L’ORA DI CIVICA SOSTENIBILITÀ TRECCANI #paroleperilfuturo La parola a…  Mario Tozzi Vorrei provare a illustrare la sostenibilità partendo dal suo contrario, cioè dall’insostenibilità. Dunque vi parlerò di Homo sapiens , animale insostenibile per cultura. Geologo e Primo Ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche, lavora presso l’Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria (IGAG) di Roma. Dal 1996 si occupa di divulgazione delle scienze geologiche, naturali e ambientali, come autore e conduttore di numerosi programmi televisivi in Rai e su La7. Saggista ed editorialista della , racconta storie della Terra in monologhi e spettacoli dal vivo, anche con cantautori e attori. È inoltre Presidente del Parco dell’Appia Antica, Cavaliere della Repubblica, membro del Consiglio Direttivo del Touring Club Italiano, del Consiglio Scientifico del WWF e del Festival della Scienza di Genova. Mario Tozzi Stampa Ne è un esempio la vicenda di Robison Crusoe, narrata nell’omonimo romanzo di Daniel Defoe. Quando Robinson naufraga su un’isola deserta, abita subito la caverna più grande che c’è: ma perché, visto che è solo? Non contento, la munisce di una serie di muri a labirinto che occultano l’entrata e la nasconde definitivamente ritirando una scala a pioli quando è dentro. Ma per difendersi da chi, visto che l’isola è deserta? Dopodiché si aggira per l’isola con il suo fidato archibugio e spara a tutto quello che si muove. Subito dopo ritrova un barilotto di orzo e ne mette in coltivazione sei acri. Sei acri? Fra tante strade possibili sul pianeta Terra, gli uomini, fino a ieri, si sono sempre trovati lungo quelle di maggiore spreco e di maggiore danno ambientale. Ma cosa se ne farà di tutto quell’orzo, visto che è sempre solo? Infine, schiavizza l’unico altro umano che incontra, Venerdì, con la scusa di liberarlo! Vedete? Questo è . Questo siamo noi. Animali poco sostenibili. Homo sapiens Homo sapiens , infatti, è l’unica specie animale che più ha e più vorrebbe avere. Le altre specie animali sopravvivono sfruttando l’energia del sole – pulita e rinnovabile – e collaborando con gli altri organismi; per l’uomo, invece, l’energia solare non è sufficiente e le risorse offerte spontaneamente dalla natura non sembrano bastare mai. Tutto ha inizio quando l’uomo da cacciatore-raccoglitore diventa agricoltore e allevatore e decide di non dipendere più dalla prodigalità straordinaria di una natura già sotto attacco. Attraverso l’agricoltura l’uomo modifica per la prima volta il mondo in maniera irreversibile e, in seguito a questo sconvolgimento, la natura comincia a entrare in sofferenza. Successivamente, l’uomo scopre i combustibili fossili e inizia a convertire l’energia dell’ambiente in energia per arricchirsi sempre di più, consumando un numero crescente di risorse, senza preoccuparsi delle conseguenze sulle altre specie e sulla biosfera. Si trasforma così da preda in superpredatore, dimenticando che se non c’è una biosfera sana non c’è neppure un’economia sana. Le risorse del nostro pianeta, però, sono limitate e per questo l’obiettivo dei sistemi economici non può essere la crescita illimitata. Proviamo a semplificare con un esempio: se tutti gli abitanti della Cina (1,4 miliardi di persone) volessero consumare la stessa quantità di pesce che mangiano i Giapponesi nella loro dieta, già oggi non ce ne sarebbe quasi più per nessun altro, perché avrebbero bisogno di 90 milioni di tonnellate di pescato all’anno, cioè quasi tutto il pescato mondiale (120 milioni). Se tutte le popolazioni del mondo avessero stili alimentari uniformi, insomma, già oggi non ci sarebbero più cibo e risorse per nessuno. C’è una leggenda che può aiutarci a comprendere questo problema: si racconta di un re persiano che chiese a un artigiano di costruirgli una scacchiera da fare invidia al mondo. L’artigiano rispose