L’ORA DI CIVICA LAVORO TRECCANI #paroleperilfuturo La parola a… Valentina Furlanetto Vorrei provare a spiegare come il mondo del lavoro oggi non sia ancora del tutto libero da fenomeni di sfruttamento o da forme di schiavitù . Valentina Furlanetto è una giornalista. Dal 2002 lavora a Radio 24 – Il Sole 24 Ore. Si occupa di esteri e attualità nei radiogiornali e, dopo aver condotto diversi format, ora conduce la trasmissione su Radio24. Collabora con «Il Foglio», «Review» e «Il Sole 24 Ore». Ha pubblicato i libri d’inchiesta (Laterza, 2021), (Chiarelettere, 2013), (Melampo editore, 2010). Ha curato il libro di Alex Zanotelli (Chiarelettere, 2019). Laureata in Lettere a Ca’ Foscari, Venezia, ha studiato all’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino. Immagini. Le storie della settimana Noi schiavisti. Come siamo diventati complici dello sfruttamento di massa L’industria della carità Si fa presto a dire madre Prima che gridino le pietre . Il termine lavoro deriva dal latino , “pena”, “sforzo”, “fatica”. Rimanda a un’idea di costrizione e sofferenza quale era la condizione tipica degli schiavi nell’antica Roma labor A Roma il lavoro intellettuale era un’attività esclusiva degli uomini liberi, mentre il lavoro manuale era prerogativa delle persone che non godevano di diritti. Gli schiavi non potevano contrarre matrimonio, né avere possedimenti, né agire per vie legali contro il , il padrone, tanto che questi era libero di poter disporre anche della loro vita. dominus La schiavitù andò scomparendo a partire dal I secolo d.C., con la fine delle guerre di conquista, ma è solo nel XIX secolo, dopo la Rivoluzione industriale, che possiamo cominciare a parlare di . Lo sviluppo delle industrie e la meccanizzazione del lavoro, infatti, portarono a un impressionante aumento del numero di operai nelle città: . Per tutelare i loro diritti nacquero in questi anni nel Regno Unito le , un preludio di quello che saranno poi i sindacati moderni, associazioni di lavoratori che hanno lo scopo di tutelarne gli interessi professionali. In Italia il primo vero sindacato dei lavoratori nacque a Torino nel 1848, mentre a Milano nel 1891 venne istituita la prima Camera del lavoro, un’organizzazione che raccoglie diversi sindacati presenti in un’area geografica. Anche la nostra Costituzione richiama in diversi articoli il tema del lavoro, in particolare all’articolo 1 definisce l’Italia «una Repubblica democratica fondata sul lavoro» e all’articolo 4 «riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto». . A oggi le baraccopoli di Rosarno o della Capitanata di Foggia, per esempio, così come gli insediamenti abusivi in molte campagne del Nord Italia, fungono da alloggi per migliaia di persone, che vivono senza servizi igienici, spesso senza riscaldamento, lavorando nei campi o nei cantieri abusivi per una paga oraria di pochi euro. Si tratta del fenomeno del caporalato, una forma di reclutamento illegale diffusa in tutto il territorio italiano. Periodicamente qualche inchiesta giudiziaria e molti report indipendenti rivelano e denunciano queste forme di sfruttamento, ma il fenomeno è ben lungi dall’essere estirpato. Ma non ci sono solo i braccianti agricoli o gli operai nei cantieri, possiamo trovare esempi di sfruttamento in diversi settori: nell’agroalimentare, nei processi di trasformazione industriale della carne, nelle cave di pietra, nella logistica, nel , nei cantieri navali, nel settore della cura e della sanità. . Questo meccanismo è reso possibile dall’intermediazione di un pervasivo sistema di cooperative spurie, cioè imprese che si camuffano da cooperative solo per ragioni fiscali e che hanno il potere di abbassare le tutele, gli stipendi e i diritti dei lavoratori. Le false cooperative infatti consentono a imprese, società, aziende agricole, ma anche Rsa e ospedali, di utilizzare lavoratori esterni senza che questi dipendano direttamente da loro: viene così aggirato l’obbligo di applicare il contratto di categoria e il lavoratore viene pagato meno del collega che viene assunto direttamente dall’azienda. diritti dei lavoratori uomini, donne e bambini che lavoravano fino a 15 ore al giorno in cambio di salari bassissimi e che vivevano spesso in condizioni degradate Trade Unions Tuttavia né la presenza dei sindacati, né la Costituzione sono riuscite ad abolire le forme di sfruttamento e para-schiavitù che permangono ancora nella nostra società food delivery Quello che un tempo, nell’antica Roma, accadeva con gli schiavi accade in parte oggi con i lavoratori stranieri senza diritti Il fenomeno del caporalato, inoltre, spesso si interseca con quello del racket: molti lavoratori sfruttati, infatti, sono anche sottoposti al ricatto di dover restituire una cifra all’intermediario che li ha portati in Italia e spesso ha trovato loro lavoro. È un meccanismo molto frequente fra i lavoratori cinesi nella manifattura o nell’artigianato e fra le lavoratrici dell’est che si occupano della cura degli anziani. . Difficilmente queste persone si rivolgono ai sindacati, perché spesso non hanno i documenti in regola, non conoscono i loro diritti, non parlano la nostra lingua: sono quindi gli sfruttati ideali Bambine-operaie in una fabbrica statunitense, 1910. Un lavoratore del food delivery . E domani? Nel 2016 è stata approvata la legge 199 sul caporalato proprio per contrastare questo fenomeno, ma è importante mettere in campo anche delle misure per prevenire il verificarsi di queste situazioni di sfruttamento e non solo per combatterle a posteriori. Di recente, però, i lavoratori sfruttati stanno prendendo coscienza della loro condizione, come nel caso dei braccianti sikh dell’Agro Pontino, che negli ultimi anni hanno portato avanti numerosi scioperi e denunce grazie all’operato di mediatori culturali e sindacalisti di origine sikh. Allo stesso modo, di recente i lavoratori del , i , si sono organizzati in associazioni di categoria che hanno consentito qualche passo avanti nella strada del riconoscimento dei loro diritti. Ma il cammino da fare è ancora lungo per tutelare la dignità e i diritti di tutte e di tutti. food delivery rider