LEZIONE 18.1 VIDEO Vandali e Unni Roma e i barbari dalle razzie e dalle sopraffazioni. Allo stesso tempo, per , l apporto delle nuove popolazioni costitu il seme per la formazione di una nuova civilt , che si sarebbe sviluppata nei secoli successivi e avrebbe condotto alla nascita della moderna identit europea. Le genti che i Romani definivano barbariche erano popolazioni di origine indoeuropea, note alla storiografia recente con la comune denominazione di Germani. A causa della pressione esercitata su di loro dall avanzata di una bellicosa popolazione originaria dell Asia centrale, gli Unni, essi si erano progressivamente spostati verso occidente e si erano stabiliti gi da alcuni secoli nell Europa centrale e orientale. I Germani erano un insieme di trib (pi famiglie guidate da un capo) accomunate da tradizioni culturali e da lingue simili. Nei loro frequenti spostamenti tra il III e il V secolo occuparono zone diverse: gli Alemanni, i Burgundi, i Longobardi e i Vandali si stanziarono nelle pianure dell Europa centrale, presso la frontiera del fiume Reno, e raggiunsero l Europa sudoccidentale (Italia compresa); i Marcomanni e i Quadi premevano lungo la frontiera del Danubio e, una volta penetrati nell impero, si spinsero verso le regioni affacciate sul mar Adriatico; pi a oriente, nelle steppe dell odierna Russia, si trovavano i Goti, che si divisero in Ostrogoti, diretti verso le coste del mar Nero, e Visigoti, che, giunti nei Balcani, si diressero verso le coste greche (ma la loro migrazione sarebbe proseguita poi fino alla penisola iberica); gli Angli, i Franchi, i Sassoni e gli Svevi occupavano l Europa settentrionale e migrarono in direzione della Gallia e della Britannia. La vita seminomade dei Germani Disegno ricostruttivo di una capanna germanica del III secolo d.C. La pressione degli Unni Tutte queste popolazioni avevano vissuto per secoli di pastorizia e caccia o di forme arretrate di agricoltura. Le aree dell Europa centrorientale da cui provenivano erano in gran parte coperte da foreste e paludi: dunque naturale che essi fossero attratti dal clima pi caldo delle coste mediterranee e dalle ampie disponibilit di terre che i Romani avevano lasciato incolte in seguito alla crisi economica. Le trib germaniche delle pianure europee vivevano in piccoli villaggi di capanne di legno e spesso combattevano tra loro per lo sfruttamento delle risorse naturali disponibili nei territori circostanti. Fin dai primi secoli dell impero essi vendevano ambra, pelli e metalli ai mercanti delle province romane confinanti, in cambio di vino, tessuti e altre merci pregiate. Nei villaggi non mancavano forme di artigianato rudimentale, limitato per alla produzione di semplici manufatti in ferro e in bronzo. L agricoltura era ridotta alle esigenze di sussistenza di comunit ristrette ed era praticata con la tecnica del debbio, che consisteva nel bruciare una parte della foresta per ottenere pascoli e campi fertili. Non conoscendo altri sistemi di fertilizzazione del terreno, dopo alcuni anni di sfruttamento delle foreste le trib erano costrette a spostarsi in cerca di nuove terre ricche di vegetazione. Le migrazioni dei Germani erano consistite a lungo in pacifici spostamenti di massa: intere popolazioni, con donne, bambini, attrezzi e masserizie, si spostavano al seguito dei guerrieri. Le cose cambiarono quando la pressione degli Unni cominci a farsi incombente. Gli Unni, mai riunitisi in un organismo politico unitario, erano organizzati in una confederazione di trib autonome e indipendenti. Le loro principali fonti di sostentamento erano la pastorizia e la raccolta di frutti selvatici; l artigianato era assente e le tecniche di tessitura sconosciute. Parte rilevante della loro economia era rappresentata dalle razzie ai danni delle comunit stanziali. Nei loro progressivi spostamenti dall Oriente verso le pianure dell Europa centrale, gli Unni attaccarono i popoli con cui vennero in contatto con spietata violenza, diffondendo un clima di terrore e provocando la fuga precipitosa di intere popolazioni germaniche verso occidente o verso sud. 109