che l’avrebbe costruita, ma che il re non avrebbe potuto mai pagarne il prezzo. Il re si inalberò: “Ma come, certo che posso, io posso pagare qualsiasi prezzo”, disse. L’artigiano rispose che avrebbe preteso un chicco di riso per ogni casella costruita e che la quantità di riso sarebbe raddoppiata a ogni casella. Il re rise, ma aveva fatto male i suoi conti. La prima casella costava un chicco, la seconda due, la terza quattro, la quarta otto e così via. Arrivati a circa metà scacchiera il re cominciò a constatare che non aveva abbastanza chicchi di riso in tutta la città. Alla quarantacinquesima casella non se ne trovavano più nemmeno in tutto il regno. Verso la fine del lavoro, alla sessantaquattresima casella, non c’erano più chicchi di riso disponibili in tutta la Terra (la cifra finale ha 19 zeri). Così il re non poté saldare un prezzo che riteneva, invece, di poter pagare comodamente. Esattamente come gli uomini del terzo millennio, che ritengono che le risorse non finiranno mai, mentre invece si assottigliano a una velocità di raddoppio con la quale non abbiamo confidenza. Il re fece tagliare la testa all’artigiano e si tenne la scacchiera, ma noi con chi ce la prenderemo? Il fatto è che le risorse diminuiscono in maniera esponenziale, e questo è un ritmo di esaurimento con cui noi uomini non riusciamo assolutamente a prendere confid en za, perché non è basato sulla nostra esperienza quotidiana. Quando ci si confronta con i limiti fisici, inoppugnabili, del pianeta Terra, l’uomo non sembra sapersi rassegnare a un ruolo qualunque nel cespuglio dei viventi, anzi, crede che il mondo sia, invece, organizzato in una piramide con lui al vertice. Questo è il motivo per cui nessun predatore, neanche il più efficace, ha il 100% di successo nelle catture: se così fosse, in poco tempo non ci sarebbero più prede. L’uomo ha invece successo tutte le volte che caccia o pesca, grazie soprattutto alla tecnologia: nessun ecosistema può reggere l’impatto di una specie simile. Ma esaurire le risorse del pianeta per i bisogni di una sola specie si ritorcerà contro tutti, compresa la specie che cerca di trarne vantaggio. Per la prima volta nella storia del nostro pianeta, una sola specie minaccia l’esistenza di tutte le atre, tanto che siamo arrivati a paventare una sesta estinzione di massa – cioè la distruzione irreversibile di moltissime specie viventi. E domani? Saremmo ancora in tempo per invertire la rotta, a patto di incorporare culturalmente il concetto di limite delle risorse e perseguire risparmio, riciclo, efficienza, sobrietà ed energie rinnovabili. Proprio con queste finalità, a partire dagli anni ’70 del Novecento si è iniziato a parlare di . È necessario abbandonare il vecchio modello di sviluppo quantitativo per abbracciarne uno qualitativo, usando la tecnologia per risparmiare le risorse, non per forzare i limiti della natura. sviluppo sostenibile Il modello di sviluppo dei Paesi industrializzati, infatti, basato sullo sfruttamento intensivo delle risorse naturali e sull’uso di fonti energetiche inquinanti e non rinnovabili, si è rivelato per il nostro pianeta, creando danni irreversibili. Lo sviluppo sostenibile, invece, vuole assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri. Esso punta cioè al raggiungimento del benessere ambientale, economico e sociale per tutti gli abitanti del pianeta. Uno dei documenti più importanti sulla sostenibilità, a livello internazionale, è l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite: il piano d’azione adottato nel 2015 dagli Stati membri dell’ONU, consistente in 17 obiettivi per lo Sviluppo sostenibile, da raggiungersi entro il 2030. Oggi sempre più Paesi stanno provando a intraprendere il cammino della sostenibilità: una sfida estremamente complessa, ma non impossibile. La strada da percorrere, però, è ancora molto lunga. insostenibile