sacro romano impero.

Con il trattato di Francoforte firmato il 10 maggio 1871 i tedeschi imposero condizioni di pace durissime per la Francia: le regioni dell’Alsazia e della Lorena sarebbero divenute parte del nuovo Stato germanico; altre regioni francesi sarebbero state occupate da truppe tedesche finché la Francia non avesse pagato delle pesantissime tasse di guerra. La Francia visse un’autentica umiliazione da cui scaturì un desiderio di rivincita contro i tedeschi (detto  revanscismo); questo sentimento coinvolse anche gli strati più umili della popolazione francese, diventando uno dei fattori più importanti nell’evoluzione della politica europea dei decenni successivi.

4. LA COMUNE DI PARIGI E LA TERZA REPUBBLICA

LA SCONFITTA DI NAPOLEONE III

Napoleone III visse gli ultimi anni di vita in esilio in Gran Bretagna, dove morì nel gennaio 1873. Le elezioni francesi vennero vinte dai conservatori che però dovettero firmare le dure condizioni di pace. Nella Francia sconfitta e invasa dall’esercito tedesco, si consumò una evidente frattura tra la capitale e il resto del paese: mentre nelle province prevalevano come sempre le tendenze conservatrici, a Parigi il popolo era insorto riproponendo temi e battaglie che vent’anni di regime napoleonico avevano messo da parte. Il popolo di Parigi, capeggiato dall’estrema sinistra, si rifiutò di consegnare le armi e indisse nuove elezioni per il “Consiglio della Comune”.

LA COMUNE DI PARIGI

Le elezioni a Parigi videro il trionfo dei gruppi di estrema sinistra che, uniti da un acceso nazionalismo, diedero vita a un governo rivoluzionario. In soli due mesi, la Comune di Parigi adottò molti provvedimenti significativi in temi di politica e amministrazione: suffragio universale, abolizione della distinzione tra potere legislativo ed esecutivo, separazione tra Stato e Chiesa; in ambito lavorativo vennero adottati il sostegno alle cooperative e la soppressione delle trattenute sul salario, l’istruzione divenne obbligatoria, laica e gratuita e si ricorse al blocco degli sfratti; infine, il salario di tutti i funzionari pubblici fu equiparato a quello degli operai qualificati.

Isolata dal resto della Francia e racchiusa nei confini di una sola città, la Comune non riuscì però a promuovere una rivoluzione più ampia. Tra il 21 e il 28 maggio le truppe governative e “comunardi” combatterono tra le strade di Parigi con ferocia e atrocità fino alla resa della Comune.

PROCLAMAZIONE E CONSOLIDAMENTO DELLA TERZA REPUBBLICA

Sebbene travolta dalla sconfitta militare e segnata dall’esperienza della Comune, la Francia riuscì rapidamente a recuperare la propria forza: nel settembre 1873, con qualche mese di anticipo, completò il pagamento dell’indennità di guerra da versare all’Impero tedesco, vennero avviate nuove conquiste coloniali (⇒ C20) e nel 1875 venne varata la nuova Costituzione che dava vita alla Terza Repubblica.

5. L’EQUILIBRIO BISMARCKIANO IN EUROPA

LA LUNGA PACE

Con le vittorie contro Austria e Francia, l’Impero tedesco si poneva sulla scena europea come la nuova potenza dominante.

La Machtpolitik, la politica di potenza che aveva permesso alla Prussia di raggiungere con le armi l’unificazione tedesca, cedette allora il posto alla Realpolitik, una politica realista, pragmatica, che aveva lo scopo di mantenere l’equilibrio internazionale tramite alleanze e accordi diplomatici. 

In questo, Bismarck dimostrò di essere persino più abile di quanto già era stato nel formare l’Impero tedesco, riuscendo a imporre quaranta anni di pace ininterrotta fra le grandi potenze europee. In tal senso il suo primo obiettivo era impedire alla Francia qualsiasi tentativo di vendetta; per questo legò a sé prima la Russia, e poi le altre due potenze del continente, l’Austria-Ungheria e il regno d’Italia, che firmarono con la Germania la Triplice Alleanza (1882).

LA FINE DEL POTERE DEL CANCELLIERE

A partire dagli anni Settanta, pur continuando a godere del pieno appoggio dell’aristocrazia terriera e del mondo industriale, Bismarck dovette iniziare a guardarsi da nuovi oppositori politici. Due nuovi partiti iniziarono a imporsi sulla scena politica tedesca: il Centro, di ispirazione cattolica, e il Partito socialdemocratico tedesco (Spd).

Contro il primo, il cancelliere scatenò la Kulturkampf (battaglia culturale) con la quale contrapponeva gli aspetti laici e progressisti dello Stato tedesco al retrogrado atteggiamento assunto dal papa Pio IX. Per arginare il secondo Bismarck promosse una legislazione sociale che stabilì l’introduzione di assicurazioni obbligatorie per gli infortuni sul lavoro, le malattie e la vecchiaia, a spese in parte degli imprenditori e in parte dello Stato.

