LEGGERE LA STORIA ATTRAVERSO LE FONTI: CARLO MAGNO, UN UOMO E LE SUE PASSIONI (775-840), uomo di cultura e architetto al servizio di Carlo Magno, è famoso soprattutto come biografo dell’imperatore: il suo è fonte per noi di preziose informazioni. Visse ad Aquisgrana, presso la corte di Carlo, e guidò l’Accademia palatina, l’importante circolo di studiosi che lì si riuniva. Eginardo Vita di Carlo Magno Era, re Carlo, di corporatura massiccia e robusta, di statura alta [...]. Aveva testa tonda, occhi grandissimi e vivaci, il naso un po’ più lungo del normale, bei capelli bianchi, volto sereno e gioviale che gli conferiva, seduto che fosse o dritto in piedi, una grandissima autorità e pari dignità di aspetto. [...] La salute era eccellente ma, negli ultimi quattro anni di vita, andò frequentemente soggetto alle febbri, e infine finì con lo zoppicare da un piede. Ma faceva a testa sua e non si curava del parere dei medici che aveva preso in grande uggia 1 , perché gli consigliavano di abbandonare, per le carni lesse, gli arrosti ai quali era, invece, abituato. Si esercitava di frequente all’equitazione e alla caccia, ed era questa una passione che aveva fin dalla nascita. [...] Amava anche molto i bagni minerali (e cioè in acque speciali, dotate di proprietà benefiche) e spesso si esercitava al nuoto. [...] Invitava al bagno con lui non solo i figli, ma anche i grandi del regno e gli amici e talora persino tutte le proprie guardie del corpo. Avveniva così che, qualche volta, scendessero in acqua con lui oltre cento uomini. Leggi il documento e svolgi le attività. Sottolinea nel testo tutte le caratteristiche fisiche di Carlo. 1. Rispondi alle domande sul quaderno. 2. a. Di quali altre caratteristiche del sovrano parla Eginardo nel brano proposto? b. Che cosa amava mangiare Carlo? c. Quali attività fisiche praticava l’imperatore? d. Secondo te, il ritratto tracciato da Eginardo è oggettivo o soggettivo? Perché? e. Qual è lo scopo di questo testo? gli erano venuti a noia. 1. aveva preso in grande uggia: L’organizzazio ne d ei territori: contee e marche governate da nobili ch mati , signori che risc tevano le tasse e amministravano la g stiz , c è facevano da g dici, in nome dell’imperatore, al q le erano sottoposti. Più importanti d conti erano i , c era affidata la difesa delle dell’Impero, le . Conti e marchesi, che arr lavano mini per la g rra e li g davano in battagl , q lche volta erano ch mati (dal latino , “condott ro”). Infine c’erano i , nobili g rr ri che servivano l’imperatore ma non avevano compiti amministrativi. Il territor io del Sacro Romano Impero era diviso in contee ia conti uo iu ia io iu ua ei marchesi ui terre ai confini marche uo uo ue ui ia ua ia duchi dux ie baroni ue ie Nell’ins me, conti, marchesi, duchi e baroni formavano un gruppo soc le, la o , che era unita all’imperatore da e si radunava una volta all’anno in un’assembl convocata dal sovrano ch mata . ie ia nobiltà aristocraz ia legami di fedeltà personale ea ia campo di magg io Busto d’oro dell’imperatore Carlo Magno risalente al XIV secolo e conservato nella Cappella palatina, ad Aquisgrana. pagina 177 il legame tra carlo e i suo i vassalli Il sistema di legami personali che caratterizzava l’Impero di Carlo Magno era basato su uno scamb . per la g rra. Q sto patto conveniva a entrambe le parti: l’aristocraz otteneva terre da amministrare e sfruttare economicamente, mentre l’imperatore si procurava la forza militare di c aveva bisogno per le esigenze della g rra, dal momento che l’Impero caroling non aveva un esercito stabile come q llo dell’Impero romano. io L’imperatore concedeva ad alcuni d ei s uo i sudditi, detti vassalli, delle terre, dette benefici o f eu di. I vassalli in camb io erano obbligati a fornire al sovrano un certo numero di uo mini armati ue ue ia ui ue io ue , che era comunq libero di togl rlo, in q lunq momento, al vassallo che si fosse mostrato indegno. Alla morte del vassallo il benefic io tornava al sovrano ue ie ua ue studio con metodo ▶ Comprendo Rispondi. – Chi erano i ? vassalli ...................................................................................................... ...................................................................................................... – A chi andava il beneficio alla ? morte del vassallo ...................................................................................................... ...................................................................................................... Un sovrano che riceve i suoi vassalli in una raffigurazione del XIII secolo. studio con metodo ▶ Organizzo le informazioni pagina 178 L’investitura: il VASSALLO giu ra fedeltà al sovrano L’accordo tra il sovrano e il vassallo era in una cerimon detta . Si trattava di un rito solenne che si svolgeva in pubblico, davanti a d testimoni: il vassallo si inginocch va p di del re e metteva le propr mani tra le s , esprimendo così una e ponendosi sotto la s protez ne; recitava q ndi un su una cop d Vangeli. Da parte s il re donava al vassallo un , c è la concess ne del f do: un anello, un g nto, un’arma, una semplice zolla di terra oppure – se il vassallo era un mo di Ch sa – una croce fatta di mater li prez si. ▶ sancito ia investitura ei ia ai ie ie ue totale sottomiss io ne ua io ui ▶ g iu ramento di fedeltà ia ei ua oggetto che simbolegg ia va l’investitura io io eu ua uo ie ia io sancire: stabilire in modo ufficiale e solenne. la parola TRECCANI Il al suo sovrano sanciva il rapporto personale che era alla base dello Stato carolingio; Dio veniva chiamato a testimone della solenne promessa. giuramento di fedeltà del vassallo Giuramenti pubblici formali (cioè nell’ambito di apposite cerimonie) si fanno ancora oggi. Il , per esempio, entra in carica dopo aver giurato, di fronte al Parlamento riunito in seduta comune (cioè con tutti gli eletti della Camera e del Senato presenti), «di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione». Un giuramento analogo è pronunciato dai e dal davanti al presidente della Repubblica con una copia della Costituzione italiana aperta su un leggio. Giurano di difendere la Repubblica, osservandone le leggi, tutti gli , alla presenza della bandiera e del loro comandante. E si giura (non soltanto nei film) anche nei , impegnandosi a dire la verità e a non nascondere nulla di quello che si sa: un impegno che dev’essere rispettato perché chi lo viola, mentendo, commette il reato di “falsa testimonianza” e può essere punito con severità dalla legge. presidente della Repubblica italiana ministri presidente del Consiglio appartenenti all’esercito tribunali Qualche volta si dice “lo giuro” anche parlando, nella vita di tutti i giorni: è un modo per rafforzare l’impegno, la parola data, per assicurare all’altro che stiamo dicendo la verità o che manterremo davvero la promessa. L’investitura del vassallo in una miniatura del XIV secolo: davanti a dei testimoni il vassallo metteva le sue mani tra quelle del sovrano, un gesto che esprimeva la sua sottomissione; in questa miniatura il vassallo indica contemporaneamente la sua bocca, che recita il giuramento, e i terreni avuti in beneficio.