LEZIONE 19.1 I CAMBIAMENTI DELL AMBIENTE E DELLE CITT La caduta dell impero romano d Occidente fu un evento epocale non solo per le sue conseguenze politiche, culturali ed economiche; nell ambito delle nuove strutture statali che nacquero dalla fusione tra gli invasori germanici e la popolazione romana preesistente i regni romano-germanici si verificarono anche importanti trasformazioni dell ambiente, del paesaggio e delle forme di insediamento presenti nel continente. Il fenomeno dell urbanesimo subì un radicale regresso, come pure il sistema viario che aveva servito le comunicazioni commerciali e militari durante l età repubblicana e poi imperiale. Le città si spopolarono; molti centri abitati furono del tutto abbandonati in seguito alle devastazioni compiute dai popoli germanici nel periodo delle invasioni. Senza la costante manutenzione cui erano sottoposte, le strade si deteriorarono e divennero insicure e le rotte marittime, non più controllate dalla flotta imperiale, rimasero esposte alle razzie di pirati e briganti. L insicurezza dei commerci contribuì ad aggravare la contrazione degli scambi, dovuta alla crisi economica già in atto da tempo. La diminuzione della popolazione Una veduta della Foresta Nera, in Germania. L espansione delle foreste STUDIO SULLA CARTA p. 153 Un agricoltura arretrata 152 La crisi politica ed economica dell Europa occidentale fu acuita da gravissime carestie seguite da altrettanto devastanti epidemie. Il crollo della produzione agricola provocò infatti una diminuzione della disponibilità di cibo e un impoverimento della dieta, che rese la popolazione più debole e soggetta alla diffusione di malattie. Alla contrazione demografica dovuta alle guerre e alle violenze si aggiunse dunque quella causata dalla fame e dai contagi. Il notevole calo demografico che interessò tutte le regioni un tempo appartenute all impero riguardò anche l Italia. All epoca di Augusto e nei due secoli successivi vivevano nella penisola più di 7 milioni di abitanti; il loro numero diminuì bruscamente di circa un terzo durante la crisi del III secolo, e scese quasi alla metà nel V secolo, durante l epoca delle invasioni e della caduta dell impero d Occidente. La contrazione demografica e lo spopolamento non riguardarono soltanto le città. Anche nelle campagne dove risiedeva la maggior parte della popolazione si verificarono estesi fenomeni di abbandono degli insediamenti e dei campi coltivati. Vaste aree agricole furono lasciate incolte e il territorio europeo fu teatro di una nuova espansione delle foreste, che in molte regioni tornarono a occupare le terre disboscate e dissodate, cioè rese coltivabili, al tempo dell occupazione romana. L agricoltura subì anche un netto regresso tecnico. Molti strumenti che richiedevano conoscenze tecnologiche avanzate (come gli argani e le gru per la costruzione degli argini o per la bonifica dei terreni, cioè per prosciugarli dalle paludi) non furono più utilizzati. L evoluzione degli attrezzi di uso quotidiano e dei metodi di lavorazione dei campi subì un arresto, anziché un progresso che li adattasse alle mutate condizioni produttive. Il tipo di aratro diffuso in gran parte delle campagne europee, per esempio, era uno strumento rudimentale, praticamente identico a quello delle antiche civiltà fluviali: adatto alle terre friabili dell Europa mediterranea, era inadeguato al dissodamento dei terreni duri e compatti dell Europa centrale e settentrionale. Il declino demografico, l abbandono delle campagne e il venir meno di un bagaglio tecnologico accumulato nei secoli determinarono una notevole riduzione della capacità produttiva dell agricoltura europea. Essa rimaneva in grado di sfamare una popolazione ridotta, ma la sua capacità di generare esportazioni e flussi commerciali era decisamente compromessa.