Tali iniziative ebbero però il risultato opposto alle aspettative, facendo crescere l’orgoglio e la compattezza sia dei cattolici che dei socialisti tedeschi. Bismarck vide così, lentamente, indebolirsi il suo potere nella politica interna. Dopo 28 anni di governo, Bismarck si dimise dal suo incarico di cancelliere nel 1890.

6. GRAN BRETAGNA, RUSSIA E IMPERO OTTOMANO

TRA GLADSTONE E DISRAELI

Sostanzialmente assente dai fatti politico-militari dell’Europa, la Gran Bretagna visse nella seconda metà dell’Ottocento una fase di grande espansione economica e coloniale, di stabilità politica e di relativa tranquillità sociale. Era di gran lunga la prima potenza mondiale in termini economici e marittimi, e godeva di un altissimo tasso di alfabetizzazione. 

La politica inglese fu dominata dall’alternarsi al potere di due figure carismatiche: William Gladstone, leader dei liberali, e Benjamin Disraeli, capo dei conservatori.

LA RUSSIA DI TOLSTOJ E DOSTOEVSKIJ

Salito al trono nel 1855, Alessandro II Romanov ereditò un impero che sembrava non aver più nulla in comune con il resto d’Europa. La popolazione russa era per il 90% analfabeta, dedita all’agricoltura e ancora soggetta alla servitù della gleba; l’aristocrazia terriera godeva del ruolo incontrastato di classe dominante, mentre lo zar rimaneva l’ultimo sovrano assoluto d’Europa.

Il nuovo zar cercò di attuare un piano di riforme, la più importante delle quali doveva essere l’abolizione della servitù della gleba (1861). La riforma tuttavia non funzionò come progettato, lasciando i contadini nella miseria. Allo scoppio di alcune insurrezioni, poi represse dall’esercito, Alessandro II pose fine alla stagione delle riforme.

Nella ristretta classe media russa si diffusero correnti culturali e politiche pronte a lottare per un miglioramento delle condizioni di vita del popolo (i populisti). Il populismo russo risentì dell’influenza tanto del socialismo quanto dell’anarchismo e diede vita a un’attività cospiratoria, cui il governo reagì intensificando l’azione di repressione

Nel 1881 lo zar Alessandro II fu ucciso con un attentato; il figlio e successore, Alessandro III, intraprese un periodo di chiusura nei confronti dei riformisti.

Ma oltre a tutto questo, la seconda metà dell’Ottocento fu per la Russia una stagione di straordinaria fioritura letteraria e artistica, in cui emersero e si imposero all’attenzione internazionale grandi romanzieri come Lev Tolstoj e Fëdor Dostoevskij e illustri musicisti e compositori come Pëtr Tchaikovsky e Modest Musorgskij.

CRISI E ISLAMIZZAZIONE NELL’IMPERO OTTOMANO

L’Impero ottomano dovette fare i conti, per tutto l’Ottocento, con il sorgere di movimenti nazionalistici nei vari territori che lo componevano. Il Tanzimat (⇒ C12.5), il periodo di riforme, fu bruscamente interrotto. L’Impero ottomano decise di reagire contro le potenze europee (che l’avevano privato dei possedimenti africani della Tunisia nel 1881 e dell’Egitto nel 1882) e contro i movimenti nazionalisti adottando una diversa politica. Si perseguì con una modernizzazione forzata imposta dall’alto, ma allo stesso tempo si attuò un progressivo processo di islamizzazione della società. L’elemento di unione tra i sudditi dell’Impero doveva essere la religione musulmana.

ESERCIZI

1. Trova la parola.


revanscismo • Realpolitik • demagogia • junker


.......................................................... Comportamento che mira ad accaparrarsi il consenso o il potere attraverso false promesse.
.......................................................... Politica realista e pragmatica.
.......................................................... Atteggiamento generalizzato di vendetta o di rivalsa contro un’altra nazione.
.......................................................... Nobili latifondisti di Prussia.

2. Fai la scelta giusta.


a. La guerra franco-prussiana viene vinta dalla Francia/Prussia.

b. Nella Confederazione germanica lo Stato più ricco e potente è l’Austria/la Prussia.

c. Il principale obiettivo di Bismarck è l’unificazione tedesca/la sconfitta della Francia.

d. Con il “compromesso” del 1867 nasce l’Impero austriaco/austroungarico.

3. Collega ogni Stato con l’evento che lo riguarda.


Francia

Il Secondo Reich nasce nel 1871.

Gran Bretagna

Con Napoleone III nasce il Secondo Impero.

Russia

Attua un processo di islamizzazione della società.

Germania

Nella seconda metà dell’Ottocento vive una fase di grande espansione economica e coloniale.
Impero ottomano Alessandro II Romanov abolisce la servitù della gleba.